Domenica 8 aprile - Ore 16:00 e 21:00
Lunedì 9 aprile - Ore 21:00
Arrivato a Roma dalla Sicilia col sogno di fare l'attore, il giovane Pietro trova, con un colpo di fortuna, una casa da prendere in affitto, un appartamento d'epoca dotato di un fascino molto particolare. La felicità di Pietro dura solo pochi giorni: nelle grandi stanze cominciano a manifestarsi inquietanti presenze. Sono otto persone, di età diversa, eccentriche, elegantissime, perfettamente truccate. Superato lo spavento iniziale, Pietro comincia a parlare con questi strani personaggi. Si tratta di ricostruire una lontana storia accaduta 69 anni prima nel 1943. Dopo molte incertezze, Pietro ci riesce anche grazie al ritrovamento dell'unica protagonista vivente, Livia Morosini, attrice di teatro, primadonna, diva invidiosa delle altre. I fantasmi del passato ora sono forse più tranquilli...
Regia: Ferzan Ozpetek
Interpreti: Elio Germano, Margherita Buy, Paola Minaccioni, Giuseppe Fiorello, Vittoria Puccini, Andrea Bosca, Alessandro Roja, Claudia Potenza, Gea Martire, Monica Nappo, Bianca Nappi, Platinette, Massimiliano Gallo, Anna Proclemer, Cem Yilmaz, Ambrogio Maestri, Matteo Savino, Giorgio Marchesi, Gianluca Gori, Eleonora Bolla
Sceneggiatura: Federica Pontremoli
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Walter Fasano
Musiche: Pasquale Catalano
Durata: 1 ora e 45 minuti
L'iniziativa Vieni al cinema alla domenica sera: costa meno! è posticipata al lunedì sera. I prezzi del biglietto sono quindi, solo per questa settimana:
Domenica pomeriggio e domenica sera: € 6,00 (ridotto € 4,00)
Lunedì sera: € 4,00
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: Complesso. problematico
Tematiche: Famiglia; Metafore del nostro tempo; Omosessualità; Teatro
Dice Ozpetek che si tratta del: "...mio film più complesso, perché vi si mescolano divertimento, lacrime e dramma come nella vita per cui da qualcosa che fa piangere può venire fuori una risata e viceversa. E' la prima volta che affronto in una storia il concetto di paura(...)". Certamente, nel variegato estendersi della commedia, il copione tocca vari tasti: il brillante, il mistery, il fantasy. Quando quel gruppo di attori/fantasmi chiede in che anno siamo e Pietro informa sull'Italia di oggi, tutto si mescola in modo dinamico e vivace. Passato e presente scompaiono e il gruppo si ritrova a compiere il giro finale sul palcoscenico, quasi a ringraziare il pubblico. La prende un po' alla larga Ozpetek, ma ben presto arriva a ciò che gli interessa veramente. E il copione diventa una tavolozza sentimentale, un pentagramma sul quale corrono le note dell'ineffabile dualismo realtà/finzione. Pirandello, ospite non invitato, incombe come fantasma tra i fantasmi in quella grande casa, che è già una quinta densa di storia e di memorie. Lo sguardo del regista è elegante, decadente, estetizzante con misura. Fuori da quella casa c'è la vita vera, ma questa è un'altra storia. E altri se ne occuperanno. Il fascino dell'immagine è negli ineliminabili interrogativi sul ruolo dell'attore, sul meccanismo dei 'provini', su Germano che recita due volte (come Pietro e come attore in cerca di lavoro) in un gioco di specchi senza fine e di forte suggestione. Dal punto di vista pastorale, puntando su un formalismo insistito, il film è da valutare come complesso e certamente problematico.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza di minori e piccoli. Da recuperare in successive occasioni per affrontare riflessioni sul rapporto cinema/teatro, verità/finzione, duplicità dell'immagine.
"I film di Ferzan Özpetek sono come il suo nome. Sembrano rotondi e invece sono pieni di spigoli. Oppure appaiono complicati ma sotto sotto sono semplici. A meno che il suo segreto non sia proprio questo: fare un cinema alto, ambizioso, d'autore, con i modi (e qua e là le facilonerie) del cinema popolare. Prendere temi, strutture, personaggi complessi, e calarli in uno stampo accogliente, bonario, addirittura vecchiotto. Che però trova quasi sempre, misteriosamente, la via per colpire al cuore. Succedeva con 'La finestra di fronte', uno di quei film che non convincono mai ma a cui ti sorprendi a pensare per giorni. Succede di nuovo con questa storia di fantasmi, che nella sua spudoratezza (è un pregio) offre una tale varietà di letture, e sollecita zone così diverse in spettatori diversi, da costringere a farsi mille domande. (...) Luminoso anche se modesto, come quel tram che appare a più riprese, piccolo sogno collettivo di armonia ritrovata, che sembra venire anche lui dal passato. E riassume alla perfezione un film generosamente, a volte caoticamente affollato di facce, di spunti, di trame e di sottotrame (la castità forzata di Germano, i suoi amori infelici o virtuali, il travestito misterioso che gli svela un mondo parallelo, l'album di figurine del Risorgimento...). Ma proprio per questo capace di estrarre all'improvviso da tutti questi materiali né nuovissimi né perfettamente governati, un sentimento forte e preciso. In cui ognuno può ritrovare, perfino inaspettatamente, qualcosa di sé." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 marzo 2012)
"Non è per la presenza di un comico turco di grande successo in patria come Cem Yilmaz, quasi un Poirot, ma questo film di Ferzan Özpetek sembra il 'meno italiano' tra quelli che ha realizzato finora. Bene. Suo nono dramma a 'mesches' umoristiche (come sempre) 'Magnifica presenza', scritto con Federica Pontremoli e prodotto da Fandango e Rai Uno, non privo di alcune costanti ossessioni tematiche (il 'dolce', ma inteso come inquietante sostanza macabra: gli spettri e la loro sete di giustizia; la confusione sessuale, la magia segreta di un appartamento...), si avvale come sempre di un attore-perno, oggetto d'affezione totale (qui è Elio Germano, così candido che sembra Harry Langdon) e di un ricco e compatto pool di attori e attrici di supporto (più di tutti incide, perché inaspettata 'presenza', Anna Proclemer, che è fantastica nella sua «quasi imitazione» di Marisa Merlini). Ma, rispetto ai copioni costruiti assieme a Gianni Romoli e a Tilde Corsi, più leggiadri e sottili, qui gli omaggi sono indicati col ditino e necessitano di cornice (...). E le incursioni nei generi, dalla commedia gay all'horror, dal «sentimentale» alla polemica di costume, dal fantasy allo «storico» sono più scandite, «indigeste» ed esibite come esplicite operazione di montaggio «postmoderno». (...) Sarebbe un buon film, non fosse per un orrore di copione quando un fantasma, ormai informato sul proprio tragico destino, ma tranquillizzato perché Hitler fu fermato, è costretto ad aggiungere: «Ma è stato abbattuto anche il comunismo?» E se cancellassero la battuta dalle 400 copie già stampate?" (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 16 marzo 2012)
"Se non proprio «magnifica», la presenza di Ferzan Özpetek sicuramente ha un senso e un rilievo nella galleria del cinema italiano. Presentandosi in biglietteria per vedere il suo ultimo film, insomma, non si compie un gesto temerario né si rischia la trappola promozionale: il regista di 'Le fate ignoranti' e 'Mine vaganti' è in un certo senso ammirevole per come conferma la propria visione del mondo e resta avvinto alla propria poetica. Peccato che stavolta lo slancio autoreferenziale e la disinvoltura creativa si addensino a livello di allarme rosso e profondino in un supershow narcisistico, farraginoso, stridente, pretestuoso e pretenzioso, una vera e propria Piramide di Cheope del gusto camp. 'Magnifica presenza' appare (a cominciare dal titolo), una sorta d'esercizio d'autocoscienza che pilucca forse consapevolmente quasi tutti i cliché che Susan Sontag individuò in un celebre saggio degli anni Sessanta: grottesco e lacrime, contaminazioni a raffica tra alto e basso, eleganze retrò e manierismi surreali, divagazioni burlesque e premurose spiegazioni d'autore, omosessualità come parco a tema (ci sono proprio tutti, dal gay confuso a quello sfacciato, dal trans sapiente alle Vecchie Signore dallo spaventevole mascherone), un pizzico di prezzemolo politico (il nazismo, ancora) e un battuto cinefilo di giornata (Platinette, ahinoi, teletrasportato nel Brando di 'Apocalypse Now'). Per chi si accontenta della famigerata «sincerità» nella rappresentazione, si può dire che Özpetek non manca di siglare a margine delle immagini il suo condivisibile (tanto è ovvio) auspicio di tolleranza umana e di un mondo senza barriere. Meno male, però, che solo ai critici sia venuto in mente di avvicinare 'Magnifica presenza' a 'Fantasmi a Roma' di Pietrangeli, deliziosa commedia all'italiana del '61 fornita di un distacco e uno humour neanche lontanamente paragonabili alla pantomima del protagonista in un odierno appartamento di Monteverde Vecchio." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 16 marzo 2012)
"È solo raccontando l'atteso film di Ferzan Özpetek 'Magnifica presenza' che si può riuscire a trovarne un filo, un centro, una ragione, addirittura una magia, che non sia quella di dare il massimo spazio al protagonista, Elio Germano. Forse l'accumulo di personaggi e fatti attorno allo sbiadito Pietro finisce a non mescolare del tutto, a tener separati eventi e emozioni. Come fantasmi, si ingegnano tra gli altri, nostre amabili star come Margherita Buy, Vittoria Puccini, Beppe Fiorello." (Natalia Aspesi, 'La Repubblica', 16 marzo 2012)
"Certo, come non pensare a 'Questi fantasmi' di Eduardo, oppure ai pirandelliani 'Sei personaggi in cerca di autore?' Sono riferimenti che lo stesso autore avrà avuto presenti, ma a noi 'Magnifica presenza' ha fatto soprattutto venire in mente i titoli realizzati da Ferzan Özpetk agli esordi, prima delle commedie/melò che gli hanno assicurato il successo: ovvero 'Hamam' e 'Harem Suaré', film tanto permeati della sua cultura di appartenenza. (...) Non è difficile identificare il protagonista con Özptek, nel cui cinema gli interpreti vengono sempre fuori al meglio: e qui, dall'alter ego Germano all'intera compagnia - la Buy, Giuseppe Fiorello, Bosca, una stupenda Anna Proclemer - sono tutti perfetti nell'incarnare non-personaggi in bilico fra finzione e realtà, passato e presente. Seppur mascherato da commedia di fantasmi che si segue con divertimento (paura mai) e interesse ben desto, 'Magnifica presenza' è infatti un autoritratto d'autore: film personale, maturo di un regista che padroneggia gli elementi del suo mondo poetico e ci gioca in pieno conforto." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 16 marzo 2012)
"Ferzan Özpetek e i fantasmi. Con l'aria di crederci. Non per far paura, come in 'The Others', o per mescolare il thriller al romanticismo più spinto, come in 'Ghost'. Per giocare con una finzione che, derivata dal teatro e in equilibrio fra passato e presente, può anche trasformarsi in realtà quotidiana, sia pure riflessa in specchi scuri. (...) Özpetek si è mosso tra le maglie del suo intreccio non semplice con disinvoltura. Alla fotografia di Maurizio Calvesi ha chiesto di rappresentarci i fantasmi in modo quietamente realistico, dando sempre spazio alla loro normalità (con la sola differenza che è unicamente Pietro a vederli) e ha svolto il suo racconto, pur tra varie esitazioni, con una certa semplicità anche quando, forse ricordando Pirandello, si è mosso tra apparenza e sostanza privilegiando la prima, però senza strappi eccessivi. Al centro, nonostante il film possa definirsi corale, si muove da protagonista assoluto Elio Germano come Pietro, pronto persino a superare se stesso, specie quando alle prese con un carattere non esattamente nelle sue corde. Nel 'coro' spiccano Margherita Buy, Beppe Fiorello, Vittoria Puccini. Non dimentico la nostra cara e grande Anna Proclemer. Si ascolti, grati, quella sua splendida dizione, eco gloriosa del nostro teatro migliore." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 16 marzo 2012)
"'Fantasmi a Roma'. Era il titolo di un vecchio film di Pietrangeli con Mastroianni, Eduardo e Gassman, potrebbe essere il sottotitolo di questo nuovo film di Ferzan Özpetek in cui Elio Germano è la «magnifica presenza» del titolo ma i fantasmi sono altri, tanto veri da seminare lo stesso dubbio che pervadeva 'The Others', con Nicole Kidman: qual è la realtà, quella che viviamo noi o quella in cui le epoche e le storie si fondono e si incrociano? (...) Per usare una metafora dolciaria che a Özpetek non dispiacerà (tutto sommato il protagonista, per mantenersi, fa il pasticciere) 'Magnifica presenza' è una torta millefoglie. Un film a molti strati, che parte come una commedia, si trasforma per 10-15 minuti in un horror gotico (le prime apparizioni dei fantasmi fanno paura) e diventa una riflessione sulla creatività e sulla memoria. In passato il regista ha disseminato i suoi film di citazioni cinematografiche. Anche qui il cinema è presente (...), ma la vera musa del film è il teatro, con le sue follie e le sue ambiguità. Non a caso il momento più emozionante del film è l'apparizione di Anna Proclemer, una mattatrice che ha fatto pochissimo cinema in camera e che regala a Özpetek un paio di «tirate» degne della Duse. Il teatro di 'Magnifica presenza' è luogo di tradimenti e di inganni, ma anche di rigenerazione: il finale è girato nel Valle occupato (senza occupanti), e i titoli di coda scorrono su un primo piano di Germano che sarà costato all'attore più concentrazione e fatica di tutto il resto del film. Per una volta non uscite subito, fermatevi a guardarli. Elio e Ferzan ve ne saranno grati." (Alberto Crespi, 'L'Unità'. 16 marzo 2012)
"Alla fine, a ben guardare, i film di Ferzan Özpetek esprimo un disperato bisogno di famiglia. E se non possono essere i legami di sangue ad alimentarla, pazienza. (...) Dopo un incipit da film gotico, 'Magnifica presenza' diventa una commedia dolce e generosa che, libera da tutti gli schermi, gli stereotipi e le regole di tanto cinema italiano racconta la presa di coscienza e il percorso di crescita dei personaggi sulla scia di Pirandello." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 16 marzo 2012)
"Piacerà ai fans di Özpetek. Che qui ritroveranno tutto l'armamentario ozpetekiano: l'ossessione del passato (il tempo perduto conforto o condanna?). La Roma notturna magica e immobile nel tempo. E naturalmente l'omosessualità (presente, anzi ribadita in ogni film di Ferzan). Certo, 'Magnifica presenza' non otterrà il plauso totale di 'Mine vaganti'. Anche perché replica, vistosamente il consueto handicap del regista. Quello di sparare tutte le cartucce nel primo tempo. E di appiccicare un secondo tempo trascinato e superfluo." (Giorgio Carbone, 'Libero', 16 marzo 2012)
"Se Ferzan diventa Ghostpetek, le fate mutano in fantasmi, e l'ignoranza del presente si fa reale. (...) Sospesi i realismi isterici, il regista innamorato degli Attori si affida a nostalgie oniriche per dare corpo all'antica passione per questi inafferrabili mutanti, eterni affittuari di vite altrui. E soprattutto trova nella superlativa interpretazione di Elio Germano, la vera magnifica presenza, un alter ego di fragile levità forse mai tanto riuscito. Attorno il (solito) coro in cui spicca una cinica Anna Proclemer, che a simili vicende non fu estranea. Pirandello è l'ovvio nume tutelare di un film che, seppur abitato da persistenti ossessioni 'alla Özpetek', non manca di sorvegliare sul peggiore dei fantasmi odierni, la solitudine." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 15 marzo 2012)