Giovedì 28 Febbraio - Ore 21:00
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Astrid e Patrick sono una giovane coppia che sta per sposarsi a Sorrento: l’arrivo delle loro famiglia porta con sé numerosi problemi. La madre di Astrid, Ida, è una parrucchiera col cancro che è stata appena lasciata dal marito Leif dopo 25 anni di matrimonio. Lo stesso Leif che si presenta con la sua nuova, bionda fidanzata e con Kenneth, l’irascibile fratello di Astrid. Il padre di Patrick, Philip, si presenta ancora in lutto per la tragica morte della moglie.
Regia: Susanne Bier
Interpreti: Pierce Brosnan, Trine Dyrholm, Molly Blixt Egelind, Sebastian Jessen, Paprika Steen, Kim Bodnia, Ciro Petrone, Christiane Muller
Sceneggiatura: Anders Thomas Jensen
Fotografia: Morten Søborg
Montaggio: Pernille Bech Christensen
Musiche: Johan Söderqvist
Durata: 1 ora e 56 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Tematiche: Famiglia; Famiglia - genitori figli; Matrimonio - coppia
Dopo alcuni drammi psicologici che l'hanno fatta conoscere per il rigore narrativo e la forza stringente delle immagini, Susanne Bier cambia atmosfere. "Lavoro solo su quello che ho voglia di fare e avevo voglia di fare una commedia romantica...E' un film sfacciatamente romantico...ciò che interessa in questo tipo di commedia non è chi si innamorerà di chi, ma il percorso che faranno i due protagonisti per finire insieme(...)". Figlia di un ebreo tedesco rifugiatosi in Danimarca durante l'occupazione nazista, e di una danese di origini ebreo russe, la Bier rilegge il cliché della commedia romantica alla luce dei modelli culturali mediati dall'Europa del centro nord. La collocazione nell'Italia del Sud arricchisce la storia di colori, odori e profumi, quasi a compensare il freddo affettivo dei luoghi d'origine. Che poi il matrimonio non si faccia, è soluzione inattesa e triste, sintomo di un cinismo latente, di cui pure la regista dichiara di voler fare a meno. Bier comunque ha l'occhio giusto per organizzare il materiale narrativo con toni cadenzati e suadenti. Dirige bene gli attori (come sempre), cadenza il racconto con brusche e incisive traiettorie, fotografa scorci panoramici che sfidano il convenzionale. Brani musicali appropriati diffondono melodie accattivanti. Gioie e dolori del disamore stemperano nella malinconia e nella voglia di ricominciare. Film svelto, insinuante, astuto che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e nell'insieme brillante.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in successive occasioni come spettacolo piacevole e simpatico. Qualche attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
Susanne Bier fa scalo a Sorrento per una commedia sentimentale briosa e mai banale. Leggiadro Pierce Brosnan
Ida (Trine Dyrholm), moglie ultraquarantenne puntualmente tradita per una donna più giovane, incontra - senza sapere chi sia - il padre del futuro sposo della figlia e sono scintille. Verbali all’inizio, ma poiché entrambi stanno facendo rotta verso la romantica costiera amalfitana dove è prevista la cerimonia di nozze, si può star sicuri che scatteranno anche quelle amorose. Soprattutto se l’uomo dapprima detestato e poi rivalutato ha le sembianze di Pierce Brosnan, sempre più a suo agio nella commedia.
Niente di nuovo sotto il sole, ma con che ritmo! Tenere alto il tono del registro sentimental-comico non è operazione facile, ci vogliono mano sicura e uno spiccato senso della scrittura per infilare un luogo comune via l’altro volgendoli tutti a proprio vantaggio. La sorprendente Susanne Bier, regista dalle mille facce, li possiede entrambi. Naviga in acque sicure eppure regala lo stesso emozioni, distilla prevedibili colpi di scena ma riesce comunque a farli sembrare una vera sorpresa, disegna i personaggi su modelli noti e tuttavia non si può fare a meno di pensare quanto siano veri e credibili.
Non siamo nel regno dell’inatteso insomma, ma nel territorio della commedia sentimentale che volutamente non scarta alcun elemento tipico per regalare allo spettatore un paio d’ore di divertimento. Love is All You Need è una perfetta macchina solletica-sentimenti, e manderà in visibilio le spettatrici. Chi è in stallo in un matrimonio noioso e arido avrà di che sognare e chi in cerca dell’amore con la A maiuscola e non ha più vent’anni rinnoverà le speranze di incontrare se non il principe azzurro per lo meno un nuovo amore. Non si faccia però l’errore di pensare a un passatempo adatto al solo pubblico femminile, il film della Bier è molto più complesso della semplice storia d’amore che ne è l’asse portante.
Tra una risata e l’altra si ha modo di riflettere sul senso della vita, sulla malattia, sulla necessità di seguire fino in fondo la propria natura e di aprirsi al rinnovamento. Temi universali non vincolati al genere. (Angela Prudenzi)
"Si può fare una commedia con grazia, spirito ma anche con la cognizione del dolore. L'ha diretta in andata e ritorno da Copenaghen a Sorrento, Susanne Bier, che s'applica alle sorprese dell'amore, narra di un matrimonio che prima s'ha da fare, poi no. Lasciamo le serenate open, due coppie in attesa. Stavolta l'Italia non è pizze e mandolini, i riferimenti sono a 'Mamma mia!' e a Wilder. Menzione d'onore per stile all'ex 007 Pierce Brosnan e Trine Dyrholm è per noi una rivelazione." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 20 dicembre 2012)
"Vincitrice dell'Oscar 2011 per il migliore film straniero, la danese Susanne Bier sembrava più interessata al dramma che alla commedia sentimentale. È proprio questo, però, che dà un'anima al suo film, permettendole di evitare la banalità anche quando si moltiplicano gli stereotipi del genere-commedia: dalla seconda possibilità alle immagini dell'Italia come Paese da cartolina (ma, qui, scagli la prima pietra il cineasta straniero che è senza peccato). Perché, tra le situazioni risapute, Bier introduce sempre un elemento perturbante, un pizzico di amaro a correggere il gusto troppo dolce della ricetta di base. Brava Trine Dyrholm, attrice feticcio della regista, e fascinoso Brosnan." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 20 dicembre 2012)
"Non è che in questi anni sia scomparsa, ma è diventata altro; o almeno si è un po' snaturata colorandosi di toni più cinici, come a dire che su questa faccenda che l'amore è una cosa meravigliosa la prima a non crederci è lei, la commedia romantica. Un inaspettato segnale in controtendenza arriva dalla Danimarca con 'Love Is All You Need', un titolo che è già un programma. Firma il film Susanne Bier, la regista incoronata dall'Oscar per 'In un mondo migliore', che pur senza rinunciare ai temi drammatici tipici del suo cinema, si è presa una specie di piccola vacanza emozionale affrontandoli in una chiave più leggiadra e ottimistica. Moglie frustrata e colpita da un brutto male, Trine Dyrholm è una donna infelice che continua a sorridere coraggiosamente alla vita. Viene contagiato e attratto da questo suo generoso calore femminile il controllato Pierce Brosnan, padre del promesso sposo delle figlia di Trine, quando in occasione del matrimonio i due si incontrano nella pittoresca cornice di una villa della costiera amalfitana. La Bier non nasconde che a fare da sottofondo alla storia d'amore sono elementi di dolore e solitudine, ma usa toni pastello e li soffonde di morbida luce meridionale contando sull'apporto del fascinoso Brosnan, attore capace al contempo di spessore e levità." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 20 dicembre 2012)
"Cosa succede se il padre del promesso sposo si innamora della madre della promessa sposa? Una domanda da film americano suggerita invece con gentilezza e con garbo dal film danese di oggi, diretto dalla sempre più brava Susanne Bier, Oscar per 'In un mondo migliore' e anche premio della giuria e del pubblico al Festival di Roma quando aveva ancora la fortuna di avere come direttore Piera Detassis. (...) Si tratta di soluzioni prevedibili, ma la regia di Suasan Bier, con il contributo dell'attenta e fine sceneggiatura del suo fido Anders Thomas Jensen, ha saputo arrivarvi dispiegando tutte le sue doti di delicatezza e di tatto. I personaggi li ha via via portati in primo piano rivelando solo poco per volta i loro tratti psicologici, tenendo molte situazioni in sospeso fino alle loro definitive conclusioni e dando sì spazio alle cifre romantiche emerse attorno ai passaggi risolutivi della vicenda, ma privilegiandovi in mezzo una leggerezza di tocco decisamente estranea al sentimentalismo facile. Con modi asciutti e quasi riservati, al contrario, in forma di semplici allusioni o, addirittura, di sottintesi. Felicemente coadiuvata, in questo, da molti interpreti e prima di tutti da Pierce Brosnan che, dimessi i panni di James Bond, mostra di sapere abilmente lavorare sulla mobilità di una mimica carica, ad ogni momento, di una espressività molto elaborata. Gli sta bene di fronte l'attrice danese Trine Dyrholm, forse senza molti carismi, ma con due occhi azzurri che sprizzano sincerità e verità." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 20 dicembre 2012)
"Ambientato a Sorrento e dintorni, dalle parti della Grecia di 'Mamma mia!', 'Love Is All You Need' della danese Susanne Bier è la storia della rinascita di una donna che in lotta contro il cancro e tradita dal marito riscopre di nuovo l'amore. La regista gioca con gli stereotipi 'pizza e mandolino', ma costruisce una commedia romantica tutt'altro che scontata." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 20 dicembre 2012)
"'All you need is love' cantavano soavi i Beatles alla fine degli anni Sessanta, restituendo in una canzone il sapore della pura leggerezza. Altrettanto soave e leggera è la commedia della regista danese Susan Bier il cui titolo, rimasto in originale anche nella versione italiana, richiama quella più famosa. 'Love Is All You Need' è esattamente quello che vi aspettate che sia, nel bene e nel male: una commedia sentimentale e molto romantica d'ambientazione amalfitana e di sapore europeo. (...) Sole, limoneti, mandolini, mare, luoghi comuni, buona scrittura, ottimo ritmo, strizzatine d'occhio, afflati romantici, attori ammiccanti... ma anche l'ombra di un qualcosa che qui diventa la malattia del secolo (la madre di lei è malata di tumore), così ne scrivevamo da Venezia, dove questa commedia assai gradevole ha conquistato buona parte del pubblico lì astante, certo costernato, lo ricordiamo bene, dal passaggio coevo dell'improbabile storia d'amore e d'autore firmata da Terrence Malick. Quest'ultima prova di Susan Bier, va detto, ci dice qualcosa di più di questa regista che si dimostra eclettica e in grado di spostarsi all'interno di altri universi narrativi rispetto a quelli impegnato e impegnativi delle sue precedenti prove. Ricordiamo che solo due anni fa la Bier ha girato un film come 'In un mondo migliore', poi candidato all'Oscar come miglior film straniero, di tutt'altro genere. Ecco, Susan Bier è la classica regista che è pronta ad approdare a Hollywood, e questo film, il cui protagonista assoluto è Pierce Brossnan, lo dimostra ampiamente." (Dario Zonta, 'L'Unità', 20 dicembre 2012)
"La danese Ida (Dyrholm, eccellente) e l'inglese Philip (Brosnan, ironico) stanno per diventare con-suoceri a Sorrento, dove si terrà il matrimonio dei rispettivi pargoli. Tra la non facile gestione delle famiglie e un delicato segreto che Ida si porta nel cuore, i due finiranno per innamorarsi. Bier, regina del cinema danese (un Oscar e un Golden Globe nel cv) cerca e trova la completa ispirazione in una pellicola dai toni lievi ma dai contenuti ponderosi. Perché se l'apparenza del racconto è di una 'light comedy' hollywoodiana di stampo seriale, l'essenza va ben oltre, rielaborando il senso dell'incontro-scontro tra individualità, generazioni, sesso e culture. La narrazione mescola le oblique atmosfere 'Festen' di Copenhagen ai solari giochi d'attrazione della Costiera Amalfitana, costituendo un cocktail dal sorriso e dalla commozione genuini, ma dal tocco sapiente. Per romantici buongustai del cine-Natale." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 20 dicembre 2012)
"'Love is all you need', cantavano i Beatles sigillando 'All You need is Love' inoltre è il titolo che segue il nome di John Lennon in un documentario specifico. (...) L'arrivo in Italia è da trionfo del kitsch. That's ammore a palla, farcitura di luoghi incantevoli ma pur sempre comuni, con l'aggiunta di un paio di varianti. II marito di Ida non ha trovato di meglio che arrivare con la squinzia, e in famiglia la soluzione non è vista come la più gradita. (...) Aggiungete qualche gag sessualmente ambigua, canzonette italiche, cartoline da costiera, e sdolcinate tenerezze tra l'insopportabile inglese e la chimicamente calva danese. Sullo sfondo aleggia 'Mamma Mia!' versione musicale che metteva in scena il repertorio degli Abba. Qui non si canta, ma lo scenario mediterraneo e la presenza di Brosnan rimanda subito all'altro film. Bisogna crederci. Se non si entra nello spirito del film che vuole essere una commedia che non risparmia nulla quanto a stereotipi, si rischia di friggere sulla sedia sperando che il disagio finisca al più presto. Viceversa se ci si abbandona al rullio del racconto si possono trovare spunti comici e anche originali come il mettere la protagonista. non più giovanissima e segnata dalla malattia, nuda davanti alla macchina da presa. (...) Non ha pudori nel mettere in scena tutto quel che frulla sulla carta: rapporti improbabili, personaggi al limite del bozzettismo, limoni e mandolino, tricche e ballacche e putipu, una specie di museo del banale preso talmente sul serio da insinuare il dubbio che si tratti di qualcosa che vada ben oltre. Il cinema ci ha abituati: per condannare bisogna essere certi della colpevolezza, aldilà di ogni ragionevole dubbio. Quindi Susanne può essere assolta." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 20 dicembre 2012)
"Si conoscono da tre mesi ma decidono di sposarsi a Sorrento, tra 'That's Amore' e qualche stereotipo voluto. Arrivano le rispettive famiglie, ognuna carica dei propri scheletri. La mamma della sposa è malata di cancro, con marito che la cornifica durante la chemio; il padre dello sposo, vedovo, non vuole più amare. O almeno, così credeva. Si può aver la forza di festeggiare anche nel dolore? Sì, se il gruppo è terapeutico. Viaggio nell'amore maturo con fazzoletto in mano." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 20 dicembre 2012)
"Piacerà a chi è d'accordo col titolo («all you need»). E a chi ammirava Susanne Bier per i suoi drammi e proprio non sospettava tenesse un'accentuata vocazione per la commedia romantica. Per Pierce Brosnan poi «Love» con quel che segue potrebbe essere il trampolino per una seconda carriera." (Giorgio Carbone, 'Libero', 20 dicembre 2012)