Jason Bourne (Matt Damon) è un agente speciale della CIA, senza scrupoli e totalmente letale... se non avesse perso la memoria. Ritrovato casualmente a largo delle coste del mediterraneo da un peschereccio italiano con due proiettili nella schiena e con soltanto il numero di un conto corrente svizzero, lo smemorato Jason parte alla ricerca del suo passato e della sua identità sepolta. Identità molto scomoda per qualcuno dell'agenzia, come presto scoprirà a sue spese. Braccato dai killer e tagliato fuori dal mondo, Jason può fare affidamento solo sul suo istinto e sull'aiuto non proprio disinteressato di Marie (Franka Potente) il cui unico pregio è quello di possedere un'auto nel momento del bisogno.
La storia è tratta da un bestseller di Loudlum ambientato in piena guerra fredda e qui riadattato alle necessità odierne. Molte acrobazie ed un po’ di romanticismo che non guasta mai sono gli ingredienti perfetti per questo film d’azione.
Girato tra l'Italia, la Francia e la Repubblica Ceca, la pellicola trova uno degli aspetti di maggior fascino proprio nell'ambientazione europea.
Regia | Doug Liman |
Costumi | Pierre-Yves Gayraud |
Fotografia | Oliver Wood |
Matt Damon | Franka Potente |
Chris Cooper | Clive Owen |
Brian Cox | Julia Stiles |
Sabato 7 dicembre | Ore 21:00 |
Domenica 8 dicembre | Ore 16:00 e 21:00 |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema ACEC)
Giudizio: Discutibile, violenze
Tematiche: Letteratura; Politica-Società; Spy-story
Tratto dal romanzo "L'uomo senza volto" di Robert Ludlum, scrittore di sicura garanzia (ogni suo libro é un best seller), il copione si muove essenzialmente nell'ambito della spy-story, con accenni di sfumature drammatico-esistenziali. Detto che molte parti dell'azione sono affidate al computer, il che rende alcuni momenti non facilmente comprensibili (forse un po' superficiali), va aggiunto che il taglio narrativo, serrato e dinamico, vorrebbe portare in primo piano le difficoltà e la pressione cui sono sottoposti nel mondo gli agenti della CIA: un condizionamento che in certi casi arriva all'annullamento della loro personalità. Se da un lato la denuncia è visibile con la prevalenza finale dell'intelligenza dell'uomo sulla tecnologia, dall' altro ci sono eccessi visivi inutili e qualche passaggio forzato, oltre alla storia sentimentale tra i due protagonisti abbastanza di maniera. Nell'insieme, dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, e caratterizzato da alcune violenze.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza dei minori. Da recuperare nell'ambito di rassegne sul genere "spy-story".
"Tratto da un romanzo di Robert Ludlum del 1980, 'The Bourne Identity' dà forma a una paura assai diffusa in tempi di Internet e di webcam: l'ossessione del controllo, la perdita dell'individualità, l'abolizione delle libertà personali in cambio della sicurezza. (...) Non è un tema nuovo, ma Liman gli dà un tocco neoromantico in più. Stranamente in armonia con le prodezze di un eroe capace di sparare a due killer mentre cade nella tromba delle scale usando un cadavere come materasso. (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 novembre 2002)
"Sfogliando le quasi cinquecento pagine del romanzo intitolato 'Un nome senza volto' si ammira la bravura degli sceneggiatori Tony Gilroy e William Blake Herron i quali hanno saputo condensare la debordante materia nelle due ore del film 'The Bourne Identity' diretto da Doug Liman. Mentre il libro si diffonde in dialoghi e situazioni accessorie, fedele allo stile pasteggiato del bestseller, la pellicola va dritta allo scopo; e ci sarebbe materia, in un confronto fra pagina e schermo, per un corso universitario sull'annoso problema dei rapporti fra cinema e letteratura". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 16 novembre 2002)
"Adattamento del romanzo di John Ludlum, 'The Bourne Identity' gioca le sue carte sul vecchio tema dell'amnesia, non sempre credibile ma buono per innescare un efficace meccanismo a suspense: quando il pubblico ne sa più dell'eroe, partecipa alle sue peripezie con particolare immedesimazione. Alle prese con un 'blockbuster' da 75 milioni di dollari, Liman non si sogna neppure di fare la parodia del film di spionaggio, né si affida agli effetti speciali che ormai spadroneggiano nel genere; racconta invece in modo piano e funzionale, traversando una Parigi diventata teatro di una classica caccia all'uomo. La missione è compiuta: e pazienza per le piccole incongruenze che affiorano qui e là". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 29 novembre 2002)