Gabriel Shear, un terrorista suadente, carismatico, cinefilo e misterioso, manda a prelevare dall'avvenente avvocato Ginger Knowles uno dei migliori hacker del pianeta, Stanley, per mettere a segno un colpo miliardario ai danni di una banca. Il denaro in realtà appartiene ad un fondo segreto della Dea, protetto da ipertecnologici sistemi di sicurezza, sistemi che l'hacker accetta di far saltare, a rischio della propria libertà (per aver violato un programma dell'FBI gli è stato proibito l'uso del computer), in cambio della promessa di una nuova vita insieme alla figlia, affidata dopo il suo arresto alla madre e al suo viscido compagno. Ma dopo aver avuto la conferma che Ginger è una poliziotta infiltrata, Stanley comincia ad avere dei dubbi anche sulla vera identità di Gabriel...
Gabriel Shear | John Travolta | Regia | Dominic Sena |
Stanley | Hugh Jackman | Montaggio | Stephen E. Rivkin |
Ginger Knowles | Halle Berry | Scenografia | eff Mann (II) |
Agente A.D. Roberts | Don Cheadle | Fotografia | Paul Cameron |
Sceneggiatura | Skip Woods | ||
Costumi | Ha Nguyen | ||
Durata | 1h 39' | Musiche | Christopher Young |
Sabato 27 ottobre | Ore 20:30 e 22:30 |
Domenica 28 ottobre | Ore 15:00, 17:00 e 21:00 |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Discutibile, violenze
Tematiche: Fantascienza; Politica-Società
Il copione è fin troppo denso, sovrabbondante, eccessivo. Si parla di spionaggio e controspionaggio, di agenzie ufficiali governative (FBI e DEA, la direzione antidroga), di delinquenti comuni e di un esaltato che dice di voler difendere la libertà americana, che non fa niente per se e tutto per il bene della patria. L’unica novità rispetto al passato è che oggi non si può fare a meno di ragionare in termini di ‘contatti’, ‘accessi’, ‘password’ e di tutto il restante vocabolario espresso in inglese anche nella versione italiana. Possibile interesse dunque per i patiti di Internet, ma anche su questo versante cala alla fine il peso del sopra le righe e del fuori misura. C’è una prima mezz’ora sostenuta e dinamica, dopo la quale prendono inesorabilmente il sopravvento i consueti ingredienti: inseguimenti mozzafiato, scontri a fuoco, sequenze roboanti e assolutamente improbabili (il pullman per aria sostenuto dall’elicottero). Si resta alla fine con l’impressione di uno spettacolo gridato e rumoroso, ma di ordinaria amministrazione nell’ambito di un cinema americano esagitato e fracassone, modellato sullo stile dei videoclip. Nel grande caos emergono comunque la messa alla berlina di certa esaltazione patriottica americana, e l’attaccamento di Stanley alla figlioletta. Dal punto di vista pastorale, la valutazione può orientarsi sul discutibile, ferme restando le crudezze che contrassegnano spesso la vicenda.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con qualche attenzione per la presenza di minori. Stessa attenzione è da porre in caso di passaggi televisivi.
"Il fascino di 'Codice: Swordfish', diretto a passo di corsa da Dominic Sena, è tutto nelle scariche nervose che elettrizzano il racconto. Certo, l'intreccio da rapina e computer è parecchio pasticciato ma le citazioni colte o autoironiche sono divertenti. E in certi momenti il sorriso criminale del perfido Travolta si illumina d'immenso". (Claudio Carabba, 'Sette', 20 settembre 2001)
"Prodotto da Joe Silver, festeggiato a Deauville insieme con l'attore australiano, 'Codice: Swordfish' è un film d'azione e di spionaggio popolato di personaggi eccessivi che sembrano misurarsi con situazioni impossibili. Tutto avviene all'insegna dell'iperbole, ma con un sapore di videogioco che ne attenua la violenza". (Renzo Fegatelli, 'Trovaroma', 27 settembre 2001)
"Film di spionaggio + action movie + John Travolta (...) Momenti eccitanti: un ostaggio carico di esplosivo, un autobus trasportato da un elicottero nei cieli di Los Angeles, un inseguimento velocissimo e furioso con inclusa terribile sparatoria. Presenza cruciale: John Travolta, infinitamente simpatico". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 28 settembre 2001)
"Il fragoroso 'Codice: Swordfish', di Dominic Sena, visto oggi suona sinistramente ammonitore. Pizzetto mefistofelico, modi da play boy, mezzi illimitati, John Travolta è il misterioso angelo nero che sequestra, rapisce, distrugge, uccide. Perché? Attenti al cast, c'è anche l'ambigua e bellissima Halle Berry". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 28 settembre 2001)
"Se l'idea all'origine di 'Codice: Swordfish' - la sceneggiatura è di Skip Woods - sembra interessante, la realizzazione è desolante, almeno per un pubblico adulto, quello in grado non solo di contare, giulivo, i morti ammazzati. Il ritmo frenetico, da videoclip (da lì viene Sena, autore per il cinema dell'ottimo e sfortunato 'Kalifornia' e del mediocre e fortunato 'Fuori in 8 secondi'), porta a trascurare incongruenze e inverosimiglianze, genere 'Mission: Impossible' e 'Mission: Impossible 2'. I due punti nel titolo favoriscono evidentemente gli incassi, la qualità no...". (Maurizio Cabona, 'Il giornale', 28 settembre 2001)
"Una storia stravagante, che aspirerebbe all'amoralità ma si risolve in un catalogo di scene ad effetto, dirette da un regista di clip e spot periodicamente prestato al cinema. Col pizzetto da Mefistofele, Travolta gigioneggia come richiede la parte ma non ha, forse, tutto il carisma che questa gli attribuisce. Lo contrasta Hugh Jackman ('X-Men'), attore in ascesa che ricorda il Clint Eastwood di parecchi anni fa". (Roberto Nepoti,'la Repubblica, 29 settembre 2001)
"Mentre il mondo aspetta la risposta ecumenica al terrorismo talebano esce la faccia da schiaffi di John Travolta con computer galattici, banda armata, bombe e razzi (...) Di per sé sono trovate plateali per fare baccano. Nell'attualità, ora, danno anche un po' di nausea. La regia di Sena ('Kalifornia') è secondo copione. Brutale e inessenziale". (Silvio Danese, 'Il giorno', 5 ottobre 2001)