Sabato 17 novembre - Ore 21:00
Domenica 18 novembre - Ore 16:00 e 21:00
Migliore canzone: Shallow (musica e testi di Lady Gaga, Mark Ronson, Anthony Rossomando e Andrew Wyatt)
Ally fa la cameriera di giorno e si esibisce come cantante il venerdì sera. È lì che incontra per la prima volta Jackson Maine, star del rock, di passaggio per un rifornimento di gin. E siccome nella vita di Jack un super alcolico tira l'altro, dalla più giovane età, i due proseguono insieme la serata e Ally si ritrova a prendere a pugni un uomo grande il doppio di lei, reo di essersi comportato da fan molesto. La favola di lei comincia quando lui la invita sul palco, rivelando il suo talento al mondo, poi sarà con le sue mani che scalerà le classifiche, mentre la carriera e la tenuta fisica e psicologica di lui rotolano nella direzione opposta, seguendo una china oramai inarrestabile.
Regia: Bradley Cooper
Interpreti: Bradley Cooper, Lady Gaga, Michael Harney, Sam Elliott, Bonnie Somerville, Greg Grunberg, Dave Chappelle, Rafi Gavron, Andrew Dice Clay, Willam Belli, Eddie Griffin, Rebecca Field, Anthony Ramos, Michael D. Roberts
Sceneggiatura: Eric Roth, Will Fetters, Irene Mecchi, Christopher Wilkinson, Stephen J. Rivele
Fotografia: Matthew Libatique
Montaggio: Jay Lash Cassidy
Durata: due ore e 15 minuti
"Bisogna ammettere che Lady Gaga non sfigura, soprattutto rispetto alla Streisand: sulla forza della voce (che nel film si presenta con un'intensa esecuzione di 'La vie en rose') non c'erano certo da aspettarsi sorprese, ma anche la parte recitativa è piuttosto soddisfacente. Come si dice non sarà Sarah Bernhardt, ma certe idee di regia, come nella scena in cui si fa guardare con una sopracciglia applicata e l'altra no, aiutano a darle un'identità che non si dimentica." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 1 settembre 2018)
"Se Cooper dimostra buone capacità registiche dando nuova voce, anima e corpo a un cinema popolare hollywoodiano soffocato da commediacce e supereroi, se nei panni di Jackson, bello, dannato e votato all'autodistruzione, farà sospirare non poco il pubblico femminile, la vera sorpresa è proprio Lady Gaga che recita per lo più senza trucco, in una veste acqua e sapone decisamente inedita e affascinante, sgranando i suoi grandi occhi su un mondo che sembra guardare davvero per la prima volta." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 1 settembre 2018)
"(...) non è nata una stella del pop, quello lo sapevamo già, né una nuova Meryl Streep. Ma Stefani Germanotta, una Lady Gaga senza plateali maquillage o provocazioni, ha il carisma coinvolgente da diva un po' rétro. (...) La chimica sullo schermo tra Cooper e Gaga funziona (...)." (Arianna Finos, 'La Repubblica', 1 settembre 2018)
"(...) la storia è proprio sempre quella, Cooper ci mette il suo fascino da seduttore hollywoodiano, una voce invidiabile e alcuni trucchetti alla chitarra per rendere plausibile il suo personaggio. Ma il suo vero talento è stato quello di coinvolgere Lady Gaga. Per diversi motivi. Il primo è musicale, lei ha scritto le canzoni del film e questo è già un valore aggiunto. Poi le canta e questo alza ancora di più lo spessore spettacolare perché anche per i frequentatori meno assidui della scena musicale risulterà difficile rimanere indifferenti di fronte allo sfoggio del talento spaventoso di Lady Gaga (...). Se tutto questo non bastasse la nostra riesce a dare di Ally (così è ribattezzata per i nostri tempi la protagonista) un'interpretazione decisamente efficace. Forse proprio perché non deve dimostrare nulla ai soloni del marketing hollywoodiano, il suo personaggio risulta molto più intenso e credibile del bonazzo Jackson-Cooper che si deve fare carico del tormento della condizione e indugia in lunghi silenzi che dovrebbero far salire il tasso di drammaticità, mentre fanno solo allungare la durata del film. Che sembra diretto sulla base di un algoritmo per raggiungere emotivamente lo spettatore. Sam Elliott, la voce più cavernosa del cinema statunitense, duetta con il fratellastro Cooper e si rinfacciano il copyright nella narrazione del film, ma la vera grande protagonista è lei che qui si presenta molto più come Germanotta che come Lady Gaga. Le mise stravaganti sono bandite come il trucco. Rimane il suo talento puro, capace di sostenere l'intero film." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 1 settembre 2018)
"È nata una stella, e non è solo un titolo: Lady Gaga dimostra che oltre all'ugola c'è di più (...). Il testimone Stefani Joanne Angelina Germanotta l'ha preso da Barbra Streisand che nel 1976, al terzo 'A Star Is Born' dopo l'originale di William Wellman (1937) e il remake di George Cukor con Judy Garland (1954), duettava con Kris Kristofferson per Frank Pierson: non ne fa sentire la mancanza, e il merito è anche del partner, Bradley Cooper, che abbandonate le 'Notti da leoni' si riscopre uno e bino, ovvero interprete e neo-regista. (...) Una coppia per l'award season stelle e strisce, e ancor prima per il botteghino (...), ed è presto spiegato: il paso doble di Jackson Maine (Cooper), svelto di chitarra e ancor più di bicchiere, e la cameriera orfana di palco e sogni Ally (Gaga) allinea esecuzioni accorate (...) e romanticismo genuino, centrando tenerezze non addomesticate e battute non pastorizzate. (...) 'A Star Is Born' è troppo lungo e un po' involuto nella seconda parte, ma tutt'altro che disprezzabile (...), perché la chimica tra Gaga e Cooper c'è, si sente (...) e si vede." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 1 settembre 2018)
"Alla base delle quattro edizioni di E nata una stella c'è un film di Cukor del '32, A che prezzo Hollywood? che già metteva sul banco dei pegni amore e successo. Poi le tre famose versioni su quanto è cinico e baro il mondo dello show business (Wellmann nel '37, il capolavoro di Cukor 1954), dal cinema al rock nel `76 con la Streisand. E a questo che si rifà il neo patentato regista Bradley Cooper (doveva essere Eastwood) scoprendosi meglio come musicista, ma scovando e scavando nell'estroversa Lady Gaga insospettabili doti intimiste di attrice che andrebbero conservate. (...) un prolungato, alcolizzato, incontinente (135') tentativo sentimentale dal cui cappello esce infine la morale che il successo è un pugno di polvere, una bomba intrisa di applausi. II Narciso Cooper non si nega nulla, si fa la pipì addosso agli Emmy, ma vince ai punti la figura del fratello, che bravo Sam Elliott: manca al melò intriso nel country la misura, c'è più verità nella musica che nei dialoghi. Quel filo udibile del cuore, la bava sentimentale gemellata all'arte che legava Judy Garland a Mason, Janet Gaynor a March, è qui assente non giustificata: guida il pilota automatico hollywoodiano, in quanto a commozione meglio lasciar perdere, sarà per il quinto remake." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 11 ottobre 2018)