Sabato 20 settembre 2008 - Ore 21:00
Domenica 21 settembre 2008 - Ore 16:00 e 21:00
A Gotham City la malavita organizzata dilaga in ogni angolo della città. Facendo arrestare gran parte della mafia locale e dando il via ad un grande processo, il neo eletto procuratore distrettuale Harvey Dent riesce ad ottenere i primi risultati positivi. L'irruzione del Joker in aiuto dei boss rende però tutto più difficile. Il Joker è furbo e inafferrabile. Sulle sue tracce si mette Batman che nel ruolo di giustiziere è tanto gradito alla popolazione quanto inviso alla polizia che, sotto la guida del commissario Gordon, dà a sua volta la caccia al folletto. Anche Dent vuole arrestare Joker, senza sapere che dietro la maschera di Batman si nasconde Bruce Wayne, che per lui è solo un playboy miliardario. Lo sa invece Rachel, avvocato e amica d'infanzia di Bruce, divisa tra l'amore per lui e l'attrazione per Dent. Il quale di Rachel è molto innamorato. La guerra a Gotham si fa spietata; Joker sembra prendere in giro i suoi avversari mettendoli l'uno contro l'altro. Rachel muore, Dent resta orribilmente sfigurato. Batman e Joker si ritrovano per la sfida decisiva.
Regia | Christopher Nolan |
Sceneggiatura | Christopher Nolan |
Jonathan Nolan | |
Christian Bale | Maggie Gyllenhaal |
Heath Ledger | Michael Caine |
Morgan Freeman | Gary Oldman |
Eric Roberts | Aaron Eckhart |
Anthony Michael Hall | William Fichtner |
Melinda McGraw | Michael Jai White |
Nathan Gamble | Nestor Carbonell |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Discutibile, crudezze
Tematiche: Fumetti; Giustizia; Libertà; Male; Violenza
"Il procuratore Harvey é l'uomo della gente -dice Nolan- E' un eroe in modo diverso da Batman. Con James Gordon formano un'alleanza fatta di tre elementi (giustizia, giustiziere e polizia) per mettere fine alla violenza. Il filo rosso del film è questo: fino a che punto si possono piegare le regole per raggiungere lo scopo, senza romperle?". Questo quinto incontro (dal 1992 in poi) con il personaggio a fumetti uscito dalla penna di Bob Kane segna un punto di non ritorno. Gotham City è il luogo dove il Caos ha trovato terreno fertile e ora cerca una facile stabilità. Nella metropoli dove il buio è costante, lo spiraglio di luce portato dall'azione di Dent viene vanificato subito dalla deflagrante presenza di Joker, dal quale il Male emana con cinica normalità. Il giustiziere deve restare mascherato, mentre Dent perde la sua faccia, e l'amore, quello vero, per Rachel fa i conti con la scomparsa dell'amata. Apologo amarissimo sull'impossibilità di unire le forze di chi vuole fare il 'Bene', questo Batman abbandona ogni parvenza di una semplice storia d'avventura fantastica per diventare un racconto straziato e disperato, una tragedia che scivola verso lo scontro finale con il nemico in un crescendo di scontri, che sono brutalmente fisici ma anche, e forse soprattutto, morali. Il rimescolamento psicologico, il devastante confronto con se stessi e con l'annullamento della propria personalità, l'emergere della paura come elemento di ancestrale spinta delle azioni umane fanno di questo copione un testo potente e vigoroso, simile a certi stringenti, inesorabili conflitti shakespeariani. La spinta maggiore la mette Nolan, con una regia di disturbante coinvolgimento, da una parte distesa, pulita e luminosa secondo il cinema classico hollywoodiano, dall'altra inquieta, nera, vibrante, incubi esteriori e interni, in un rimescolamento dei corpi e dell'anima senza tregua nel ritmo e nei tempi narrativi. Un film che lascia il segno, carico di motivi di suggestione, pieno di dubbi ma non rassegnato, quasi maledetto, eppure non privo di voglia di riscatto. Dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile e segnato da non poche crudezze.
Utilizzazione: per quanto detto sopra, il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, ma con l'avvertenza che il suo forte grado di 'serietà' lo rende poco adatto ad un pubblico di piccoli e piccolissimi. Non si tratta di film d'avventura, o di divertimento ironico/grottesco ma di un'attualizzazione in forma epica, visionaria e qua e là spaventosa della lotta Bene/Male. Più adatto a spettatori grandi e adulti.
Complementarità di Bene e Male e ambivalenza della sorte: il Bat-capolavoro di Nolan, recensito in anteprima
È nuovamente tempo di eroi a Gotham City. La criminalità non è mai stata così organizzata, e dalle viscere di un Male apparentemente illogico, si erge la figura, la maschera del Joker (Heath Ledger). Non i soldi, non solo, non il potere, ma una beffarda quanto vendicativa bramosia distruttiva nei confronti del mondo - che lo considera nulla più di un freak - ne animano le gesta: nemico di tutto e tutti (la sua ascesa non prevede prigionieri), ferocemente esaltato all’idea del continuo confronto con il paladino del Bene, Batman (il plurimiliardario Bruce Wayne, ancora interpretato da Christian Bale, che deve far fronte anche ad improvvisati e maldestri emulatori, tra cui - visibile per un attimo - Scarecrow/Cillian Murphy), alleato con il tenente Gordon (Gary Oldman) e il procuratore distrettuale Harvey Dent (Aaron Eckhart) - con il quale divide l’amore per Rachel Dawes (Maggie Gyllenhaal) - per provare a debellare l’insostenibile crescita della delinquenza.
Dopo aver riavvicinato gran parte dei cine-affezionati alle gesta dell’uomo pipistrello con Batman Begins, Christopher Nolan mette a segno una delle più imponenti trasposizioni da fumetto che il grande schermo ricordi, inquadrando i grattacieli e le strade della fantomatica Gotham come solo Michael Mann avrebbe potuto, facendo danzare la macchina da presa (magnifico l’utilizzo delle luci di Wally Pfister, fedele direttore della fotografia dai tempi di Memento) intorno ai protagonisti, stringendoli quasi in un inestricabile vortice al progressivo crescendo della tensione. Che rimane altissima per tutti i 150’ del racconto, caratterizzato costantemente - come previsto - dalla presenza/assenza del Joker, quintessenza di una malvagità difficilmente arginabile proprio perché regolata da una follia tremendamente lucida, incarnata e resa dalla postura, il ghigno, le parole sbiascicate di un Heath Ledger che meriterebbe davvero l’Oscar postumo già invocato da alcuni critici d’oltreoceano.
Ed è proprio nella gestione di una così ingombrante maschera (inutile far paragoni con la passata performance di Jack Nicholson, proprio perché incanalata verso altre direzioni) - lasciandole margine di "movimento" ma al tempo stesso impedendole di cannibalizzare l’intero film - il merito più grande di Nolan, che non dimentica il suo cavaliere oscuro (importantissima, in tal senso, l’ombrosa e dissolvente digressione conclusiva), donando profondità e spessore anche a tutti i personaggi secondari (poco importa che il motivo della trasformazione di Harvey Dent in Two Face non combaci con quanto raccontato dal fumetto, quello che conta è il saper metaforizzare, anche solo con una monetina, l’ambivalenza della sorte), mantenendo elevatissima la qualità tecnica della messa in scena: difficile elencare tutte le sequenze memorabili, alcune realizzate appositamente per IMAX, dalla rapina prologo in banca all’inseguimento notturno con il camion che si ribalta, dall’esplosione dell’ospedale all’ipertecnologica visuale utilizzata per il combattimento sul grattacielo, senza contare il montaggio alternato di Lee Smith, superbo quanto il lavoro fatto per il suono. Assordante nel rimbombare di echi silenziosi, così come la dedica sui titoli di coda: "In memoria dei nostri amici Heath Ledger e Conway Wickliffe". (Valerio Sammarco)
"Mentre i tre eroi «positivi» sono costretti a fare i conti con i limiti e il senso delle loro azioni, continuamente messe in discussione da una voglia di vendetta che finirà per travolgere tutto o quasi. In questo modo il film si colora di echi apertamente langhiani, che finiscono per concretizzarsi nell'esplicita citazione della Gloria Graham del Grande caldo, con il volto metaforicamente diviso in due metà, una affascinante e una orripilante. Come infatti succederà al viso del procuratore Dent dopo l'esplosione da cui Batman lo strappa mentre avrebbe voluto salvare Rachel (Maggie Gyllenhaal), la donna amata da entrambi: da un lato conserva il suo volto fiducioso e positivo, dall'altro il fuoco accentua la smorfia orrida e criminale di un essere crudele e vendicativo. E questa idea del volto come indice di moralità (specchio dell'anima?) finisce per diventare una delle chiavi di lettura del film, dall'ossessione di tanti per smascherare il vero volto di Batman al trucco sbavato e ferino di Joker. Che proprio in quella specie di maschera «non finita», con il rossetto che non rispetta più i lineamenti della bocca e delle cicatrici e la biacca che non copre le rughe e le asperità del corpo, trova la perfetta messa in forma dell'ambiguità e dell'indeterminatezza morale che lo identificano. A cui Ledger aggiunge una recitazione sapientemente inquietante che ha giustamente lasciato il segno e che lo candida a ricevere il secondo Oscar postumo della storia, dopo quello a Peter Finch per 'Quinto potere'. E se alla fine il messaggio di un bambino e il comportamento delle persone stivate nei due traghetti sembrano lanciare un messaggio di speranza e di fiducia nei comportamenti del genere umano, la vera morale del film resta quella di una ambigua lezione sul «lato oscuro» della vendetta e sui limiti che si possono raggiungere per piegare il Male ai fini del Bene. Anche a costo di tradire la verità." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 23 luglio 2008)
"A fronte di tanta abbondanza di 'caratteri' e situazioni, che il ballo in maschera di Nolan profonde senza risparmio, è inevitabile che Barman perda un po' la leadership lasciando spazio agli altri; incluse le godibili caratterizzazioni di Michael Caine, il maggiordomo Alfred, e di Morgan Freeman, il saggio Lucius Fox. Chi ruba la scena all'eroe, però, è lo sventurato Ledger, che rilancia la potenziata leggenda dell'altrettanto sfortunato Brandon Lee del 'Corvo'. Anche se la candidatura postuma all'Oscar di cui tanto si parla è di gusto discutibile, senza dubbio Ledger si è calato nel Joker, a suo tempo interpretato da Jack Nicholson, con una partecipazione al limite del transfert, tratteggiando un malvagio integrale che resta impresso nella memoria. Più che di Bale o di chiunque altro, il film è suo." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 25 luglio 2008)