Michele Placido torna dietro la macchina da presa con un nuovo film, “Romanzo criminale”, tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo Di Cataldo ispirato ai fatti della Magliana. Libano, Freddo e Dandi sono tre amici. Vengono dalla strada e sognano di conquistare Roma. Per realizzare questa impresa senza precedenti mettono su una banda spietata ed organizzata. Scialoja, un giovane commissario, è sulle loro tracce. I suoi primi indizi lo portano da Patrizia, una prostituta che gestisce il bordello più esclusivo della città. Tra passioni e scontri mortali, amori, sparatorie e sequestri si sviluppano le vicende della banda criminale, indissolubilmente legate con la storia oscura dell’Italia delle stragi, del terrorismo e della strategia della tensione
Domenica 12 febbraio - Ore 21:00
Regia | Michele Placido |
Sceneggiatura | Sandro Petraglia |
Stefano Rulli | |
montaggio | Esmeralda Calabria |
Anna Mouglalis | Claudio Santamaria |
Stefano Accorsi | Kim Rossi Stuart |
Pierfrancesco Favino | Riccardo Scamarcio |
Jasmine Trinca |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema ACEC)
Giudizio: Discutibile/crudezze
La banda della Magliana é veramente esistita e le sue 'gesta' hanno occupato la cronaca nera romana per almeno 15 anni, dal 1977 al 1992. Giancarlo De Cataldo é un giudice che su quei fatti ha scritto un libro dal titolo "Romanzo criminale", che rappresenta il punto di partenza del copione utilizzato da Michele Placido. Realtà e finzione dunque si intrecciano in questa trasposizione che il regista ha affrontato con l'intento di mettere in scena "un aspetto rilevante di cronaca italiana di quegli anni con molti intrecci inquietanti tra Mafia, attentati terroristici, i molti segreti dei Servizi Segreti". Non c'é dubbio che nell'ottica del 'gangster movie' l'operazione é da considerare riuscita.
Utilizzazione: gruppo di attori fortemente espressivi, la regia organizza il materiale in ritmi stretti e serrati, nervosi al punto giusto, cementati da un buon montaggio. Se invece consideriamo la 'realtà' dei fatti e la loro riproposta non esente da occhieggiamenti all'oggi, la bilancia si sposta e pende dalla parte di qualche forzatura di troppo. Il dire e il non dire, l'inserimento di spezzoni da cinegionale, il generico rinvio ad altri episodi creano le premesse per una certa confusione storico-narrativa. Alla fine resta l'interrogativo sul tipo di sguardo che Placido ha voluto gettare sulla storia: di comprensione, di giustificazione, di estraneità, di accrescimento di dubbi e sospetti? Accompagnato da queste indecisioni il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile e caratterizzato da non poche crudezze.