Sabato 11 novembre - Ore 21:00
Domenica 12 novembre - Ore 16:00 e 21:00
Colin Sullivan e Billy Costigan sono due giovani neodiplomati all'accademia di polizia di Boston dal passato molto diverso e dalle prospettive di carriera totalmente opposte. Il primo, ben vestito, mite, ambizioso e laureato inizia una rapida ascesa nella sezione anticriminalità organizzata, mentre il secondo, privo di famiglia e ribelle, viene fatto infiltrare nella banda di Frank Costello per tentare di incastrare il pluriomicida e norcotrafficante e distruggere il suo impero malavitoso. Ma Sullivan è a sua volta un prodotto di Costello che ha iniziato la carriera da sbirro proprio per guardare le spalle al suo 'padrino'. Ognuno dei due giovani è intrappolato nella sua segreta doppia vita fino a che, polizia e banda criminale non si accorgono di avere una spia al proprio interno.
Oscar 2007 come miglior film
Oscar 2007 come migliore regia
Oscar 2007 come migliore sceneggiatura non originale
Oscar 2007 come miglior montaggio
Regia: Martin Scorsese
Sceneggiatura: William Monahan
Costumi: Sandy Powell
Fotografia: Michael Ballhaus
Montaggio: Telma Shoonmaker
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Kristi Zea
Billy Costigan: Leonardo Di Caprio
Colin Sullivan: Matt Damon
Frank Costello: Jack Nicholson
Sergente Dignam: Mark Wahlberg
Madolyn: Vera Farmiga
Brown: Anthony Anderson
Mr. French: Ray Winstone
Capitano Ellerby: Alec Baldwin
Capitano Queenan: Martin Sheen
Giudizio: discutibile, crudezze
Tematiche: gangster, mafia
Scorsese si é ispirato al thriller poliziesco "Internal Affairs", girato a Hong Kong nel 2002, campione di incassi in Asia ancora prima di arrivare nelle sale americane nel 2004. La versione scorsesiana é sontuosa, incalzante, ineccepibile quanto a ritmo, suspense, azione. E tuttavia dentro questa sfrenata ronde di inseguimenti, sguardi di traverso, agguati, sparatorie, parole dure come pietre, si avverte che manca qualcosa. Il montaggio serrato, frenetico copre ogni possibile spazio di attesa, di respiro, di costruzione di una personalità. Lo schema relativo al meccanismo del poliziesco-thriller é così perfettamente dominato da Scorsese da indurre nell'attesa di qualcos'altro. Che invece non arriva. Forse una riflessione più profonda sul tema del tradimento, una maggiore attenzione al mescolarsi di Bene e Male. Forse. Certo é ben lontana l'angoscia metafisica di "Toro scatenato". Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, e segnato da molte crudezze, ancorché in parte rese necessarie dalla storia raccontata.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e recuperato in altre circostanze nell'ambito del cinema di 'genere'. Attenzione é comunque da tenere per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.
"'The Departed - Il bene e il male' di Martin Scorsese smentisce che la Festa di Roma, dove è stato presentato ieri, sia il 'deposito-rifiuti' della Mostra di Venezia, come sostiene il suo direttore, Marco Müller. Infatti il film di Scorsese è uno dei rari a meritare quattro stelle sia di giudizio di critica, sia di affluenza di pubblico. (...) Meno verboso di 'Mean Streets', 'Quei bravi ragazzi' e 'Casinò', 'The Departed' è montato magistralmente da Thelma Schoonmaker, che ha un'età, ma dà al film il ritmo giusto per il pubblico giovanile, senza far perdere il filo nei rovesciamenti di fronte. The Departed è anche uno dei rari film che ha la fine nel titolo e il senso nel sottotitolo recita: 'Il bene e il male'. L'uno e l'altro insieme, non 'Il bene o il male'. Simili fisicamente, coetanei, abiti diversi ma colori uguali, i due sono contemporaneamente dr. Jekyll e Mr. Hyde. (...) Al terzo film consecutivo con Scorsese, Di Caprio diventa più essenziale. Jack Nicholson, per una volta, fa tutto senza strafare mai. Già in un ruolo di Doppio nel 'Talento di Mr. Ripley' di Anthony Minghella, altro film da festival (Berlino), Damon incarna l'antagonista che Scorsese non proclama apertamente vincitore del confronto. Ma solo lui avrà progenie, dettaglio significativo in una vicenda di cattolici. Omaggio/oltraggio alla provenienza cinese del soggetto, Scorsese e lo sceneggiatore William Monahan mettono Nicholson a truffare agenti segreti di Pechino. Ma il cattivo dei cattivi non sono il bandito o il poliziotto del Massachusetts o le spie della Cina. È qualcuno che non si vede mai: l'Fbi, matrice dell'incubo ad aria condizionata dove tutti odiano tutti." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 16 ottobre 2006)
"Una vera fortuna per il cinema (e per tutti noi) che Martin Scorsese sia tornato ai tempi di 'Quei bravi ragazzi' ed anche (un po') a quelli di 'Gangs of New York'. Con tanto mestiere in più e con una capacità di muoversi dietro alla macchina da presa che si è sempre apprezzata fin dai tempi di 'Mean Street', adesso però con una padronanza, una forza, una vitalità come in pochi a Hollywood mostrano di avere. (...) Scorsese ha retto le fila di questo intrigo sanguinoso in modo tale che quasi non concede il minimo respiro. Con le reciproche angosce dei due infiltrati, la descrizione affannatissima degli ambienti in cui l'uno e l'altro si muovono, portando la violenza al diapason ma non disdegnando, nei dialoghi, pur votati a un iperrealistico turpiloquio, delle puntate verso l'umorismo che comunque, anche quando fanno sorridere, non attenuano l'ansia, le tensioni e l'arsura del contesto. Con immagini durissime e un continuo, rapidissimo alternarsi degli episodi riferibili all'uno e all'altro degli infiltrati che riesce sempre, senza sforzo, a prendere alla gola. Come tutto il film, del resto, e, in un certo senso, come quei due attori protagonisti mai fino ad oggi così incisivi. Billy, l'infiltrato tra i gangster, è un Leonardo Di Caprio, aggressivo, esasperato, furioso, come ancora non si era visto. Di fronte a lui, e contro di lui, Matt Damon, l'infiltrato tra i poliziotti, si impone con una costante, perversa ambiguità. Carica di ombre nere. Il boss è Jack Nicholson, un monumento al male." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 15 ottobre 2006)
"Ispirato fedelmente a un successo di Hong Kong che ha già generato altri due episodi e un paio di spin off ('Infernal Affairs' di Andrew Lau ed Alan Mak), 'The Departed' ha una trama così perfetta che sembra un cristallo. Per giunta molte fra le scene più spettacolari, se non lo stile inimitabile, vengono dritte dall'originale. Eppure il film di Scorsese, scritto strepitosamente da William Monahan, non sembra neanche un momento un remake. Questione di 'densità'. Solo Scorsese, che da molti anni non era così in forma, sa sorprenderci di continuo usando in simultanea tutti gli elementi che fanno un film, luci, dialoghi, riprese, dettagli, montaggio ma anche di 'accento'. Nel film asiatico prevalgono azione e suspense, ovvero il moltiplicarsi di sottotrame e doppi giochi. Qui sono i personaggi e le loro motivazioni a trasformare quello che potrebbe essere solo un travolgente film d'azione in una tragedia moderna. (...) Basterebbero i suoi incontri con l'uno e con l'altro, così diversi, a dare un'idea della complessità messa in campo da Scorsese in questo film che alterna pieni e vuoti, accelerazioni e sospensioni, con maestria assoluta. Creando intorno ai suoi protagonisti tutto un mondo eccentrico e spietato di tagliagole, cravatte leopardate, citazioni impreviste (Freud, Joyce, Hawthorne...), cellulari impazziti (lo sbirro Alec Baldwin, che finalmente può intercettarli: 'Dio come amo il Patriot Act'). Rabbia, ironia, affanno esistenziale: 'The Departed' declina in chiave americana (e cattolica) l'angoscia identitaria che a Hong Kong è pane quotidiano. Ma lo fa con un tale miracoloso equilibrio e con un senso dello spettacolo così frenetico e contemporaneo che agli Oscar quest'anno, se avessero un po' di spirito, dovrebbero mandare gentilmente tutti a casa e coprire di Oscar solo Scorsese e il suo film. Sarebbe anche una giusta riparazione." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 ottobre 2006)
"Scorsese rifà un film di Hong Kong per raccontare lo scontro eterno tra verità e menzogna e punta tutto su tre attori in stato di grazia." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 16 ottobre 2006)