Sabato 4 ottobre - Ore 21:00
Domenica 5 ottobre - Ore 16:00 e 21:00
Sabato
11 ottobre - Ore 21:00
Domenica 12 ottobre - Ore 16:00 e 21:00
Pietro è un uomo affermato che non sa più come si ama, Francesco è un eterno ragazzino che non ha mai amato. Sono fratelli, ma hanno passato tutta la vita a desiderare di essere figli unici. Un incidente fa perdere completamente la memoria a Pietro: ora è come un bambino. La sua ex moglie Giulia sta per risposarsi e non ne vuole sapere di lui, così Francesco è costretto a portarselo a casa e, per la prima volta, a fare la parte dell’adulto. Ha inizio una folle convivenza le cui punte tragicomiche si svolgono davanti agli occhi di Sofia, la vicina di casa giovane, bella ma soprattutto irritata dalla superficialità di maschio alfa con la quale Francesco cerca di rieducare il fratello. Per lei “l’amore è l’unica cosa che non dipende dai punti di vista”, mentre per Francesco il punto di vista è uno solo: l’amore non esiste... Ma il giorno in cui Pietro, uscendo di casa, incontra lo sguardo di una ragazza che gli fa battere il cuore, scopriremo che anche quando si è dimenticato tutto, non si può dimenticare chi si è amato veramente.
Regia: Alessio Maria Federici
Interpreti: Raoul Bova, Luca Argentero, Carolina Crescentini, Miriam Leone
Sceneggiatura: Luca Miniero, Elena Bucaccio
Fotografia: Fabrizio Lucci
Montaggio: Alessio Doglione
Musiche: Paolo Buonvino
Durata: 1 ora e 29 minuti
Dov'è finita la dialettica tra gli opposti? Bella domanda: commedia deludente, tra americanismi e zero cinismo
A Roma, oggi. Un incidente fa perdere del tutto la memoria a Pietro, medico. La sua ex moglie Giulia sta per risposarsi e non vuole più saperne di lui, così il fratello Francesco, stuntman dalla vita sregolata, è costretto a portarselo a casa, ad accudirlo e a fare una cosa che non ha mai fatto, la persona adulta. Nella convivenza forzata tra i due viene coinvolta anche Sofia, vicina di casa di Francesco. I rapporti tra i quattro si intrecciano, si complicano (nel conto entra anche Stella, la figlia ora adolescente di Pietro e Giulia), corrono lungo vari equivoci, prima di arrivare alla soluzione finale. Invece di “soluzione finale” si sarebbe potuto scrivere subito “lieto fine”, perché la conclusione è talmente ‘telefonata’ da essere intuita dall’esatto momento in cui i due fratelli cominciano a vivere insieme.
Siamo totalmente dentro quella commedia italiana che sembra aver ritrovato nelle ultime stagioni (il botteghino conferma) slancio e vigore. Ma qualcosa qui non funziona, frena, si inceppa. Di quei due fratelli contrari tra loro per carattere e indole non vediamo quasi niente, nessuno racconta a Pietro com’è andato l’incidente, assistiamo solo al loro lento, inesorabile, inevitabile riavvicinarsi, ricompattarsi, ritrovare fiducia, equilibrio, serenità. Eppure la prima regola dei grandi copioni di Age e Scarpelli era quella di tenere viva la dialettica tra gi opposti: come se ne Il sorpasso Gassman e Trintignant fossero stati entrambi dalla stessa parte. Anche nei momenti di rabbia l’approccio dei protagonisti gioca al ribasso, va verso lo smussare contrasti e divisioni, sceglie la strada della riconciliazione. Tutte, certo, nobili intenzioni che la regia di Federici asseconda e non spezza. Si sente l’assenza di quel pizzico di cinismo che, se non altro, renderebbe più realistica la storia, forse la favola. Che invece resta ancorata all’americanismo della ‘seconda occasione’, e al lamento della piccola Stella su “papà non c’eri quando ne avevo bisogno”. Gli attori restano in linea con ciò che chiede la sceneggiatura. Bene Argentero e Bova, più toniche e vivaci Crescentini e Leone. (Massimo Giraldi)
"La nuova commedia di Federici, 'Fratelli unici', ha tanti «vabbè» nei dialoghi per mostrare che siamo moderni in tre atti divisi tra comico, mélo e sentimentale. (...) Un film da pilota automatico, sceneggiatura priva di spirito (colpa anche di Luca Miniero), la morale è un bignè di retorica con spot di aziende pubbliche e stilisti sotto casa. Gli attori si agitano per contratto (Crescentini e Leone il sesso debole), Raoul Bova ha volto ed espressione neo natale fissa." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 2 ottobre 2014)
"Un film come 'Fratelli Unici' mette in evidenza tutte le potenzialità, ma anche i tanti limiti, della commedia leggera all' italiana. Non si pretende di arrivare ai livelli dei cugini francesi, maestri in questo genere, ma di sforzarsi ad imbastire sceneggiature un po' più fantasiose e meno banali, questo sì. L'idea alla base della pellicola è quella, non nuova, della seconda occasione. Lo si fa con una strada già battuta da altri (l'incidente che toglie la memoria, resettandoti il comportamento) che, comunque, potrebbe offrire spunti divertenti. Purtroppo, solo sulla carta, anche se si sorride in più di una occasione. Interessante l'esperimento di mettere, nel cast, due «maschi Alfa» come Argentero e Bova, penalizzati, però, da una eccessiva caratterizzazione dei loro personaggi. (...) il povero Bova è costretto, per copione, a regredire negli atteggiamenti; in maniera fin troppo esagerata e demenziale, non certo da bambino in età d'asilo. Tutti scoprono un nuovo Pietro, ma cosa accadrà quando la memoria tornerà indietro? La morale? Non si può dimenticare chi si è amato veramente. Un po' come quella commedia all'italiana con cui, un tempo, dettavamo le regole nel mondo e che ora abbiamo ridotto a banale messinscena." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 2 ottobre 2014)