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Fine degli anni 50: da New York, il giornalista freelance Paul Kemp si trasferisce a San Juan, a Portorico, per lavorare in uno scalcinato quotidiano locale. Lì è catturato da un vortice di alcool, donne, eccessi di ogni tipo, e deve lottare per cercare di riconquistare un equilibrio, non perdersi completamente e lottare ancora per realizzare i suoi sogni di scrittore.
Dal romanzo semi-autobiografico di Hunter S. Thompson "Cronache del rum"
Regia: Bruce Robinson
Interpreti: Johnny Depp, Amber Heard, Aaron Eckhart, Richard Jenkins, Giovanni Ribisi
Sceneggiatura: Bruce Robinson
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: Futile, velleitario
Tematiche: Alcolismo; Droga; Gangster; Letteratura; Mass-media
Ma è Porto Rico o è Cuba? E' Paul Kemp o Ernest Hemingway? Di sicuro c'è che l'anno è il 1960, che il romanzo è autobiografico e che tra l'autore Hunter S. Thompson e il personaggio Kemp si è voluto inserire ora Johnny Depp, attore e coproduttore. Troppe sovrapposizioni, forse. E una ricostruzione troppo scontata, sicura di sé, incapace di assumersi qualche rischio sotto il profilo espressivo. Dilatato nei personaggi e nelle azioni collaterali, freddo nei passaggi cruciali, un po' manicheo nel contrapporre l'anticomunismo dei biechi affaristi all'idealismo liberal del giornalista alcolizzato ma progressista, il copione perde colpi e rinuncia a vivacità, freschezza, grinta. Demerito anche della regia, che moltiplica senza ritegno bevute, bicchieri, bottiglie, droghe di vario tipo, per costruire il prototipo del bel 'maledetto' animato da nobili intenzioni. Risultati molto modesti per un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come futile e nell'insieme velleitario.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, pur tenendo presenti i limiti sopra indicati e con evidente attenzione per minori e piccoli. Stessa cura è da tenere in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
"Se per voi scrittura fa rima con bicchiere, giornalismo con Hemingway, Johnny Depp con Hunter S. Thompson, 'The Rum Diary' è il vostro film. Confezione laccata e mood romantico, ci riporta agli anni 60, quando la paglietta era d'ordinanza, la sbronza tollerata, Kennedy una speranza e il sogno americano esportabile e rintracciabile altrove, per esempio a Puerto Rico, l'Inghilterra con i frutti esotici', dove il Raoul Duke di 'Paura e delirio a Las Vegas' altri non era che Paul Kemp, l'alter ego di Thompson, l'alias di Depp. Proprio lo scrittore ha scovato il romanzo, sempre lui ha voluto il film, affidato al genietto incompreso di 'Shakespeare a colazione', Bruce Robinson, che gli attori li dirige bene - con Depp, Aaron Eckhart, la bella e fatale Amber Heard e Richard Jenkins - ma delle memorie eterodosse dell'inventore del Gonzo journalism fa al più un'onesta parafrasi. In breve, non è il Terry Gilliam da Paura, ma per il riconoscente Depp basta e avanza. Decidete voi, dunque, bicchiere della staffa o bicchiere della stracca? Per noi è la seconda, prosit." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 3 maggio 2012)
"Porto Rico, lovely Island... cantava 'West Side Story', ma alla fine dei 50 il giornalista Hunter Thompson ('Paura e delirio a Las Vegas') scopre alcol e corruzione e manda Johnny Depp a riscrivere come fosse Hemingway con perfetto vintage la storia del trafficone, un losco sfigato da cricca che fa vacanze in yacht cercando paradiso immobiliare amaro. Al giornalismo gonzo, non neutrale, film gonzo, abbarbicato su grottesco e colore. Dirige Robinson, ex attore di Russell." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 28 aprile 2012)
"Istruzioni per l'uso di 'The Rum Diary'. Non cercate la solita sceneggiatura di ferro dei film Usa. Non c'è, per varie ragioni. Il regista è inglese (suo il gioiello dimenticato 'Shakespeare a colazione'); l'autore del libro, Hunter S. Thompson (quello di 'Paura e delirio a Las Vegas', sempre con Depp), inventore del «gonzo journalism», non era un modello di lucidità ma vantava resistenza record a droghe e alcol. Il racconto suona autobiografico ma è lecito dubitarne. Depp ha almeno 20 anni più della parte. L'idea del cronista balordo che arriva nella Porto Rico anni 60 e sabota losche speculazioni, è romantica, seducente e probabilmente vera a metà. Ma il film, così arioso, scombinato e volutamente datato, è a suo modo godibilissimo. Un catalogo di cliché (e di sorprese) con bionde rapaci, cattivi in lino bianco, spider rosse, biplani rossi, rossetti ancora più rossi. E poi occhiali da sole, galli da combattimento, poliziotti corrotti, redazioni scalcinate, un coitus interruptus dalla voce di Hitler, una vecchia 500 celestina che ispira una gag sconcia e irresistibile. Depp, anche produttore, si toglie molti sfizi: beve l'acqua dei pesci rossi, parla con gli astici, sputa fuoco addosso ai malvagi. Se si sta al gioco, divertimento assicurato." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 aprile 2012)
"Johnny Depp è uno degli attori più quotati e apprezzati di Hollywood. Come tutte le star del suo calibro riesce con vero cinismo e calcolo ad alternare film di qualità e d'autore (come quelli con Tim Burton) a super produzioni con super budget (come la saga dei 'Pirati dei Carabi'). Anche quando il buon Depp si presta in film commerciali riesce sempre a mantenere quel tono tutto suo che lo «salva», che lo mette al di sopra della mischia. Come tutti gli attori del suo calibro, Johnny Depp ha delle ossessioni, e la sua si chiama Hunter S. Thompson, giornalista e scrittore sui generis, ideatore del «gonzo journalism», grandissimo bevitore e amatore. Johnny Depp lo considera un mito, ed è stato suo grande amico, e lo ha omaggiato già una volta in un film folle ma potente, ancora tratto da un libro di Thompson, 'Paura e delirio a Las Vegas', per la regia di Terry Gilliam. In molti, credo, se lo ricorderanno anche per la sua decisa deriva alcolista e lisergica, quel viaggio allucinato e allucinogeno, pieno di invenzioni visive ma allo stesso tempo saturo fino all'esaurimento. Ora, Johnny Depp, torna ancora sul luogo del delitto in un ennesimo omaggio alcolico al giornalista americano, intercettato nei suoi esordi ai tempi di Puerto Rico. (...) Thompson scrisse in un diario inedito l'esperienza di quel periodo. Depp lo scoprì per caso a casa sua negli anni '90. Dal «ritrovamento» si passò alla pubblicazione del romanzo e poi al film. Insomma, tutte premesse interessanti per un film invece di grande mediocrità, scritto con i piedi e interpretato con sentimento da Depp, ma senza lo slancio di 'Paura e Delirio'. Tra l'altro, dobbiamo ammettere, che i «film alcolisti» e lisergici hanno un grosso limite: divertono chi li fa, ma annoiano chi li vede. E qui la noia è sovrana, come vedere sempre Depp con gli occhi iniettati di sangue e gli occhiali da sole perenni. L'unica cosa bella è la ricostruzione di Puerto Rico negli anni Sessanta." (Dario Zonta, 'L'Unità', 27 aprile 2012)
"Tratto dal romanzo di Hunter Stockton Thompson, scrittore e irriverente reporter, 'The Rum Diary' di Bruce Robinson vede (...) Johnny Depp nei panni di Paul Kemp, giornalista freelance che, giunto a Porto Rico, scopre i piani di un losco imprenditore immobiliare deciso a trasformare quella terra in un paradiso per ricchi capitalisti."(Alessandra De Luca, 'Avvenire', 27 aprile 2012)