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Logan ritrova in Giappone il suo amore perduto, Mariko Yashida, ora sposata con un losco e cinico uomo d'affari. Disorientato da un mondo a lui del tutto sconosciuto e per la prima volta vulnerabile fisicamente e psicologicamente, Logan verrà coinvolto dal clan ninja The Hand e dovrà vedersela con Silver Samurai...
Liberamente ispirato alla miniserie "Wolverine" firmata nel 1982 da Frank Miller e Chris Claremont
Regia: James Mangold
Interpreti: Hugh Jackman, Brian Tee, Hiroyuki Sanada, Hal Yamanouchi, Will Yun Lee, Rila Fukushima, Tao Okamoto
Sceneggiatura: Christopher McQuarrie, Mark Bomback
Fotografia: Matthew Libatique
Montaggio: Michael McCusker
Musiche: Marco Beltrami
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: consigliabile, semplice
Tematiche: Famiglia; Fantascienza; Guerra; Libertà
In "X Men le origini" (2009) si raccontava il violento passato di Logan/Wolverine, che per la sua sete di vendetta entra nel programma militare ideato da William Stryker e si trasforma in una feroce macchina da guerra con artigli retrattili. Dall'originale "X Men", diretto da Brian Singer nel 2000, sono passati 13 anni e altre tre puntate. Il personaggio Wolverine ha assunto uno spazio prevalente, a poco a poco restando protagonista e muovendo le fila di uno spazio narrativo sempre più ampio. La decisione di perdere l'immortalità e di poter finalmente entrare tra gli umani crea le premesse per un'epica dalle conseguenze dure, ostiche, scontrose. Combattuto tra il proprio destino, quello dell'amata Mariko, dell'amicizia con Harada, Logan vive un impossibile presente. Il ricordo della bomba di Nagasaki, quello di Jean, il viaggio in una Tokio spersonalizzata e malata: non c'è più realtà, anzi l'uomo che vuole perdere gli artigli vive il sogno di un sogno. E' il taglio più sofisticato e riuscito della regia di Mangold: che si cala a pieno titolo nel rapporto tra memoria, nostalgia, ambizioni. Le dure regole del mondo giapponese, i riti, le tradizioni, l'impossibilità di cambiare abitudini: è un mondo asfittico, chiuso quello in cui Logan prova a muoversi e a ricominciare una nuova vita. Sembra riuscirci ma l'apparizione finale di Charle sulla sedia a rotelle all'aeroporto rimette tutto in discussione. Il gioco è destinato a proseguire. Se non vanno bene eroi o supereroi, se non si può essere normali, a chi toccherà il compito di salvare il mondo? Suggestivo in qualche passsaggio e in altri momenti rumoroso e algido, il film resta di prevedibile scorrimento e, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e nell'insieme semplice.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria come spettacolo di buon livello, più faclmente seguibile da parte degli affezionati e dei conoscitori della saga.
Hollywood ci ha rotto l'estate, e il mutante Hugh Jackman s'accoda: blockbuster senza artigli, a graffiare è la noia
Quando l’amore brucia l’anima? Macché, quando la noia secca il film. Vi ricordate il solido mestierante di Walk the Line, Quel treno per Yuma e Innocenti bugie? Ebbene, dopo il forfait di Darren Aronofsky, James Mangold è stato assoldato dalla Marvel per dare un seguito a X-Men le origini – Wolverine (2009): Wolverine - L’immortale ha la sua dimenticabile regia, più altre, mille magagne.
Nato nel ’74 ospite de L’incredibile Hulk, prontamente arruolato tra gli X-Men e celebre per gli artigli di adamantio, Logan alias Wolverine, il mutante, rabbioso e auto-rigenerante, ha ancora volto e muscoli di Hugh Jackman (sua sesta volta nel ruolo, la settima è sul set), che complice i comics di Chris Claremont e Frank Miller torna nel Giappone che conobbe durante la Seconda Guerra Mondiale. Mentre l’atomica cala su Nagasaki, Wolverine salva la vita al soldato nipponico Yashida che decenni più tardi comanda dal letto di morte un impero economico: vorrebbe trasferirsi l’immortalità di Wolverine, complice la subdola oncologa Viper e, ambasciator non porta pena, Yukio, capelli rosso sparato e arti marziali da vendere, che scova Logan nello Yukon. Ma il Sol Levante non è il sol dell’avvenire: Wolverine s’innamora della nipote di Yahida, Mariko Yashida (Tao Okamoto, sexy), ma il loro passo a due per la salvezza incrocia temibili ostacoli, dal papà di Mariko, Shingen, al fidanzato della donna, il corrotto ministro della giustizia Noburo Mori, fino al Silver Samurai.
Tranquilli, pericoli e minacce ci sono, ma senza colpo ferire: se Wolverine le prende e, una volta tanto, fatica a guarire, allo spettatore va persino peggio, perché il romance è timido, l’action senza quid, il filo narrativo esausto. Già, nonostante le apparenze, Logan non offre nemmeno uno straccio d’artiglio per rimanere aggrappati alla storia. L’intenzione era di allontanarsi dalle convenzioni degli X-Men e garantire al Nostro, insieme al primo piano in solitaria, debolezze, crucci e graffi poco supereroici e molto umani: problema, Wolverine – L’immortale rimane nel guado, gli artigli spuntati dall’incertezza, le ferite suturate dall’ignavia, i muscoli sgonfiati dalla mancanza di personalità. Davanti allo schermo tocca resistere, resistere, resistere, ma è sempre più dura: dopo After Earth, Man of Steel, Pacific Rim e altra trita compagnia blockbuster, Hollywood ci ha rotto l’estate. E Wolverine non si sottrae: a voi i cocci. (Federico Pontiggia)
"Hugh Jackman ha definito il suo ruolo in 'Wolverine' il più forte mai interpretato, quello che ha definito la sua carriera. Che sia su un palco di Broadway, che canti in un film musicale come ne 'Les Miserables', Jackman riesce a avvicinarsi sempre con intensità ai suoi personaggi, ma quando estrae gli artigli ossei dalle sue mani, qualcosa di magico accade. L'attore australiano è ancora Wolverine in un film che insieme agli altri lavori del 2012 gli ha fatto guadagnare circa 55 milioni di dollari inserendolo al terzo nella graduatoria della rivista 'Forbes' tra gli attori più pagati al mondo. (...) Il percorso emotivo di Wolverine (...) resta divertente da seguire, almeno per chi non abbia una reverenza filologica e sacrale per il materiale originale e accetti l'intrattenimento da pop corn al quale l'attore e produttore è da sempre legato. Wolverine è senza ombra di dubbio il ruolo che più di ogni altro ha dato slancio alla sua carriera. Dal primo 'X-Men' del 2000, diretto da Bryan Singer, ha recitato nella parte di Logan/Wolverine sei volte e attualmente sta girando il settimo film che uscirà nel 2014. Ma l'aspetto che si evidenzia nell'attore è la sua versatilità nell'interpretazione. Jackman si può per questo definire come un attore del passato, quando chi faceva questo mestiere doveva essere in grado di fare un po' di tutto perché gli attori dovevano davvero guadagnarsi da vivere." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 25 luglio 2013)
"E' il più iconico degli X-Men, per questo è l'unico tra i mutanti della Marvel ad essere protagonista di ben due spinoff. L'ultimo, 'Wolverine - L'immortale', diretto da James Mangold dopo il deludente 'Wolverine - Le origini' di Gavin Hood, tenta di risollevare le sorti dell'uomo dagli artigli adamantini, interpretato per la sesta volta da Hugh Jackman, l'attore decisamente più affezionato al suo ruolo di supereroe. Ambientato in Giappone (come il ciclo di fumetti di Chris Claremont e Frank Miller ambientati nel 1982), il film conduce il protagonista, più Logan che Wolverine, attraverso una serie di esperienze estreme, sia fisiche che esistenziali, puntando l'obiettivo sull'anima turbata di un uomo la cui immortalità è causa del dolore più grande: la perdita di tante persone amate. Più 'filosofico' e riflessivo nella prima parte, più incentrato sull'azione nella seconda." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 25 luglio 2013)
"Sesto episodio della saga di Wolverine, questa volta fuori dal contesto X-Men, e sesta prova da supereroe Marvel per il granitico Hugh Jackman. Due ore d'infinito tormento tra prevedibilità e retorica di massa. Perché 'anche i supereroi hanno un limite' e in epoca di crisi planetaria è gradito inserire un 'memento mori' anche nei fumetti hollywoodiani. Tutto ciò è sano purché ci esenti dalla noia." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 25 luglio 2013)
"Piacerà a tanti mariti in città. Per i quali il mutante zannuto può essere lo svago giusto nelle sere solitarie d'estate. I tapini estivi sono serviti bene, anzi benissimo, nella prima parte (cioè nella prima ora). Partenza alla grande con l'antefatto, il salvataggio di Yashida nell'inferno di Nagasaki del 1945. E si prosegue bene con i flashbacks gli incubi del passato che tormentano ogni notte di Logan (per un superman non ci possono essere che super incubi). Insomma l'avventura è impostata bene. Gli sceneggiatori hanno decisamente imboccato la strada tracciata da Christopher Nolan e dalle sue storie di Cavalieri Oscuri. Niente spazio per strizzate d'occhio, per inserti umoristici. Il tono è costantemente cupo, anzi cupissimo (del resto pure i fumetti di Frank Miller lo erano). Si comincia e si finisce con un eroe condannato all'infelicità e il tono diventa decisamente feroce proprio quando Logan ci prova timidamente a comportarsi da persona normale (perché a questo punto è indifeso, qualsiasi Yakuza può metterlo con le spalle a terra). La seconda parte è più prevedibile. Dall'inseguimento in treno alle apparizioni di Viper si pesca nel consueto armamentario dell'action movie. Un consiglio per i mariti in città. Non affrettatevi ad alzarvi appena appaiono i titoli di coda. C'è ancora spazio per una sequenza mozzafiato (nonché anticipatrice del prossimo capitolo)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 25 luglio 2013)
"Melodramma eccessivo mitigato da ottime scene d'azione. Inutile il 3D." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 25 luglio 2013)