Sabato 27 ottobre - Ore 21:00
Domenica 28 ottobre - Ore 16:00 e 21:00
Sabato 3 novembre - Ore 21:00
Domenica 4 novembre - Ore 16:00 e 21:00
Lorenzo, quattordicenne introverso che vive con difficoltà i rapporti con i suoi genitori e i compagni, decide di prendersi una vacanza chiudendosi in cantina, mentre tutti credono che lui sia partito per la settimana bianca. Per un'intera settimana lascerà fuori dalla porta tutti i conflitti e le pressioni perché diventi un adolescente normale. Decide di vivere qualche giorno in completo isolamento, con la sola compagnia di libri horror, lattine di coca-cola, scatolette di tonno e un formicaio da guardare al posto della TV. L'imprevisto però è letteralmente alla porta. Olivia, la sorellastra quasi sconosciuta, piomba nella cantina alla ricerca di alcuni suoi oggetti e irrompe nella vita di Lorenzo rovinando i piani della sua fuga dalla realtà.
Tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti.
Regia: Bernardo Bertolucci
Interpreti: Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Pippo Delbono, Veronica Lazar, Tommaso Ragno
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Niccolò Ammaniti, Umberto Contarello, Francesca Marciano
Fotografia: Fabio Cianchetti
Montaggio: Jacopo Quadri
Musiche: Franco Piersanti
Durata: 1 ora e 37 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: consigliabile, problematico
Tematiche: Adolescenza; Donna; Droga; Famiglia - genitori figli; Letteratura
Bernardo Bertolucci era fermo da "The Dreamers" (2003). Poi sono arrivate la malattia e la conseguente, forzata immobilità. "Tra il 2006 e il 2007 -ricorda Bernardo- avevo accantonato ogni progetto. Poi due anni fa Ammanniti mi ha portato "Io e te" fresco di stampa. Mi affascinava l'idea di trasformare l'apparente claustrofobia di una cantina in una forma di claustrofilia, amore per il chiuso". E' già un atteggiamento che, legandosi al film sopra citato, crea le premesse di una continuità tematica tenue e insieme precisa. I giovani nel ciclone della Parigi sessantottina, allora, tra politica, provocazione, voglia di trasgredire; e ancora giovani oggi, di due generazioni (lei 23, lui 14) vicine ma già distanti: Lorenzo alle prese con la madre, alla quale fa domanda su impossibili rapporti tra loro, si ribella con una bugia e poi preferisce allontanarsi per chiudere ogni contatto. L'impegno di un tempo è ora isolamento, solitudine, fuga. Olivia al contrario vive nel pieno del disordine, refrattaria a sicurezze e compromessi, caduta nella droga e disposta a soffrirne le conseguenze. La famiglia (allargata) è luogo di frizioni e incomprensione ma non genera più ribellione. Dopo un inizio alquanto 'timido', si direbbe che Bertolucci proceda ad un progressivo avvicinamento di due sguardi, il proprio e quello di Lorenzo, creando una sovrapposizione fervida e ricca di sfumature. Lavorando su un copione che durante le riprese si è allontanato molto dal romanzo di Ammanniti (la ragazza muore...), l'autore scrive le pagine di un fugace cronaca del disamore contemporaneo: dove la voglia di indipendenza dell'adolescente, e la sfida esistenziale della ragazza ai grandi intorno a lei diventano il tessuto di un umanesimo spiegazzato eppure impavido, desideroso di costruire un nuovo futuro. L'occhio di Bertolucci compone un percorso tra realtà e metafora che accarezza psicologie ed oggetti, chiamandoci a provare e riprovare emozioni, dolori forti, antichi, e nuovi. Forse il regista di Parma torna ancora a "prima della rivoluzione". Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme problematico.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e in molte occasioni successive per affrontare i tanti argomenti che propone. Attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi e di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
Opera claustrofobica che “riapre” una carriera. L’eterna adolescenza di Bertolucci
Può un film programmaticamente claustrofobico rivelarsi un’opera di apertura, e forse addirittura di “riapertura” di una carriera? È quanto accade con Io e te, che nella filmografia di Bernardo Bertolucci segue a distanza di nove anni il precedente The Dreamers. Quel che è accaduto in questo decennio di vuoto, lo sappiamo: una lunga, dolorosa malattia che ora costringe il regista su una sedia a rotelle; e di conseguenza la scelta, una volta ritrovato il coraggio e la forza di lavorare, di un soggetto “da camera” che consentisse a Bernardo un programma di riprese circoscritto e confortevole. Di qui il romanzo di Ammaniti, la storia di un adolescente “difficile” che fa credere alla madre di essere in partenza per una settimana bianca con la scuola, e invece si nasconde in cantina, attrezzato di tutto punto per alcuni giorni – passateci l’ossimoro – di prigioniera libertà. Solo che in questo rifugio arriva come un turbine la sorellastra del ragazzo, schiava dell’eroina e persino più complicata di lui...
C’è un filo rosso che collega The Dreamers a Io e te, e che sembra provenire da Io ballo da sola e da La luna: è quello, appunto, dell’adolescenza come un’età arruffata e rissosa, vogliosa di chiudersi in se stessa e di non fare i conti con il mondo. Un tema che trova il proprio contraltare nel Piccolo Buddha e nell’Ultimo imperatore, dove due ragazzini devono invece affrontare un destino enormemente più grande di loro. La cantina di Io e te potrebbe essere letta come la placenta dalla quale tutte queste storie sono nate: idealmente – e scommettiamo che l’idea gli piace – questo film è la vera opera prima di Bertolucci, visto che quell’altra (La commare secca, girato a 21 anni) era un soggetto non suo, affidatogli dal maestro e amico Pier Paolo Pasolini. Film ovviamente realizzato con maestria, e tutto affidato ai talenti acerbi ma travolgenti di due attori giovanissimi, Tea Falco e l’esordiente Jacopo Olmo Antinori: che ha gli stessi occhi di un altro ragazzo oggi 69enne, il Malcolm McDowell di If... e di Arancia meccanica. (Alberto Crespi)