Auditorium di Casatenovo. Oltre 50 anni di cinema e teatro

Toy Story 3 - La grande fuga

Sabato 25 settembre - Ore 21:00

Domenica 26 settembre - Ore 16:00 e 21:00

In Toy Story 3 ritornano al cinema Woody, Buzz e tutta la banda. E Mentre Andy si prepara alla partenza per il college, i suoi fedeli amici giocattoli si ritroveranno in un asilo, dove giocare con dei bambini indomabili, con piccole dita appiccicose non è molto piacevole. Ecco che spinti dal motto tutti per uno, uno per tutti, insieme pianificano la grande fuga. All'avventura si uniranno molti nuovi personaggi, alcuni di plastica, altri di peluche, tra cui lo scapolo amico di Barbie, Ken, l'istrice con i caratteristici pantaloncini lederhosen di nome Prickles e Lotso Grandi Abbracci, l'orsacchiotto rosa che profuma di fragola.

Si segnala che la pellicola proiettata all'auditorium (e nella maggior parte delle altre sale cinematografiche) non è la versione 3D del film.

Regia: Lee Unkrich

Sceneggiatura: Michael Arndt

Musiche: Randy Newman

Voci: Fabrizio Frizzi, Massimo Dapporto, Claudia Gerini, Enzo Avolio, Matteo Leoni, Fabio De Luigi, Gerry Scotti, Giorgio Faletti, Riccardo Garrone, Ilaria Stagni, Angelo Nicotra, Timothy Dalton

 

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Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)

Giudizio: Raccomandabile, poetico  ***

Tematiche: Bambini; Famiglia; Film per ragazzi; Metafore del nostro tempo

 Dopo l'originale nel 1995 e il sequel nel 1999, il ritorno, a dieci anni di distanza, di Toy Story 3 si presenta come l'appuntamento più bello, intenso, coinvolgente. Se per la cronaca va segnalata come novità la presenza del 3D, la constatazione che ne segue non è nuova ma merita di essere ripetuta. La tecnologia può migliorare o peggiorare un prodotto (ed è importante saperla usare con misura e nei momenti opportuni senza esserne schiacciati), ma il punto prezioso, quello che determina lo scarto in alto o in basso, resta il copione, la storia, l'idea. Si vuol dire che lo spunto d'avvio sembra facile: il ragazzo è cresciuto, i giocattoli sono soli, vediamo cosa fanno. E' così, ma non c'è solo questo. E' che l'umanizzazione dei giocattoli e le loro paure diventano paradigma della capacità o meno di far restare vivi il gioco, la favola, il racconto. E' che la partenza di Andy non è solo un allontanarsi fisico ma segna la fine dell'adolescenza, il distacco da una parte fondamentale della vita. E lungo il passaggio tra una stagione e l'altra dell'esistenza corrono fremiti, emozioni, incertezze. Andy crescerà e si costruirà un futuro, i giocattoli resteranno indifesi testimoni di un bene prezioso e imperdibile nello sviluppo della persona: la fantasia. Tante suggestioni attraversano questo struggente diario dell'infanzia, un ritorno all'animazione autentica per un film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile, e decisamente poetico.

Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito in molte occasioni per bambini, adolescenti e per la famiglia.

 

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Anche Andy cresce, e si prepara a partire per il college. Dove finiranno Woody, Buzz Lightyear e tutti gli altri giocattoli? Per sbaglio, al Sunnyside Daycare, ovvero un asilo per piccole, ordinarie pesti, che faranno della loro vita un inferno. Per fortuna, c’è l'Orsacchiotto tanti abbracci, il capo dei giocattoli dell'asilo: anzi no, il peluche al gusto di fragola non fa nulla per aiutarli, mentre Buzz sembra aver fatto comunella con Lotso. Chi aiuterà i nostri? Ovviamente, Woody, che escogita un audace piano di fuga...

“Verso l’infinito e oltre!” grida Buzz, e avrebbe potuto John Lasseter rimanervi indifferente? Certo che no, e l’undicesimo film della Pixar domiciliata a casa Disney infrange record su record negli Usa, ma senza spostare di una virgola la proverbiale, magica ricetta animata: meno solido sul piano drammaturgico di altre creature, Toy Story 3 fa comunque tesoro dei fratelli arrivati prima, salutando il primo threequel di casa Pixar con rara forza visiva, morbido ipercinetismo e tanta voglia di silenzio. Sì, anche quando si parla – non così spesso – il verbo non supera mai immagine e movimento, entrambi (metacinematograficamente) esaltati da angoli prospettici e filtri da “cinema altro”. Poi? Poi c’è la storia, che prende l’infanzia che se ne va (l’entrata al college e nel mondo adulto di Andy) e quella che rimane (i giocattoli) sugli scaffali, l’ecologia e il riciclaggio di giocattoli sporchi, il maschile e il femminile, il computer (CGI) e la matita, che veglia dal fuoricampo. Alt, dicevamo del femminile: ebbene, anche con gli occhialini 3D le polemiche femministe scatenate negli Usa vi sembreranno strabiche, e... tranquilli, ci vedete benissimo. Non vi resta che la buona, davvero, visione, e a noi la speranza: ci sarà un sequel anche per Wall-E? Chissà, ma “Verso l’infinito e oltre!” suonerebbe ancora meglio. Federico Pontiggia

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