Mort Rainey è uno scrittore di successo. L'uomo è nel pieno di un divorzio doloroso e la separazione, costellata di situazioni sgradevoli e complicate, ha prosciugato tutte le sue energie e spazzato via ogni ispirazione, lasciandolo in preda a uno spaventoso blocco dello scrittore che lo rende del tutto incapace di mettere insieme anche la più semplice delle frasi. Non riesce a far altro che dormire sul suo divano preferito per quasi 16 ore al giorno. Proprio quando pensa di aver toccato il fondo e che niente possa andare peggio di così, uno sconosciuto psicotico di nome John Shooter bussa alla sua porta, accusandolo di plagio e per quanto Mort si sforzi in ogni modo di placarlo, Shooter diventa sempre più insistente e ostile e gli lascia intendere che per un distorto senso della giustizia potrebbe persino ucciderlo a sangue freddo...
Regia | David Koepp |
Sceneggiatura | David Koepp |
Johnny Depp | John Turturro |
Maria Bello | Timothy Hutton |
Charles S. Dutton | Len Cariou |
"Quando si legge il racconto di Stephen King 'Finestra segreta, giardino segreto', nel volume 'Quattro dopo mezzanotte' vien da pensare che non se ne potrà mai ricavare un film. Infatti la rappresentazione realistica di un incubo non è in genere convincente e può configurarsi come un inganno per lo spettatore. Ahimè, ho forse detto troppo. (...) In ogni caso, il film l'hanno già fatto. Si intitola 'Secret Window'. Ed è un bel film, che attesta in David Koepp una buona mano di regia. Bravissimo sempre, Johnny Depp qui è addirittura sublime; e si capisce perché Brando l'ha indicato come suo successore. Questo personaggio dostoevskiano è immerso in una scenografia parlante, nel senso che la casa in cui si è segregato è il suo principale interlocutore. Anche perché il simpatico cane, al quale il protagonista si rivolge nelle prime scene, muore ammazzato quasi subito: ed è soltanto il prologo di una vera carneficina. Nel libro il cane è un gatto e questa è una delle poche differenze fra la pagina e il film, a parte l'epilogo da dramma elizabettiano. Analoga è invece l'immancabile delusione che accompagna tutti i thriller, sia su carta che su pellicola: la spiegazione risulta sempre al di sotto del mistero." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 17 aprile 2004)
"Già sceneggiatore per registi come Brian De Palma e David Fincher, David Koepp s'ingegna a disseminare indizi e a mischiare le piste per tenere desta la nostra attenzione. Peccato che non stia dirigendo un episodio della serie di telefilm intitolata ad Alfred Hitchcock, ma un lungometraggio di un'ora e quaranta dove, a un certo punto, il materiale drammaturgico scarseggia e lo spettatore comincia a sbirciare l'orologio con una certa impazienza. I riferimenti più sottili sono appena sfiorati mentre Koepp non riesce a decidere fra il thriller e la sua parodia; col risultato poco gratificante di smorzare i momenti di paura da una parte senza riuscire, dall'altra, a creare un effetto di meta-genere. Ciò detto, Johnny Depp non deluderà i suoi fan neppure questa volta. Sicuro dei propri mezzi, l'attore affronta un 'character' più difficile di quanto appaia a prima vista: mentre il peso della maggior parte della sceneggiatura grava solo su di lui, Depp lascia venir fuori con tocchi successivi, per composizione, aspetti della metà oscura del personaggio,m rendendo accettabile la purtroppo prevedibile soluzione. All'altezza della situazione John Turturro, che sa trasfigurare il suo aspetto qualsiasi in una presenza autenticamente minacciosa." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 17 aprile 2004)
"Depp fa splendidamente Johnny Depp, look compreso. Ed è sempre un piacere scrutarne i vezzi intelligenti, la sua capacità di trovare un guizzo particolare al personaggio. Anche se qui c'è poco da scovare perché la suspense lascia il posto a un grezzo simbolismo e sceneggiatore e regista non evitano alcuno degli avvertimenti classici del genere. Insomma, si comincia un po' troppo presto a intuire dove finisce il vero e dove cominciano la paranoia e psicosi a un inizio descrittivo fino alla noia fa da contrappeso uno svolgimento sempre più rutilante e infine preda degli effetti e del grand guignol formato casa. L'horror gotico alla King, cioè in chiave quotidiana, richiede equilibrio nelle dosi." (Piera Detassis, 'Panorama', 22 aprile 2004)