Sabato 28 maggio - Ore 21:00
Domenica 29 maggio - Ore 21:00
Ingresso: 4.00 €
Tre ex compagni di scuola si ritrovano dopo vent'anni e si rendono conto che un nemico comune li perseguita: i raccomandati. Max (Luca Argentero) è un giornalista di talento in un quotidiano locale che per arrotondare è costretto a scrivere sulle più improbabili riviste di settore; giunto a un passo dalla tanto agognata assunzione viene scalzato dalla figlia di un famoso scrittore. Irma (Paola Cortellesi) pur essendo uno dei dottori più stimati dell'ospedale, vive grazie alle borse di studio, e proprio quando sta per ottenere il contratto le viene preferita la nuova fidanzata del primario. Samuele (Paolo Ruffini) è una specie di genio del diritto penale, e dopo anni passati a fare da assistente-schiavo ad un barone universitario è in procinto di vincere un concorso per ricercatore, ma – anche in questo caso - il posto gli verrà soffiato dal genero inconcludente del barone.
Regia: Giambattista Avellino
Sceneggiatura: Fabio Bonifacci
Fotografia: Roberto Forza
Montaggio: Luca Benedetti
Musiche: Pivio, Aldo De Scalzi
Luca Argentero, Paola Cortellesi, Paolo Ruffini, Myriam Catania, Claudio Bigagli, Marco Bocci, Roberto Citran, Massimo De Lorenzo, Chiara Francini, Edoardo Gabbriellini, Harriet McMasters Green, Max Mazzotta, Isabelle Adriani, Giorgio Albertazzi
Durata: 1 ora e 35 minuti
Sito ufficiale: www.cinema.universalpictures.it/website/cechidiceno
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Consigliabile, brillante
Tematiche: Amicizia; Giovani; Lavoro
Dice Avellino, regista e cosceneggiatore: " (...) Si ride e si sorride, a volte anche amaramente; ci si emoziona e si patisce per il destino dei nostri tre eroi, perché il tema è sentito da tutti e abbiamo cercato di raccontarlo divertendo, ma con sensibilità. Senza voler fare la lezione a nessuno, ma senza superficialità. E' forse scontato, ma d'obbligo dire 'come nella tradizione della commedia all'italiana' (...)". La radiografia é pertinente. Nel 1959 uscì il film "Il raccomandato di ferro" (regia di Marcello Baldi, con Mario Riva), e l'argomento é uno dei tralicci portanti della commedia anni '50-'60-'70. Era giusto rinfrescarlo e portarlo al centro dell'attenzione. Il risultato, è vero, evita le asprezze e le durezze dell'opera di denuncia a vantaggio di una rabbia più malinconica che ostile. Sembra si voglia prendere atto che i tempi della rivoluzione sono passati e forse il voler cambiare tutto senza sapere come sostituirlo non ha prodotto grandi frutti. Con taglio svagato, discorsivo, forse anche troppo 'simpatico', il copione alza la voce e si acquieta, ponendo intanto il problema. Poi si vedrà. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile e nell'insieme brillante.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come esempio di riuscita commedia italiana 'generazionale'.
Una commedia semplice e arguta contro i raccomandati d'Italia: meritano emulazione i "Pirati" di Avellino
Che meravigliosa istigazione a delinquere! Se Figli delle stelle di Lucio Pellegrini ci aveva detto che in fondo sequestrare un sottosegretario non è poi così sbagliato - soprattutto se vittima e carnefici si scoprono sulla stessa lunghezza d'onda-, Giambattista Avellino con C'è chi dice no ci dice che è ora di combattere con il precariato. Con tutte le armi. Luca Argentero, Paola Cortellesi e Paolo Ruffini (troppo bravo: perché lavora così poco?) sono tre fulgidi esempi della generazione P. Dove P sta per precaria. Un giornalista, un medico e un ricercatore universitario, tutti e tre superati da dei raccomandati: la figlia dell'editore, la moglie del primario, il genero del rettore. Si ritrovano a una cena di classe, proprio nel giorno del grande scippo. E litigano con gli ex compagni, anch'essi figli di papà. E di buona donna. Decidono, insieme, di vendicarsi contro il sistema e contro gli usurpatori dei loro meriti. L'idea è geniale: lo stalking, ognuno dei tre perseguita i raccomandati che hanno rovinato la vita degli altri due, per render loro pan per focaccia senza farsi beccare.
Una commedia graffiante e leggera che fotografa perfettamente la nostra generazione: troppo (auto)ironica per una rivoluzione, troppo maltrattata per sembrare credibile. Avellino si diverte a metter su situazioni improbabili, a entusiasmarci con i suoi “Pirati del merito”, a farci ridere per poi schiaffeggiarci con la realtà. Nessuno può sentirsi escluso: chi ha un percorso professionale “pulito”, chi è fuori dal clientelismo italiota, chi non ha potuto e/o voluto aiuti li amerà. Questi precari hanno "Tutta la vita davanti", vogliono abbattere il muro che divide il nostro paese dalla meritocrazia e dalla giustizia sociale. Sono fighi come l'Isabella Ragonese di Virzì, diventano fragili se il sistema li blandisce, scoprono che l'unione fa la forza. Una generazione divisa può trovare in questo trio degli antieroi buffi e veri. E Avellino con stile semplice, arguzia e interpreti in grande forma (e sintonia) racconta un paese grottesco e tragicomico. L'Italia. Col sorriso, per non piangere. (Boris Sollazzo)
"Tre non raccomandati contro i raccomanda(n)ti: Luca Argentero, Paola Cortellesi e Paolo Ruffini partono dallo stalking e arrivano a fondare il collettivo 'Pirati del merito', ma non è fantascienza. È commedia, perché per il regista Giambattista Avellino davvero 'C'è chi dice no' a clientelismo, nepotismo e altri DOC italiani. Si ride e un po' si tifa per questi tre peccatori - così vuole la vulgata corrente... - senza santi in paradiso, ma al film serve una raccomandazione: perché non rincarare la dose cinica e cattiva, perché non far cedere il caro Argentero quando finalmente entra nel salotto buono? Risi. Petri e Monicelli l'avrebbero fatto, ma qui c'è chi dice no e ritrova la fantascienza." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 7 aprile 2011)
"Sacrosanta polemica di Avellino (sceneggiatura di Bonifacci), ma si rischia che tutto sia indolore, carino, neo sofisticato e a scorciatoia sentimentale per i simpatici Cortellesi e Argentero. La sorpresa è Paolo Ruffini che, fuori dal martirio da cine panettone, è bravo come Albertazzi." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 8 aprile 2011)
"Inutile scandalizzarsi sulla raccomandazione. E' un peccato del quale, bene o male, si finisce tutti per essere vittime o beneficiari. A parole siamo tutti contrari e poi, magari, andiamo al ristorante e diciamo con tono solenne al proprietario quel 'Mi manda Pino' con l'intesa che tanto basta per avere prezzo e trattamento di favore. La realtà insomma supera abbondantemente e quotidianamente la fantasia ma ben venga un film come 'C'è chi dice no' che almeno ha il privilegio di spostare l'obiettivo della telecamera dalla solita coppia che scoppia per indirizzarlo su un peccato che tanto veniale non è. Attraverso la storia di tre precari delusi e danneggiati dai soliti 'figli di' o 'amanti di' si scoperchia in maniera mirata un male che ti circonda dovunque ti giri e che fa esclamare ad Albertazzi la frase « 'Dove andrà a finire questo Paese? Nessuno studia più un c...o'» che ben sintetizza spinte e spintarelle che in ogni dove indirizzano carriere raccomandate stroncando contemporaneamente meritocrazia e anni di studi."(Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 8 aprile 2011)
"Piacerà a chi affolla in questi mesi le sale dove si proiettano queste piccole commedie all'italiana. Che con le mitiche commedie non hanno molto a che vedere, pero sono ben scritte, dirette, recitate da professionisti che il 'mestiere' l'hanno imparato." (Giorgio Carbone, 'Libero', 8 aprile 2011)