Sabato 25 novembre | Ore 21:00 |
Domenica 26 novembre | Ore 16:00 e 21:00 |
Nel favoloso e sfavillante mondo della Moda, Miranda Priestly è un mito assoluto. Esile ed elegante come nessuna, dirige la rivista patinata più venduta e prestigiosa del pianeta. Quando Andrea Sachs - ventitre anni, una laurea in tasca e in testa il sogno di diventare scrittrice - accetta di lavorare per lei in cambio di una futura raccomandazione, non sospetta di avere stretto un patto con il diavolo. Perché Miranda - l'algida, sofisticata Miranda - dietro l'aspetto impeccabile, nasconde un'indole velenosa e volubile, capace di trasformare la vita di Andrea in un vero e proprio inferno...
Regia | David Frankel |
Sceneggiatura | Aline Brosh McKenna |
Meryl Streep | Anne Hathaway |
Emily Blunt | Stanley Tucci |
Adrian Grenier | Tracie Thoms |
Rich Sommer | Simon Baker |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC))
Giudizio: accettabile, brillante
Tematiche: Donna; Lavoro
Si tratta di una commedia fresca, spigliata, dall'intreccio molto raffinato. Il fascinodel mododella moda è dispiegato senza risparmio, nel suo essere un gioco, un'opera d'arte, un luogo di creatività assoluta. E a poco a poco anche l'altra faccia emerge, quella del lavoro incessante, dei nervi saldi, del rigore, di un certo cinismo che deve nascondere i sentimenti. Così la decisione di Andy é (per lei) quella giusta. I modelli di vita ( sia quelli cattivi che quelli buoni) sono raccontati con misura e intelligenza, senza scadere in pedanterie o pedagogismi. Vita privata e carriera/successo sono due cose spesso difficili da conciliare. Bisogna decidere senza paure né rimpianti. Benissimo interpretato e tenuto su ritmi alti di rapidità e di vivacità narrativa, il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, e senz'altro brillante.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre in molte occasioni come spettacolo piacevole e divertente.
"Divertimento al diapason e show d'attori intonati e maliziosi ha già dispensato alla stampa 'Il diavolo veste Prada', l'atteso dulcis in fundo della Mostra. Si tratta, per la verità, di una classica commedia senza salvacondotto, uno di quei film che possono fare solo del bene al disorientato e ormai fuggiasco Grande Pubblico: sia pure sardonico e tagliente nei confronti dell'alta moda, uno dei contemporanei feticci consumistici, il regista David Frankel trasforma l'omonimo bestseller in una contro-favola sul mito di Pigmalione rivisto alla maniera di 'Pretty Woman'. (...) In quanto al moloch che determina, dopo infinitamente spassosi siparietti, la benefica catarsi di Andrea, basta dire che Meryl Streep gli conferisce tutta la gamma dei suoi virtuosismi espressivi: un catalogo a dir poco memorabile di toni alti e toni bassi, ottusità morali e bizantinismi diplomatici, ferrei autocontrolli e abissali miserie affettive. Con un pezzo finale che resterà nell'archivio cinefilo, un barlume di umanità e un mezzo sorriso complice bruscamente spezzati dall'imperioso go! rivolto all'esitante autista." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 7 settembre 2006)
"David Frankel, il regista, è anche quello di 'Sex and The City', e il meccanismo in fondo è lo stesso, un rutilante mondo dell'immagine falso quel tanto che basta per renderlo glamour, una favola in cui il brutto anatroccolo diventa cigno, ma siccome ha cervello e senso morale non si lascia irretire dalle sirene della carriera fine a se stessa e senza scrupoli. (...) cammei di Valentino, Heidi Klum e Bridget Hall che fanno se stessi, Meryl Streep che è un po' Crudelia della 'Carica dei Centouno', un po' la Regina cattiva di Biancaneve, un po' Anne Wintour direttrice di Vogue America, Carla Sozzani direttrice di Vogue Italia, Krizia, Miuccia Prada... Il risultato non è sgradevole, molto patinato, molto leccato, molto pubblicitario, uno spottone che vale quell'ora e mezzo di pura evasione. Meryl Streep fa naturalmente la parte del leone, e il suo tono di voce, basso ma gelido, è destinato a fare scuola nel mondo reale del giornalismo di moda, Anne Hataway è graziosa al punto giusto e anche qualcosina di più, Stanley Tucci fa il braccio destro, gay e discreto, della temutissima direttrice senza strafare. Gli attori migliori, comunque, sono gli abiti." (Stelio Solinas, 'Il Giornale', 13 ottobre 2006)