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Un esperto progettista di carceri è costretto a fare appello a tutte le sue capacità per scappare dalla prigione che lui stesso ha progettato. Arnold Schwarzenegger interpreta un carcerato che cerca di mantenere la calma dei compagni nel momento di massima difficoltà.
Regia: Mikael Håfström
Interpreti: Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone, James Caviezel, Vincent D'Onofrio, Sam Neill, Vinnie Jones, 50 Cent, Amy Ryan, Faran Tahir, Matt Gerald, Christian Stokes
Sceneggiatura: Miles Chapman, Jason Keller
Fotografia: Brendan Galvin
Montaggio: Elliot Greenberg
Action con gerovital anabolizzante per Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger: fuga dall'ospizio?
Esperto di sicurezza e mago della fuga dalle carceri, Ray Breslin (Sylvester Stallone) accetta un ultimo incarico: evadere da un penitenziario hi-tech, La Tomba. Ma l’inganno è dietro le sbarre: Breslin si ritrova snelle grinfie del direttore, col fine pena mai per destino. Ma non demorde: coinvolge un altro detenuto, Emil Rottmayer (Arnold Schwarzenegger), e progetta un incredibile piano d’evasione. Riusciranno i nostri eroi?
Action con gerovital anabolizzante, questo è Escape Plan – Fuga dall’inferno: Sly e Schwarzy sono ancora sugli scudi, nonostante la terza età incipiente. Ma non è una buona notizia: trama e colpi di scena sono da corso di sceneggiatura per corrispondenza (con evidenti problemi postali), le psicologie tagliate col machete, ma il Plan dell'ineffabile regista Mikael Hafstrom riserva qualche sorpresa, su tutte il musulmano che s’immola in stile kamikaze per i nostri inflessibili “crociati”...
Fantapolitica, certo, ma il genere action-adventure ha problemi più gravosi, e Fuga dall'inferno stigmatizza: il benedetto ricambio generazionale chi l’ha visto? Avanti così, fuga dall’ospizio... (Federico Pontiggia)
"Uniti per età, fede repubblicana e muscoli, Stallone, 67 anni e Schwarzenegger, 66, s'uniscono per un film carcerario assai divertente, ma alla fine Rambo, appeso a una fune in volo, e Terminator si risvegliano e calcano un po' troppo la mano, in un trionfo di inverosimile happy end dove troviamo, dopo la sacra Passione di Gibson, il molto bravo, espressivo e perfido Jim Caviezel. L'idea vincente della sceneggiatura di Miles Chapman e Jason Keller è quella di inventare la professione, ben pagata, di Ray Breslin che mette alla prova la sicurezza delle prigioni, testando la loro sicurezza avveniristica, finendo in cella e ogni volta tentando la fuga: ci riesce in modi rocamboleschi, torna rispettabile e poi ricomincia il giro. (...) Inganni, pestaggi da classico ('Città nuda', 'Nick mano fredda', 'Le ali della libertà', 'La grande fuga'), guardie arroganti, compagni violenti, direttori sadici, Vincent D'Onofrio fa sfracelli: c'è tutto, anche la pensosa zona psicologica in cella, per la modica spesa di 70 milioni di dollari, compresa la finale pena del contrappasso. Il materiale disumano è disposto dal nuovo regista svedese Mikael Håfström con graduale tensione, rivalità mostruosa, una scenografia da incubo e un intrigo che rastrella complici negli uffici, nella Cia e in famiglia. Certo la zona godibile è quella dentro le mura del carcere, sempre a un passo dal rischio ridicolo, dove Stallone viene chiamato Pòrtos, ma non reagisce perché Dumas e 'I Tre moschettieri' non gli dicono nulla. Tra battute di culto («Picchi come un vegetariano»), Stallone fa Stallone, con la bocca scoscesa sul dirupo e non muove più un muscolo, ma Schwarzy al confronto sembra appena uscito dall'Actor's Studio." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 17 ottobre 2013)
"Stallone un po' segnato, Schwarzenegger migliorato con l'età. In coppia spiritosamente muscolare. Sly e Schwarzy, Rambo e Terminator insieme: sembrerebbe da leccarsi i baffi. (...) Sottotesto di vaga polemica politica sui trattamenti di Guantanamo? Del tutto ininfluente." (Paolo D'agostini, 'La Repubblica', 17 ottobre 2013)
"Qualche motivo, nessun motivo, per andare a vedere 'Escape Plan'. Se amate il cinema d'azione, e avete sicuri ricordi di quelli resi famosi da Sly e Schwarzy, non troverete in questo film carcerario un'azione che sia all'altezza del genere «fuga da...», essendo tutto molto statico, appesantito da una sceneggiatura che disperatamente cerca di dimostrare quanta intelligenza ci sia sotto la coltre muscolare ormai solidificatasi dei due protagonisti. Se avete amato i film di Sly e Schwarzy, indipendentemente dalla dose di adrenalina espressa dai loro muscoli (e ce ne sono di esempi), non troverete in questo 'Escape Plan' l'eco di quelle performance. Se cercate in questo film il tanto atteso confronto di una coppia a suo modo mitica, verrete delusi da una sceneggiatura rigida e inutilmente ambiziosa che spreca le potenzialità dell'uno e dell'altro." (Dario Zonta, 'L'Unità', 17 ottobre 2013)
"Sylvester Stallone si dà alla critica. Non cinematografica, ma penitenziaria. Accade nel buffo action movie 'Escape Plan' dove per la prima volta recita per più di venti secondi con Arnold Schwarzenegger (a differenza della saga 'I mercenari'). (...) Non aspettatevi troppe scene d'azione. Stallone ha 67 anni e l'ex Governatore della California 66. Ma nel loro sodalizio più parlato che fisico ci sono scintille di grande cinema come quando Schwarzenegger dà degli improbabili nomignoli alle guardie mentre Stallone gli illustra accademicamente turni e caratteristiche di ogni secondino da lui già decodificati. Chi è cresciuto negli anni '80 si commuoverà. In fondo i due sono come Bob Hope e Bing Crosby. Una coppia comica. Ma con i muscoli." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 17 ottobre 2013)
"(...) se i momenti più sublimi dei due capitoli di 'Expendables' sono i veloci scambi di battute fra Sly e Schwarzy, 'Escape Plan' s'incarica di realizzare un wet dream testosteronico: avere Rambo e Commando insieme sullo schermo per la durata di un intero film. Il fascino, irresistibile, dei team-up è tutto qui: vedere volare insieme i propri supereroi preferiti. C'è quindi poco da stare a storcere il naso evidenziando presunte falle di sceneggiature o la straordinaria abilità con la quale due vecchietti se le suonano senza pietà restando miracolosamente in piedi, sparando con la micidiale precisione di cecchini entusiasti. Eppure 'Escape Plan' non usa iperboli. Anzi: per essere un actioneer ottantesco, il film rievoca piuttosto classici carcerari come 'Brubaker' e certe atmosfere «rollerballiane» da fantascienza distopica. L'ambientazione del supercarcere, un panopticon le cui celle ricordano quelle usate da Richard Burton ne 'L'esorcista 2' di Boorman per portare alla luce le memorie di Regan, è il contraltare perfetto della fisicità dei due protagonisti. Il carcere, inteso come inferno attraverso il quale l'eroe deve passare per ritrovare se stesso, processo che Stallone ha già affrontato nell'ottimo 'Sorvegliato speciale' di John Flynn, è anche il luogo che ratifica la statura di ritornanti dei due eroi. Passando attraverso la morte rappresentata dal carcere, Sly e Schwarzy celebrano un rito palingenetico che si fonda su un desiderio dell'identico (ossia vedere nuovamente gli eroi amati molto tempo fa) che francamente commuove nella sua dichiarata ingenuità. Mikael Håfström gestisce molto bene gli spazi e lascia ai due protagonisti tutto lo spazio possibile. (...) Siamo sempre al dilemma godardiano John Wayne-Goldwater (chi se lo ricorda?), ma solo uno come Sylvester Stallone poteva scommettere con tanta certezza che, nel buio della sala, almeno noi, avremmo fatto la scelta giusta." (Giona A. Nazzaro, 'Il Manifesto', 17 ottobre 2013)
"Piacerà ai fan della forzuta coppia naturalmente. Ben serviti dalla sceneggiatura e da un regista di solido professionismo (Mikael Håfström è quello di 'Derailed' con Clive Owen e di '1408' con Samuel L. Jackson). I due quasi settuagenari superstar alla loro prima vera partnership (nei 'Mercenari' Arnold si limitava a passare e via) funzionano come si deve, senza spintonarsi, senza cercare di rubarsi la scena. Ognuno fa il suo ruolo. Arnie è la roccia, Sylvester l'eterno sfigato che prima di rimontare la sfortuna deve molto sudare, tanto sanguinare. La loro accoppiata nel film in fondo ripropone quella del soggetto di Miles Chapman: nessuno dei due personaggi può evadere da solo, ma né Stallone né Schwarzenegger possono ormai reggere un intero film senza dividere equamente il peso della storia sulle non più possenti spalle. Tutto bene dunque? Abbastanza bene, è il caso di dirlo. A dir la verità non credevamo. Quando un progetto ci mette almeno tre anni a decollare, quando cambia tre registi e quattro sceneggiatori e si palleggia almeno tre protagonisti (doveva andare a Bruce Willis, poi allo stesso Schwarzenegger nel ruolo che ora è di Stallone) è quasi automatico prevedere un topolino partorito dalla montagna. Un caso recente è quello del flop di 'Lone Ranger' passato attraverso troppe mani. 'Escape Plan' invece manderà a casa contenti quasi tutti. Certo per molti (noi compresi) rimane il rimpianto per un film che poteva essere molto più duro, feroce del risultato finale. L'ingresso nel carcere è da antologia. Questa «Tomba» per terroristi, raccontata come un girone infernale dove nessuno urla (tanto, se urli, non ti sentono) poteva essere lo scenario per un classico della fantasia horror. E forse Håfström ha avuto lì la tentazione di farlo il classico. Ma a lui avevano ordinato un «buddy buddy», una storia di compari in azione. È per questo che la seconda parte è più leggera. Ben condotta ma certo indirizzata al pubblico domenicale." (Giorgio Carbone, 'Libero', 17 ottobre 2013)
"Ridicolo pastrocchio attorno a un'evasione. (...) Stallone si muove come se fosse appena uscito da un sarcofago. Avrà ingoiato un palo della luce o è soltanto torcicollo? Schwarzenegger, in confronto, sembra Laurence Olivier." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 17 ottobre 2013)
"Incontro tra giganti. Del blockbuster. Quasi d'antiquariato. De Niro e Pacino hanno già dato. Aspettiamo Sharon Stone e Demi Moore. Intanto Terminator e Rocky, barbetta da satiro e occhio onesto, si danno un sacco di botte, ma studiano da amici per la pelle. Pelle, perché i muscoli... (...) Rambo è un improbabile es avvocato collaudatore di evasioni, autore di manuali ingaggiato dalla Cia (forse) per sfidare la sicurezza. Conan è un misterioso boss internazionale che accetta di aiutarlo. (...) L'aguzzino, modello becchino, è Jim Caviezel. Triangolo classico del genere carcerario, iperbole di 'Alcatraz' e 'The Rock', arrampicato sui vetri per pilotare la sceneggiatura alla fuga per la vittoria, resiste a qualsiasi critica, come Ercolino. Sempre in piedi. Immortali «Rockynator»... D'altra parte, che dire se ci trovassimo davanti, in concerto, Al Bano e Gianni Morandi?". (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 18 ottobre 2013)