Venerdì 9 gennaio | Ore 21:00 |
Sabato 10 gennaio | Ore 21:00 |
Domenica 11 gennaio | Ore 16:00 e 21:00 |
Sabato 17 gennaio | Ore 21:00 |
Domenica 18 gennaio | Ore 16:00 e 21:00 |
Il capitano Woodrow Algren, veterano della guerra civile e ora rappresentante della Winchester, giunge in Giappone alla fine del 1870 per addestrare le truppe dell'imperatore Meiji che si preparano ad eliminare gli ultimi samurai. Quando però Algren viene catturato dagli stessi samurai, impara il loro codice guerriero da Katsumoto, il capo dei samurai, e decide da quale parte del conflitto stare...
Tom Cruise | Capitano Woodrow Algren |
Billy Connolly | Sergente Zebulah Grant |
Timothy Spall | Simon Graham |
Ken Watanabe | Katsumoto |
Seizo Fukumoto | Samurai silenzioso |
Regia | Edward Zwick |
Costumi | Ngila Dickson |
Sceneggiatura | Edward Zwick Marshall Herskovitz John Logan |
Fotografia | John Toll |
Scenografia | Lilly Kilvert |
Montaggio | Steven Rosenblum |
Giudizio: accettabile, realistico
Tematiche: guerra, politica - società, rapporto tra culture, storia, tematiche religiose
Il regista Edward Zwick dichiara di amare molto il cinema di Kurosawa e di avere studiato a lungo la storia giapponese nel periodo che ha portato il Giappone ad incontrare l'Occidente dopo oltre 200 anni di isolamento. "In tutte le culture - precisa - il passaggio dalla tradizione alla modernità é sempre drammatico e violento. Anche visivamente. Ogni immagine racconta la contrapposizione tra vecchio e nuovo. Inoltre ho sempre considerato i valori della cultura del Samurai ammirevoli e validi: in particolare il comprendere che violenza e compassione esistono fianco a fianco e che poesia, bellezza, arte sono anch'esse parte della formazione di un guerriero, come la scherma e la forza fisica (...)". Resta solo da aggiungere che a questa buona predisposizione verso il Giappone il copione affianca la denuncia dei molti aspetti oscuri della storia americana. George Custer fanatico di se stesso; la vendita di armi nel mondo; lo sterminio dei nativi indiani: colpe che Nathan si porta dentro e sente di non poter espiare. Così in filigrana, attraverso i temi del sacrificio, della lealtà, dell'onore (e del loro tradimento da parte di chi cerca solo guadagno e potere), il racconto diventa una 'summa' di riflessioni sulla Storia (americana e non solo) e sulle storie individuali e collettive, sulle ferite del Vietnam, sulle guerre fratricide, sulla violenza, sulla guerra come 'necessità assurda'. E quindi anche sulla ricerca di equilibrio, su una interiorità spirituale che il Giappone offre sia pure tra tante contraddizioni. Film lungo (153') ma ben strutturato, girato come i 'kolossal' di una volta con lente cadenze narrative, grandiose scene di massa e di battaglia; dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile e nell'insieme realistico.
Utilizzazione: Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria. La presenza di crudezze e qualche violenza consigliano di tenere attenzione per la presenza di minori. Stessa cura è da riservare per le successive visioni televisive.
"'L'ultimo samurai' sposa il tradizionalismo anche sul piano formale, riducendo le scene a un catalogo di tutti i cliché dell'epoca grandiosa e adottando una regia, accademica, magniloquente, efficace nelle scene di battaglia ma languente nella parte centrale (...). Per non dire delle sequenze al rallentatore, dove il protagonista rivede alcuni episodi alla moviola, come nelle trasmissioni sportive della tv. Se Tom Cruise si cala nella parte del tormentato capitano con atletico stoicismo, in quella del samurai ribelle il collega nipponico Ken Watanabe fa mostra di un carisma d'inferno, scippandogli tutte le scene in cui compaiono assieme. Per la cronaca, i fotogenici paesaggi 'nipponici' del film si trovano, in realtà, in Nuova Zelanda." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 gennaio 2004)
"L'aggettivo 'ultimo', come si constata sfogliando i repertori di Mereghetti o Morandini, ricorre di continuo nella titolazione dei western: 'L'ultimo Apache', 'L'ultimo Buscadero', 'L'ultimo eroe del West', 'L'ultimo fuorilegge'. Per anni celebrando il tramonto di un genere glorioso, il cinema ha intonato l'elegia funebre della Frontiera. E non a caso si diceva che l'aspirazione di ogni regista americano era quella di fare l'ultimo di tutti i western. Sarei tentato di dire che Zwick ci è davvero riuscito in un sontuoso e suggestivo travestimento orientale. Appena incrinato da un finale consolatorio, il film fonde trasparenza e grandiosità nell'evocare l'epopea di coloro che si lanciarono all'arma bianca nelle estreme cariche contro i cannoni. Il declino dell'era della spada era anche il tema di Olmi in 'Il mestiere delle armi', ma qui i modelli sono Eisenstein e Olivier. Superba sul piano acrobatico quanto su quello interiore la prova di Tom Cruise, e bene gli altri: Ken Watanabe, Timothy Spall e la bella Koyuki, protagonista di un sommesso idillio". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 11 gennaio 2004)