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L’Atletico Pabarile, la squadra più scarsa della terza categoria sarda, viene umiliata come ogni anno dal Montecrastu, la squadra guidata da Brai, arrogante fazendero abituato a vessare i peones dell’Atletico in quanto padrone delle campagne. Il ritorno in paese del giovane emigrato Matzutzi rivoluziona gli equilibri del campionato e l’Atletico Pabarile comincia a vincere una partita dopo l’altra, grazie alle prodezze del suo novello fuoriclasse. Le vicende delle due squadre si alternano con l’ascesa professionale di Cruciani, ambizioso arbitro ai massimi livelli internazionali, nonché con la sottotrama di due cugini calciatori del Montecrastu, coinvolti in una faida legata ai codici arcaici della pastorizia. Matzutzi riesce a fare breccia nel cuore di Miranda, la figlia dell'allenatore cieco Prospero, mentre l'arbitro europeo Cruciani si lascia coinvolgere in una vicenda di corruzione che lo porterà in un attimo dalle stelle alle stalle: viene infatti colto in flagrante ed esiliato per punizione negli inferi della terza categoria sarda.
Regia: Paolo Zucca
Interpreti: Stefano Accorsi, Geppi Cucciari, Francesco Pannofino, Marco Messeri, Benito Urgu, Jacopo Cullin
Sceneggiatura: Paolo Zucca, Barbara Alberti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: Giudizio: Consigliabile/brillante
Tematiche: Denaro, avidità; Emigrazione; Famiglia - genitori figli; Sport
Va ricordato che "L'arbitro" è lo sviluppo dell'omonimo CM realizzato da Zucca nel 2009, vincitore del David di Donatello e di altri premi internazionali. Il copione è gradevole, favorito da una bella gestione degli spazi, calato in atmosfsre suggestive e fortemente umorali. Il regista si lascia andare a qualche scelta autoriale (la fotografia in B&N) e a un taglio visivo che mette insieme epico, grottesco, ironico, surreale (canzoni e balletti f. c.). Ne esce un patchwork di intrigante disordine, che Zucca fa vedere di gestire con sicurezza. Restando forse troppo legato ad una messa in scena pulita, precisa e tranquilla, fatta di tanti piccoli dettagli (il territorio, l'uso del dialetto, gli uomini e le donne in perenne conflitto sentimentale...) che però non diventano affresco. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme brillante.
Utilizzazione: il film può essere usato in programmazione ordinaria e in successive occasioni come proposta di commedia italiana spigliata e divertente. Qualche attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
Epico, grottesco, ironico: alle Giornate il campionato di calcio di Paolo Zucca merita la promozione
Campionato di calcio, terza categoria sarda. L’Atletico Pabarile si presenta al via della competizione e, come ogni anno, subisce pesanti sconfitte, soprattutto da parte del Montecrastu, squadra guidata dall’arrogante Brai, abituato a vessare i peones dell’Atletico in quanto padrone riconosciuto delle campagne. Del tutto inatteso, torna in paese dall’Argentina, dov’era emigrato col padre, il giovane Matzutzi, scattante,abile, dotato di classe e fantasia. La sua presenza cambia gli equilibri e il Pabarile comincia a vincere una partita dopo l’altra. In parallelo si svolge la vicenda di Cruciani, arbitro professionista, intenzionato a farsi designare per una grande finale internazionale. Deciso a tutto, accetta un’offerta di corruzione. Nel finale, i due segmenti narrativi si incontrano e vanno verso un’unica conclusione. Opera d’esordio nel lungometraggio di fiction, L’arbitro è lo sviluppo dell’omonimo corto realizzato da Paolo Zucca nel 2009, vincitore del David di Donatello e di altri premi internazionali. Il copione è gradevole, favorito da una bella gestione degli spazi , calato in atmosfere suggestive e fortemente umorali. L’impronta autoriale è nella scelta della fotografia in B&N e di un taglio visivo che mette insieme epico, grottesco, ironico, surreale (canzoni e balletti f.c). Ne risulta un patchwork di intrigante disordine, che Zucca fa vedere di gestire con sicurezza. Restando forse troppo legato ad una messa in scena di scolastica pulizia, precisa e indolore, fatta di tanti piccoli ritagli espressivi ( territorio, uso del dialetto, sentimenti antichi come gli uomini e moderni come le donne: i protagonisti Stefano Accorsi e Geppi Cucciari) che però non diventano affresco. (Massimo Giraldi)