Giovedì 7 Marzo - Ore 21:00
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Protagonista del film è Leone 50 anni, uomo potente, ricco e misterioso, ma soprattutto solo. Lo è a tal punto da arrivare ad ingaggiare una compagnia di attori, per far interpretare loro la famiglia che non ha mai avuto. La recita va in scena la notte di Natale, ma quella che avrebbe dovuto essere la festa più magica e tradizionale dell'anno, si rivela un vero incubo per tutti coloro che capitano a tiro delle stravaganze e del cinismo di Leone.
Regia: Paolo Genovese
Interpreti: Sergio Castellitto, Marco Giallini, Claudia Gerini, Francesca Neri, Carolina Crescentini, Eugenia Costantini, Ilaria Occhini, Romuald Klos, Paolo Calabresi, Maurizio Mattioli, Sergio Fiorentini, Eugenio Franceschini, Giacomo Nasta, Lorenzo Zurzolo
Sceneggiatura: Paolo Genovese, Luca Miniero, Marco Alessi
Fotografia: Fabrizio Lucci
Montaggio: Consuelo Catucci
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: consigliabile, problematico, dibattiti
Tematiche: Famiglia; Lavoro; Metafore del nostro tempo; Teatro
Anche se ispirato ad un titolo spagnolo del 1996 ("Familia" di Fernando Leon De Aranoa), questo remake italiano si conquista autonomia e originalità: grazie soprattutto ad uno script incisivo e incalzante, ad una regia dai ritmi serrati, e, in primo piano, ad una recitazione forte e convincente. Tutto si muove lungo un nucleo centrale evidente e dichiarato: il rapporto realtà/maschera/finzione comincia, si dilata e si frammenta in una lunga gamma di variazioni e finisce in un gioco di specchi intrigante e sofisticato. I vari passaggi dal vero al falso si fanno sofferti e indicano a poco a poco la fatica dell'attore nel mettere in scena affetti e sentimenti non autentici: questo è il 'recitare', questo è 'lavoro', ripete Fortunato, ben sapendo che esprimere finte passioni richiede sforzo e sacrifici. I cento volti del teatro, mediati dal prisma cinematografico, compongono una tavolozza di rinvii tra cinismo, dolore, rinuncia, voglia di verità. Un rimbalzo di situazioni effervescente sotto il profilo narrativo, con l'unica stonatura della sequenza in chiesa alla S. Messa del Natale: lo spazio che Leone si prende all'altare, e il gesto del bambino che snobba la comunione. Il film resta intenso e coinvolgente e, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni per avviare riflessioni sul ruolo del teatro e, più ampiamente, del rapporto cinema/teatro. Qualche attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
Ottima "commedia da camera" firmata da Paolo Genovese. Che riflette su solitudine, vita e recitazione: cast da applausi
"La felicità non si compra. Si affitta". Il claim di Una famiglia perfetta parla chiaro, pur rischiando di sintetizzare troppo il senso profondo del nuovo film di Paolo Genovese. Che punta ancora alla coralità dopo il successo dei due Immaturi, costruendo però questa volta una sorta di "commedia da camera" tanto ambiziosa quanto riuscita: lo spunto - seppur (come ricordato dall'autore stesso) debitore dello spagnolo Familia di Fernando Leon de Aranoa - è stuzzicante, lo sviluppo è adeguatamente strutturato, anche grazie ad una prova d'attori encomiabile, la chiusura è significativa nel dare il senso compiuto ad un'opera che, mai come in questo caso, possiamo considerare degna ereditiera della miglior commedia all'italiana. Il film - quasi interamente ambientato in un'enorme casale di Todi - racconta lo stravagante investimento di Leone (Castellitto), ricco cinquantenne solitario, che affitta una compagnia di attori per far loro interpretare la famiglia che non ha mai avuto durante la notte di Natale. Il capocomico Fortunato (Giallini) veste i panni di suo fratello, Carmen (Gerini), nella realtà sposata con l'attore, interpreta invece la moglie di Leone, Sole (Carolina Crescentini) è la compagna di Fortunato, l'anziana ex diva Rosa (Ilaria Occhini) è la madre, i giovani Luna (Eugenia Costantini) e Pietro (Eugenio Franceschini) sono i figli, insieme al piccolo Daniele (Giacomo Nasta), che però sulle prime Leone decide di rimpiazzare con un altro bambino-attore (Lorenzo Zurzolo), conosciuto nell'ambiente come "il professionista": tutti, per assicurarsi il compenso, dovranno attenersi scrupolosamente ad un copione. Peccato però che Leone spesso e volentieri decida di cambiare le carte in tavola...
Finzione e realtà si mescolano, la riflessione di partenza si amplia: oltre al discorso sulle scelte e le conseguenti rinunce, sui rimpianti e sulla solitudine, il film dichiara apertamente il proprio amore al mestiere dell'attore, arrivando - come altre poche volte il nostro cinema recente ha fatto (forse con La vita che vorrei di Piccioni) - a ragionare sul sottile confine che separa la verità dalla recitazione, la vita dall'arte. Un film costantemente in bilico, dunque, che non sceglie mai se essere più commedia o dramma, e che proprio per questo riesce a mantenere sempre in tensione l'emotività della fruizione. Un film che, forse più lungo del necessario, si prende però tutto il tempo di cui ha bisogno per accompagnare poco a poco l'approfondimento di ogni personaggio e che, in un altro paese forse, sarebbe stato portato in sala durante le festività natalizie. Meglio "sacrificare" gli utili 2 soliti idioti... (Valerio Sammarco)
"Con l'entrata in campo di 'Una famiglia perfetta', regia di Paolo Genovese, produzione Medusa e Marco Belardi a sette giorni di distanza da 'Il peggior Natale della mia vita', regia di Alessandro Genovesi, produzione Rti, cioè Mediaset, Totti e Warner Bros., inizia la grande battaglia fra cinepanettoni che vedrà l'arrivo di ben sei commedie italiane. La cosa che stupisce è anche lo scontro interno Mediaset-Medusa (coincidenza?) che porta all'uscita più o meno contemporanea di due commedie natalizie, anche se il film di Genovese non è propriamente un film comico come quello di Genovesi. Entrambi, però, sono dei remake. (...) E, se vogliamo concludere con i rimandi, c'è qualcosa anche della famiglia imperfetta di Carlo Verdone in 'Io, Loro e Lara', dalla quale viene ripreso il bravissimo Marco Giallini, e molti sono gli attori verdoniani presenti, per non parlare della buffa famiglia di fantasmi dell'ultimo film di Ferzan Ozpetek, 'Magnifica presenza'. Magari, più che parlare di rimandi, sarebbe più giusto di parlare di ossessione di tanti film italiani riguardo al concetto di famiglia borghese e del suo fallimento. Che è poi l'argomento principale del film. Rispetto ai suoi due 'Immaturi', indirizzati ai trenta-quarantenni, Genovese cerca qui di costruire qualcosa di più alto e complesso, servendosi del remake, ma affidando ai suoi attori delle ombre di ambiguità e sofferenza. Così il Leone di Castellitto è un personaggio totalmente diverso dal Santiago di Gallardo, molto più aggressivo, schizzato, spigoloso, ambiguo nella sua voglia di mettere in scena qualcosa che non è stato e Marco Giallini, il capocomico che vende se stesso, la moglie e la compagnia per far contento il ricco strampalato, trova la giusta dose di saggezza e repressione, così tipiche della realtà che viviamo, che ci riportano saldamente a terra. Il meccanismo funziona un po' meno bene con le attrici, come se il regista fosse più interessato al funzionamento tra i due protagonisti, che in realtà conducono il gioco. Più complesso e più drammatico di 'Il peggior Natale della mia vita', toccherà un pubblico forse meno giovane ma più attento. Magari si potevano evitare i coretti natalizi di Jingle Bells." (Marco Giusti, 'Il Manifesto', 29 novembre 2012)