Sabato 19 marzo - Ore 21:00
Domenica 20 marzo - Ore 16:00 e 21:00
Perché la vita facile è la più difficile da vivere? Non lo sa Mario Tirelli, chirurgo di fama, ricco e arrivato, che decide all'improvviso di partire per l'Africa ad aiutare il suo amico di sempre, Luca Manzi. Non lo sa Luca Manzi, che in Africa è arrivato da anni per tirar su un ospedale, e che si è lasciato dietro tutto e anche qualcosa che non ha capito. Soprattutto non lo sa Ginevra, la donna che hanno conosciuto insieme ma, fatalmente, è diventata moglie di Mario. Tre amici, tre visioni opposte del mondo, tre vite facili che si sono terribilmente complicate.
Regia: Lucio Pellegrini
Sceneggiatura: Stefano Bises, Laura Paolucci, Andrea Salerno
Fotografia: Gogò Bianchi
Montaggio: Walter Fasano
Musiche: Gabriele Roberto
Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Camilla Filippi, Angelo Orlando, Eliana Miglio, Souleymane Sow, Max Tardioli, Ivano Marescotti
Durata:
Sito ufficiale: www.virgilio.it/lavitafacile
Amicizia, amore e tradimento: il quadro di un'Italia senza vie di fuga secondo Pellegrini
Pierfrancesco Favino e Stefano Accorsi amici, innamorati della stessa donna, Vittoria Puccini... le reminiscenze mucciniane - se le avete avute - si fermano qui. In La vita facile, Lucio Pellegrini va oltre la storia di amore e tradimento che si può indovinare nella trama e fa dei due protagonisti, Mario e Luca, due facce apparenti dell'Italia. Mario (Favino), medico tangentista in una clinica privata di Roma, pronto a seppellire ogni scrupolo per una “vita facile” da dividere con la moglie, Luca (Accorsi) - altra faccia della medaglia - medico in Africa, anche se, si scopre poi, per senso di colpa. Sarà proprio nel suo villaggio del Kenia che Favino si rifugerà, in fuga dalle inchieste, con il suo carico di meschinità, fingendo di voler cercare “un senso” alla sua vita. E qui lo seguirà la moglie, pronta a tradirlo ancora con Luca. Pellegrini ci racconta, con apparente mano leggera, che l'Italia migliore forse semplicemente non c'è. Che non ci si può fidare di nessuno: mogli, amici, complici. Il film scivola via, con le risate amare provocate dal tangentista Favino, “romano” in trasferta perennemente fuori luogo. E con un paio di colpi di scena ben assestati nel finale. E resta l'interrogativo: che prezzo ha “la vita facile”? (Miriam Mauti)
"Alla ricerca della commedia italiana perduta, Pellegrini mescola molti ingredienti socio sentimentali per narrare l'amicizia tra due medici, uno in Africa senza frontiere, l'altro a Roma per Tangentopoli. Tra loro, che novità!, una ragazza che fa sbandare il film verso un improbabile thriller. La somma degli addendi non dà il risultato sperato: si scivola nel folk, cinismo e buonismo, miscuglio di generi invadente, le star (Accorsi e Favino gassmaneggiante) giocano assai sotto e sopra tono." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 4 marzo 2011)
"Non passa mai di moda l'Africa, alla faccia delle ultime rivolte. (...) Una commedia social-sentimentale, non troppo eccitante e piuttosto improbabile, che butta nel calderone amore (con corna) e malasanità. Meglio del fragile copione i due litigiosi protagonisti, pronti a infiammarsi per la dimessa Vittoria Puccini." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 4 marzo 2011)
"Piacerà a chi sarà piacevolmente sorpreso dagli sviluppi del racconto. Che dalle premesse sembrerebbe una delle tante commediole sentimentali che oggi impazzano. E invece incappiamo in un bel numero di colpi di scena, orchestrati da Pellegrini con perizia francamente superiore alla nostra media." (Giorgio Carbone, 'Libero', 4 marzo 2011)
"Come suggerito dal titolo che parafrasa la 'vita difficile' di Risi, il film di Pellegrini si rifà al modello della commedia di costume all'italiana, ma non riesce a centrare caratteri e temi come dovrebbe. Tutto fa pensare che il nucleo sia nel confronto fra i protagonisti, viziati esponenti della società dei consumi, e il continente nero che li ospita, dove i problemi sono quelli della sopravvivenza. Invece a un certo punto il film devia per un'altra strada e i personaggi non sono scritti abbastanza bene per giustificare la svolta narrativa. Peccato, perché Favino e Accorsi sono bravi e i loro duetti, finché il copione li sorregge, funzionano." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 4 marzo 2011)
"Lucio Pellegrini che, nel cinema italiano, qualche film di un certo interesse l'ha proposto, specialmente 'Ora o mai più', sui tragici fatti del G8 a Genova e, di recente, 'I figli delle stelle', un grottesco sul sequestro di un piccolo politico. Qui ha mescolato troppi temi, la cornice africana, pur preponderante, non ha vere necessità narrative (un'altra, altrove, sarebbe andata bene egualmente) e quel finale dall'aria furba (e ammiccante) stona un po', come cifre, con il resto, ma gli interpreti vincono ugualmente la partita. Sia Stefano Accorsi, nella iniziale dedizione di Luca, sia Pierfrancesco Favino nella disonestà di Mario, con riferimenti scoperti alle commedie all'italiana d'una volta. Dà loro la replica con disinvolta simpatia Vittoria Puccini nelle vesti di Ginevra." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 4 marzo 2011)