Sabato 17 novembre | Ore 21:00 |
Domenica 18 novembre | Ore 16:00 e 21:00 |
The Bourne Ultimatum è il terzo capitolo sulle avventure dell’agente segreto Jason Bourne con la memoria azzerata ed in fuga dai servizi segreti. Il nuovo film svela le origini ed il passato del personaggio, destinato a confrontarsi di nuovo con i suoi ex-colleghi e battersi con un nuovo nemico.“The Bourne Ultimatum” si svolge tra Europa ed America e chiude la trilogia con un’altra evoluzione del protagonista, il quale nel secondo episodio ha perso la compagna e la possibilità di una vita normale, ma è riuscito anche a fare i conti con il proprio passato trovando un riscatto morale e forse una speranza per il proprio futuro, anche se è rimasto solo e quindi anche più pericoloso di prima.
Regia | Paul Greengrass |
Sceneggiatura | Tony Gilroy |
Tom Stoppard | |
Paul Attanasio | |
George Nolfi | |
Matt Damon | Paddy Considine |
Edgar Ramirez | Julia Stiles |
David Strathairn | Joan Allen |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema ACEC)
Giudizio: accettabile, crudezze
Siamo al terzo capitolo, dopo "The Bourne Identity" (2002) e "The Bourne Supremacy" (2004). Restiamo nel genere action-thriller, tra spie, controspie, doppiogiochisti, scambi di identità. Il connubio tra fantasia e realtà si risolve in un racconto che in realtà racconta poco e dove a farla da padroni sono gli effetti speciali. Il regista manovra con efficacia le riprese e il montaggio, creando un ritmo incalzante, senza tregua, senza possibilità di fermarsi a pensare. Lo spettacolo é ad alto livello, eppure alla fine esagerato. La forma prevale sull'azione, anzi la condiziona. Un film di convincente intrattenimento che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, e segnato da alcune crudezze.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza dei più piccoli. Stessa cura è da tenere in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.
"In 'The Bourne Ultimatum' conta solo il ritmo, l'adrenalina che sprigiona la pallottola schivata di striscio, la capacità di districarsi con lo sguardo tra dedali di impervie stradine. Jason Bourne esce indenne da qualsiasi pericolo, in mezzo a un clangore di canne di pistola caricate, ticchettii continui di tasti di computer pigiati e una sinfonia di effettucci sonori come ululati e musichette elettroniche sintetizzate al computer. Al bando ogni ipotesi di sviluppo psicologico da spy story, da quando il timone della regia è passato a Greengrass esiste solo l'atto smodatamente veloce e performativo dell'inseguimento. In fondo la differenza estetica tra un 'The fast and the furious' o un 'Taxi' e gli episodi due e tre di Bourne sembra si veda, ma proprio non c'è." (Davide Turrini, 'Liberazione', 2 novembre 2007)
"Come in ogni film d'azione che si rispetti sono le sequenze di genere quelle che danno il tono e 'The Bourne Ultimatum' ne vanta almeno un paio davvero notevoli. La prima in una stazione della metropolitana a Londra, la seconda a Tangeri con uno straordinario inseguimento multiplo: Julia Stiles inseguita dai killer, inseguiti da Bourne, inseguito dalla polizia. Là dove il racconto smarrisce il senso per carico eccessivo è a New York, la grande mela sembra svolgere il ruolo di grande pera, tutto assume una tonalità esagerata, enfatizzata, esasperata, non che prima fossimo in ambito neorealista, ma qui qualcuno sbrocca. Peccato perché il faccione attonito di Matt Damon funziona proprio per il contrasto che si determina tra quell'espressione perplessa e disarmata e il talento nel trovare soluzioni inaspettate, non risulta efficace quando deve comportarsi da cartone animato, visto che nessun essere umano potrebbe compiere performance del genere. E allora, nonostante quel sorriso di Julia Stiles nel finale, foriero di nuovi sviluppi, sarebbe meglio evitare un ulteriore sequel che rischierebbe di rovinare quanto di buono ha fatto sinora Jason Bourne." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 2 novembre 2007)
"Coreografato egregiamente nei corpo a corpo, montato con forsennata rapidità, in stile Tony Scott, è comunque un occasione di puro intrattenimento, la cui efficienza testimonia almeno l'onestà professionale del cinema americano. I1 cinema è anche questo e per i reduci dei film di Gilliam, Burton e Rodriguez, il film di Paul Greengrass è una camera di decompressione, una corsa sui prati. Non casualmente lo sceneggiatore di 'Bourne Ultimatum' è Tony Gilroy, regista del magnifico 'Michael Clayton'. Matt Damon ha la solidità che lo rende credibile e così Bourne, ormai non più Bourne, tornerà, o si che tornerà!." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 2 novembre 2007)
"Interpreti ben scelti sostengono l'esplosivo intrigo: da David Strathairn genio del male a Albert Finney, che emulò il dottor Frankenstein per manipolare in laboratorio la psiche di Jason, fino a Joan Allen impegnata a riscattare l'immagine di una Cia non deviata che speriamo esista ancora. Ovviamente il centro sostegno dell'appassionante sfida è ancora una volta Matt Damon, che si conferma qualcosa di più di un buon attore (ha vinto a suo tempo un Oscar come sceneggiatore) e puntando sull'impassibilità di un personaggio traumatizzato riesce a convincere e perfino a commuovere." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 2 novembre 2007)
"Buona parte del successo, dovuto anche all'acrobatico lavoro del montatore Christopher Rouse, si deve attribuire al carisma di Matt Damon. Accordandosi su una scansione narrativa che sfiora la ripetitività (qualcuno ha azzardato un paragone con il Bolero di Ravel) spicca l'efficace impassibilità di Matt che assume quasi una valenza straniata di tipo brechtiano. Uso a nascondersi perfino a se stesso, l'uomo d'azione appena uscito da un totale sconvolgimento della psiche fa trapelare poco degli interni affanni; e i palpiti li lascia a coloro che lo circondano e lo assediano, nessuno dei quali rimane uno stereotipo. Tutti hanno una motivazione in qualche modo nobilitante, anche le anime nere: a conferma che il (super) patriottismo è l'ultimo rifugio di un briccone." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 2 novembre 2007)