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Biancaneve è l'unica persona sulla terra ad essere più bella della Regina del male. Per questo la malvagia sovrana è decisa a ucciderla. Tuttavia, quello che la perfida Regina non immagina è che la ragazza che minaccia il suo regno è stata in realtà iniziata all'arte della guerra proprio dal Cacciatore cui era stato dato incarico di ucciderla e che con lei ha stretto un forte legame.Regia: Rupert Sanders
Interpreti: Kristen Stewart, Chris Hemsworth, Charlize Theron, Ian McShane, Sam Claflin, Toby Jones, Nick Frost, Ray Winstone, Bob Hoskins, Eddie Marsan, Lily Cole, Vincent Regan, Dave Legeno
Sceneggiatura: Hossein Amini, Evan Daugherty
Fotografia: Greig Fraser
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: consigliabile, semplice
Tematiche: Avventura; Denaro, avidità; Donna; Famiglia - fratelli sorelle; Guerra
Il punto di partenza è, ancora una volta, la favola dei fratelli Grimm, pubblicata la prima volta nel 1812 nella raccolta "Kinder und Hausmarchen". La produzione guidata da Joe Roth voleva una versione innovativa del racconto, sia nell'ottica del reimmaginare la storia sia in quella di offrire una Biancaneve cinematografica attraente per un pubblico ampio, uomini e donne. Il regista aggiunge: "Biancaneve ha un arco di sviluppo che ricorda la mitica ascesa di un eroe. E' quasi la versione femminile di Luke Skywalker. C'è un universo che include metafore e immagini iconiche, ma tutto è alterato. Ci sono ancora lo specchio, la mela rossa e la regina cattiva, ma sono state aggiunte imponenti battaglie e una ribellione". Il riferimento a uno dei protagonisti della saga di "Guerre stellari" è sintomatico: vuol dire che per Biancaneve è il momento di uscire dalle morbide armonie del passato per entrare nelle asprezze e nelle difficoltà del moderno. Al pari dei giovani di oggi, la ragazza afferra la necessità di reagire senza indugi e si getta nella competizione tra rischi, pericoli, incertezze identitarie. Quello di Biancaneve diventa il viaggio di ritorno verso il luogo dell'infanzia, metafora del sogno e di un lontano tempo idilliaco. La regia crea suggestioni visive forti ma spesso dentro la cornice il quadro è ripetitivo e poco motivato. Prevale l'estetica di un 'bello' dal fiato corto. Troppi segnali rimandano al recente "Twilight". Lo spettacolo è costruito comunque con coerenza e il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e semplice, per quanto attiene allo svolgimento.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre in occasioni successive come spettacolo di elevato livello professionale, anche per ragazzi.
La strega Theron divora la Stewart in un adattamento sovversivo della fiaba. Ma la voglia di stupire non basta
Per primo ci prova Finn (Sam Spruell). Il fratello della strega cattiva. L’imparruccato e butterato tirapiedi della sovrana. Lo sfrontato che osa allungare le mani sul petto della mite donzella e si becca un chiodo in faccia.
Poi è il turno di William (Sam Claflin). Non il principe, il duca. L’efebico arciere la insegue per mari e per monti, a piedi e a cavallo. La raggiunge, ma lei muore (per poco).
La bacia il rozzo e macrosomico cacciatore del titolo, Eric. L’uomo dal cervello ipoplastico (Chris Hemsworth). Le sue labbra sfiorano quelle di lei. Che dorme però, narcotizzata dalla mela avvelenata.
La vuole fortissimamente l’altra superstite (insieme alla protagonista e ai sette nani) della fiaba dei Grimm, la regina cattiva (Charlize Theron). Anch'ella cerca il suo cuore senza trovarlo.
Del resto, pure chi lo possiede è inafferrabile. Per tutto il film corre, fugge, scivola via.
E' impalpabile questa seconda Biancaneve su grande schermo dopo quella - con meno licenze ma più libertà - firmata di recente da Tarsem Singh. Biancaneve e il cacciatore recita il titolo, e tanto la congiunzione quanto ciò che la segue non sono aggiunte gratuite. Perché questa eroina è “preda”: dall’inizio alla fine. E' l’oggetto del desiderio svuotato di ogni promessa sensuale. Non fosse altro che a interpretarla c’è la leptosomica Kristen Stewart, al solito emozionante come una pentola in acciaio Inox. Ma la sua scelta appare meno peregrina se volevano farne una figura in ceralacca della primavera e della rigenerazione, un personaggio più iconico che empatico. Molto più umana nella sua dannata lotta per non invecchiare e morire è la strega, che la Theron arricchisce di sfumature tragiche e commovente mortalità. Charlize sì che è capace di sedurre e ammazzare con lo sguardo. Di annientare solo scoprendo una spalla. Immersa in un vischioso e lattiginoso brodo primordiale, lei è vita. Ancora disperatamente analogica.
Rupert Sanders, che nelle mani aveva uno script con più di uno spunto interessante, ci ha però capito poco. Questa Biancaneve - che poteva diventare una feroce e moderna distopia cosmetica, una anti-fiaba horror e un trono di sangue tutto al femminile - sfugge anche a lui. Il talento c’è e si vede soprattutto quando deve inventare, creare ex novo un mondo fantastico. Ma gli manca polso ed equilibrio poetico. Il film è molto dark all’inizio, poi diventa Robin Hood, Alice nel Paese delle Meraviglie e infine Twilight. Si sfilaccia e si siede nella lunga e faticosa attesa che lo scontro dall’esito già scritto avvenga: la diva digitale contro quella analogica. Vincerà la più giovane, probabilmente non la più bella, di certo non la più brava. (Gianluca Arnone)
"Dimenticate la tenerezza e il candore della Biancaneve di Disney. Questa, sempre fabbricata a Hollywood ma dal vivo, senza disegni, è una indomita guerriera. (...) Certo c'è lo Specchio 'delle mie brame', c'è la mela avvelenata dai cui effetti letali Biancaneve si salva solo con il solito bacio (...), ma tutto il resto, pur restando favola, si rifà scopertamente al gotico e ad ogni svolta accoglie quasi con furore l'avventura, sciorinando assalti, ardimenti, colpi di scena. (...) Il soggetto è di un esordiente, Evan Daugherty, ed è esordiente anche il regista, Rupert Sanders, nessuno dei due però mostra di essere alle prime armi. Specialmente Sanders che, pur trascurando i bambini («Stiano a casa» deve aver pensato) è riuscito a costruire uno spettacolo che sa coinvolgere da ogni punto di vista. Per la violenza drammatica dei suoi snodi, per il voluto orrore delle pagine tutte mostri nella Foresta Oscura, per i ritmi quasi mozzafiato degli assalti bellicosi, solo concitazioni e fremiti. Con furbe e gradevoli citazioni di Disney - i tanti gentili animaletti che si affacciano nelle brevi pause del racconto - e un linguaggio cinematografico che, privilegiando i totali, suscita spazi sempre suggestivi nel cuore dell'avventura. Con risultati felicissimi. Biancaneve è Kristen Stewart, in arrivo da 'Twilight', la Regina è Charlize Theron, mai così cattiva, il Cacciatore è Chris Hemsworth che ieri era 'Thor' nel film di Branagh dal fumetto della Marvel. Un trio che non delude." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 13 luglio 2012)
"La prima notizia e che i nani arrivano dopo 75' minuti di proiezione, e non sono nani: sono tutti grandi attori (da bob hoskins in giù) «rimpiccoliti» al computer, come gli Hobbit del 'Signore degli anelli'. La seconda notizia è che, secondo lo specchio delle mie brame, Kristen Stewart dovrebbe essere più bella di Charlize Theron: per la serie «solo al cinema». La terza notizia, quella che più conta, è che siamo alla seconda Biancaneve in pochi mesi: ancora non è zittita l'eco del film di Tarsem Singh interpretato da Julia Roberts, ed ecco arrivare la rivale, con la Theron nel ruolo della regina. (...) Tutto si gioca sul contrasto tra la femminilità feroce e aggressiva della Regina, e quella virginale e ingenua di Biancaneve. Con una variante: la principessa di Kristen Stewart, in questo 'Biancaneve e il cacciatore', lungo il film cresce e diventa donna, fino a trasformarsi in una vergine guerriera che ricorda Giovanna d'Arco (...). Ma nel finale emerge anche una pulsione erotica tutt'altro che repressa (...). A differenza del coloratissimo e ironico 'Biancaneve' con la Roberts, 'Biancaneve e il cacciatore' è un film che si prende terribilmente sul serio, e quindi risulta qua e là terribilmente ridicolo. La sceneggiatura di Evan Daugherty sembra a tratti desunta dai Baci Perugina, mentre l'impianto scenografico e digitale orchestrato dal regista esordiente Rupert Sanders è debitore a tutto il cinema fantastico degli ultimi anni. (...) Ci sono momenti horror anche piuttosto forti, che forse non rendono il film consigliabile ai bambini. Ma quando mai è stata una «cosa da bambini», 'Biancaneve'? È una storia sul rapporto con una madre/matrigna e una potente metafora - a cominciare dalla mela - della perdita della verginità, quindi è, per definizione, una fiaba per adolescenti. E poiché le/gli adolescenti sono l'unica generazione ad andare ancora al cinema, aspettiamoci altre Biancaneve, da qui all'eternità." (Alberto Crespi, 'l'Unità', 13 luglio 2012)
"Del principe azzurro non sanno che farsene. Non hanno paura del lupo cattivo, indossano armi invece che gioielli e hanno smesso di cantare. Sono le nuove principesse del grande schermo, rivedute e corrette da registi poco amanti della tradizione. E così, dopo la Biancaneve kitsch di Tarsem arriva quella dark di Rupert Sanders, aspettando Merida, la giovane aspirante sovrana della Pixar protagonista del cartoon 'Ribelle'. In 'Biancaneve e il cacciatore' (e il titolo dice tutto sulla voglia di mettere in discussione certi ruoli finora considerati immutabili), dove nelle vesti della protagonista c'è Kristen Stewart, la Bella di 'Twilight', e in quelle della matrigna una tenebrosa Charlize Theron, la principessa rimasta orfana di padre scappa dalla reggia dov'è tenuta prigioniera e con la complicità di un cacciatore in cerca di redenzione si unirà a una banda di nani fuorilegge. Più vicina alla Giovanna d'Arco di Luc Besson che alla fanciulla dalla pelle bianca tramandataci dalla favola dei fratelli Grimm, la nuova Biancaneve non è un film per i più piccoli (ma d'altra parte quella disneyana ha terrorizzato generazioni di bambini): sebbene arrivi anche il momento per gli uccellini che cinguettano e i coniglietti che come batuffoli rotolano nei prati, le scene predilette dal regista sono quelle gotiche e spaventose." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 13 luglio 2012)
"«Specchio specchio delle mie brame, chi è la più brava strega cattiva del reame»? Sicuramente la Charlize Theron di questo ennesimo adattamento della fiaba di Biancaneve, che esce a distanza di pochi mesi da quello ironico con protagonista Julia Roberts. Il mito della bellezza a tutti i costi, in una rilettura molto «noir», nel quale spicca anche l'esangue Kristen Stewart. Più per adolescenti che per bambini con alcune interessanti intuizioni che rendono la trama, se non inedita, almeno appetibile." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 13 luglio 2012)
Piacerà agli amatori del grande spettacolo, soprattutto. Questo 'Biancaneve' s'è avvalso di un grosso budget (il produttore è quello di 'Alice in Wonderland') e lo fa vedere. La favoletta bucolica è diventata una sorta di storia alla 'Robin Hood', con sanguinose battaglie (all'inizio e alla fine) colpi di scena, personaggi alla 'Signore degli anelli' (ci sono anche due Gollum, ma in versione svampitella). Rupert Sanders ha la mano grossa e pesante e non tutto gli riesce (gli incantesimi della foresta sono abbastanza stucchevoli). Lo sceneggiatore Evan Daugherty sa come organizzare una trama avventurosa, ma si tiene attaccato a piste già battute (non c'è una scena, una trovata che esca dalla convenzione). Gli attori funzionano. Chris Hemsworth nei panni del cacciatore è molto più sciolto e simpatico che in quelli del mitico Thor. Charlize Theron come regina cattiva ha sempre una formidabile presenza scenica (anche se l'espressione rimane troppo dolce per una parte che reclamava una Joan Crawford giovane). E Kristen Stewart? Promossa. L'eroina di 'Twilight' si conferma una delle attrici giovani che meglio sanno catturare la simpatia dello spettatore. Anche se nella gara di bellezza, è schiacciata inesorabilmente dalla Charlize. Checché ne dica lo specchio delle sue brame." (Giorgio Carbone, 'Libero', 13 luglio 2012)
"Che si tratti di una variazione e non da poco dell'originale lo si evince sin dal titolo che diventa 'Biancaneve e il cacciatore', ponendo così sullo stesso piano (narrativo) la protagonista e quello che dovrebbe essere il suo carnefice. Ma che il film sia, veramente, una cosa diversa dalla fiaba è dato anche dai registri che via via prende la vicenda, che passano dal dark al fantasy fino a sfiorare l'horror. In questo senso il film forse non sarà adatto ai bambini più piccoli però è innegabile che possieda una sua forza e una sua visionarietà che raggiungono un risultato piuttosto notevole. Al netto, infatti, delle sequenze elaborate con la tecnica degli effetti speciali digitali e che rientrano un po' nel filone tipico del fantasy (...) il film ripercorre, con le varianti che abbiamo detto (per esempio i nanetti così leziosi nella versione disneyana qui sono dei banditi brutti, sporchi e cattivi: poi diventano buoni), i temi della fiaba. Che sono quelli del passaggio dalla fanciullezza all'età adulta per Biancaneve (con i dovuti rimandi sessuali che già evidenziava a suo tempo lo psicoanalista austriaco), dell'ossessione per la bellezza che si traduce in quella per la vita eterna (da raggiungere a ogni costo e a costo di ogni efferatezza) dalla Regina del Male, della ricerca dell'amore vero. Il film riserva non poche sorprese, che non riveleremo, che fanno del film, non tanto una versione diversa della fiaba ma una sorta di variazione sul tema (in versione dark rispetto a quella un po' zuccherosa e più scanzonata con Julia Roberts), che rielabora i temi della fiaba, li annerisce, li lavora posizionandoli all'interno di un mondo oscuro fatto di magia nera e di lotte sanguinose, dove si scontrano il bianco immacolato dei paesaggi coperti dalla neve candida e il rosso del sangue. In fondo è tutta una questione di cuore: la regina vorrebbe il cuore di Biancaneve per raggiungere l'immortalità, il cacciatore deve avere un cuore forte per compiere la sua missione (ma anche dolce per capire da che parte stare), la stessa Biancaneve dimostrerà di avere un cuore di guerriera, perché sarà lei a guidare la riscossa perla riconquista del regno." (Andrea Frambrosi, 'L'Eco di Bergamo', 13 luglio 2012)
"La favola di Biancaneve perde ogni sua risonanza inconscia e si trasforma in una storia dal ritmo glaciale e dai contorni molto rigidi, in cui la giovane principessa emerge più o meno gradualmente come leader militare pronta a combattere sul campo la sua cattivissima matrigna per il controllo del reame. Kristen Stewart nel ruolo di Biancaneve non può fare molto in un film lento, noioso e molto poco affascinante, illuminato solo da una serie di notevoli effetti speciali e da una Charlize Theron che funziona molto bene nel ruolo della perfida regina." (Mick LaSalle, 'San Francisco Chronicle' da 'Internazionale', 13 luglio 2012)
"Dopo Tarsem Singh, tocca a Rupert Sanders: Biancaneve è 2.0, con licenze poetiche, fughe filologiche ed eredità gattopardesche («Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»). Con i sette nani, in questo 'Biancaneve e il cacciatore' dei Grimm rimangono in piedi l'eroina e la Regina cattiva: la prima è Kristen Stewart, la seconda Charlize Theron. Domanda: come è possibile? Casting da mettere al muro, tanto la Bella di 'Twlight' non è né bella né brava, quanto la Theron tutto può: annichilisce con uno sguardo, erotizza con un sopracciglio. È tanta, è vera, al netto delle sue mirabilie digitali: se lei desidera, Kristen è desiderata, ma non desiderabile. Ed è sintomatico: non serve rispolverare la Morfologia di Propp, per capire che in questa fiaba riveduta e scorretta qualcosa non va. Ok l'upgrade, ok il cacciatore (Chris Hemsworth) stolido e - dicunt - sexy, ma per trasgredire non basta inventarsi una Biancaneve preda per sempre, eccellere in virtuosismi, esibire suggestivi mondi possibili, va pianificata la caccia poetica. Sanders prima veste dark, poi opta per accessori horror e fogge femminili, quindi vira su 'Robin Hood', infine cincischia 'Twilight': sincretismo o confusione? Per fortuna, Charlize regna." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 12 luglio 2012)