Sabato 18 gennaio - Ore 21:00
Domenica 19 gennaio - Ore 16:00 e 21:00
Sabato 25 gennaio - Ore 21:00
Domenica 26 gennaio - Ore 21:00
(domenica pomeriggio: Piovono polpette 2 - La rivincita degli avanzi)
Cristina, energica meridionale, vive con il marito Michele Coso e i loro due splendidi figli, in un piccolo centro del Nord, dove è riuscita finalmente a costruirsi una vita e una famiglia perfette. Tuttavia, l'idilliaca esistenza della famiglia Coso viene messa a soqquadro quando Cristina, convocata in Questura, viene a sapere che suo fratello Ciro è implicato in un processo di camorra e ha chiesto di poter trascorrere gli arresti domiciliari presso di lei. Cristina e Ciro, un tipo tutto tatuaggi, catene d'oro e poco abituato alle buone maniere, non si vedono da quindici anni, ma nonostante tutto la donna accetterà a suo malgrado di accogliere il fratello con le inevitabili, tragicomiche conseguenze...
Regia: Luca Miniero
Interpreti: Rocco Papaleo, Paola Cortellesi, Luca Argentero, Angela Finocchiaro, Marco Marzocca, Ale, Franz
Sceneggiatura: Luca Miniero
Fotografia: Federico Angelucci
Montaggio: Valentina Mariani
Musiche: Umberto Scipione
Durata: 1 ora e 30 minuti
"Commedia delle feste" deliziosa e lontana anni luce dai consueti cinepanettoni
Senza alberi di Natale e baci sotto il vischio ma anche priva di scivoloni volgari e gag grossolane: Un boss in salotto di Luca Miniero, distribuito a Capodanno in 450 da Warner Bros., dimostra come sia possibile realizzare una diversa “commedia delle feste”. Confezionata con cura (scrittura brillante, regia garbata, ambientazioni gradevoli), punta su un cast ben assortito.
Rocco Papaleo interpreta Ciro, un presunto capo della Camorra in attesa di processo che indica per gli arresti domiciliari la casa della sorella (Paola Cortellesi). I due non si vedono da anni perché la donna, Carmela, è scappata dalla Campania per reinventarsi al nord: ha cambiato nome (ora si fa chiamare Cristina) e ha messo su famiglia con Michele Coso (Luca Argentero), un pubblicitario poco creativo con velleità artistiche. Carmela/Cristina pensa di avere tutto sotto controllo: usa mantra motivazionali per inculcare a marito e figli la filosofia del successo ad ogni costo e dà un’immagine perfetta di sé all’alta società a cui aspira. Per prendere le distanze dal passato è diventata un robot, senza emozioni né debolezze: “Adoro il freddo – parole sue – gradisco l’umido e non mi piace il calore, neppure quello delle persone”.
Il nido perfetto si sgretola quando Ciro, con catenine d’oro e canottiera bianca traforata, con la sua spontaneità “cafona” crea scompiglio nelle abitudini rigorose della sorella, che intanto cerca di conquistare l’amicizia del capo del marito Carlo Manetti (Ale) e della moglie Doriana (Angela Finocchiaro) in vista di una promozione a direttore marketing dell’azienda. Il vero lusso che Carmela/Cristina non si può concedere è proprio quello di mollare, perdere il controllo e sentirsi una fallita.
Tra siparietti, equivoci e paradossi la commedia procede con brio e leggerezza anche indugia su un po’ di buonismo nel finale. La verità sulla protagonista la si può leggere sul volto della Cortellesi quando sull’uscio di casa saluta Argentero e i bambini. Il suo sorriso scema gradualmente e all’allegria forzata subentra una malinconia incontenibile.
Il 2014 cinematografico parte con uno slancio nuovo perché Un boss in salotto offre davvero un divertimento formato famiglia senza cadute di stile e si distanzia dal resto dell’offerta natalizia in sala sia nella data d’uscita che nella modalità di racconto. L’anno nuovo inizia con la speranza che sia davvero possibile intrattenere il pubblico senza ricorrere a bassi espedienti. (Alessandra De Tommasi)
"Semplice quanto simpatica storiella che ha colto nel segno, aggiudicandosi il primo posto tra i film più visti nell'ultimo fine settimana. La gente, in sala, ride davanti all'arrivo del presunto boss Papaleo che va a scontare gli arresti domiciliari in casa della sorella (la brava Cortellesi), rompendo la monotonia della famiglia perfetta. Eppure, la vita dei quattro Coso (il marito è Argentero) cambierà in meglio. Da cartellino rosso la gag che prende di mira un povero gattino." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 9 gennaio 2014)
"Luca Miniero in versione dickensiana 'de noantri' segue gli schemi dei suoi 'Benvenuti al Sud' & Nord' col plausibile desiderio di replicarne il bottino. E il pubblico lo asseconda, segnando un boom di incassi che rasenta i 7 milioni in 7 giorni. Buon per lui, ma il film non ha mordente e sembra galleggiare in attesa di un climax che non arriva." (Anna Maria Pasetti, 'Il fatto Quotidiano', 9 gennaio 2014)
"Dire che una commedia italiana non contiene parolacce, specie se usate come l'uvetta nel cinepanettone, è come dire che un politico non fa affari, il minimo indispensabile. E non usa turpiloquio 'Un boss in salotto' di Luca Miniero che mescola i suoi 'Benvenuti al Nord' e 'al Sud' in una storia a luoghi comuni unificati, ambientata in un Nord quasi di montagna dove Concetta, verace napoletana, si è trasformata nella perfetta Cristina con la sua famiglia Carosello, il marito succube in carriera e i due figli tesori di nevrosi. La corrente si accende quando suo fratello ripudiato, dato per morto, colluso con la camorra, sceglie di scontare a casa della sorellina i domiciliari in attesa di processo. (...) Lasciamo la non sorpresa: basti dire che Miniero ha perso la ferocia (che c'era in 'Incantesimo napoletano') e si è fatto accomodante, fa vincere il tepore di famiglia e gioca la sua storia garbata coi dadi consunti da banalità nordiste-sudiste. Il che non toglie che il soggetto sia originale, spassoso, non innocente, con capriole di rispettabilità e sushi e pinzimonio contro spaghetti. Modernismo della famiglia perfettina che si prodiga in falsità: ma la sceneggiatura langue, non trova la battuta, accontentandosi di tutto il risaputo e imparentandosi con la fiction. Bisogna leggere le perfidie tra le righe, gli usi e costumi di odiosi piccini sgomitanti, nati già bulli, la volgarità da madame Verdurin della brava Finocchiaro e del suo Ale, vittima bis di una società matriarcale. Allo zoppicare del ritmo, inedito in Miniero, sopperisce la bravura del cast, specie la scatenata e nevrotica Paola Cortellesi, giovane moglie madre ottenebrata dalla scalata sociale (Luca Argentero è un'eccellente vittima passiva designata). Rocco Papaleo fa entrata da star e rilancia la pastiera, da cui film cinepastiera." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 2 gennaio 2014)
"Supplemento di intrattenimento natalizio, dopo il tris Pieraccioni/Brizzi/Parenti, con 'Un boss in salotto' di Luca Miniero che debuttò in co-regia con Paolo Genovese per poi incrociare la strada degli sceneggiatori Brizzi e Martani e per, infine, siglare il fortunato 'Benvenuti al Sud' mutuato da un grande successo francese. Ora propone un ulteriore variazione su temi a lui già cari, sui luoghi comuni del Nord e del Meridione italiani già largamente esplorati. Paola Cortellesi è una meridionale doc che però si è messa le odiate origini dietro le spalle al punto da assumere una perfetta cadenza brianzola, da mimetizzarsi completamente nello stile di vita della deprimente provincia lombarda divenuta sua patria elettiva. Suo marito Luca Argentero è invece un esemplare autoctono, miti e valori nella norma, nella norma anche il passo più lungo della gamba. Rocco Papaleo è il fratello di lei, poco di buono, volgare, impresentabile nella sua canotta traforata e stecchino tra i denti, assegnato agli arresti domiciliari proprio a casa della sorella. Abbastanza gustoso sempre che non ci si aspetti e non si pretenda troppo." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 2 gennaio 2014)
"Peter Sellers rifiutò il ruolo del maggiore "King" Kong ne 'Il dottor Stranamore' perché non convinto della sua capacità di parlare con accento texano. Purtroppo per loro Paola Cortellesi (romana) e Rocco Papaleo (lucano) hanno invece accettato i ruoli di due napoletani in 'Un boss in salotto' del bravo Luca Miniero di 'Benvenuti al Sud'. Lei è una napoletana costrettasi a diventare nordica (parla in un poco convincente friulano) per via di un fratello criminale partenopeo (Papaleo... che parla però sempre in lucano) di cui si vergogna. Quando lui si trasferisce da lei al Nord perché sotto processo, saranno guai. Veramente un peccato vedere degli attori comici così bravi inseriti in una comicità regionalistica senza ragione alcuna. Miniero, lo sappiamo, è un bravo regista e grazie a un Luca Argentero super (è il marito passivo e perfettino della Cortellesi) porta a casa comunque una commedia elegante, dolcemente grottesca e con una bella denuncia dentro (l'ipocrita gente del nord accoglie a braccia aperte il camorrista). Poteva essere un gioiello." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 2 gennaio 2014)
"Piacerà a chi ha gradito le precedenti commedie di Miniero ('Benvenuti al Sud') e ai fan sempre più numerosi della Cortellesi (che se ci si mette può essere la Vitti del nuovo secolo)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 2 gennaio 2014)
"Ecco cosa mancava a questo Natale. La commedia Nord/Sud col terrone al Nord o col polentone a Napoli e dintorni. Ci pensano Cattleya e Luca Miniero, che dopo i successi di 'Benvenuti al Sud' e 'Benvenuti al Nord' è diventato un po' specializzato nella materia. Così parte dell'idea, sua e di Federica Pontremoli, già sceneggiatrice di Nanni Moretti ('Il caimano', 'Habemus Papam') e Silvio Soldini ('Giorni e nuvole'), di prendere un pericoloso boss della camorra, tale Don Ciro interpretato dal lucano Rocco Papaleo, e spostarlo in attesa di giudizio nella casetta bolzanina di una famigliola perfettina composta da due figlioli, un marito senza palle con la fissa del trenino, Luca Argentero, e una mamma, che comanda su tutto e su tutti con grande accento veneto, interpretata da Paola Cortellesi. (...) Il film funziona grazie all'intelligente messa in scena di Luca Miniero e alla grande coppia che formano i due fratelli meridionali, cioè Rocco Papaleo, mai così divertente, e Paola Cortellesi, assolutamente strepitosa nel suo gioco di veneto che nasconde una mancanza di identità. Purtroppo non tutto il film è all'altezza della loro performance per una serie di non funzionamenti, credo, da sceneggiatura. L'inizio è un po' lento, qualcosa nella parte di pura commedia è troppo visto, come la gag del gatto morto nel frigo che è veramente impossibile, e tutto il finale è incredibilmente troppo sbrigativo. Mettiamoci anche che Miniero ha dovuto tagliare un film già lungo, così dura un'ora e 45 minuti, preferendo forse puntare tutto sui duetti Papaleo-Cortellesi che sviluppando una parte finale dove un flashback napoletano ci avrebbe spiegato qualcosa di più del loro rapporto. Scompare del tutto, infatti, il personaggio della suora, interpretata da Nunzia Schiano, che aveva cresciuti i due orfanelli. Mancando questa parte dobbiamo immaginarci troppe cose e non capiamo perché il film si sviluppi in una certa maniera meno comica e più romantica. Detto questo 'Un boss salotto' (...) ha delle notevole ambizioni e sviluppa un tipo di commedia piuttosto sofisticato rispetto al nostro pubblico. E, ripeto, Papaleo e Cortellesi, cioè il cuore della storia, funzionano a meraviglia. Per non parlare di una serie di battute strepitose del boss sul Nord. (...) C'è pure spazio per qualche buffa caratterizzazione, da Salvatore Misticone come professore d'inglese con bombetta a Marco Marzocca a un gruppo di scatenati camorristi. Certo. Ci saremmo aspettati una sceneggiatura più compatta e funzionante." (Marco Giusti, 'Il Manifesto', 31 dicembre 2013)
"Scivola sempre più giù la commedia italiana. (...) Qui pro quo e battutacce si rincorrono per tutto il film. Così il protagonista, spacciato per maggiordomo rumeno, può chiedere impunemente: 'Servo prima la bagascia?'. 'Bagascia in rumeno vuol dire polenta." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 31 dicembre 2013)