Sabato 8 marzo | Ore 21:00 |
Domenica 9 marzo | Ore 16:00 e 21:00 |
Un gruppo di volontari cristiani in Thailandia assolda John Rambo perché li guidi nella risalita del fiume Salween. Lo scopo è quello di consegnare dei medicinali ad una tribù che vive nei pressi di Burma.
Quando i missionari sembrano non tornare indietro dalla loro missione, Rambo mette insieme una squadra di mercenari per andare in loro soccorso: una missione che si trasformerà in un inferno.
Regia | Sylvester Stallone |
Sceneggiatura | Art Monterastelli |
Sylvester Stallone | |
Durata | 1 ora 33' |
Sylvester Stallone | Julie Benz |
Matthew Marsden | Graham McTavish |
Reynaldo Gallegos | Jake La Botz |
Tim Kang | Paul Schulze |
Linden Ashby | Maung Maung Khim |
Ken Howard | Sai Mawng |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema ACEC)
Giudizio: discutibile, violento
Tematiche: Guerra; Libertà; Politica-Società; Storia; Violenza
"Rambo" (1982), "John Rambo" (2008): gli anni passati si sentono, anche se Stallone cerca di far finta di niente e, alla c.s. di presentazione, stupisce dicendo che 'ci sono ancora molte cose da scoprire sul personaggio'. E tuttavia l'assenza di novità è così palese da risultare programmatica. Tirato in ballo da una giusta causa, Rambo si risveglia, compie il proprio lavoro, e poi scompare di nuovo. Ma stavolta con un finale che sa di bucolico, di riconquista di un equilibrio recuperato non lontano ma a casa. Forse un paradigma dell'eroe contemporaneo, stanco, disilluso e bisognoso di tornare ai valori semplici di una volta. Forse. Certo la gragnarola di sparatorie é senza fine, la violenza dilaga in abbondanza, con qualche imitazione visiva di spari e di morti in stile plastico. Si corre lungo il rischioso confine del ricorso alle armi giustificato dalle circostanze. Per questo il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come discutibile e certamente violento.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza di minori. Stessa cura é da tenere in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.
L'ex Berretto Verde è tornato: missione possibile in Birmania. Zero suspense, morti a pioggia e laconicità: che spettacolo!
"Vivere per niente, o morire per qualcosa". E' la battuta-guida di John Rambo (First Blood come il romanzo di David Morrell da cui nasce), quarto capitolo dell'ex Berretto Verde, con Sylvester Stallone che si dirige per la prima volta nella saga . Non è comparso in ottima forma il 62enne Sly alla conferenza stampa: gonfio, coi lineamenti facciali bloccati, ma ironico, simpatico, finanche tenero: "Faccio fatica ad abbandonare Rambo, mettere la parola fine mi manderebbe in depressione". Altra storia sullo schermo: non riesce nemmeno a muovere un labbro Sly, ma per 91 minuti, truculenti, se non splatter, il suo Rambo combatte in Birmania, per salvare dei missionari Usa caduti nelle mani sanguinarie dei soldati governativi, che da 60 anni opprimono il popolo Karen.
Dei quattro Rambo, Stallone mette al top della sua classifica personale il primo, "come un figlio", secondo questo John Rambo, seguito dal secondo in ordine cronologico e dal terzo, ambientato nel Vietnam russo, ovvero l'Afghanistan. E concordiamo. Messo al muro all'unanimità dalla critica Usa, Rambo merita sorte migliore: vedere ancora in piedi cotanta icona, già induce all'accoglienza a braccia aperte.
Povero Sly/John, ancora briga e mena a 62anni, e noi che pretendiamo? Che non sostenga McCain? Che in un'ora e mezza ci regali almeno un briciolo di suspense? Sarebbe pura crudeltà, anzi, accanimento terapeutico. Da elogiarlo, viceversa, per aver preferito all'Iraq - ancorché politicamente ostico - Myanmar, e una tragedia per cui l'Occidente si ostina a rimanere indifferente.
Bravo Sly, che aiutato da mercenari inglesi al soldo dell'avanspettacolo salva pure dei compatrioti bigotti, in trasferta umanitaria dalla Bible Belt. Se il sesso rimane ancora un traguardo irraggiungibile - e sì che la rigidità non gli manca... - riesce pure a flirtare a muso duro (sic!) con l'insignificante Julie Benz. E a infierire su un pederasta, ovviamente nemico e ovviamente destinato a efferata dipartita. Potenza degli estrogeni, nel corpo e - soprattutto - nella morale. Con un profluvio di colpi - complimenti sinceri al maestro d'armi e al design sonoro -, sangue e violenza (mai così tanti morti nella saga), il profeta laconico dell'action è tornato. Prossima e quinta tappa i patrii States, ma per ora il padre indiano di John rimane nel fuoricampo. Poco importa, Rambo is back. For good. (Federico Pontiggia)