Sabato 30 ottobre - Ore 21:00
Domenica 31 ottobre - Ore 16:00 e 21:00
Dom Cobb è un abilissimo ladro, il migliore al mondo quando di tratta della pericolosa arte dell'estrazione: ovvero il furto di preziosi segreti dal profondo del subconscio mentre si sogna, quando la mente è al massimo della sua vulnerabilità. Le abilità di Cobb ne hanno fatto un giocatore di primo piano nel pericoloso mondo dello spionaggio industriale, ma lo hanno reso un fuggitivo ricercato in tutto il mondo, costretto a lasciarsi alle spalle tutto ciò che ha sempre amato. Ma ora Cobb ha una chance di redenzione: un ultimo lavoro potrebbe restituirgli la sua vita, ma solo se riuscirà a rendere possibile l'impossibile.
Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura: Christopher Nolan
Fotografia: Wally Pfister
Montaggio: Lee Smith
Musiche: David Julyan
Durata: 2h 28'
Leonardo Di Caprio, Marion Cotillard, Ellen Page, Cillian Murphy, Michael Caine, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Tom Hardy, Tom Berenger, Lukas Haas, Tohoru Masamune, Claire Geare, Johnathan Geare, Carl Gilliard, Daniel Girondeaud, Mobin Khan, Yuji Okumoto, Nicole Pulliam, Dileep Rao, Talulah Riley
Migliore fotografia a Wally Pfister
Miglior sonoro a
Richard King, Lora Hirschberg, Gary Rizzo, Ed Novick
Miglior montaggio
sonoro a Richard King
Migliori effetti speciali a Paul J. Franklin, Chris
Corbould, Andrew Lockley e Peter Bebb
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: consigliabile, problematico
Tematiche: fantascienza, giallo - triller, libertà
Dice Nolan:
"(...) Il concetto di sogno nel sogno era ancora troppo ostico per il
pubblico, forse, ma oggi anche grazie a tutte le nuove applicazioni
tecnologiche credo che l'approccio sia per tutti più agevole: 'Inception',
tutto sommato, é un film che tenta di esplorare, analizzare la differenza
che intercorre tra la visione soggettiva del mondo e la realtà oggettiva che
ci circonda". Regista visionario per eccellenza, autore di implacabili
meccanismo esistenziali come "Memento", "Insomnia" e dell'affascinante "Il
cavaliere oscuro", Nolan si getta con sprezzo del pericolo in un gioco di
scatole cinesi sempre più impervio. Di sogno in sogno la realtà si allontana
e si perde, la memoria non ha possibilità di seguirla. Forse c'è qualche
passaggio di troppo a livello narrativo, che riduce la compattezza del
racconto. Ma la discesa nell'inconscio del sogno fotografa un gioco di fuga
che inchioda l'individuo alle proprie responsabilità, familiari, lavorative,
politiche. Lo stordimento diventa voglia di uscirne e recuperare una umanità
meno complicata. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come
consigliabile e insieme problematico.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza di minori e piccoli. Da proporre anche in successive occasioni per l'originalità della trama nell'ambito di un genere tra fantascienza e metafora.
Sogno, idea e rappresentazione: nuovo prestigio di Christopher Nolan, che mischia spy-story, fantascienza e romanticismo. Senza via d'uscita
"Si può vincere una guerra in due
E forse anche da solo
E si può
estrarre il cuore anche al più nero assassino
Ma è più difficile
cambiare un'idea..."
Dubitiamo Christopher Nolan abbia mai ascoltato Apapaia dei Litfiba, canzone che quasi 25 anni fa veniva incisa nel doppio album "17 re". Ma alla base del suo nuovo film, scritto "in solitaria" come non avveniva dai tempi di Following (1998), c'è anche questo, l'idea di poter aggirare, "estrarre" il "resiliente" più ostico al mondo, le idee, raggiungibili in una dimensione altra, onirica, caratterizzata a sua volta da ipotetici, infiniti livelli.
Nuova frontiera dell'hackeraggio mentale, luogo fino ad oggi impossibile da scardinare, Inception (e il titolo è lì ad annunciarlo) non si accontenta di mostrare come sia possibile venire in possesso di qualsiasi idea, ma costruisce intorno all'azzardo di "impiantarne" una nuova la più ardita e suggestiva delle metafore cinematografiche.
Sogno, idea e rappresentazione si fondono, nella continua "creazione" di mondi, nature e architetture in cui far muovere personaggi consapevoli e non, manipolatori e manipolati: cambiano le coordinate spazio-temporali, i minuti "reali" si dilatano esponenzialmente, facendosi eternità all'ultimo livello di sogno, quel limbo dove la mente umana si perderà definitivamente. E dove Dom Cobb (Leonardo Di Caprio), il ladro più abile ed esperto nell'arte dell'estrazione, ha tentato di confinare il ricordo più pericoloso e doloroso, quello dell'amata moglie Mal (Marion Cotillard). E' questo - insieme alla voce di Edith Piaf che canta Non, je ne regrette rien per riportare lui e la sua squadra in "superficie" - il perno intorno cui ruota l'intero corpo del film, spy-story contemporanea e futurista venata di un romanticismo straziante e senza via d'uscita.
Che Christopher Nolan, ancora una volta supportato dalle luci di Wally Pfister, dal montaggio di Lee Smith e dalle musiche (straordinarie) di Hans Zimmer, prepara, anche a costo di qualche necessario didascalismo, nei primi 40 minuti del racconto: dal tentativo di furto al potente Saito (Ken Watanabe), ben presto nuovo "datore di lavoro" ai danni del "bersaglio" Robert Fischer (Cillian Murphy), giovane prossimo erede di un impero multimiliardario, fino alla composizione del nuovo team con cui Dobb dovrà affrontare ciò che nessuno - così sembra - è mai riuscito a portare a termine, impiantare un pensiero. Almeno tre ulteriori livelli di sogno condiviso, dove far precipitare il sonno dell'ignaro Fischer, tre ipotetiche e illusorie realtà di senso da costruire insieme al "manovratore" (Joseph Gordon-Levitt), all'architetto Ariadne (Ellen Page), al "falsario" (Tom Hardy): l'attore principale è sempre lui, Cobb, minacciato però dalle incursioni sempre più prepotenti di Mal, "ombra" fatale e ingombrante quanto più a fondo saranno scavati i livelli dell'inconscio. Universo, quest'ultimo, che il regista di The Prestige e Il cavaliere oscuro lascia libero di confondersi innumerevoli volte con le altre dimensioni del film, sin dall'inizio del racconto, sorprendendo anche l'occhio più smaliziato nella scena che dà il la al momento forse più spettacolare dell'opera, con Di Caprio che illustra all'inconsapevole Ariadne le enormi potenzialità della sua mente: un'improvvisa esplosione, poi strade che proseguono sfidando le più elementari logiche della fisica e della gravità, nuovi specchi in cui riflettersi all'infinito o sgretolarsi, perdersi per sempre. Nel limbo di un presente senza tempo o in una visione che riporti lo sguardo a superare le barriere della verosimiglianza: proprio come nei sogni. Verso i quali è sì difficile fare ritorno, ma dai quali è impossibile fuggire. (Valerio Sammarco)