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Il coraggio e l'audacia di un uomo capace di sfidare la potenza di un impero: il leader ribelle Mosè, colui che guidò 600.000 schiavi contro il faraone egiziano Ramses. Questa è la storia del monumentale viaggio di fuga degli Ebrei dall'Egitto e del terribile ciclo di piaghe mortali che flagellò il Paese come narrato nel libro dell'Esodo.
Regia: Ridley Scott
Interpreti: Christian Bale, Joel Edgerton, Sigourney Weaver, Ben Kingsley, John Turturro, Aaron Paul, María Valverde, Indira Varma, Emun Elliott, Ben Mendelsohn, Golshifteh Farahani, Hiam Abbass, Ghassan Massoud, Kevork Malikyan
Sceneggiatura: Bill Collage, Adam Cooper, Steven Zaillian
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Billy Rich
Versione infedele e poco ispirata del secondo Libro della Bibbia. Sembra Il gladiatore
Oltre a essere moltissimo infedele, l’Exodus di Ridley Scott è anche pochissimo ispirato. La novità è che le due cose sono strettamente correlate.
A differenza del profeta attempato, umile e balbuziente dell’Antico Testamento, il Mosè interpretato da Christian Bale è un generale valoroso in battaglia, erculeo nel fisico e fiero nel temperamento, affilato di lingua e di spada. Più che al Pentateuco, Scott e la sua squadra di collaboratori guardano al superomismo coi sandali de Il gladiatore. Da cui mutuano anche il sottotesto familiare, con un padre (là l’imperatore, qua il faraone) che predilige più il figlio putativo che l’erede di sangue, alimentando invidie e rancori. Un tema assente nel Libro, ma molto sentito da Scott (che dedica il film al defunto fratello Tony), che non viene però adeguatamente sviluppato, anche perché Joel Edgerton non è Joaquin Phoenix, e il suo Ramses II non ha la maligna ambiguità di Commodo.
Sul fronte più strettamente messianico, il film risente invece della diffidenza del regista nei confronti della religione, già emersa ai tempi de Le Crociate: nonostante le fattezze da bambino, il Signore del popolo ebraico è soprattutto un padrone antipatico e bellicoso. Così le pagine più belle e ispirate dell’Esodo, quelle che riguardano l’elezione di Mosè, uomo umile e senza troppe qualità, a interlocutore di Dio, vengono dimenticate.
Il fatto è che Scott non crede mai in quel che racconta: lo dimostra la maniera in cui rilegge le dieci piaghe d’Egitto secondo criteri più “scientifici”, finendo così per soffocare quello stupore del trascendente che persino i vecchi calligrafici kolossal biblici conoscevano. (Gianluca Arnone)
"Ci sono film così irrecuperabili che verrebbe quasi voglia di difenderli. Così, per esercizio dialettico e per non sparare sulla Croce rossa. Ma il masochismo critico ha i suoi limiti. E un kolossal da 140 milioni di dollari che scomoda il Libro dei Libri, fra l'altro in tempi non esattamente pacifici per le tre grandi religioni monoteiste, non è un bersaglio inerme. È un atto di arroganza, un banco di prova per il peggio della Hollywood contemporanea. Quella che crede di pensare in grande solo perché mobilita grandi temi, grandi mezzi, grandi nomi, e butta tutto nel frullatore degli effetti digitali, tanto potenti quanto ciechi se non c'è un disegno a guidarli. Le uniche 'idee' di questa rivisitazione di uno dei personaggi più filmati della storia sembrano infatti dettate da preoccupazioni di questo tipo. Cosa funziona meglio in 3 D? Quali sono i momenti più spettacolari? Come semplificare senza che crolli tutto, ovvero cosa si può tirar via da questa vecchia storia, e cosa si può aggiungere per modernizzarla un po' senza far urlare chi la conosce a memoria? (...) Perfino le dieci piaghe d'Egitto si snodano rapide, terribili e un po' notarili come un dovere da sbrigare in fretta, e bisogna aspettare la traversata del Mar Rosso per emozionarsi almeno un po'. Anche se sarà il cast, saranno i costumi iperkitsch, sarà l'inflazione del fantasy, ma tutto ha sempre un'aria un po' celtica. E anche se Mosè si preoccupa di ciò che accadrà in futuro con tutta quella gente pigiata nella Terra Promessa, è davvero molto difficile prendere sul serio 'Exodus'." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 gennaio 2015)
"(...) Ridley Scott ha relegato la presenza del divino in secondo piano, concentrandosi sulla rivalità tra Mosé e il presunto fratello Ramses, e poi sullo svolgimento dell'Esodo. Puntando però le sue carte sul 'production design', il film dimentica di darsi un tono epico. La revisione degli eventi soprannaturali, poi, spoglia di ogni sacralità la trama biblica, trasformando il protagonista da profeta in un leader tormentato. Il che è più sconcertante delle polemiche sull'origine etnica dei personaggi, tutti caucasici (e qualcuno dovrebbe spiegarci cosa ci stanno a fare i sacrificatissimi Sigourney Weaver, John Turturro e Co. ). Quanto ai due contendenti Christian Bale, Batman in versione biblica, e Joel Edgerton, faraone abbronzato pieno di eyeliner e un po' tonto, ti fanno rimpiangere Heston e Yul Bynner nel kolossal del '56." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 15 gennaio 2015)
"C'era una volta il maestro Ridley Scott. «Exodus - Dei e Re», purtroppo, conferma l'impressione che si tratti ormai di un altro regista, magari abile nel gestire stereoscopie, effetti speciali e cast di rilievo (però il Mosé di Bale è impresentabile) e nel proporre una visione tremendista del Vecchio Testamento, però assai ordinario nella sceneggiatura con velleità moderniste e psicanalitiche, il ritmo macerato e l'eloquenza talvolta caricaturale affibbiata ai personaggi. La dimensione epica del kolossal si sfalda, così, nei suoi squilibri pretenziosi e fa rimpiangere - giuriamo che non si tratta dell'abusata sindrome del cinefilo - l'enfasi naive di «I dieci comandamenti» di De Mille e del suo profeta guerriero Charlton Heston." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 15 gennaio 2015)
"(...) non è certo la storia a far difetto nel film di Ridley Scott, e neppure il grande spettacolo. I 145 milioni di dollari spesi si vedono tutti; e per la bellezza della immagini giocate su un'elegantissima gamma cromatica, l'eccellenza di scenografia e costumi, la pellicola è una festa per gli occhi. Inoltre, Christian Bale è un Mosé potente; e, a nostro avviso, è interessante la trovata di mostrare Dio nei panni di un bimbo dalla determinazione affilata come quella di una spada vendicatrice. Detto questo, il film non riesce a essere coinvolgente come lo fu 'Gladiator'." (Alessandra Levantesi Kezic, 'La Stampa', 15 gennaio 2015)
"Naturalmente siamo nel magico mondo della fanta-Bibbia, altrimenti detto di Rydley Scott. Ed anche la Sacra Scrittura non sfugge alla sua genetica modifica, Cecil DeMille permettendo. L'Esodo diventa qui un'impresa formato extra-long ed extra-kolossal in 3D, con un Christian Bale onnipossente che si diverte a dialogare con Dio dal volto di bambino. Tolta la prima ora di noia e deja-vu, lo spettacolo delle piaghe d'Egitto e del celebre passaggio a Sharm-el-sheik tengono incollati alle poltrone." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 15 gennaio 2015)
"Piacerà a chi s'aspetta un kolossal alla 'Gladiatore' e ha smesso di rimpiangere il grande Scott di 'Alien' e 'Blade Runner. Quello non c'è più, facciamocene una ragione. Se ci fosse, non avrebbe avuto l'idea demenziale del Dio bambino, non avrebbe messo nel cast un incredibile John Turturro e in cima al cast un Christian Bale che ancora una volta si dimostra inadatto a incarnare personaggi «più grandi della vita». Per fortuna c'è ancora, eccome, il Ridley alla Barnum, l'uomo che circa tre lustri fa rivelò al mondo le meraviglie del digitale (ovvero come si fa a far sembrare decine di migliaia un esercito di comparse formato da centinaia). In quindici anni Ridley non ha certo dormito sugli allori. Quello di 'Exodus' è digitalissimo super aggiornato: le sette piaghe fanno veramente paura (anche perché Scott indulge a una ferocia di particolari quasi inadatta al pubblico per famiglie). E il passaggio del Mar Rosso? Charlton Heston nel 1956 guidava i suoi alla salvezza in mezzo a onde che sembravano gli spazzoloni dell'autolavaggio. Ridley, beh... Ridley riesce a tenere alta la tensione (sai dalla Bibbia che sono passati, ma le onde sono tali che il dubbietto ti rimane fino alla fine)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 15 gennaio 2015)
"Un film di un piattume biblico. E che potrebbe far storcere la bocca a tanti credenti, vista la fantasiosa interpretazione (e gli strafalcioni storici) di molti dei fatti legati alla figura di Mosè e alla liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana, raccontati in ben altro modo nel libro della Genesi (una piaga con coccodrilli che mangiano pescatori nel Nilo? Ma dai). (...) Ridley Scott, sempre più in caduta libera (...). La figura di Mosè, per la sua complessità, è certamente affascinante, ma il ritratto che esce da questo film (e non per colpa del pur bravo, ma non indimenticabile Christian Bale che, nel film, invecchia solo negli ultimi minuti) sembra quasi sbiadire (a furia del suo dissociarsi dalle intenzioni di Dio) di fronte al dualismo che si instaura tra il Creatore vendicatore e il caparbio, ma impotente, Ramses (il discreto Joel Edgerton). Le (eccessive) due ore e mezza della pellicola sono mal ripartite nel contesto della vicenda con, ad esempio, le tavole dei dieci comandamenti relegate, anzi sprecate, quasi sui titoli di coda. Certo, visivamente, 'Exodus' ha momenti belli, esaltati dal 3D. (...) Le giovani generazioni usciranno, forse, soddisfatte dalla sala, non avendo in mente le immagini dell'indimenticabile 'I dieci comandamenti' di Cecil B. DeMille che stravince nel confronto. Un film religioso, ma privo di un'anima." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 15 gennaio 2015)