Auditorium di Casatenovo. Oltre 50 anni di cinema e teatro

Saturno contro - di Ferzan Ozpetek

Sabato 17 marzo Ore 21:00
Domenica 18 marzo Ore 21:00

Vieni al cinema alla domenica sera. Costa meno!

Una generazione di quarantenni che ha vissuto la sua giovinezza negli anni ottanta e novanta, in piena crisi delle ideologie ed esaltazione della realizzazione economica del singolo, si trova a fare i conti alla soglia della maturità con la necessità di riscoprire il senso del ‘gruppo’ in un momento come quello attuale in cui la crisi economica, lo spettro delle nuove malattie e il terrorismo internazionale hanno reso il senso della vita più precario e più fragile. La morte non è più soltanto un fantasma lontano e il bisogno di protezione e di immortalità non si cerca più soltanto nella realizzazione personale e nella sicurezza economica ma anche nella protezione degli altri che, in assenza della famiglia tradizionale ormai terremotata, si trova nell’amicizia e nella creazione di famiglie allargate e non istituzionali. In questa ottica i nostri personaggi si trovano a confrontarsi con il tema della separazione e con l’impossibilità di accettarla. Cosa succede se invece di nascondere, negare, rimuovere i cambiamenti sentimentali, ci si trovasse a tirare tutto fuori, a non nascondere più niente, a confrontarsi con i propri segreti, desideri, voglia di nuovi rapporti e sentimenti? Come si fa a non separarsi mai, anche quando tutto intorno a te ti chiede di farlo?

Regia Ferzan Ozpetek
Sceneggiatura Ferzan Ozpetek
  Gianni Romoli

Stefano Accorsi Margherita Buy
Pierfrancesco Favino Luca Argentero
Ambra Angiolini Serra Yilmaz
Ennio Fantastichini Isabella Ferrari
Filippo Timi Milena Vukotic
Michelangelo Tommaso Lunetta Savino

Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC))

Giudizio: discutibile, ambiguo

"Saturno contro" - dice Ozpetek - racconta direttamente il Gruppo, che si confronta soprattutto con il tema della separazione (sia nell'amicizia che nell'amore) ma non si pone come "alternativo", anche se composto da persone con scelte sessuali diverse tra loro. Questo fatto non è sottolineato e non è la "differenza" che li unisce (come ne "Le fate ignoranti") ma l'amore e l'amicizia che hanno maturato in anni di esperienze in comune.

Ci sono dinamiche non sempre immediatamente afferrabili in questo "ritratto in un interno" che comincia e finisce intorno ad un tavolo da pranzo, come momento privilegiato di ritrovo e di messa in comune delle cose fatte da ciascuno. Il fatto é che Ozpetek lavora con indubbie capacità sulla composizione di atmosfere morbide, calde, accogliente, dentro le quali fa deflagrare la rottura degli equilibri sentimentali e affettivi. Succede così che l'amicizia lascia il posto ad una solidarietà più istintiva che sofferta, e che il diagramma del dolore si stemperi nella meccanicità di un aiuto impossibile da negare. Essendo fin troppo chiaro quello che il racconto ci vuole dire (sono loro i "parenti" del ragazzo morto), per paradosso ne consegue che lo svolgimento procede a corrente alternata, tra suggestioni visive, motivetti leggeri a contrappuntare passaggi drammatici, sfumature un po' snobistiche da borghesi e intellettuali senza particolari problemi.

Il risultato è un teorema spesso freddo, raramente poetico, condizionato dalla voglia di affermare e poco propenso a problematizzare. Dal punto di vista pastorale, il film, nel suo altalenante procedere, é da valutare come discutibile, e nell'insieme ambiguo.

Utilizzazione: in programmazione ordinaria l'utilizzazione é da sconsigliare, per riservarla ad occasioni più mirate, dove sia possibile avviare riflessioni anche ampie sui temi che il film propone, tra suggestioni letterarie e spunti di attualità.

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo L'amicizia come medicina dell'anima per Ferzan Ozpetek. Che continua a indagare la separazione, con un affresco corale

La separazione è una lama che penetra nella carne. A volte la ferita è superficiale, altre è profonda e arriva fino toccare l'anima. Ozpetek con Saturno contro delle separazioni ci offre, per così dire, un catalogo, preso come sempre nei suoi film dalla vita. Così nel gruppo di quarantenni che prende a modello ci sono amici che fingono di litigare e coppie che lo fanno davvero, figli che temono l'allontanamento dei genitori e genitori costretti ad allontanarsi dai figli, e poi c'è la frattura più dolorosa e definitiva, quella causata dalla morte che divide per sempre l'amante dalla persona amata. Ma Saturno contro non è un film sulla separazione, sebbene sia il motore del racconto, bensì più propriamente sulla difficoltà a staccarsi dalle persone care, anche quando l'amore è finito e si vorrebbe volar via verso una nuova esistenza. E in questo senso il microcosmo che popola il film siamo tutti noi: si naviga a lungo in quelle acque calme e prive di vento che talvolta annunciano la tempesta, si avanza tranquilli e poi all'improvviso ci si accorge di avere Saturno contro. Il che, astrologicamente parlando, non promette nulla di buono. Il sesto pianeta del sistema solare simbolizza infatti la solitudine dell'individuo, predispone alla rinuncia, anche la più estrema, quella alla quale nessuno è mai davvero preparato. Eppure, suggerisce Ozpetek, in fondo al tunnel c'è la luce calda e avvolgente degli affetti di sempre, degli amici che continuano ad amarci e non smetteremo mai di amare qualunque cosa accada. L'amicizia come medicina dell'anima, fedele alleato, antidoto alla solitudine.

La critica

"Amori traditi che si mutano in dolori, sentimenti devastati dalla morte che rischiano di provocare gesti disperati. Attorno, però, delle amicizie che, pur in cifre spesso precarie, riescono a farsi solidali. Sono i temi, dopo 'Cuore sacro', affrontati da Ferzan Ozpetek in questo suo nuovo film che, per certi versi, potrebbe ricordare 'Le fate ignoranti'. Anche qui un coro, ma con la possibilità di farvi emergere in mezzo figure e momenti che possono aspirare al primo piano. (...) Non sempre, nel testo scritto come sempre da Ozpetek insieme con Gianni Romoli, tutti i personaggi di contorno hanno segni precisi, la regia, però, pur nell'ambito della coralità, mettendo fortemente gli accenti sui sentimenti feriti dei tre protagonisti, Antonio e Angelica da una parte, Davide dall'altra, riesce a trarne occasioni di emozioni sincere. Sia nel disegno di quella crisi coniugale che consente di dar rilievo a caratteri ben definiti, al centro di situazioni evocate con calore, sia nella rappresentazione del lutto di Davide che, pur sfiorando atteggiamenti estremi, nel clima di amicizia subito scaturito attorno sembra finire per trovare un'ombra di conforto. Con immagini nitide, rielaborate con attenzione figurative di gusto sicuro, e con un commento musicale ora tutto dolenti note romantiche, ora con echi dolci volutamente in contrasto. E con una interpretazione, in tutti, di solida efficacia. Antonio è, con mobilissima mimica, Stefano Accorsi, gli tiene testa, come Angelica, una intensissima Margherita Buy. Lo strazio del lutto lo esprime Pierfrancesco Favino, con tratti sempre incisi. Gli altri, di sfondo, da Isabella Ferrari a Serra Ylmaz, non sono da meno." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 21 febbraio 2007)

"'Che tutto rimanga come sempre' può essere una legittima, oltre che poetica, aspirazione per l'io narrante; ma per 'Saturno contro', il nuovo film di Ferzan Ozpetek, si rivela un boomerang. Nel senso che la raffinata e anche abile maniera del regista (si pensi al trailer e alla canzoncina-leitmotiv: indovinatissimi) finisce con il posizionarsi in una sorta d'innocuo stand-by, omogeneo al poco interessante campione d'umanità proposto allo spettatore: il generone romanocentrico semi-creativo redento solo perché allargato. Il gruppo alla 'Grande freddo' caro a Ozpetek accoglie, infatti, coppie e singoli, fedeli e traditori, omo ed etero, ma a conti fatti non riesce a esprimere un intrigo complesso, contropiedi esistenziali, fratture imprevedibili e un autentico motore drammaturgico. Tralasciando qualche timida battuta che dovrebbe fare sponda con le polemiche d'attualità (Pacs, Dico, la vetusta distinzione maschio-femmina), 'Saturno contro' assomiglia a un autodromo dei sentimenti sprovvisto di curve e di chicane, a un melò spento e in fondo assennato, alla banalità del quotidiano amputata dei momenti finti e dunque forti. Il tutto potrebbe risolversi nella chiave del coro amicale ossia nelle svariate prove d'attore, che vedono, peraltro, i bravi professionisti arruolati da Ozpetek barcamenarsi tra azioni e reazioni che sanno di programmatico o scontato. Non è, però, il pacioso buonismo di tanti signore & signori colti e benestanti che mina l'andatura del film, quanto il versante telefonato dei caratteri (...) Se lo scopo della saga dovrebbe essere 'quello di condividere, non quello di accettare', allo spettatore finisce col succedere il contrario." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 24 febbraio 2007)

"Ferzan Ozpetek con 'Saturno Contro' ha realizzato il suo film più rischioso. Non ci riferiamo alle allusioni (misurate) a Dico o all'accanimento terapeutico, ma al coraggio di esporre i sentimenti allo stato puro, costringendo lo spettatore a riflettere senza mediazioni consolatorie sull'amore e l'amicizia, il dolore e la morte, le separazioni. Altrove i sentimenti erano sì centrali, però Ozpetek vi giungeva attraverso intrighi complessi, delegando un personaggio femminile a sciogliere il mistero. Qui nulla di tutto ciò. (...) Le trappole implicite nella rappresentazione di simili eventi sono palesi. Ben consapevoli di ciò, Ozpetek e Gianni Romoli scrivono dialoghi realistici e accurati; 'tagliano' le situazioni al punto giusto; si permettono addirittura un momento di humour amaro. Tra gli altri meriti della sceneggiatura, forte e pudica, c'è senza dubbio quello di avere compattato in un lavoro corale un cast di formazione eterogenea, dove attori di provata esperienza si danno la battuta con personaggi provenienti dalla tv; per non dire della ineffabile Serra Yilmaz. Detto questo, bisogna ammettere che il film subisce una battuta discendente dopo la cesura dell'ospedale. Però Ozpetek riesce a regalarci ancora un'impennata finale, traducendo il ritorno dell'amicizia e della solidarietà in una partita a ping-pong dolorosamente allegra, che sembra un po' la parafrasi, rovesciata di senso, del match di tennis con cui si chiudeva 'Blow Up' di Antonioni ."(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 23 febbraio 2007)

"Sette anni fa Ozpetek entrò a gamba tesa in questa tradizione catto-regionalista con il suo miglior film. 'Le fate ignoranti' scopriva infatti in un colpo solo un'altra Roma e un'altra cultura, ancora invisibili ma del tutto 'normali' e perfettamente omologhe a quelle dominanti. L'ambizioso 'Saturno contro' torna al gruppo in una luce diversa e sottilmente inquietante, come se quel pugno di persone che si sono scelte in libertà fosse una specie di Arca di Noè, un campione di umanità che lotta semplicemente ma disperatamente per esistere (per resistere). Sette anni sono tanti infatti, al cinema e nella vita. Il gruppo si è imborghesito e allargato, ora accoglie omo e etero, in coppia e single, ma in qualche modo è più chiuso di prima. Proprio perché non deve più dimostrare nulla, ma mira solo all'autoconservazione, questo gruppo è colto in un momento di assoluta fragilità. Il momento in cui il membro più giovane (e forse più segretamente ammirato) di colpo si sente male, va in coma e in pochi giorni muore lasciando tutti sgomenti, segnati da un dolore che scoperchia crepe insospettate e getta una luce nuova su ogni membro del gruppo. Compresi gli ultimi arrivati e gli estranei, come il padre del ragazzo che muore e la sua nuova compagna (Luigi Diberti e Lunetta Savino) o l'infermiera Milena Vukotic, nella sua indeterminazione uno dei più bei personaggi del film. Solo che 'Saturno contro', sfiorando tutti i personaggi, non trova un centro e passa velocemente su storie che meriterebbero ognuna un film a parte. (...) Rinunciando a scavare, e a elaborare uno stile all'altezza del soggetto, Ozpetek rischia la banalità borghese (vedi il triangolo Buy-Accorsi-Ferrari). Contentandosi di alternare piccole verità, o momenti rivelatori, a scene più deboli o "telefonate", cade nel già visto malgrado la bravura di tutto il cast. Troppo vicino a quel mondo, non trova la distanza giusta. Peccato." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 23 febbraio 2007)

"La qualità dei film di Ferzan Özpetek è spesso inversamente proporzionale alle ambizioni messe in campo dalle sue sceneggiature (scritte sempre in coppia con Gianni Romoli). Era successo per 'Harem Suaré' e 'Cuore sacro', che puntavano molto in alto e sbandavano pericolosamente verso uno stile da feuilleton e un simbolismo troppo schematico. Non succede con 'Saturno contro' dove Özpetek torna a raccontare il mondo che conosce meglio, quello dell'agiata borghesia (romana) divisa tra urgenza dei sentimenti e confronto con la realtà. A ben vedere, una differenza con i suoi film precedenti c'è, ed è la perdita di centralità attribuita alla figura femminile a favore di una più equilibrata struttura corale, che fin dalla prima scena riunisce intorno a un grande tavolo (della vera casa di Özpetek) i personaggi di cui seguiremo le peripezie. (...) Tradimenti, chiacchiere, battute più o meno allusive, pettegolezzi: Özpetek racconta la banalità del quotidiano in cui all' improvviso esplode la tragedia giocando come di sponda, facendo interagire soprattutto gli altri, gli esterni al fatto specifico, e riuscendo in questo modo a coinvolgere nel meccanismo del film anche gli spettatori. (...) Certo, l' amicizia che aiuta a superare le difficoltà è un sentimento che anche lo spettatore vorrebbe far suo, ma la qualità più interessante del film non è questo ritratto troppo edulcorato della vita, quanto la voglia di Özpetek di misurarsi con un linguaggio visivo più personale. Certe inquadrature (quella fissa nel residence con l' armadio che divide moglie e amante dal marito), certi piani sequenza (quello che accompagna i due amanti verso il magazzino-alcova, quello su Davide che tenta il suicidio, quello finale intorno al tavolo da ping pong) rivelano un'ambizione stilistica non scontata nel cinema italiano. Che insieme a una direzione d' attori ammirevole (una rivelazione Ambra Angiolini, una bella conferma Lunetta Savino e Milena Vukotic nei panni dell'infermiera) fanno guardare a Özpetek con più grandi aspettative." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 23 febbraio 2007)

Ferzan Ozpetek

Magnifica presenza - di Ferzan Ozpetek - Poster Mine vaganti Saturno contro - Poster La finestra di fronte - Poster Allacciate le cinture - Poster Napoli velata

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