Domenica 20 settembre 2015 - Ore 21:00
Domenica pomeriggio: Minions
Ethan e il suo team sono impegnati nella missione più impossibile di sempre: sradicare il Sindacato, una organizzazione criminale internazionale che vuole distruggere la MFI e creare un nuovo ordine mondiale, uno "stato canaglia", attraverso una serie crescente di attacchi terroristici. Ethan riunisce la sua squadra e si allea all' ex agente britannico Ilsa Faust.
Ci risiamo. Il capo della CIA (Alec Baldwin) chiede e ottiene che l’IMF venga chiuso per reiterati comportamenti “anticonvenzionali” (in ultimo, la distruzione del Cremlino…). Ethan Hunt (Tom Cruise) è – al solito – irreperibile ma, da ricercato, non smette di indagare su quella che, a tutti gli effetti, sembra la missione più impossibile di sempre: sradicare il fantomatico “Sindacato”, organizzazione criminale internazionale formata da ex agenti e spie di tutto il mondo (scomparse o ritenute morte) decisa a creare un nuovo ordine mondiale: uno “stato canaglia” da erigere grazie ad una serie di sanguinosi e mirati attacchi terroristici…
È una saga capace ogni volta di auto-rigenerarsi, quella di Mission: Impossible. Assunto, se si vuole, perfettamente calzante con il suo protagonista: aveva 34 anni Tom Cruise, nel 1996, quando Brian De Palma portò per la prima volta sullo schermo le imprese dell’agente Ethan Hunt. Oggi, a 53 anni compiuti, 19 anni e quattro capitoli dopo, è ancora lì ad aggrapparsi su aerei al decollo, a gettarsi in una turbina nuotando controcorrente e in apnea per quattro minuti, a sfasciare automobili nei vicoli marocchini e a sfrecciare su bolidi a due ruote per infiniti tornanti in contromano. Sforzi sovrumani per un ragazzino, figuriamoci per un uomo “di mezza età”, deciso ancora una volta ad anteporre il bene delle masse alla propria “reputazione”: la missione di Ethan Hunt continua a essere (bella e) impossibile, schizofrenica e planetaria. Dalla Bielorussia a Vienna, da Parigi al Marocco, per arrivare a Londra: Ethan Hunt si lascia cadere nel vuoto da un aereo, poi lo ritroviamo in tutt’altra parte del mondo.
La scommessa, da sempre, è questa: creare ellissi e sospensioni d’incredulità senza soluzione di continuità, farci credere che una squadra addestrata stia per mettere fine alla latitanza di Hunt e scoprire una frazione di secondo più tardi che invece è lui ad osservarli da migliaia di chilometri di distanza.
Per certi versi, Christopher McQuarrie – alla prima regia di un episodio della saga – approfitta della recente esperienza fatta con Tom Cruise in Jack Reacher e conferma notevoli abilità dal punto di vista tecnico: l’inseguimento in Marocco è davvero sensazionale, come molte altre sequenze mozzafiato. Ma la vera novità di questo Rogue Nation è la scelta di affidare ad un nuovo personaggio, quello dell’ex agente britannico Ilsa Faust (Rebecca Ferguson), un ruolo “chiave”, ambiguo per tutto il corso del racconto, al tempo stesso alleato e minaccia per Ethan Hunt. Che, ancora una volta, potrà contare ciecamente sull’apporto dei vari William Brandt (Jeremy Renner ), Benji Dunn (Simon Pegg ) e Luther Stickell (Ving Rhames): team inossidabile, proprio come il successo che di capitolo in capitolo il franchise continua a ottenere (nel primo weekend ha incassato quasi 135 milioni di dollari in tutto il mondo).
Ci aspettavamo un buon film e invece abbiamo cavalcato in groppa a una sinuosa pantera per 131 minuti. Pensavamo di trovare il veterano di 'Top Gun' in buona forma fisica e invece abbiamo assistito alla sua rinascita sotto forma di Bruce Lee. La saga d'azione tratta dal telefilm del 1966 creato da Bruce Gelelr, già incarnata al cinema da Cruise quattro volte a partire dal primo atto firmato Brian De Palma nel lontano 1996, arriva a questo quinto capitolo non solo fresca ma pronta a un balzo in avanti. (...) La pellicola diretta da Christopher McQuarrie (...) riesce ad essere ipertecnologica e iperclassica insieme. Le scene d'azione sono veloci e precise come un raggio laser sia che si tratti di frenetici inseguimenti in moto per le strade bollenti del Marocco sia che Ethan si trovi costretto a liberarsi dalle catene scalando una pertica a colpi di addominali (è qui che Cruise sembra un redivivo Bruce Lee). Per gli amanti del classico spy movie ecco una sequenza magistrale nel bel mezzo di una 'Turandot' di Puccini messa in scena a Vienna (...). È in quel momento hitchcockiano in cui è impossibile non pensare alla scena finale del 'L'uomo che sapeva troppo' (1956) che splende sul grande schermo il fascino della svedese Rebecca Ferguson, vera e propria reincarnazione della connazionale Ingrid Bergman a cui prende in prestito il nome (Ilsa) del suo mitico personaggio di 'Casablanca' (1942). Lei e Cruise nel film sono così sexy (...) e compatibili da giustificare un ritorno di fiamma per il prossimo capitolo. È tutta preziosa e sfrenata fantasia anche se è riscontrabile un leggero sottotesto antibritannico con Ethan protagonista di una gaffe (...). Invece il film riporta Cruise e il suo amato franchise agli incassi de secondo 'Mission: Impossible' (...). Oggi, in questo gioiello cinematografico di vibrante classe, Hunt è una splendida spia cinquantenne meno traumatizzata e molto più divertente dell'ultimo James Bond." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 5 agosto 2015)
"In ricerca di effetti speciali ormai banali, l'agente Hunt non è Bond, manca l'ironia ma piroetta appeso all'aereo o in un teatro durante la Turandot: caso clamoroso di copia e incolla da Hitchcock." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 20 agosto 2015)
"'Mission: Impossible - Rogue Nation' è il quinto film della famosa saga. Se non il migliore, di sicuro in seconda posizione. A vent'anni dall'esordio la serie non cala, anzi aumenta i giri. E Tom Cruise (classe 1962) corre picchia e spara come da giovanotto. (...) L'azione è senza respiro, ma c'è spazio per una love story tra Hunt e una 007 inglese, abilissima nel triplo e quadruplo gioco (niente letto e niente baci tra Cruise e la splendida Rebecca Ferguson, ma ugualmente grande tensione erotica quando si battono spalla a spalla). Piacerà a tutti. Innanzi tutto ai fan del film d'azione. (...) una mitragliata di emozioni. Godibile senza vergogna anche dagli spettatori più raffinati perché lo scenario di Christopher McQuarrie (che fece il botto 20 anni fa con 'I soliti sospetti') è pieno di rimandi cinefiili (non solo Hitchcock anche John Woo con gli inseguimenti in moto) e di ironia sottopelle (ogni volta a sottolineare la chemistry erotica fra Cruise e la Ferguson, interviene il melodramma italiano). Dicevamo di McQuarrie, qui bravissimo anche da regista, ma loffio, manierato quando si tratta d'inquadrare il nemico, il 'Sindacato'. (...) McQuarrie, non cialtroneggiare, questa è muffa da contestazione globale, è trippa di gatto. Il cattivo (anche nei film schiettamente commerciali) non può essere usato come un sarchiapone." (Giorgio Carbone, 'Libero', 20 agosto 2010)
"C'è sequel e sequel. Che Hollywood, ormai, cannibalizzi i cartelloni con un numero sempre più crescente di seguiti e quant'altro (dai risultati, spesso, imbarazzanti), sperando di riesumare la gallina dalle uova d'oro, è risaputo. Per fortuna, però, che, ogni tanto, qualche luce si accenda in fondo al tunnel della cronica mancanza di idee. È il caso di questo quinto capitolo della saga di 'Mission: Impossible', ribattezzato 'Rogue Nation', il migliore di tutto il filone che vede come protagonista l'agente Ethan Hunt, alias Tom Cruise. Una pellicola che offre, almeno, quattro scene d'azione da antologia, tutte girate in prima persona dal buon Tom, uno al quale puoi ancora appiccicare, senza imbarazzo, l'etichetta di divo. (...) in mezzo c'è anche una trama che, miracolo, non richiede pastiglie per il mal di testa. (...) quanto è brava Rebecca Ferguson (...)." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 21 agosto 2015)
"Già serie televisiva di successo (se non proprio di culto), anche per via del celebre score, del tema musicale di Lalo Schifrin, nel 1996 'Mission: Impossible' diventava un film per il grande schermo firmato da Brian De Palma. A vestire i panni dell'intrepido agente dell' Imf ('Impossible Mission Force') Ethan Hunt, l'attore Tom Cruise (...). Nel primo film Cruise aveva 34 anni, oggi ne ha 53 ma continua ad interpretare il suo ruolo senza utilizzare delle controfigure per le sequenze più spettacoli e acrobatiche (...) e non vogliamo sapere che cosa si inventerà nella prossima puntata di una serie diventata ormai un marchio, un 'brand' oltre che una formidabile macchina da incassi ma anche di immaginario. Un immaginario che esalta al grado esclamativo il cinema action di derivazione jamesbondiana: un cinema caleidoscopico, improbabile dal primo all'ultimo fotogramma ma, proprio per questo, e con la complicità dello spettatore che deve praticare l'esercizio della cosiddetta 'sospensione dell'incredulità', diventa altamente spettacolare. Complicità con lo spettatore che si traduce anche in una serie di ammiccamenti, di ironie, di autoironie che costellano tutta la durata delle due ore e dieci del film. Che servono anche a stemperare l'adrenalina delle numerose e spettacolari scene di azione che sono, in fondo, al di là della trama che serve solo da puro pretesto narrativo, il vero sale di questa e di pellicole similari. Ovviamente l'intrepido agente Hunt non potrebbe cavarsela se non avesse al suo fianco la storica squadra di collaboratori (JeremyRenner, Simon Peg e Ving Rahmes) ma, soprattutto, quella che in un film di 007 sarebbe stata la classica 'Bondgirl', ma qui in un ruolo molto ambiguo di femmina fatale di Rebecca Ferguson, spina nel fianco di Hunt e protagonista di una sequenza assolutamente hitchcockiana ambientata all'Opera di Vienna (presa quasi alla lettera da 'L'uomo che sapeva troppo'). È l'attrice di origine svedese che, in questa puntata, contribuisce ad alimentare tutto quel lato quasi 'mèlo' di un'avventura che, oltre alle sparatorie, a interminabili e spettacolari inseguimenti a doppi e tripli giochi, riserva anche un sottofondo romantico (...) che ovviamente resta in sospeso: che sia questa la vera missione impossibile?" (Andrea Frambrosi, 'L'Eco di Bergamo', 21 agosto 2015)