Sabato 30 aprile | Ore 21:00 |
Domenica 1 maggio | Ore 21:00 |
Entrato in crisi profonda in seguito ad un rapimento finito male, Jeff Talley poliziotto di Los Angeles, specializzato nella gestione di sequestri di persona, lascia la città in cerca di un lavoro di minore responsabilità e diventa capo della polizia nella tranquilla cittadina di Bristo Camino nella contea di Ventura. Un giorno, tre ragazzini seguono una famiglia fino a casa con l'intenzione di rubargli l'auto ma purtroppo per loro, finiranno per sbaglio nella casa sbagliata proprio nel giorno sbagliato. Infatti, il terzetto si trova intrappolato in una villa di lusso alla periferia della città, di proprietà di un contabile corrotto.
Colti dal panico, i ragazzini prendono in ostaggio la famiglia mettendo Talley in una situazione che non avrebbe mai più voluto affrontare in vita sua. Talley cede immediatamente il controllo della vicenda allo sceriffo della contea e si allontana. Ma c'è chi è pronto a prendere in ostaggio la famiglia di Talley per costringerlo a riassumere il comando delle operazioni. A questo punto, la situazione precipita rapidamente e supera anche le più terribili previsioni.
Bruce Willis | Kevin Pollak |
Jonathan Tucker | Ben Foster |
Jimmy Bennett | Jimmy Pinchak |
Regia | Florent Emilio Siri |
Sceneggiatura | Doug Richardson |
Nel pomeriggio di domenica 1 maggio: Winnie The Pooh e gli Efelanti
"Addio blue steel parte seconda. Bruce Willis abbandona di nuovo il suo inconfondibile sguardo sexy con boccuccia che Ben Stiller canzonava in 'Zoolander'. La prima volta fu per Terry Gilliam e il suo 'Esercito delle 12 scimmie'. Risultato: la migliore interpretazione di Willis. Il secondo film tutto senza blue steel è 'Hostage' scatenato e godibilissimo action-thriller barocco del francese Florent Emilio Siri dove lo sceriffo Bruce, poliziotto traumatizzato esperto in sequestri, fronteggia contemporaneamente una banda di giovani rapitori e una lobby di supercriminali che forse controlla l'FBI. Accidenti, incidenti, morti e pallottole vengono giù a catinelle come in 'Nido di vespe', precedente di Siri che era già uno spasso. Anche qui la storia nasce da strani incroci del caso. Poi ci pensa il casinaro Siri a fare esplodere tutto facendo volare la cinepresa tra fiamme, torture psicologiche, sangue, ossa rotte e inaspettati romanticismi. Menzione speciale per Ben Foster, straordinario criminale dark che cita nel look Robert Smith dei Cure, rockstar che ispirò già 'Il corvo'". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 18 marzo 2005)
"L'unico interesse è distinguere il molto dejà vu dal raro jamais vu. Ma anche chi va al cinema solo per stordirsi ormai avvertirà il logorio del genere, oltre all'inconsistenza della polarizzazione del troppo buono opposto ai troppo cattivi." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 18 marzo 2005)
"Ha un'estrazione cinefila, si è nutrito di noir americano anni '40 e di Nouvelle Vague e tra gli autori che lo hanno influenzato ci sono Hawks, Carpenter e Leone. Il giovane regista francese Florent Emilio Siri con il suo secondo lungometraggio 'Nido di vespe' ha conquistato pubblico e critica e ora ha realizzato quel sogno hollywoodiano coltivato da tanti colleghi. Bruce Willis, icona del cinema d'azione violento e fracassone, ma anche produttore intelligente e talent scout, gli ha proposto di portare sullo schermo la sceneggiatura tratta dal romanzo 'Hostage' del giallista Robert Crais (...) Willis sfoggia la consueta grinta in un buon thriller attento alle psicologie e pieno di depistaggi." (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 19 marzo 2005)
"Diretto da Florent Emilio Siri, allievo di Rohmer, il film è una lunga variazione sul tema di 'Ore disperate': la famiglia tenuta in ostaggio da patologici delinquenti. Non ci sono più i borghesi d'una volta, papà è un boss, però restano i piccini sequestrati. Bruce Willis fa di tutto e di più, ma è difficile riconoscere nel noir non malfatto ma piatto stilisticamente, tutto quell'amore per la famiglia a disposizione del marketing. (...) Trattasi di film bombarolo giocato sul doppio e sugli opposti come un videogame e con un errore cinefilo nel doppiaggio: quello di Lubitsch è il Cielo e non il Paradiso può attendere." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 26 marzo 2005)