Michael O'Sullivan, conosciuto ad amici e nemici come l'Angelo della Morte, se pur coinvolto profondamente nel suo lavoro è anche dedito alla sua vita privata come padre di due giovani. Quando, però, questi due mondi entrano in collisione, tanto che deve assistere alla morte della moglie e del figlio più piccolo, O'Sullivan ed il figlio superstite, Michael jr., abbandonano la loro pacifica vita familiare e si imbarcano in un viaggio di vendetta.
Tom Hanks | Regia | Sam Mendes |
Paul Newman | Musiche | Thomas Newman |
Jude Law | Costumi | Albert Wolsky |
Jennifer Jason Leigh | Fotografia | Conrad L. Hall |
Sabato 11 gennaio | Ore 21:00 |
Domenica 12 gennaio | Ore 15:00, 17:30 e 21:00 |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Accettabile, riserve, problematico
Tematiche: Famiglia - genitori figli; Mafia; Male; Potere
Molto atteso dopo il successo di "American beauty", il nuovo film di Sam Mendes ha il taglio e le cadenze di una tragedia greca. Fin dal più pertinente titolo originale, "Road to perdition", che è il nome della località verso cui si dirigono padre e figlio in fuga ma è anche il simbolo di un percorso di ribellione che deve però passare dal sacrificio estremo. Gettandosi su un mondo, quello dei gangster, carico di illustri precedenti filmici,Mendes costruisce una storia forse meno spettacolare e meno 'corretta' della precedente ma più adatta a calarsi nei sentieri oscuri dei legami di sangue risolti e irrisolti e per affrontare a viso aperto una questione delicata e spesso accantonata quale quella del rapporto padri-figli. Se "American beauty" era scandito da toni scuri e cromaticamente opacizzati, qui la vicenda è calata in atmosfere costantemente notturne, nel buio di una temperie che non è solo ambientale ma esistenziale. La strada che i due percorrono insieme diventa lentamente un itinerario che parte dal buio e vuole arrivare alla luce, dopo aver passato l'espiazione e posto la domanda del perdono. Con lucida visionarietà, il regista compone uno spartito sul quale delitto e condanna, colpa e fatalità si muovono e si scontrano, fino alla timida ma ferma frase del figlio: "Non so se è stato un uomo buono o no. Era mio padre". Dal punto di vista pastorale, il film merita attenzione per come riesce ad affrontare e a far prevalere temi importanti in un contesto certo deprecabile e di violenza come quello gangsteristico. Espresse riserve per qualche passaggio un po' insistito, é da valutare come accettabile, e senz'altro problematico.
Utilizzazione: molto ben realizzato a conferma delle doti del regista, e ben interpretato, il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, rivolgendosi ad un pubblico adulto. Attenzione per i minori, anche in occasioni di eventuali passaggi televisivi.