Sabato 26 febbraio - Ore 21:00
Domenica 27 febbraio - Ore 16:00 e 21:00
Giorgio, Lorenzo, Piero, Luisa, Virgilio, Francesca: cosa hanno in comune questi trentottenni? Semplice, 20 anni fa erano compagni di scuola. Ma soprattutto erano amici, erano un gruppo. Poi è successo qualcosa e il gruppo si è frantumato. Ma tra poco torneranno ad esserlo, almeno per qualche giorno: il Ministero della Pubblica Istruzione ha annullato il loro esame di maturità e lo dovranno rifare. Pena l'annullamento di tutti i titoli successivamente conseguiti. E così li vedremo di nuovo insieme, come ai vecchi tempi, con qualche ruga di più e qualche capello di meno.
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese
Fotografia: Fabrizio Lucci
Montaggio: Patrizio Marone
Durata: 1 ora 48 minuti
Ambra Angiolini, Raoul Bova, Ricky Memphis, Luca Bizzarri, Barbora Bobulova, Paolo Kessisoglu, Anita Caprioli, Giulia Michelini, Luisa Ranieri, Alessandro Tiberi, Maurizio Mattioli, Giovanna Ralli
Brillante più che generazionale, la commedia di Paolo Genovese passa l'esame: sufficienza per i suoi 40enni
Giorgio (Raoul Bova), Lorenzo (Ricky Memphis), Piero (Luca Bizzarri), Luisa (Barbora Bobulova), Virgilio (Paolo Kessisoglu), Francesca (Ambra Angiolini): più che compagni di classe, un gruppo di amici. Almeno fino alla maturità, poi, come capita spesso, le loro strade si sono divise: Giorgio ha una compagna (Luisa Ranieri) e non ancora un figlio, Francesca è in cura dalla dipendenza dal sesso, Lorenzo non vuole lasciare mamma e papà, Piero ha un’amante ma non la moglie, Luisa una figlia a carico e un lavoro da tenere con i denti, mentre Virgilio, beh, è il “cattivo” del gruppo.
Eppure, qualcosa li farà rincontrare, di nuovo sui libri: il Ministero della Pubblica Istruzione ha annullato il loro esame di maturità e lo devono rifare, pena l’annullamento dei titoli che hanno conseguito successivamente...
E’ Immaturi, secondo film in solitaria di Paolo Genovese dopo il “divorzio” da Luca Miniero e La banda dei Babbi Natale: sotto una lente d’ingrandimento disinvolta e leggera, ci sono vizi e virtù di 38enni assortiti, legati dal filo dell’immaturità, ovvero la mancanza o la precarietà delle attitudini necessarie alla crescita. Soggetto non nuovo, anzi già trito dai meccanismi della commedia italiana, ma che Genovese, anche sceneggiatore, cerca di oliare appoggiandosi su estro e alchimia agli attori - bravini quasi tutti, super Memphis, fuori parte Luisa Ranieri - e dando spazio non tanto all’improvvisazione quanto alla freschezza, alla (sensazione di ) spontaneità.
Insomma, l’obiettivo dichiarato è l’effetto paradigma, ovvero la cercata e sostanzialmente riuscita immedesimazione del pubblico, chiamato a riflettere col sorriso e non troppi pensieri in testa sulla nostalgia canaglia per gli anni belli delle superiori, quando (quasi) tutto era possibile.
Questo l’appiglio, poi, come titolo vuole, Immaturi torna al presente-presente, ovvero ai 40enni d’oggi, razza abbastanza grama, soprattutto sul grande schermo, complici Muccino e il Bova chez Moccia: ecco, è che qui Genovese vince la sfida, trovando una leggerezza anche ironica, evitando di prendersi sul serio o ancorarsi alla sociologia d’accatto, viceversa, spingendo il piede sull’acceleratore della commedia sentimental-brillante più che generazionale, con una regia senza fronzoli né inventiva, ma tutto sommato dignitosa.
Se Bova & Co. rimangono immaturi, il film passa l’esame: 60/100, la sufficienza. (Federico Pontiggia)
"Eppur si muove. Nonostante il profondo disprezzo nei suoi confronti da parte di chi ci governa, e certi snobismi di ritorno degni di miglior causa, il cinema italiano dà segni di vitalità. (...) La 'surrealtà' dello spunto non inficia la verità dei personaggi. Il film è corale, alterna momenti comici a spunti malinconici. Gli attori sono tutti azzeccati, da Raoul Bova a Barbora Bobulova, da Ambra Angiolini alle iene Luca & Paolo; ma gli interni familiari dello strepitoso Memphis, alle prese con i genitori Maurizio Mattioli e Giovanna Ralli, valgono da soli il prezzo del biglietto." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 21 gennaio 2011)
"Compagni di scuola. Come nel film di Verdone. (...) Una commedia, naturalmente, scritta e diretta però da Paolo Genovese senza quel brio, quell'arguzia e anche quella logica narrativa di cui aveva dato prova di recente ne 'La banda dei Babbi Natale'. I personaggi hanno psicologie appena sbozzate, sempre secondo schemi facili, le situazioni in cui vicendevolmente si alternano privilegiano molto più i ritmi che non la logica e manca quasi del tutto, a differenza di altri film similari, l'accento sulle due epoche, più citate che non prese in esame, quella di oggi e quella di vent'anni prima. Gli interpreti fanno comunque fronte in modo abbastanza verosimile alle caratteristiche dei tipi che dovrebbero rappresentare: soprattutto Raoul Bova, lo psichiatra che non vuole diventare padre, Ricky Memphis, il 'mammone', Barbora Bobulova, la donna in carriera. Incontrati però in momenti migliori." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 21 gennaio 2011)
"Non si tratta solo del bamboccione Memphis, che abita ancora con i genitori: ci sono pure Bova che convive con la Ranieri, ma non è pronto a metter su famiglia; Bizzarri che si è inventato una moglie pur di non impegnarsi in un rapporto vero; la Bobulova, mamma single, e la Angiolini con l'ossessione compulsiva del sesso. Scritto e diretto come una sitcom, il film di Paolo Genovese non lievita." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 21 gennaio 2011)
"Nel decennio della risalita il nostro cinema ha creato, a parte i comici, almeno due catene di montaggio: il film giovanilistico (in calo) e il blockbuster corale agrodolce (in crescita). (...) Film patinati e pattinati, nel senso che i personaggi scivolano leggeri su un'Italia in cui tutti lavorano e hanno i soldi. 'Immaturi' di Paolo Genovese schiera una classe di quarantenni che deve rifare l'esame di maturità. E' puro pretesto (per Hitchcock un Mac Guffin) per riunire Bova, Memphis (il migliore), Angiolini, Bizzarri & Co. per il fratello più finto di 'Compagni di scuola' e 'Notte prima degli esami'. Non è brutto. Non è bello. Incasserà bene. Avanti il prossimo." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 21 gennaio 2011)
"Piacerà a coloro che stanno apprezzando sempre più in Italia la formula del film a episodi. Quando sono ben scritti, ben interpretati da attori che magari da soli un film intero non lo reggono, ma i loro piccoli sketches sanno proporli con mestiere e simpatia. Del quintetto di interpreti quello che ne esce meglio è un Ricky Menphis finalmente affrancato dai soliti ruoli." (Giorgio Carbone, 'Libero', 21 gennaio 2011)
"Ci sono tutte le categorie della fiction borghese, quella che va oltre santi, papi ed eroi: la ragazza madre con problemi di marketing di minestra (la Bobulova), il bamboccione al seguito di due genitori di irresistibile simpatia (Mattioli-Balli come in un Garinei e Giovannini), la schiava del sesso che torna sui suoi passi, lo sbruffone, fino alla new entry della ragazzina strafatta e salvata dai peccati della discoteca psichedelica (nulla viene risparmiato, dall'ecstasy alle chat: è l'attualità!). Ma non è né un 'Grande freddo' all'italiana, né 'Compagni di scuola' di Verdone; qui il buonismo abbonda su un'idea alla base molto carina. Ma è proprio sul carino che il film annega, nel pervicace, spasmodico desiderio di essere trendy, allegramente triste e tristemente allegro nei canoni fiction, proteso verso la celebrazione di una amicizia tutta fasulla, perché l'architettura della storia è lontana anni luce dalla realtà. (...) Paolo Genovese (...) sa girare, confeziona la storia con furberia, troppa e ci mette venti cucchiaini di zucchero. Siamo all'estetica Moccia-Brizzi con qualche anno in più, per dare del 'cazzaro' al povero Epicuro." (Maurizio Porro, 'Corriere della sera', 21 gennaio 2011)
"Ma quali splendidi quarantenni. Acerbi come i cocomeri dopo un'era glaciale, i poco favolosi sette protagonisti del corale di Genovese. (...) Qualche battuta comica centrata, specie dai personaggi del nerd mammone Memphis (il migliore in campo) e delle Iene, il resto è l'ovvia metafora sull'immaturità degli eterni giovani di questo Paese per vecchi. Ma anche un déjà-vu del medio gusto odierno di certa commedia, che si nutre (difettosamente) delle stesse facce, e delle stesse abitazioni-location romane o ville al Circeo dall'eccesso di glamour e snobismo: dov'è l'identificazione con la gente "della porta accanto" che si pretende di rappresentare?" (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 21 gennaio 2011)