Auditorium di Casatenovo. Oltre 50 anni di cinema e teatro

The Imitation Game

The Imitation Game

Sabato 7 febbraio - Ore 21:00

Domenica 8 febbraio - Ore 16:00 e 21:00

The Imitation Game - Trailer italiano ufficiale

Inverno 1952. Le autorità britanniche entrano nella casa del matematico, criptoanalista ed eroe di guerra Alan Turing per indagare in seguito a una segnalazione di furto con scasso. Ignari di trovarsi di fronte al pioniere della moderna informatica, gli agenti arrestano lo stesso Turing con l'accusa di "atti osceni", incriminazione che lo avrebbe portato alla devastante condanna per il reato di omosessualità. Ritratto intenso e inquietante di un uomo brillante e complesso, noto leader di un gruppo eterogeneo di studiosi, linguisti, campioni di scacchi e agenti dei servizi segreti, che ha avuto il merito di decrittare i codici indecifrabili della macchina tedesca "Enigma" durante la II Guerra Mondiale, contribuendo a ridurre la durata del conflitto e , quindi, a salvare milioni di vite.

Oscar

Migliore sceneggiatura non originale a Graham Moore

Il costo del biglietto

Regia: Morten Tyldum

Interpreti: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Charles Dance, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear, Tuppence Middleton, Allen Leech, Steven Waddington, Tom Goodman-Hill, Matthew Beard, James Northcote

Sceneggiatura: Graham Moore

Fotografia: Óscar Faura

Montaggio: William Goldenberg

Musiche: Alexandre Desplat

Durata: 1 ora e 54 minuti

Biglietti esselunga Vieni al cinema alla domenica sera - a Casatenovo costa meno Prendi sei e paghi cinque - Tessere a scalare

Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)

Giudizio:  Nato nel 1912, Turing è considerato uno dei padri dell'informatica, precursore del computer e della matematica moderna. Ancora giovane, comincia a lavorare alla Bletchley Park, principale centro di analisi del Regno Unito, e qui mette a punto la macchina elettronica per decodificare Enigma. Muore suicida nel 1954 a 41 anni. Tutto è vero, niente è inventato. Una vicenda che mette di fronte le infinite potenzialità dell'ingegno umano e nello stesso tempo le sue meschinerie, l'impossibilità di guardare al positivo. La ricostruzione è totalmente fedele sotto il profilo cronachistico, e altrettanto lucida e impeccabile sotto quello realizzativo. Tildum sorveglia le fasi del copione con la stessa acutezza messa da Turing nella lotta ad Enigma. Luoghi, ambienti, facce restituiscono credibilità, non si notano difetti né sbavature, siamo nel pieno di quel cinema ben costruito, elegante, impeccabile. Benedict Cumberbatch è un perfetto Turing, stretto tra vigore, intelligenza, debolezza, incredulità. Perché alla fine è Storia anche quella condanna: una macchia nerissima nella civile Inghilterra, cui è stato posto rimedio solo nel settembre 2009 con le scuse ufficiali, e nel 2013 con la Grazia postuma concessa dalla Regina Elisabetta. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni per avviare riflessioni sulla figura del protagonista e sui rapporti cinema/storia, cinema/omosessualità, cinema/Inghilterra.

The Imitation Game

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Alan Turing è la chiave di Enigma ma un mistero per se stesso nel biopic altalenante di Tyldum. Bene Cumberbatch

Il cinema comincia a interessarsi di Enigma relativamente tardi. La macchina di cifratura dei messaggi usata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, fa per la prima volta la sua comparsa in U-571 di Jonathan Mostow (2000), in cui gli americani cercavano di trafugarla da un sommergibile tedesco in avaria.

Ma è l’anno dopo che Enigma guadagna interamente la ribalta nel film omonimo diretto da Michael Apted (Enigma, 2001): qui la vicenda della sua decrittazione viene raccontata nei particolari, complice anche la possibilità di accesso ai documenti di archivio britannici, finalmente consultabili dopo essere stati secretati per 50 anni. Scopriamo così che a Bletchley Park un team di cervelloni formato da scienziati, linguisti e giocatori di scacchi lavorò per cinque anni alla risoluzione del codice. Il film lo menziona poco, ma di quel gruppo faceva parte anche Alan Turing.

Matematico, logico, padre dell’informatica e omosessuale, Turing fu determinante per la soluzione di Enigma, grazie alla progettazione di una macchina – la Bomba - capace di svelare le impostazioni di crittografia dei tedeschi. Secondo gli storici la decrittazione di Enigma, oltre a far pendere le sorti del conflitto a favore degli Alleati, accorciò la guerra di ameno due anni e contribuì a salvare la vita di quattordici milioni di persone.

Basterebbe questo a fare di Turing un eroe, ma come ci rivela The Imitation Game, il film di Morten Tyldum che squarcia definitivamente il velo su questa vicenda, le cose andarono diversamente.

Nel 1952 Turing viene incriminato per il reato di omosessualità e messo di fronte a un bivio: o il carcere e o la castrazione chimica. Scelta la seconda, nel 1954, forse per la vergogna, Turing si suicida a soli 41 anni.

Tratto dal romanzo di Andrew Hodges (Alan Turing. Storia di un enigma), il film intende risarcirne la figura (dopo il mea culpa tardivo del governo inglese nel 2009) mettendo sullo stesso piano l’unicità del genio e una personalità estremamente vulnerabile. Il racconto oscilla così tra ammirazione e compassione per un uomo straordinariamente dotato e altrettanto straordinariamente solo.

Rifiutando la classica linearità del biopic, The Imitation Game cerca di cogliere il senso di una vita attraverso l’articolazione di tre momenti temporali distinti ma tra loro fortemente intrecciati (anche grazie al montaggio estremamente fluido di William Goldenberg): 1927 alle Sherborne School nel Dorset, dove il 15enne Alan Turing è uno studente schivo e impacciato, destinatario del bullismo dei suoi coetanei ma anche delle premure di un compagno di classe, Christopher, che gli farà scoprire crittografia e orientamento sessuale; 1939-1945 al Bletchley Park di Buckinghamshire, in cui lavora con un’equipe di critto-analisti a un macchinario capace di smascherare Enigma; 1952 a Manchester, l’interrogatorio di polizia e la successiva incriminazione per atti osceni.

Tre pezzi di vita che ne formano uno solo, cuciti insieme dal filo rosso di una tormentosa diversità e - conseguentemente - dall’ossessione per il segreto: l’Alan Turing impersonato da Benedict Cumberbatch si definisce e consuma a partire da un' ineliminabile distanza dal mondo, ora orgogliosamente rivendicata (Turing tratta il prossimo con sdegno, non facendo mai mistero della propria intelligente superiorità) ora dolorosamente tenuta nascosta. Più dell'omosessualità, di lui spaventa l’inflessibile rigore matematico, la logica al di là del cuore, la freddezza della macchina. Persino l’unica donna capace di amarlo (la Joan Clarke di Keira Knightley) lo definirà un “mostro”.

Sull’impenetrabile matematico Cumberbatch cuce addosso l'uomo dallo sguardo impaurito, l’andatura goffa, il timido balbettio e quella luce negli occhi, ma la parte relativa all’inventore, l’avventura della messa a punto del macchinario “Bomba” (che Turing chiama “Christopher”, tradendo una forte pulsione affettiva dietro la fascinazione per i congegni elettronici, i calcoli e i fili di rami), resta di gran lunga la migliore mentre quella dedicata alla persecuzione è sbrigativa e stereotipata.

La regia di Tyldum predilige i movimenti di macchina, a sottolineare la frenesia di una tragedia che incombe e l’affannosa corsa contro il tempo per rovesciarne le sorti. Briosa la colonna sonora di Desplat, tutta archi e piano. La luce di Oscar Faura propende invece per la scala di grigi, ma le scene di guerra virano inspiegabilmente sul blu e appaiono vagamente posticce.
Il titolo, The Imitation Game, fa riferimento a un libro mai scritto da Turing, in cui si sarebbero teorizzate affinità e differenze tra il pensiero umano e quello della macchina. Ma può anche riferirsi beffardamente all’unico gioco che vide Turing sconfitto: quello dell’imitazione e del camuffamento sociale che, vi fosse riuscito, gli avrebbe salvato la vita.(Gianluca Arnone)

The Imitation Game

La critica

"Il film di Tyldum, norvegese ('Bunny'), come tutti i bipioc si prende alcune libertà narrative, e nella vicenda di Turing (...) intreccia diversi spunti. Per esempio la condizione femminile dell'epoca attraverso la figura dell'amica e collega di Turing, Joan Clarke (Knightiey) che vince la gara per entrare nel gruppo - anche se le donne ovviamente non sono previste - e per andare via di casa e partecipare alle ricerche deve inventare continui sotterfugi. La guerra non sembra avere scalfito la posizione delle ragazze in Inghilterra a differenza di quanto stava accadendo in America, e Turing per «liberarla» dai genitori a i quali dell'intelligenza della figliola non interessa nulla rispetto al matrimonio, le chiederà di fidanzarsi con lui «ufficialmente». La relazione tra i due è complice e profonda, e sarà anche grazie a lei se Turing riuscirà a sciogliere i rapporti con i colleghi trasformando il rancore nei suoi confronti in entusiasmo di gruppo. In fondo l'uomo e la donna sono speculari rispetto alla loro posizione nel «gender», entrambi devono nascondersi a causa di esso, e per entrambi la società ha stabilito regole e spazi e ruoli che non si possono cambiare. Ma pubblico e privato scivolano uno nell'altro per tutti: perché se Turing deve nascondersi, l'intero gruppo agli occhi del mondo è segreto, e il lavoro che svolge pone continuamente questioni etiche e morali altrettanto complesse. A cominciare dal confronto di equilibrio difficilissimo tra scienza e politica, ricerca e ragion di stato: cosa significa vincere la scommessa e scoprire finalmente il codice dei nazisti? Salvare le vite umane visto che i bersagli saranno individuati per tempo, o piuttosto sacrificarle al disegno più ampio che è quello di vincere la guerra? Tyldum si affida a una costruzione che procede per flashback, oscillando tra il presente, il momento in cui Turing viene scoperto, e quello degli anni bellici, in un Paese devastato dalle bombe e dalla fame, dalle lunghe notti passate a interrogare il «cervellone», e dalle paure striscianti di una guerra interiore forse persino più pericolosa. Però questa materia potenzialmente incandescente si stempera in scelte narrative convenzionali (che il doppiaggio italiano non aiuta), così come la regia non accetta la sfida delle invenzioni che le ambiguità e le contraddizioni del personaggio Turing portano con sé. Di buono appunto rimane una cosa: che forse ora seppure in versione un po' feuillletton in più conosceranno Alan Turing e la sua esperienza, che per molti aspetti, non solo quello legato all'omosessualità, appare ancora molto attuale." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 30 dicembre 2014)

The Imitation Game

"La parte più interessante riguarda Enigma: per trovare il codice tra 159 miliardi di miliardi di combinazioni possibili, Alan inventò una macchina cui diede nome Christopher e che sarebbe stata alla base della concezione del computer. Però non è questo il solo motivo del fascino di Turing, geek geniale e infelice, asociale e sempre emarginato, che Benedict Cumberbatch interpreta con identificazione dolorosa." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 31 dicembre 2014)

"(...) la bellezza del film di Morten Tyldum è tutta nel fatto che non è una brillante orazione funebre, ma una celebrazione del genio e della vita, di un uomo affascinante e complesso, sensibile e caparbio, di un uomo che ha saputo credere in qualcosa di grande per poi realizzarlo. Nonostante l'ingiustizia ignobile sia lì ad un passo, il regista non la usa come scorciatoia, né come ricatto allo spettatore. Non la ignora neanche, ma capisce che può e deve rendere omaggio alla grandezza di chi ha salvato e cambiato il nostro mondo. Lo fa, peraltro, grazie a un attore in crescita costante e vertiginosa, quel Benedict Cumberbatch che un eroe digitale l'ha già interpretato (Julian Assange) e che in quel viso espressivo e ambiguo porta mille personaggi e ancor più contraddizioni. E' così bravo il cineasta e perfetto il protagonista che si sopporta persino la solita Keira Knightley, tanto adorabile e bellina con le sue mossette (e fossette) quanto pleonastica per tutta la durata dell'opera. 'The Imitation Game', peraltro, denuncia la sua forza già nel titolo. Nell'enigmistica di vite e scoperte nascoste, nell'inganno di chi deve inventare e di chi deve indagare. Tutto nasce con un gioco da prestigiatore: mostrare, per nascondere. Come fare, infatti, a evitare la scomoda morte a 41 anni di Turing? Citandone subito, spudoratamente, il motivo. Il film è un flashback di fronte al poliziotto che ha arrestato Alan. E così la vita prende subito possesso del film, contro la morte e l'ottusità. Tyldum sa portarci in un thriller brillante, un po' come Il falsario, alla ricerca dell'arma definitiva, in questo caso di difesa. E ci racconta un mondo affascinante, ancora capace di stupirci e stupirsi (per decrittare il Codice Enigma si prende uno scienziato esperto nel ramo, un campione di scacchi e una fenomenale enigmista), ma anche una società puerile e squallida, incapace di capire e accogliere quegli eccentrici che vuole, di cui necessita ma che poi ritiene di dover emarginare. Li mette sotto copertura mentre inventano, li accantona quando hanno dato quello che il Paese, vampiro, voleva da loro. E così 'The Imitation Game', con la sua struttura semplice e immediata, con quel ritmo che lo rende una sorta di cubo di Rubik da risolvere il più in fretta possibile, perché sai come finirà ma non sai in che modo ci si arriverà, capisce la vera tragedia di Alan Turing." (Boris Sollazzo, 'Cronache del Garantista', 31 dicembre 2014)

The Imitation Game

"Piacerà a chi ama le biografie di tragici eroi, specie quando sono raccontate 'all'inglese' senza grosse scene madri, con cure certosine nell'ambientazione e un'interpretazione da Dio. Qui a puntellare la prova del mattatore Benedict Cumberbatch hanno chiamato nientemeno che Keira Knightley, Charles Dance (il terribile patriarca del 'Trono di spade'), Matthew Goode ('Match Point'), Mark Strong. Tutti, è chiaro, col compito principale di tirare la volata verso l'Oscar a Cumberbatch. Il che non impedisce alla Keira di rilasciare una delle più belle performances della sua carriera (anzi è più credibile come dolce Joan che quando ha cercato di volare troppo alto con 'Anna Karenina'). Domanda: se lo merita l'Oscar il 39enne Benedict? Certo che sì, anche nelle prime scene sembra la fotocopia del suo Sherlock Holmes televisivo capitato in un posto di polizia. Ma solo nelle prime scene. Assistito da uno splendido scenario di Graham Moore (incredibilmente rimasto a prender polvere nei cassetti della produzione per circa un lustro) Cumberbatch rovescia completamente il cliché di Sherlock (l'uomo di Baker era un manipolatore senza sesso, Turing un 'diverso' che venne manipolato per tutta la vita). Per merito di Moore e di Benedict il pubblico esce dal cinema colla giusta idea di Turing. L'idea che la sua tragedia non fu il sesso, ma l'impossibilità di decifrare, lui il crittografo dell'impossibile, quel che passava nella mente sua e di chiunque gli stava accanto." (Giorgio Carbone, 'Libero', 31 dicembre 2014)

"A Turing dà volto e incredibile sostanza artistica l'eccellente Benedict Cumberbatch, uno degli attori più bravi ed espressivi del momento. Da Oscar." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 31 dicembre 2014)

The Imitation Game

"Senza addentrarsi negli arcani della meccanica quantistica, il copione di Graham Moore romanza con discrezione la storia raccontando gli alti e bassi di due anni di frustranti tentativi a vuoto prima di conseguire un risultato, con relativo gioco di pressioni e tensioni; e dando particolare rilievo all'unico elemento femminile della squadra di Bletchley Park, l'analista Joan Clarke con la quale Turing intrecciò un rapporto di complicità tale da fargli balenare per un attimo l'idea di sposarla. Il fatto che Joan sia impersonata con deliziosa freschezza da Keira Knightly conferisce ulteriore enfasi a un personaggio che nella monumentale biografia di Andrew Hodges (Bollati Boringhieri) ha un peso relativo. Ma resta che il centro carismatico di questo prodotto di confezione diligentemente diretto dal norvegese Morten Tyldum è Benedict Cumberbatch (...). Alle prese con un personaggio nevrotico e impossibile (simile per molti versi allo Sherlock Holmes incarnato con successo in tv), la cui arrogante consapevolezza di sé si mescola a un candore disarmante e a una sensibilità scorticata, Cumberbatch disegna uno straordinario, vivido ritratto in un quadro di maniera." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 2 gennaio 2015)

"Nei panni del padre della moderna informatica, genio eccentrico e febbrile incapace però di decifrare emozioni, sentimenti e regole sociali, c'è la star del momento, Benedict Cumberbatch, la cui performance è il vero asso nella manica di un film (...) senza particolari invenzioni registiche, ma basato su una sceneggiatura solida, che racconta una storia irresistibile." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 2 gennaio 2015)

The Imitation Game

"Milioni di persone in questo momento stanno cercando qualcosa su un motore di ricerca, ma pochi forse sanno che gli algoritmi grazie a cui possono ricevere una pizza calda a casa o consultare gli ultimi studi su Sant'Agostino non esisterebbero senza un genio a lungo misconosciuto, l'inglese Alan Turing. Che prima di addentare una mela al cianuro (da cui, secondo la leggenda, il simbolo della Apple) fece due o tre cose di qualche importanza. Come decifrare l'inviolabile codice segreto dei nazisti, salvando milioni di vite umane, grazie a una macchina rivoluzionaria progenitrice dei moderni computer. La storia di Turing è così dolorosa, la sua personalità così singolare e complessa, che c'è voluto tempo perché uscisse dalla cerchia degli specialisti diventando ben presto una sorta di icona: della libertà, del genio scientifico e dell'ingratitudine politica. O peggio: perché se nessuno, malgrado i servigi resi in guerra, fece nulla per difenderlo dalla castrazione chimica per omosessualità (allora un reato), qualcuno vede l'ombra dei servizi segreti dietro l'oscura fine di questo «uomo che sapeva troppo». A far entrare definitivamente Turing nella mitologia popolare penserà comunque questo film molto convenzionale, ma non meno accurato e efficace, che romanzando la monumentale biografia di Andrew Hodges (Bollati Boringhieri) rievoca l'uomo e lo scienziato cercando nell'uno la chiave dell'altro e viceversa. Per farne anche - come dubitarne - un antesignano dell'era digitale, con relativi slogan e luoghi comuni al seguito, mimetizzati nella storia romantica del gruppo di scapestrati e del genio quasi autistico, ma carismatico e appassionato, che in barba a regole e gerarchie salvarono il mondo se non se stessi. Non sottilizziamo troppo però. Apple o non Apple, la parabola di Turing è avvincente e il bel volto dell'ottimo Cumberbatch perfetto per il ruolo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 gennaio 2015)

"Difficile rimanere indifferenti a una delle storie più affascinanti portate sugli schermi negli ultimi anni: benché il film non goda di estremo valore cinematografico, se non nella vibrante interpretazione di Benedict Cumberbatch (sicuro candidato all'Oscar), la sua qualità informativa ed evocativa merita attenzione, specie nella considerazione che Turing fu perseguitato per omosessualità dal Governo britannico fino alla recente 'riabilitazione' con scuse ufficiali di Sua Maestà." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 8 gennaio 2015)

The Imitation Game

"Quando mancano le idee, ecco il soccorso delle biografie. (...) La sorpresa è il protagonista, Benedict Cumberbatch: pareva un signor nessuno e invece è un super." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 8 gennaio 2015)

"(...) il film di Morten Tyldum, vincitore a Toronto, è tradizionale ma le sorprese vere della vita durante la guerra e il sorriso di Keira Knightley gli danno un aspetto da fiction e ci mettono di fronte all'eterno paradosso del genio a contatto con il genere (omofobo) umano. Turing ha il viso geometrico, infrangibile impassibile di Benedict Cumberbatch che certo si candida all'Oscar pur con molte sfumature di grigio melodrammatico." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 15 gennaio 2015)

The Imitation Game

"«The Imitation Game» è uno di quei film da tramandare in ogni caso con rispetto, perché è uno di quelli (ormai rari) che conquistano in positivo l'unanimità o quasi del pubblico. Un effetto trascinante che non fa bene solo al botteghino sia perché tiene viva la fiammella del cinema nella caligine indistinta dei nuovi media audiovisivi, sia perché si basa sull'efficacia della basica formula cinematografica. Ricostruzione storica ad alto budget, spunto narrativo originale, suspense giudiziosamente calibrata, un protagonista in surf sulle onde tempestose di pubblico e privato: tutto bene se ai nostri occhi il mix non fosse cucinato con i sapori tipici del menu d'autore internazionale con prelazione sugli Oscar e messaggio progressista à la page incorporato. La storia di Alan Turing, nota più che altro agli specialisti ma già ripresa al cinema in funzione collaterale, diventa, infatti, per mano di un regista ultraconvenzionale, il fulcro di un omaggio alla libertà del genio scientifico e agli eroi di retrovia delle «approvate» guerre passate nonché di uno sberleffo all'eterno cinismo del potere politico-istituzionale. (...) Il mattatore Cumberbatch è lodato a dismisura anche in veste di protomartire della causa gay, ma a noi appare solo correttamente mimetico, così come la Knightley, forse a causa del doppiaggio italiano molto appiattito e poco vibrante." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 22 gennaio 2015)

Benedict Cumberbatch 

 The Imitation Game - Poster Il quuinto potere - Poster La Talpa (Tinker, Tailor, Soldier, Spy) Into Darkness - Star Trek - Poster 12 anni schiavo - Poster Lo hobbit - Un viaggio inaspettato -  Locandina Lo Hobbit: la desolazione di Smaug - Poster War horse

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