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Alla morte dell'amatissimo Re, la perfida moglie prende il controllo del regno il cui trono spetterebbe alla bella principessa Biancaneve, allontanata dal palazzo anche per aver conquistato il cuore di un affascinante e ricco Principe. Nella foresta in cui viene abbandonata, Biancaneve trova rifugio presso sette nani ribelli e intraprendenti che l'aiuteranno a riconquistare il trono, a sconfiggere la Regina Cattiva e a coronare il sogno d'amore con il suo Principe.
Regia: Tarsem Singh
Interpreti: Julia Roberts, Lily Collins, Armie Hammer, Sean Bean, Nathan Lane, Mare Winningham, Michael Lerner, Robert Emms, Martin Klebba, Danny Woodburn, Jordan Prentice, Mark Povinelli, Joe Gnoffo, Sebastian Saraceno
Sceneggiatura: Melissa Wallack, Jason Keller
Fotografia: Brendan Galvin
Montaggio: Robert Duffy, Nick Moore
Musiche: Alan Menken
Durata: 1 ora e 46 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: Consigliabile/poetico
Tematiche: Letteratura; Metafore del nostro tempo
Pubblicato dai fratelli Grimm nel 1812, il racconto "Biancaneve e i sette nani" fa parte di quel ristretto gruppo di testi letterari con i quali ogni generazione sente il bisogno di confrontarsi. Per il cinema, il cartoon targato Disney del 1937 sembrava un punto insuperabile, eppure, facendo la tara di successive, impalpabili modifiche all'originale, questa versione da terzo millennio si propone con le carte in regole per segnare una nuova, vigorosa tappa del passaggio dalla pagina scritta al grande schermo. L'indiano Tarsem Singh modella lo script sull'onda delle suggestioni di una dinamicità da videoclip, crea un suggestivo scenario che sa di passato e lo riempie con notazioni, rimandi, accenni che circuiscono la contemporaneità, sfiorano vizi, virtù, difetti, disegnano l'impronta delle nostre aspirazioni nascoste: potere, giovinezza, invidia, il buon governo, l'amore eterno, la vendetta, il coinvolgimento di chi si sente 'diverso' (i nani). Non ultima la faccia obliqua del femminismo, con due donne in lotta spietata tra di loro. Decisivo per la splendida resa visiva delle immagini è il lavoro sui costumi e sulle scenografie, tutto in funzione espressiva, veicolo per compattare un cromatismo dentro il quale serpeggiano nevrosi, insicurezze, rivalità. Il sapore della fiaba arriva alla fine integro, segnale di un esemplare incontro/aggiornamento tra testo storico e approccio attuale. In una parola, c'è la modernità. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, e nell'insieme poetico.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e in successive occasioni come proposta di spettacolo ben realizzato e coinvolgente. Forse il taglio narrativo può risultare non adatto per bambini, ma la presenza dei genitori potrebbe aiutare la visione.
Bollywood, Freud e Robin Hood: Tarsem Singh riscrive la fiaba. Operazione interessante
Non sarà la più bella del reame, ma è assai interessante la Biancaneve di Tarsem Singh, primo dei due adattamenti della fiaba previsti nel 2012 (Biancaneve e il cacciatore arriva in estate).
Se Lily Collins si beffa dei canoni estetici dominanti - ragazza acqua e
sapone con sopracciglia da segnaletica stradale (de gustibus…) – il
regista indiano riscrive il racconto.
Innanzitutto recuperandone le
radici psicanalitiche, in cui la rivalità tra la matrigna cattiva (una
spassosa Julia Roberts) e la figliastra ricade nel complesso di Elettra:
una contesa per la conquista del padre, di cui il principe - ambito da
entrambe le donne – diventa figura di sostituzione. In secondo luogo
tratteggiando una Biancaneve indomita e di lotta, sorta di Robin Hood al
femminile che insieme alla gang dei sette nani ruba ai ricchi per dare
ai poveri.
Il che ci porta al vero motivo d’interesse dell’operazione, il ribaltamento dei rapporti di forza tra Bollywood e Hollywood: il risultato è un testo classico della tradizione occidentale infarcito di allusioni sessuali e colori, décor e coreografie tipiche del cinema di Bombay.
E se questa Biancaneve si permette persino di rifiutare la mela, ai tradizionalisti non resta che ingoiare il rospo. Gli americani assecondano. Purché il pubblico mangi la foglia. (Gianluca Arnone)
"Non c'è dubbio che, con le labbra che si ritrova, la domanda giusta per Julia Roberts dovrebbe essere quella di Cappucetto Rosso: «Nonna, ma che bocca grande che hai...». Invece l''ex pretty woman' ha scelto la strega cattiva di Biancaneve in una divertente e spiritosa edizione diretta dal genio indiano del video clip Tarsem Singh, di cui era lecito, visto 'Immortals', non fidarsi gran che. Al contrario la rilettura della favola dei Grimm con cui Disney conquistò il primo Oscar nel '37, passata per versioni apocrife e porno, è piena di talento visivo, di trovate ironiche e scenografiche (...); e i costumi di Eiko Ishioka, scomparsa stilista giapponese, lasciano il segno nel pensiero debole. (...) Finale Bollywood per un'operazione riuscita in cui la Roberts è bravissima a virgolettare le perfidie che forse le chiede l'Europa, accanto al visino occupato dalle sopracciglia di Lily Collins che vorrebbe essere Audrey Hepburn. Quel che diverte sono i temi di oggi come la disuguaglianza sociale (il popolo indignato), l'ossessione faustiana della giovinezza, la questione dei sessi e la prevalenza della quota rosa e rosso sangue di fronte a un maschio belloccio e inerme, mentre sui nani devianti quindi esclusi incombe la maledizione dei diversi. Le cose serie sono sottopelle, non preoccupatevi, il film è un grande divertimento per gli occhi e promette stupori e meraviglie come un sogno in perfetto equilibrio tra Freud e Jung." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 6 aprile 2012)
"Nell'intento di ritrovare nel folkore germanico l'identità culturale del proprio paese, i fratelli Grimm hanno fatto un importante recupero di favole, divenute patrimonio comune e fonte di ispirazione per pensatori e artisti. Non solo occidentali, visto che adesso è un cineasta indiano, Tarsem Singh, a firmare questa ennesima versione di 'Biancaneve', assai poco fedele al racconto pubblicato dai Grimm nel 1812; e anche diversa dal capolavoro animato di Disney (1937), che già si era preso alcune libertà rispetto all'originale. (...) E, tuttavia, nonostante una sceneggiatura che resta in superficie, ci sono alcuni buoni motivi per cui il film si fa vedere. Intanto i costumi di Eiko Ishioka, la stilista del 'Dracula' di Coppola scomparsa circa due mesi fa; poi un'impaginazione fantasiosa e suggestiva che combina con gusto eterogenei elementi stilistici; alcune divertenti allusioni all'attualità (femminismo, default, cure di bellezza); e una Roberts piena di classe e di ironia nei panni della perfida regina, ben coadiuvata dal suo pavido lacchè Nathan Lane. Intanto in estate è in arrivo una versione fantasy-dark di 'Biancaneve' con Charlize Theron nel ruolo di Grimilde; e, visto che si annunciano anche nuovi adattamenti di 'La bella e la bestia' e 'La bella addormentata', una volta o l'altra bisognerà riflettere sul perché dell'improvviso fiorire sullo schermo di tutte queste favole per adulti." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 6 aprile 2012)
"Filtrato dai suoi occhi, e da una brutta sceneggiatura di Marc Klein e Jason Keller ('Machine Gun Preacher') il racconto popolare dei Grimm, diventa meno la storia di 'Biancaneve', o quella della sua perfida matrigna (come vorrebbe il copione), che un omaggio appassionato alle architetture fantastiche della costumista giapponese Eiko Ishioka (...) e ai set iperlisergici di Tom Foden, grazie ai quali il palazzo di Grimilde e foresta dei sette nani sembrano appartenere a una nuova versione del paese delle meraviglia di Alice. Il volto ammiccante di Julia Roberts/Grimilde, che spunta (come se stessero divorandola) da abiti meravigliosi rossi, verdi e oro, da il tono del film - l'idea è quella del fairy tale «modern», picaresco, arioso, alla 'The Princess Bride', ma spesso 'Mirror Mirror' scivola nel territorio più greve, forzatamente autoironico di 'Shrek'. Tarsem non ha nessun interesse per il mistero di questa fiaba. I colori vagamente somiglianti a quelli della 'Snow White' di Walt Disney, Lily Collins (figlia dell'ex Genesis Phil) è giudiziosa, piena di risorse, abile di spada e un po' insipida. Armie Hammer (i gemelli Winklewoss in 'Social Network') è bello come un principe delle fiabe e, come ogni principe delle fiabe, altrettanto impacciato. Ma non importa, perché in questa versione 'femminista' di 'Biancaneve', è la principessa a dare il bacio che rompe l'incantesimo e salva il futuro sposo dalle grinfie della regina. Bella l'idea dei sette nani che, con l'aiuto dei trampoli, si trasformano in pericolosi briganti neri, in una bianchissima foresta di betulle coperta di neve." (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 6 aprile 2012)
"Non pensate alla Biancaneve disneyana. Qui si pesca da una versione poco battuta dagli sceneggiatori, con nani malfattori ed una regina che bada si all'aspetto fisico ma soprattutto al potere. Certo, ci sarebbero anche la protagonista acclarata che da pallida ingenua impara a menar di spada ed un principe azzurro cascamorto. Aggiungete sfarzo quasi in versione Bollywood e qualche azzeccata battuta sulle favole per ottenere un titolo decisamente insolito. Con la ciliegina di una strepitosa Julia Roberts." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 6 aprile 2012)