Venerdì 31 ottobre | Ore 21:00 |
Sabato 1 novembre | Ore 21:00 |
Domenica 2 novembre | Ore 21:00 |
Un truffatore affetto da violente fobie, Roy, e il suo compare Frank, vanno avanti piazzando depuratori d'acqua telefonicamente, per poi raggirare i malcapitati fingendosi agenti in cerca di piazzisti (loro stessi!) poco raccomandabili. Quando stanno per concludere un grosso colpo arriva la figlia adolescente di Roy, col bagaglio di un rapporto da ricucire. I due entrano subito in sintonia e la ragazza pretende di conoscere tutti i trucchi del mestiere di papà, sino a partecipare attivamente al colpo. Le cose però, non vanno lisce come si prevedeva...
Tratto dal libro omonimo di Eric Garcia.
Nicolas Cage | Roy |
Sam Rockwell | Frank Mercer |
Bruce McGill | Frechette |
Alison Lohman | Angela |
Bruce Altman | Dr. Klein |
Jenny O'Hara | Mrs. Schaffer |
Giannina Facio | Impiegata di banca |
Regia | Ridley Scott |
Musiche | Hans Zimmer |
Costumi | Michael Kaplan |
Fotografia | John Mathieson |
Scenografia | Tom Foden |
Sceneggiatura | Ted Griffin |
Montaggio | Dody Dorn |
Durara | 2:00 h |
Titolo originale | Matchstick men |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema ACEC)
Giudizio: Raccomandabile/brillante
Tematiche: Adolescenza. Famiglia - genitori figli. Solidarietà-Amore
Si tratta di una storia forte e convincente sui chiaroscuri dominanti all'interno di una personalità che sembra in modo totalizzante votata al crimine, sia pure non cruento, come unica forma di esistenza. Di fatto Roy compie un percorso che da una grande nevrosi, da disturbi angosciosi e da non meglio identificati sensi di colpa lo porta non tanto ad un superficiale ravvedimento ma alla scoperta di un altro modo di affrontare la vita. Nella nuova prospettiva entra sopratutto l'acquisizione della coscienza di sè, della mancata paternità, della scelta finale di ricreare in famiglia quell'amore paterno finora negato. Così se la fuga dalle responsabilità crea squilibri, Roy trova la guarigione non in un fittizio psicanalista ma nella concretezza dei punti di riferimento quotidiani. Girato da Ridley Scott (il regista di "Blade runner") con il senso visionario di un viaggio dentro l'altra faccia dell'America dei lustrini e del facile guadagno, concepito come un controcanto sui temi dell verità e della menzogna, il racconto è una favola moderna sulla capacità di uscire dalla sofferenza e sulla necessità di rispettare alcune regole minime necessarie alla convivenza civile. Messaggi sinceri, e film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile e brillante nello stile scherzoso e scanzonato.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare come proposta di qualità e di ritmo su temi comunque del tutto coinvolgenti.
"Il pregio di 'Matchstick' è nel ritmo sostenuto e nella confezione professionale. Spiace che un pubblico di giornalisti e cinefili attentissimo a scrivere nero per negro, non vedente per cieco, disabile per minorato e non-bella per brutta, abbia riso continuamente dei mali - che esistono e sono crudeli - del personaggio di Cage". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 3 settembre 2003)
"A parte i suoi grossi meriti diseducativi, il film ci offre un bell'esempio di efficienza spettacolare made in Usa. Funziona tutto, dalla regia alla sceneggiatura alla recitazione. Vent'anni fa quando Nicolas Cage esordì in cinema eravamo tra quelli che asserivano che era un vero cane, che con quella faccia da bamba trovava lavoro perché era nipote di Francis Ford Coppola. (...) Ora chiediamo venia. E' vero che ha sempre la stessa faccia, ma questo non gli impedisce di essere sempre giusto in ogni film. E che dire di Ridley Scott? Alla sua prima vera commedia, il regista de 'Il gladiatore' dimostra di appartenere a una razza forse quasi estinta, quella dei grandi registi capaci di fare di tutto". (Giorgio Carbone, 'Libero', 26 settembre 2003)
"Il film scritto benissimo non è importante ma brillante, divertente e ha un ritmo quasi perfetto". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 settembre 2003)
"Negato per la commedia, Nicolas Cage trova finalmente modo, nel 'Genio della truffa', di essere convincente. (...) I pregi del film sono comunque altri, meno labili, in particolare il ritmo sostenuto e la confezione professionale. La California dello sfondo è solare e la fotografia non la sbiadisce per dare allo spettatore l'impressione che la vita dei personaggi sia la schifezza che è. Anzi il contrasto fra la luminosità degli esterni e la penombra degli iperpuliti appartamenti di Cage contrastano felicemente nel delineare un distacco psicologico. Come sempre l'inglese Scott fa buon cinema industriale americano: sempre meglio che il cattivo cinema artigianale europeo". (Adriano De Carlo, 'Il Giornale', 26 settembre 2003)
"Più va avanti, più questa commedia diretta da Ridley Scott si rivela tanto brillante quanto superficiale e inoffensiva. Ovviamente non è un problema di regia, Scott renderebbe eccitante anche l'elenco del telefono. Ma a forza di dosare veleni e contravveleni, come vuole il cinema omogeneizzato di oggi, si finisce per restare nell'intrattenimento più conformista e consolatorio. Nel '90 un altro inglese di stanza a Hollywood, Stephen Frears, girò un'altra storia di truffe e famiglie, il cupo e inquietante 'Rischiose abitudini'. Certo, dietro aveva un magnifico noir di Jim Thompson, qui invece si parte da un abile romanzetto di Eric Garcia ('La carogna') opzionato ancor prima di uscire. Una volta si diceva che dai piccoli libri nascono i grandi film. Non sempre". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 settembre 2003).
"Diamo il bentornato al talento a lungo disperso del 65enne Ridley Scott con un film alla Frank Capra, per lui anomalo se si pensa a 'Blade Runner', 'Hannibal' e al 'Gladiatore', un'operetta buffa ma non innocente, una divertente commedia con super stangata. (...) 'Matchstick man' entra nel genere di film sui bidoni di cui fa parte anche un Fellini d'annata: Scott disegna, lui inglese, senza alzare il tiro sulla morale californiana, due caratteri riusciti su un contesto di pazzia sociale quasi incontrollata e si affida a un abile romanzo di Eric Garcia, pubblicato da Salani. Scritto in perfetto tempismo a ping pong di battute da Ted, autore di 'Ocean's Eleven' e Nicolas Griffin l'elegante thriller alterna il gusto giallo di imbrogliare il prossimo, magari fingendosi televenditori e guardie di finanza e il rosa di famiglia tipo Sinatra anni 50, su una California abitata da un pizzico di follia. Alla fine, un sospetto positivo: basta ridurre le pretese sociali e fuggire verso il lieto fine con la cassiera del supermercato". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 27 settembre 2003)
"La cifra vera del film è nel montaggio, che tagliuzza le azioni (anche le più insignificanti, come la caccia a Roy ad ogni granello di polvere che inquini la sua moquette) in mille frammenti, creando un corrispettivo visivo della paranoie del protagonista. Merito di Dody Dorn, una signora di 48 anni che ha montato 'Memento', il film alla rovescia di Christopher Nolan dove il montaggio è tutto. Come dire: un genio. Del cinema, non della truffa". (Alberto Crespi, 'L'Unità', 27 settembre 2003)