Elizabeth Swann e Will Turner chiedono l'aiuto di Capitan Barbossa, per salvare Jack Sparrow. Navigheranno così sino a raggiungere il luogo dove Jack si trova per affrontare l'ultima battaglia e cercare di salvarlo dalla morte. |
Regia | Gore Verbinski |
Sceneggiatura | Ted Elliott |
Terry Rossio | |
Johnny Depp | Orlando Bloom |
Keira Knightley | Geoffrey Rush |
Jonathan Pryce | Bill Nighy |
Tom Hollander | Yun-Fat Chow |
Stellan Skarsgard | Kevin McNally |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC))
Giudizio: Accettabile, semplice
Tematiche: Avventura, Film per ragazzi.
Arrivata al numero 3, anche questa dei Pirati dei Caraibi si inscrive nel novero delle saghe cinematografiche caratterizzanti questo primo scorcio di millennio (Matrix, Signore degli Anelli, Superman, Cronache di Narnia...). Va detto che il terzo appuntamento é probabilmente il più ricco visivamente: preziose scenografie ricostruiscono con puntiglio il lontano Oriente, arredamenti e luoghi rappresentano uno scenario allo stesso tempo storicamente localizzato ma anche fuori dal tempo, in un'indeterminata epoca favolistica dove il viaggio ai confini del mondo risulta fattibile e credibile. L'immagine piena di oggetti, cose, persone crea il tono di un'avventura di cui si avvertono i fremiti, i sapori, le emozioni. A ridurre un po' l'entusiasmo interviene però la lunghezza del copione, 169' lungo i quali il racconto, non sempre ben supportato, si perde e si frammenta oltremisura. Non si capisce più chi fa che cosa e chi va con chi, la sensazione è che si tratti di un allungamento pretestuoso, ma la vivacità della trama finisce per risentirne. Resta uno spettacolo di notevole impatto e di grande impegno produttivo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come accettabile e nell'insieme semplice.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e in seguito come prodotto molto spettacolare e coinvolgente. Qualche sequenza un po' cruda può indurre a creare attenzione verso gli spettatori più piccoli.
Divertimento altalenante per la definitiva (?) e fluviale Royal Rumble Ai confini del mondo. Inimitabili Depp e Rush
Dopo Spider-Man 3, ecco l'altro blockbuster più atteso di questo scorcio di stagione. Sospinto da un vento a "1000 copie", il terzo capitolo della saga dei Pirati (questa volta Ai confini del mondo) - alterna momenti di indiscusso divertimento - gli ultimi 40 minuti di arrembaggio totale - a lungaggini narrative che, specie nella parte centrale, sfiniscono lo spettatore a forza di confondergli le idee (troppi, oggettivamente, i voltagabbana per l'evoluzione dei personaggi principali). Verbinski e soci non se ne preoccupano poi tanto, però, in fondo genuinamente "distratti" dalla mole d'intrecci e avvenimenti che l'intero, mastodontico racconto prevede (con tanto di omaggio a Sergio Leone e rivisitazione del morriconiano "L'uomo con l'armonica"). Quasi tre ore per raccontare dell'ultima impresa (non sembrano pronti ulteriori sequel, anche se il finale molla gli ormeggi almeno ad un altro capitolo) di Jack Sparrow/Johnny Depp e compagnia "arrembante", dalla quale, imperioso, si erge nuovamente un memorabile Capitan Barbossa/Geoffrey Rush: dai fumi di Singapore ad aridi deserti di sale - dove ritroviamo uno Sparrow più psichedelico e schizofrenico che mai, incastrato in una sorta di limbo da cui dovrà essere liberato - fino alla dispersione di incredibili oceani, Baie dei Relitti (la Confraternita dei Pirati Nobili riunita per la decisione del secolo, con l'inaspettata e fugace sagoma di un irresistibile Keith "Rolling Stones" Richards), trasformazioni da brividi - la dea Calypso che abbandona le stringenti mura di un pur notevole corpo femmineo - e giganteschi Maelstrom per la più epocale delle naumachie cinematografiche (Master & Commander permettendo). Tutti contro tutti, ma finalmente uniti per distruggere lo spauracchio rappresentato dalla Compagnie delle Indie e condannare al meritato (eterno) riposo il vecchio Comandante dell'Olandese Volante, il tentacolare Davy Jones/Bill Nighy: una nuova era è all'orizzonte, ma l'amore tra Will Turner/Orlando Bloom ed Elizabeth Swann/Keira Knightley dovrà sopportare il più crudele dei sacrifici. Con lieto evento a sorpresa dopo i lunghissimi, come d'abitudine, titoli di coda.(Valerio Sammarco)
"Tutti tramano, passano dall'uno all'altra parte, impugnano la spada, affrontano avversari a suon di cannone, amano e odiano. Su tutti primeggia Johnny Depp vestito come mai nessun pirata avrebbe osato, codardo e insieme coraggioso, in fuga o all'arrembaggio e sempre vittorioso." (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 23 maggio 2007)
"La forza del film sta nelle scene grandiose, veramente belle quelle della battaglia tra galeoni in un enorme gorgo, negli originali e curatissimi effetti speciali e nel carisma del protagonista Johnny Depp che ha sempre messo davanti a tutto la qualità dell'interpretazione. E si vede. Gli altri fanno il loro dovere, con bravura e simpatia." (Antonio Angeli, 'Il Tempo', 23 maggio 2007)
"Onde, cascate, ghiaccio, tipi e tipacci, bestiole e bestiacce, duelli, colpi di canone, equilibrismo tra vele e alberi, paesaggi meravigliosi e da angoscia, favola, risata e tumultuosi scontri navali: 'I pirati dei Carabi 3' conferma la caratura e la sua scatola dei giochi avvincenti e vertiginosi, citando cinema e letteratura in un'atmosfera selvaggia di sortilegio, capace di gonfiare uno show che chiede al digitale scenari mozzafiato, tra l'incantesimo e l'irrisione. Buoni, cattivi e così così hanno lo spazio e il tempo per reclamare una divertita attenzione che gli interpreti onorano con la loro partecipe complicità da strizzatina di palpebre: per Johnny Deep ormai Jack Sparrow è un alter ego familiare da coccolare con tutto lo spassoso talento istrionico di un divo dal tocco di sublime follia; Keira Knightley è l'eroina in punta di grazia e di sciabola, Orlando Bloom un soldato gentiluomo anche senza divisa Mirabili le diverse grinte di Geoffrey Rush (Barbossa), Bill Nighy (Davy Jones), Chow Yu-Fat (il volto e il corpo preferiti di John Woo si prendono cura di Sao Feng) e in più l'apparizione di Keith Rolling Stones Richards nel ruolo del babbo di Jack. La saga e la trilogia sarebbero finite qui, ma non scommetteteci neppure una usata benda nera per bulbo oculare." (Natalino Buzzone, 'Il Secolo XIX', 23 maggio 2007)
"Nulla si crea e nulla si distrugge in quest'avventura sempre diretta da Verbinski, autore di paura, in piena sintonia con effetti digitali ma con una frenata di fantasia, anche se c'è la new entry di un pirata cinese e appare pure Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones, il vero ispiratore di Sparrow. (...) Il film sembra di averlo già visto, è una natura morta dal punto di vista 'drammatico', ma si avvia a un box office miliardario e così si teme continui. Disney (lo saprà?) fa anche un omaggio a Rohmer: il primo effetto è la ricerca di un raggio verde. E attenzione che i pirati fra loro si chiamano 'compagni', per ora niente partito democratico." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 24 maggio 2007)
"Ora, è evidente che per il cinema di questo millennio, e di questo genere, l'esagerazione, non essendo più un limite, è diventata un criterio estetico, quasi un canone. A volte l'esagerazione si sposa con l'immaginazione, e abbiamo la scena di cui prima. Altre volte si avviluppa in un vortice infinito e stancante. Anche questo succede nel film che, seppur eccessivo, dona momenti folgoranti e divertenti, come l'entrata in scena di Keith Richards (a cui Depp si è ispirato), pirata nella vita e nel film." (Dario Zonta, 'L'Unità', 24 maggio 2007)
"Sui 'Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo', il critico di 'Variety' Brian Lowry ne ha avuta una buona. Nel film a un certo punto uno della ciurma, preoccupato delle ondivaghe strategie del suo capitano Jack Sparrow (il mitico Johnny Depp), chiede a un collega: 'Ma tu pensi che ha un piano oppure che segue l'estro del momento?'. Non è il caso di chiedersi, scrive Lowry, se il regista Gore Verbinski e i suoi sceneggiatori non stiano parlando di loro stessi. Ovvero, avendo girato questo terzo episodio insieme al secondo 'La maledizione del forziere fantasma' in dieci mesi di lavoro matto e disperatissimo, Verbinski non avrà navigato a vista accumulando scene su scene senza badare al nesso logico? Tanto, insinua il critico, per catturare l'attenzione l'intera confraternita dei pirati per riuscire a sconfiggere il capitano dal volto di piovra Davy Jones, al comando del vascello fantasma 'L'Olandese Volante'. (...) Dopo due ore e 45 minuti di arrembaggi pirotecnici, mari tempestosi, tradimenti, effetti speciali e trovate piene di fantasia visiva, siamo certi che lo spettatore è pronto per un possibile, anzi probabile numero quattro." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 25 maggio 2007)
"Il numero tre ha certo belle cartucce da sparare. 1) La battaglia navale finale, forse la più imponente, assordante, truculenta mai vista sullo schermo 2) Il gagliardo umorismo delle scene che vedono (mal) assortile le ciurme dei sette mari Qui il film riesce a dare una versione piena di humor (e in fondo consolante) del cozzo tra etnie diverse. Che nel mondo attuale ha la drammaticità (e la tragicità) che purtroppo sappiamo, e qui invece dà la spinta per una mitragliata di gags di schietto divertimento. 3) Inoltre l'intervento di una serie di personaggi (trai quali i genitori dei protagonisti) pungenti e coloriti con i caratteristici fumetti della Disney." (Giorgio Carbone, 'Libero', 25 maggio 2007)
Alla terza, inevitabile, puntata, 'I pirati dei Caraibi' hanno perso la battaglia finale, quella col pubblico. Se i primi due episodi erano un paradosso godibile, una gustosa avventura per grandi e piccoli con uno strepitoso Johnny Depp, che senza fare il verso ai grandi interpreti della saga della filibusta, come Errol Flynn o Tyrone Power, riproponeva le loro smargiassate con istrionismo, trasformandosi in un pirata effeminato e pavido, tutto mossette e occhiate ambigue. Purtroppo la festa è finita e questa interminabile, speriamo ultima, puntata propone due ore abbondanti di chiacchiere, insopportabili per chiunque, ed un finale apocalittico che era nell'aria dopo otto decimi di noia mortale. Cosa sia accaduto a produttore e sceneggiatori non è dato saperlo. Probabilmente, ringalluzziti dagli incassi record, hanno creduto che il pubblico fosse un loro vassallo. Infarcito di interpreti di qualità, alcuni scomparsi in fase di montaggio, il film di Gore Verbinski è una bella adunata di attori sprecati, priva di ritmo e persino di comprensione, tra capovolgimenti dialettici, farneticanti filosofie mutuate chissà come dalla convenzione piratesca. Tra mutanti, sudditi infidi di sua maestà britannica, amori non dichiarati, se ne dicono di cose, ma ciò esclude del tutto gli spettatori. Un erroraccio." (Adriano De Carlo, 'Il Giornale', 25 maggio 2007)
"Inutile cercare coerenza narrativa nella sceneggiatura di Ted Elliott e Terry Rossio, già autori di 'Shrek' e 'Aladdin'. La saga di loro invenzione, il cui terzo capitolo è uscito in contemporanea mondiale, funziona un po' come l'attrazione omonima dei parchi Disneyland: per accumulo e iterazione, tra film e cartoon, fumetto e videogioco, fiaba e immaginario salgariano, oltreché serbatoio di citazioni assortite. Chi lo ha capito benissimo è Johnny Depp, artefice principale del successo della trilogia: ormai una maschera da Commedia dell'Arte con cui i bambini si travestono a Carnevale, mettendo nel ripostiglio il costume da Zorro per un nuovo tipo di eroe, con molte macchie e anche un po' di paura. La terza puntata (che è poi la metà mancante della seconda) non si preoccupa più d'installare i personaggi, ma riprende al punto in cui li aveva lasciati l'anno scorso, incasinando ulteriormente la già ingarbugliata trama. Tanto, non c'è niente da capire. Basta lasciarsi andare: come al luna park." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 1 giugno 2007)
"Giunto nelle sale con un vero e proprio arrembaggio per sbancare i botteghini, il terzo episodio della saga dei "Pirati dei Caraibi" stavolta delude. La sgangherata ciurma dell'improbabile capitano Sparrow non riesce a trovare il bandolo della matassa, ovvero il filo di una trama stiracchiata e ingarbugliata all'inverosimile. Nonostante un susseguirsi di colpi di scena, i 168 minuti di durata appaiono decisamente troppi. A tenere desta l'attenzione ci pensano gli effetti speciali, cui è affidato il compito di coprire le falle della storia. (...)Persino la vena humour che aveva caratterizzato le precedenti pellicole stavolta risulta appannata. Eppure alla maggior parte degli spettatori - i più giovani - poco importa, perché tra trucchi spettacolari e scenari mozzafiato in grafica 3D, capire chi fa cosa e con chi, oppure cercare un qualche tipo di messaggio da conservare all'uscita dal cinema, non sembra avere molta importanza. Oltre agli effetti speciali, si segnala l'interpretazione di Johnny Depp, sempre più a suo agio nel personaggio del pirata cialtrone, stralunato e tuttavia romantico. Resta comunque l'impressione di un'ispirazione - tra regia e sceneggiatura - giunta al capolinea. E ciò malgrado il finale lasci intuire un ulteriore episodio. Ma d'altronde contano gli incassi e finché il vento soffia in poppa lo si sfrutta il più possibile. Del resto son pirati." (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano, 16 giugno 2007)