Sabato 16 ottobre 2010 - Ore 21:00
Domenica 17 ottobre 2010 - Ore 16:00 e 21:00
Sabato 23 ottobre 2010 - Ore 21:00
Domenica 24 ottobre 2010 - Ore 16:00 e 21:00
Alberto, responsabile dell'ufficio postale di una cittadina della Brianza, sotto pressione della moglie Silvia, è disposto a tutto pur di ottenere il trasferimento a Milano. Anche fingersi invalido per salire in graduatoria. Ma il trucchetto non funziona e per punizione viene trasferito in un paesino della Campania, il che per un abitante del nord equivale a un vero e proprio incubo. Rivestito di pregiudizi, Alberto parte da solo alla volta di quella che ritiene la terra della camorra, dei rifiuti per le strade e dei "terroni" scansafatiche. Con sua immensa sorpresa, Alberto scoprirà invece un luogo affascinante, dei colleghi affettuosi, una popolazione ospitale e un nuovo e grande amico, il postino Mattia, al quale darà una mano per riconquistare il cuore della bella Maria. Il problema ora però è un altro: come dirlo a Silvia? Già, perché da quando è partito, non solo il loro rapporto sembra rifiorito, ma agli occhi dei vecchi amici del nord Alberto è divenuto un vero e proprio eroe...
Remake della commedia francese Bienvenue chez le Ch'tis uscita come Giú al Nord in Italia, il film è girato in provincia di Salerno, a Castellabate, parte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Regia: Luca Miniero
Sceneggiatura: Massimo Gaudioso
Montaggio: Valentina Mariani
Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini, Nando Paone, Giacomo Rizzo, Teco Celio, Fulvio Falzarano, Nunzia Schiano, Alessandro Vighi, Francesco Albanese, Salvatore Misticone, Riccardo Zinna, Naike Rivelli
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: consigliabile, brillante
Tematiche: il comico, lavoro
All'origine c'è il film francese "Giù al nord" (in originale "Bienvenue che le Ch'tis"), grande successo in patria, ottimo anche in Italia. Si parlava di un direttore postale che dalla Costa Azzurra si trova sbattuto dalle parti del Pas de Calais all'estremo nord freddo e selvaggio. Qui la geografia si rovescia, si comincia con 'O mia bela madunina' e si finisce con 'O sole mio'. Il meccanismo resta quello di una grande diffidenza che diventa rispetto e amicizia. Forse non è sempre così? La favola ha questa e altre libertà, e il copione si muove con scioltezza e disinvoltura. Anche se il ritmo è meno incisivo e le atmosfere meno robuste di quello francese, il racconto é colorito, gradevole, scoppiettante. E non si fa altri problemi se non quello di gettare una giusta iniezione di fiducia su una realtà spesso difficile. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile e certo brillante.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come esempio di commedia italiana equilibrata e scorrevole.
Luca Miniero meglio di Dany Boon: Bisio & co. a crepapelle, nella penisola che non c’è...
E’ possibile trasformare una commedia francese sugli stereotipi Sud-Nord in una commedia italiana sugli stereotipi Nord-Sud? Sì, e con successo. L’avventura in solitaria di Luca Miniero, per una volta senza Genovese, è migliore dell’originale d’Oltralpe, il campione d’incassi Giù al Nord di Dany Boon, qui in cammeo. Dalla sua, un cast quasi formidabile, almeno per alchimia e risate, che conferma l’istrionica duttilità di Claudio Bisio, l’assertività ironica di Angela Finocchiaro, la sensualità calma di Valentina Lodovini e il particolare - leggi regionale - talento di Alessandro Siani, ai suoi massimi. Ancora meglio i caratteristi di contorno, cui spetta un napoletano più napoletano del vero nella bella cornice di Castellabate, dove finisce confinato il direttore postino Bisio, reo di millantata disabilità in quel di Usmate. Riderete non poco, a patto di non dare al film il benvenuto nella realtà: stereotipi, enfasi dialettali, luoghi più che comuni sono così tirati, triti e perfino grotteschi da non conservare nulla della “diversità di latitudine” da cui muovono. In altre parole, Benvenuti non nelle intenzioni sociologiche ma negli esiti di commedia surreale: Nord versus Sud, nella penisola che non c’è. (Federico Pontiggia)
"'Porca trota'. Ma vi giuro che è un omaggio a Tonino Guerra, non un insulto al senatur jr. Tiene a precisare il protagonista Claudio Bisio, anche se sotto sotto se lo gode l'equivoco. Già, perché 'Benvenuti al Sud' è l'antitesi del film politico, insistono la distribuzione Medusa, la produzione Cattleya, il regista Luca Miniero seguito dal coro cast & crew. Il remake nostrano e al contrario del blockbuster francese 'Giù al nord' è una commedia fantasy, perché il mondo reale italiano non esiste, né al Nord né al Sud, e neppure in autostrada visto che la poliziotta (sorridente, e quando mai?) lascia passare incontrollato il nostro 'polentone' Bisio forzato migrante verso la terronia. (...) Il finale, naturalmente, non sorprende. E a salvare troppo buonismo arrivano, per fortuna, le risate. Ma con un cast così, sarebbe stata un'impresa non riuscirci." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 30 settembre 2010)
"Buttarla troppo in politica potrebbe danneggiare 'Benvenuti al Sud'. Un film di Luca Miniero che, in qualità di remake del campione d'incassi francese 'Giù al Nord', ambisce a essere soprattutto una farsa in punta di fioretto. Certo il gioco di sceneggiatura - ordito dallo stesso Miniero insieme a Massimo Gaudioso - prevede uno smascheramento degli eterni pregiudizi che animano lo sport nazionale d'insulti contrapposti, l'eterna e incanaglita zuffa tra nordisti e sudisti, polentoni e terroni, leghisti e borbonici. Ma il metodo prescelto è, grazie a Dio, quello di un ping-pong sarcastico, con i luoghi comuni che s'infrangono l'uno dentro l'altro e servono essenzialmente per inanellare una serie di gag più accurate dell'odierna media a ben più alto budget. (...) Purtroppo 'Benvenuti al Sud' sconta un affievolimento dal momento in cui la moglie razzista di Alberto cala nel microcosmo campano e verifica di persona come quei minacciosi indigeni siano in realtà esseri umani superdotati di contagiosa umanità. Dicevamo, sia pure in senso lato, della politica: scivolando verso una conclusione zuccherosa, la commedia rischia di perdere la fragranza. Per fortuna i colpi migliori sono già andati a segno e l'allegra compagnia d'attori può inserirsi con piena dignità nell'ingombrante album di famiglia." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 1 ottobre 2010)
"Un giorno qualcuno rileggerà l'Italia del nuovo millennio attraverso il suo cinema e scoprirà di avere in mano una gran massa di informazioni purché sappia, come dire, decodificarle. Questo accadeva davvero, qui si allude a un fenomeno del quale c'è traccia in altri documenti, questa battuta va letta così, là si riconosce l'eco ingentilita o la caricatura di questo o quel conflitto. Come se certe realtà si, potessero raccontare solo a distanza o filtrandole attraverso regole precise. A rischio di depotenziarle. Come succede trasformando personaggi reali in cartoons, che sono per definizione inalterabili, indistruttibili, impermeabili al dolore e alla morte. A differenza dei personaggi delle vere commedie di ogni epoca e paese. Ecco da 'Benvenuti al Sud' si esce un po' con questa sensazione: di aver visto un esilarante film d'animazione recitato da attori in carne e ossa. Un film dove tutto ciò che il suo soggetto richiede, i pregiudizi, gli stereotipi, l'ignoranza, la diffidenza reciproca che separa Nord e Sud, è trattato su un tono leggero e farsesco che rende tutto esatto, pertinente, pungente e a volte irresistibile, ma anche stranamente risolto e inoffensivo. (...) Il film funziona benissimo e avrà un successo strepitoso, ma è la sfumatura che separa la grandezza dal semplice divertimento." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 1 ottobre 2010)
"Date le grandi migrazioni interne, se in Italia settentrionali e meridionali non andassero d'accordo la guerra civile sarebbe permanente. 'Benvenuti al Sud' è il rifacimento di una commedia francese, 'Giù al Nord', realizzato con meno incisività, meno ritmo e meno divertimento. Claudio Bisio, circondato da ottimi caratteristi, sarebbe perfetto se il film avesse maggiore energia e forza comica." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 1 ottobre 2010)
"Cercate su Google le immagini di Castellabate, il paesino del Cilento dove è ambientato 'Benvenuti al Sud', e capirete perché il remake del film francese 'Giù al Nord' era, checché ne dicano a Medusa e alla Cattleya, un'idea bizzarra. In Francia il Sud (la Costa Azzurra) è bello e ricco e il Nord (il Pas de Calais) è grigio e povero, e per trovare l'umanità degli 'Ch'tis' - gli abitanti del Nord - occorreva tutto l'impegno del protagonista. In Italia, anche il più fesso dei leghisti sa (forse...) che il Cilento è più bello della Brianza, e quindi il terrore del nordista Claudio Bisio, di fronte al trasferimento fra i «terùn», suona credibile fino a un certo punto. Ma queste sono considerazioni a priori. Qui e oggi, secondo noi è utile che questo film esista, e che esca pochi giorni dopo le idiozie di Bossi sui romani porci. Bisio e la Finocchiaro sono strepitosi come sempre, il regista Luca Miniero (autore con Paolo Genovese del geniale 'Incantesimo napoletano', nel 2001) è un esperto in stereotipi. Lo sceneggiatore, Massimo Gaudioso, era nella squadra che portò al cinema 'Gomorra'. Tutte garanzie." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 1 ottobre 2010)
"Piacerà a coloro che da tempo reclamano per Claudio Bisio il grosso ruolo, la parte che deve tenere in piedi un intero film (il comico di Novi Ligure finora aveva dato il meglio nelle opere a sketch). Esame superato. Bisio è davvero in grado di correre da solo. Anche se è sempre un piacere vederlo (per la terza volta) in azione in tandem con Angela Finocchiaro (ideale come moglie bisbetica che pone sempre il bauscione sulla difensiva). Anche se il regista ha creduto bene di mettergli accanto una 'tinca' di classe. Alessando Siani ribadisce con verve inaspettata il luogo comune che un lombardo e un napoletano portati a contatto non possono non fare le scintille. 'Benvenuti al Sud' garberà anche a chi, pur gradendo 'Giù al nord', non era in grado di apprezzarne le gag linguistiche (come poteva non smarrirsi nella traduzione italiana?). Luca Miniero non perde invece l'occasione di rivelare (con tutti i buffi inconvenienti) che a un secolo e mezzo dall'unificazione la lingua italiana non è ancora unificata (il dialogo vero arriverà solo verso la fine dei due anni di 'penitenza' di Bisio). Bene. Il filmettino è proprio simpatico, e rifinito bene, e persino encomiabile nel ribadire quasi a ogni sequenza che le distanze fra Nord e Sud sono molto ridotte, niente affatto incolmabili. Certo, è la bella favola. Il giubbotto antiproiettile è solo una gag comica (che ricorda, a rovescio, certe trovate di Totò). Però mentre giravano il film, a pochi chilometri di distanza ammazzavano Vassallo. E le bucoliche panoramiche del Salernitano nella realtà sono il festival dell'immondizia." (Giorgio Carbone, 'Libero', 1 ottobre 2010)
"E' un po' difficile giudicare film come 'Benvenuti al sud'. Gradevole, in odore di sufficienza stiracchiata, con momenti di buona inventiva. Sembra di disegnare l'identikit dell'alunno svogliato ma intelligente, quello che può sempre 'dare di più'. Uno stereotipo come quelli che Miniero cerca di combattere con un sorriso sul viso e qualche trovata, tra pochi colpi di scena e qualche colpo... da scemo. (...) Ci teniamo subito a dire che 'Benvenuti al sud' è meglio dell'originale. Meglio gli attori - Bisio, anche se un po' sottotono e Siani, che molti continuano a sottovalutare, sono una bella coppia -, meglio la scrittura (...), meglio la riuscita. Il problema, poi, è che l'originalità, che in un remake è già al minimo sindacale, viene definitivamente sacrificata al richiamarsi a un cinema amato, ma morto e sepolto. Quello della commedia italiana del dopoguerra, quella di 'Totò Peppino e la Malafemmena' o di 'Pane, Amore e...', quello delle Sofie Loren ancheggianti, dondolanti, ammiccanti. L'impressione, insomma, è che in questa storia di un direttore delle poste che si finge handicappato per essere trasferito a Milano, e viene punito per la menzogna venendo scaraventato nella cilentina Castellabate, ci sia un bel po' di muffa: anche i luoghi comuni si fermano al massimo a una ventina d'anni fa, hanno un'ingenuità preleghista che purtroppo non esiste più. Un film del genere, insomma, forse voleva e di sicuro doveva essere più politicamente scorretto, e in alcuni rari momenti ci riesce. A divertirsi ci si diverte, ma sono più riflessi condizionati di un cinema e di un mondo già visto. Entrambi migliori, peraltro. Tozzi e Letta, però, hanno annunciato che un 'Benvenuti al nord' non è idea peregrina e qui - sarebbe intelligente mantenere la stessa squadra - forse si giocherebbe la vera partita. Certo, una commedia non è neorealismo, ma per farci ridere davvero deve parlare della realtà. Quella vera, di un popolo incattivito e diviso, razzista e ottuso. Non come la sua classe dirigente, ma quasi." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 1 ottobre 2010)
"Meglio copiare bene che esser originali male. Lo conferma 'Benvenuti al sud', ricalco di 'Giù al nord' di Dany Boon, che si rivolge a chi non ha visto il film francese. (...) Come in 'Giù al nord', la prima parte è la migliore. Procedendo dall'incomprensione alla comprensione, il film diventa buonista. Miniero lo sa, ma deve tener conto che la cattiva tv ha deformato il gusto del pubblico." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 1 ottobre 2010)
"Ecco un caso in cui il remake è meglio dell'originale. 'Benvenuti al Sud' di Luca Miniero è il rifacimento del francese 'Giù al Nord', ed è più gradevole del suo predecessore. (...) Una favoletta lieve e consolatoria in un momento in cui le tensioni Nord-Sud stanno diventando intollerabili." (Paola Casella, 'Il Sole 24 ore', 1 ottobre 2010)
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