Sabato 1 marzo | Ore 21:00 |
Domenica 2 marzo | Ore 16:00 e 21:00 |
Appena laureato e con un brillante futuro davanti, il giovane Christopher McCandless decide di rinunciare alla sua vita privilegiata per partire all'avventura. Regala tutti i sui risparmi a un ente benefico e parte in autostop verso l'Alaska in cerca di un esistenza a contatto con la natura selvaggia. Lo attendono incontri, esperienze formative e un crudele destino. Da una storia vera tratta dal bestseller di Jon Krakauer.
Regia | Sean Penn |
Sceneggiatura | Sean Penn |
Durata | 2h 20' |
Emile Hirsch | Vince Vaughn |
William Hurt | Marcia Gay Harden |
Catherine Keener | Jena Malone |
Brian Dierker | Hal Holbrook |
Zach Galifianakis | Kristen Stewart |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema ACEC)
Giudizio: accettabile, problematico, dibattiti
Tematiche: Ecologia; Famiglia - genitori figli; Giovani; Libertà; Tematiche religiose
La ribellione contro le seduzioni del consumismo é da sempre tipica delle società a stato economico più evoluto e modernamente avanzate. Da contestatore incallito dell'american way of life, Sean Penn si serve dei migliori servizi della tecnologia americana per raccontare il diario di un giovane idealista, desideroso di confrontarsi con la vita al suo stato puro e incontaminato. Ne viene fuori un viaggio di formazione, un'ansia di fuga destinata a scontrarsi con l'immutabilità della natura e con le sue leggi spietate. Nel suo cammino di crescita, Penn dà a Christopher i connotati di un panteismo assoluto, tanto più rigoroso quanto incapace di capire i limiti dell'agire umano. Così il ragazzo è destinato a soccombere, ma meglio morire che vivere in mezzo alla corruzione e ai compromessi. E' qui il limite del sistema filosofico di Penn, destinato ad arrendersi non riuscendo ad intravedere la luce della trascendenza. E' lo stesso ostacolo che interveniva nell'inquietante episodio firmato da Penn nel film collettivo sull' "11 settembre". Film comunque denso, pieno di suggestioni e, dal punto di vista pastorale, da valutare come accettabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e ripreso in occasioni mirate, per affrontare con più attenzione i molti stimoli che offre. C'è il divieto ai minori di 14 anni. Attenzione quindi per piccoli e minori in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.
"Responsabile anche della sceneggiatura, Penn rompe da subito la continuità spaziale e temporale per ridurre al minimo l'enfasi epica del viaggio e approfondire invece alcuni momenti fondanti di quella esperienza. Come se i vari episodi vissuti dal protagonista, che intanto si fa chiamare Alex Supertramp (il super camminatore), fossero piuttosto delle divagazioni filosofiche sui singoli aspetti della mitologia americana. (...) Penn, che cercava di realizzare questo film da più di dieci anni e che si augura di far battere i cuori dei giovani più velocemente offrendo loro l'indicazione di 'un percorso alla ricerca di una maggior libertà e una minor dipendenza dal confort e dal consumismo', sceglie uno stile di regia che cerca di adattarsi alla varietà dei temi affrontati, modificando continuamente il modo di riprendere, a volte sottolineando la bellezza selvaggia della Natura, altre volte spezzando l'inquadratura come per far dialogare tra loro immagini diverse, altre volte ancora scommettendo tutto sui primissimi piani e la forza espressiva degli attori. Tutti davvero straordinari. Per costringerci, con un drammatico finale che non sveliamo, a fare i conti con l'ultimo 'messaggio' lasciato da Chris: la propria felicità va divisa con gli altri." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 25 ottobre 2007)
"Nel rievocare il ritorno del ragazzo (...) alle utopie giovanili degli alternativi anni '60, Penn elabora un affresco solenne, solidale e abilmente naif nei confronti delle fatidiche teorie della fuga dalla civiltà o del ritorno alla natura, veristico sino al dettaglio nello stupendo repertorio paesaggistico e perfettamente cadenzato su musica e canzoni di Eddie Vedder, il cantante e paroliere dei Pearl Jam. Contano poco, per la verità, le superflue note psicoanalitiche e il connesso e banalotto messaggio anti-consumistico: la fluidità, la credibilità, il lirismo di 'Into the Wild' si esaltano a contatto dei personaggi pittoreschi che condividono col protagonista il fervore visionario suggeritogli dai libri-culto di Thoreau, Jack London, Byron o Tolstoj." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 25 ottobre 2007)
"Sean Penn tratta questo eremita ragazzino, deciso a vivere di caccia e bacche selvatiche, con infinito rispetto e ammirevole economia di mezzi. Ed ecco i diari, da cui estrae poche frasi di grande impatto (anche le parole sono cose, in solitudine). Ecco le tappe in cui sono scanditi due anni che valgono una vita (rinascita, infanzia, adolescenza, età adulta). Mentre il montaggio ci porta su e giù senza mai perdere di vista gli altri: la sorella, i genitori disperati, la hippy che in lui rivede il figlio perduto. O quel vecchio vedovo che vorrebbe adottarlo in una scena che commuoverebbe i sassi. La fugace apparizione di Bush sr. in tv, siamo nel 1992, ci ricorda che questa fuga nel wildness ha anche un senso politico. Vengono i brividi a pensare cosa avrebbe potuto farne Hollywood. Ma il film di Sean Penn, così limpido e personale, va diritto al cuore." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 25 ottobre 2007)
"Il risultato è uno spettacolo complesso, con un personaggio al centro che cerca e si cerca, che cammina ma non fugge, che, per mirare alla perfezione, fa il vuoto attorno a sé, anche quando, oltre che sulla famiglia ormai lasciata alle spalle, potrebbe contare su nuovi concreti rapporti che in più momenti gli vengono proposti. La cifra solita dei film americani on the road, ma resa più intensa da continui approfondimenti psicologici forse solo un po' appesantiti qua e là da citazioni letterarie e filosofiche. Nei panni del vero McCandless, il giovane Emile Hirsch, già visto in 'Alpha Dog', di Nick Cassavetes. Selvatico, ma anche umano come serviva." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 25 ottobre 2007)
"'Into the Wild' di Sean Penn è un film notevole e ha ricevuto l'applauso più scrosciante della Festa. (...) Gli antecedenti culturali dell'operazione di Penn sono innumerevoli: c'è anche Kerouac ('Sulla strada', come no), ci sono le 'Strade blu' di William Least Heat-Moon, ci sono i vecchi western 'nordici' come il grande cielo o il cacciatore del Missouri. Ma c'è anche una cosa, l'unica davvero folgorante, che Sean ha detto ieri: 'La mia unica esperienza di contatto solitario con la natura risale alla mia gioventù, quando vivevo sulla riva dell'oceano e facevo il surfer'. Come a ha insegnato John Milius, in California essere un surfer non è praticare sport, non è come da noi giocare a pallone. E' una filosofia di vita, è l'appartenenza a una tribù. Ora che sappiamo che è un surfer (sì, 'è', al presente: non si smette mai di essere un surfer) capiamo molte cose di Sean Penn." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 25 ottobre 2007)
"Penn torna al suo passato da surfer solitario, si immedesima senza filtri nel suo eroe, celebra 'la ricerca della libertà'. Il coraggio di vivere la propria vita veramente. Il miglior film della festa, un capolavoro commovente e coraggioso." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 25 ottobre 2007)
"Quello di Chris è un romanzo cinematografico di formazione che, tragicamente, nella vita reale, era rimasto interrotto. Sean Penn, con questo film, fa quello che Chris avrebbe voluto fare. Riportare a casa, condividere con gli altri, un'esperienza di vita piena di grazia che ha un valore universale e un messaggio spiegato e crudele. Come la bellezza della verità." (Luca Mastrantonio, 'Il Riformista', 25 ottobre 2007)
"Nonostante la Natura mortifera, il sentimento del film è l'esaltazione delle bellezze naturali, l'inimicizia verso la civiltà, l'orgoglio di saper fare da sé e di mettersi alla prova, l'enfasi dell'Homo Faber, unita alla retorica On the Road. Il soggetto sembra vecchio di 25 anni. Il film un poco puerile è ben fatto, quasi ben recitato dal protagonista Emile Hirsch e da William Hurt, Vince Vaughn, Jena Malone." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 25 ottobre 2007)