Sabato 6 novembre - Ore 21:00
Domenica 7 novembre - Ore 16:00 e 21:00
Un precario "cronico", un portuale di Marghera, un ricercatore universitario un po' stagionato, un'insicura giornalista tv ed un uomo appena uscito di galera, delusi dalla loro vita, decidono di passare all'azione e rapire un ministro. La convivenza tra gli improbabili rapitori e l'incredibile politico condurrà ad un'esilarante e surreale fuga tra le splendide montagne della Valle d'Aosta.
Regia: Lucio Pellegrini
Sceneggiatura: Francesco Cenni, Lucio Pellegrini, Michele Pellegrini
Fotografia: Gian Enrico Bianchi
Montaggio: Walter Fasano
Musiche: Giuliano Taviani
Pierfrancesco Favino, Fabio Volo, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi, Paolo Sassanelli, Giorgio Tirabassi, Fausto Maria Sciarappa, Teco Celio, Pietro Ragusa, Camilla Filippi, Lydia Biondi, Fabrizio Rondolino, Antonello Piroso, Chiara Tomarelli
Durata: 1h 42'
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Consigliabile/brillante
Tematiche: Giovani; Lavoro; Politica-Società
Valutazione Pastorale: Molti spunti realistici servono a confezionare un racconto tra denuncia e favola. Pellegrini spinge l'acceleratore sul pedale dell'ironia, meglio del grottesco: evidenziando tutti i limiti di un tentativo che nasce per pura utopia e quindi é destinato a fallire. Il fantasma dei Soliti ignoti incombe inevitabilmente su questo gruppetto di scalcinati sequestratori, aggiornamento al 2010 dei ladri dal buon cuore, con una lunga tradizione nel cinema italiano. Pur fragile, la storia funziona, i motivi della ribellione sono tutt'altro che improbabili, c'è un'atmosfera di rivolta sgangherata che tutto sommato non dispiace. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e brillante quanto a tono narrativo.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre anche in seguito come ritratto italiano contemporaneo.
Antipolitica e precarietà: Lucio Pellegrini prigioniero della sua tesi, ma nei margini c’è ferocia, critica e incoscienza
Un portuale di Marghera (Fabio Volo), un professore disoccupato (Pierfrancesco Favino), un rivoluzionario radical chic (Giuseppe Battiston), un’aspirante giornalista televisiva (Claudia Pandolfi)e un fresco ex galeotto (Paolo Sassanelli): delusi dalla vita e trascinati dalla passione antipolitica, decidono di rapire un ministro (Fabrizio Rondolino) - ma finiranno per prendere un povero sottosegretario (Giorgio Tirabassi) - e chiedere un riscatto per risarcire la vedova di una morte bianca.
Sono loro i Figli delle stelle, diretto da Lucio Pellegrini e co-sceneggiato con Francesco Cenni e Michele Pellegrini. Sulle note di Alan Sorrenti (anche doppiato da Irene Grandi), il regista sceglie una commedia sul reale - leggi precarietà, variamente declinata - e ne trova una surreale, affidata ai soliti ignoti dell’antagonismo spontaneistico e comunque fallimentare: se la banda barcolla e infine molla, il film prova a reggersi, aggrappato alla tesi della disaffezione istituzionale e dell’ostilità al Sistema. Ma è proprio qui, in questa aderenza ideologica che si prova sgangherato e indifeso, se non indifendibile: viceversa, quando stacca la macchina dal perseguimento dello scopo “impegnato”, Pellegrini, complici buoni interpreti (eccetto il sovraesposto Favino), si ritrova in balia di una felice anarchia, di un flusso d’incoscienza dagli esiti bonariamente feroci. Su tutti, il mix di ipocrisia e malafede affidato ai montanari, che prima fiancheggiano i sequestratori e poi applaudono il blitz delle forze dell’ordine: pagina nera, strappata alla cronaca, che Pellegrini stampa su pellicola, con merito. Insomma, un tesoretto lo serbano questi Figli delle stelle, basta non farsi abbagliare dalla costellazione poetica - in realtà, tutt’altro che sfavillante - e cercare nei margini, negli interstizi, dove il film “si dimentica” dell’assunto e trova le meteore precipitate dal nostro quotidiano: non tutti i politici sono zozzi, non tutti gli amori hanno lieto fine, non tutte le stelle stanno a guardare. (Federico Pontiggia)