Sabato 14 maggio - Ore 21:00
Domenica 15 maggio - Ore 16:00 e 21:00
Al centro della storia c'è il potente Thor, guerriero forte ma arrogante, che con le sue azioni irresponsabili riaccenderà un'antica guerra. Thor viene mandato sulla Terra dal padre Odino ed è costretto a vivere tra gli umani. Una giovane e bella scienziata, Jane Foster, ha una profonda influenza su di lui, e finisce per diventare il suo primo amore. E' mentre vive sulla Terra che Thor impara cosa serve per diventare un vero eroe, e quando la persona più pericolosa del suo mondo, Loki, manda le sue forze oscure per invadere la Terra...
Dal fumetto creato da Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura: Ashley Miller, Zack Stentz, Don Payne
Fotografia: Haris Zambarloukos
Montaggio: Paul Rubell
Musiche: Patrick Doyle
Chris Hemsworth, Natalie Portman, Anthony Hopkins, Tom Hiddleston, Jamie Alexander, Joshua Dallas, Ray Stevenson, Tadanobu Asano, Idris Elba, Rene Russo, Justin Chatwin, Kat Dennings, Stellan Skarsgård, Samuel L. Jackson
Durata: 2 ore e 10 minuti
Sito ufficiale: thor.marvel.com - www.thor-ilfilm.it
La più shakespeariana delle storie Marvel per il più “Bardo” dei registi (Branagh). Risultato? Un fumettone in tre atti
Delle due l’una: o Thor diventava Amleto, o Kenneth Branagh Stan Lee. Metamorfosi che nemmeno ad Ovidio sarebbe venuta in mente, ma che Marvel e Paramount credevano evidentemente possibile. L’equivoco nasceva sulla carta, il peccato era dietro la macchina da presa. Poteva il regista innamorato di Shakesperare salvare l’eroe rozzo avvezzo alla rissa? Lui giurava e spergiurava (“The Mighty Thor era tra i comic Marvel quello che mi piaceva di più"), e a noi la scelta: fidarci ingenuamente o, maliziosamente, non fidarci affatto.
Vero però che tra i supereroi a fumetti Thor era quello a vantare maggiori affinità col Bardo. La sua storia attingeva dalla mitologia norrena ricca di intrighi e archetipici conflitti, ma poi il fumetto se ne discostava, virava verso l’action. Il film invece non gira, dura trenta minuti, giusto il tempo della tragedia tra i reali palazzi di un pianeta sconosciuto - Asgard - dove si consuma la classica faida familiare, con due fratelli in conflitto per il trono di re Odino (interpretato da Anthony Hopkins: vi sorprende?). Shakesperare certo, ma anche la Bibbia, perché Loki (Tom Hiddleston) e Thor (l’energumeno Chris Hemsworth) somigliano a Caino e Abele, con surplus di steroidi e occhialini 3D (a proposito: cui prodest?).
Fin qui le cose migliori, a conferma di come Branagh non solo prediliga muoversi tra le corti e gli inganni, ma sia un’abile fabbricatore di “altri mondi”. E un pessimo illustratore del suo: così, posta la premessa, è nello svolgimento che Thor si affloscia, cioè dal momento in cui il vanaglorioso principe viene bandito dal regno e cacciato sulla terra a rieducarsi. Allora il regista irlandese s’incarta, perde il filo tra parabole del buon selvaggio (Thor alle prese con gli esseri umani), riedizioni da La Bella e la Bestia (l’amore che sboccia tra l’intelligente astrofisica Natalie Portman e il troglodita palestrato venuto dallo spazio) e Macbeth ultragalattici. Tre atti, pochi applausi, una sola tragedia: la metamorfosi (questa sì riuscita) del martello del re nella bottiglia di Tafazzi. (Gianluca Arnone)
"C'è tutta la pesantezza di Kenneth Branagh nell'empireo fanta-nordico tridimensionale di 'Thor'. Tanto che la filologia del progetto, sulla carta schizofrenico, resta un mistero non giustificato dalle passioni adolescenziali del regista. Dunque l'unica plausibilità si chiama conto corrente. L'attore e autore di Belfast, noto scespiriano, affronta i tormenti del supereroe Marvel mescolando Amleto ai biblici Caino e Abele, e mal soggiogando i miti agli iPod degli yankee la cui spavalderia si traduce in metallici dibattiti. Tra le variazioni sull'originale comics del 1962, manca la trasformazione dell'umano in supereroe, che invece già tale nasce, agisce e patisce pene d'amore. A trafiggerlo è la scienziata esoterica Natalie Portman, che i recenti Oscar e maternità non scagionano dalla scelta degli ultimi ruoli." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 28 aprile 2011)
"Mai come in questo caso una recensione prevede di rivolgersi a interlocutori diversi. La trasposizione di un mitico fumetto fantasy della Marvel rappresenta un evento per legioni di consumatori ed esperti mentre rischia di passare inosservata alla parte consistente di pubblico che non s'interesserebbe mai a un genere ritenuto basso e infantile. A favore di 'Thor', tratto dalle storie inventate nei primi anni '60 da Stan Lee, Lany Lieber e Jack Kirby, gioca peraltro la firma di Kenneth Branagh, autore/cultore shakespeariano per eccellenza. 'Thor' è dunque un blockbuster ambizioso, straripante di effetti speciali, fragoroso quanto ci si aspetta, assemblato sugli stilemi della mitologia nordica e interpretato da attori di vaglia bendisposti a rispettare look e pigli da supereroi. (...) Qua e là ripetitivo e un po' banale nel cercare aggiornate connessioni sociologiche, il kolossal inanella magnificenze figurative in souplesse con la stessa spudoratezza molto camp e altrettanto 'sbalorditiva' che si riscontra nei reticoli urbani di Las Vegas" (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 29 aprile 2011)
"I migranti non sbarcano soltanto a Lampdedusa, ma anche in New Mexico. (...) Presente e passato s'incrociano in uno stucchevole turbinio di effetti speciali, che fanno presto venire il mal di testa, sia per il fragore della colonna sonora, sia per l'insopportabile obbligo degli occhialini per il 3D. Dirige il tutto il divo scespiriano in gita Kenneth Branagh, che ha tratto ispirazione per il suo tonante kolossal dai fumetti della Marvel. Le sorprese del modesto copione non danno la scossa e nemmeno la parte, per così dire, antica del film, tra i ghiacciai pronti ad assumere terrificanti sembianze umane. Casomai si può sorridere per qualche spruzzata d'ironia, purtroppo sommersa nell'oceano di noia." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 29 aprile 2011)
"Piacerà ai bambocci di ogni età. Supportato da un budget ultramiliardario, Kenneth Branagh ha potuto confezionare un kolossal come Dio comanda (la tecnica degli effetti speciali è ormai priva di limiti). Dal regno di Asgard alle battaglie terrestri, è sempre gioia per gli occhi. Non c'è mezza novità, nei personaggi, nelle situazioni, nei colpi di scena, ma paradossalmente il divertimento non viene mai meno. Con ogni evidenza Kenneth Branagh nell'ovvio ci guazza come la mitica Esther Williams nella sua piscina. Certo qualcuno rimpiangerà il Kenneth delle forbite versioni scespiriane ('Hamlet', 'Enrico V'). Beh, quel qualcuno si metta il cuore in pace. Quel Branagh non tornerà più. Resta un impresario tutt'altro che disprezzabile di Luna Park miliardari." (Giorgio Carbone, 'Libero', 29 aprile 2011)
"L''Edda poetica' è una raccolta medioevale di poemi risalente al XIII secolo che, cantando la mitologia norrena (germanico-scandinava), ne perpetrò la leggenda. Fu così che i nove mondi popolati da dei, semidei, elfi, mostri, giganti divennero parte dell'immaginario artistico, fonte di ispirazione per musicisti (vedi la Tetralogia wagneriana), letterati (dal tolkeniano 'Il signore degli anelli' a Harry Potter); e, naturalmente, per scrittori di fumetti. Come Jack Kirby che nel 1962 attinse a quella antica saga per aggiungere alla sua galleria di supereroi 'The Mighty Thor', ovvero il potente dio del Tuono, illustrandone le avventure fra cielo (Asgard) e Terra (Misgard). (...) L'australiano Hemsworth è un Thor fisicamente perfetto e di qualche espressività in un cast ricco e indovinato; scenografia, musica, fotografia sono impeccabili. Ma se questo rifinitissimo prodotto di intrattenimento riesce a regalare persino dei momenti di emozione lo si deve alla presenza carismatica di Hopkins, un Odino di statura elisabettiana." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 29 aprile 2011)
"Dopo 'Iron Man', 'Spiderman', 'i Fantastici 4', 'Hulk' e cosa ancora... 'Batman', 'Wolverine' e via dicendo, anche 'Thor' assurge al piano del cinema hollywoodiano dopo aver militato per decenni su quello delle strisce a fumetti. Evidentemente l'onda lunga del fumetto al cinema rende ancora bene alle tasche delle major hollywoodiane. Anzi, forse possiamo dire che il fumetto rende talmente bene che da quelle parti si sono convinti di mettere nelle mani di un raffinato regista shakespeariano il mito di 'Thor'. (...) Cosa ha combinato Kenneth Branagh? Ha preso la storia a fumetti creata nel '62 da Stan Lee (testi) e Jack Kirby (disegni), tutta calata in un umore di divinità arcaiche del nord pre-cristiano, e l'ha messa sotto la lente delle tragedie shakespeariane per vedere cosa ne usciva fuori. E, in effetti, visto che nulla si crea dal nulla, ha notato delle similitudini, non solo con Shakespeare, ma addirittura con la Bibbia. Anzi, è lo stesso creatore di Thor, Stan Lee, a dire che il linguaggio del suo fumetto risente di questi grandi modelli." (Dario Zonta, 'L'Unità', 29 aprile 2011)
"Diretto da Kenneth Branagh, arriva sugli schermi 'Thor', il dio del tuono passato dalla mitologia nordica ai fumetti Marvel nel 1962. Cosa c'entrano i supereroi con il regista shakespeariano per eccellenza? C'entrano, perché questo film interpretato da Chris Hemsworth, Natalie Portman e Anthony Hopkins sarà pure un giocattolone hollywoodiano, ma temi e personaggi messi in gioco - una famiglia reale, l'arroganza del giovane erede al trono, la gelosia tra fratelli, le lotte di potere e gli intrighi di palazzo - hanno molto in comune con ciò che accadeva nelle segrete stanze seicentesche immaginate dal Bardo." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 29 aprile 2011)