Mercoledì 29 febbraio - Ore 21:00
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E' la storia di Burt e Verona, una coppia sulla trentina che aspetta un bambino. La gravidanza procede bene finché ricevono una notizia improvvisa e sconvolgete: gli eccentrici genitori di Burt annunciano che lasceranno il Colorado per trasferirsi in Europa. A questo punto, viene a cadere l'unica ragione per cui avevamo deciso di stabilirsi lì. Dove e vicino a chi dovranno mettere su casa per crescere il bambino in arrivo? Partono così per un viaggio che li porterà a far visita ad amici e familiari, in città diverse, per valutare le possibili opzioni...
Regia: Sam Mendes
Interpreti: John Krasinski, Maya Rudolph, Maggie Gyllenhaal, Jeff Daniels, Carmen Ejogo, Jim Gaffigan, Josh Hamilton, Cheryl Hines, Melanie Lynskey, Allison Janney, Chris Messina, Catherine O'Hara, Paul Schneider
Sceneggiatura: Dave Eggers, Vendela Vida
Fotografia: Ellen Kuras
Montaggio: Sarah Flack
Musiche:
Durata: 1 ora e 38 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: Consigliabile, problematico, dibattiti
Tematiche: Bambini; Famiglia; Matrimonio - coppia
34 anni lei, 33 lui, lei dice un no deciso alla richiesta di lui di sposarsi, lui le chiede di promettergli che non lo lascerà mai. Su questa coppia non sposata ma profondamente innamorata, sul figlio che sta per nascere, su dove nascerà e in quali ambienti crescerà, il copione disegna a poco a poco il ritratto dell'America contemporanea, dei suoi strappi esistenziali, delle ferite interiori, delle incertezze e della voglia di non arrendersi, perché la vita si rinnova. Richiamandosi esplicitamente al cinema usa della grande svolta tra fine '60 e primi '70 (Easy Rider, Un uomo da marciapiedi, Conoscenza carnale, John e Mary), Mendes affresca un diario 'on the road' che passa su molti vuoti ma finisce sul pieno di alcuni valori irrinunciabili, fiducia, rispetto, concretezza, amore. Ne esce un ritratto generazionale pieno di fremiti e palpitazioni, paure e entusiasmi, una cronaca che diventa Storia mentre accade. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione: per alcuni passaggi delicati (vedi l'inizio), il film è da utilizzare in programmazione ordinaria con qualche attenzione. Da proporre in occasioni successive per avviare riflessioni sui temi che affronta (l'America, la famiglia, i valori di ogni giorno...). L'attenzione per minori e piccoli è da tenere anche in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
Semplice ma diretto: Sam Mendes emoziona perché gira con gusto e sincerità
Il pubblico statunitense ha faticato a collocare in un angolo del proprio immaginario Away We Go di Sam Mendes, pronto dal 2009 e oggi nelle sale italiane col dubbio titolo American Life. Privo di star di riferimento come Di Caprio o Tom Hanks, gli incassi non sono stati eccelsi: tredici milioni di dollari a fronte di oltre diciassette spesi per la lavorazione. Ma è un film che merita attenzione, un film di Sam Mendes a tutti gli effetti. Che - va da sé - è sempre stato un regista di grande talento ma eccepibile sotto molti aspetti, a partire dal suo grande amore per il teatro che al cinema spesso si è tradotto in piéces dove l’assunto ha prevalso sul contesto, e situazioni e personaggi finivano asserviti all’intero teorema che il film doveva svolgere.
American Life, in questo, è puro (e non inedito) Mendes: il viaggio alla ricerca di “un posto dove crescere il loro bambino” da parte di Burt e Verona (John Krasinski e Maya Rudolph, belli e intensi come le vere coppie innamorate) è un’affermazione, reiterata e ossessiva, della fugacità di un sentimento come l’amore, destinato fatalmente a scomparire o - nella migliore delle ipotesi - a diventare comunque altro. Qualcosa di cui Burt e Verona diventano consapevoli, in un vagare verso il futuro che terminerà di fronte all’unico punto di riferimento rimasto: il passato. Non c’è cambiamento in due personaggi sempre migliori di chi hanno davanti, sempre di fronte al baratro di cosa potrebbero diventare, incapaci di sapere cosa ne sarà di loro, ma decisi ad andare avanti; ma libero dal dover menare fendenti a senso unico contro i protagonisti corrotti di Revolutionary Road, Mendes conquista con la semplicità e la purezza di un assunto tematico non ingombrante come in altre circostanze. Dosa il grottesco (i personaggi della Gyllenhaal e di Allison Janney, mogli e madri sui generis) e sa regalare un sorriso nei tempi giusti. Il risultato è un film semplice ma diretto, in grado di emozionare perché girato con gusto e sincerità. (Gianluigi Ceccarelli)
"Da 'American Beauty' a 'Revolutionary Road', il britannico Sam Mendes è andato componendo un ritratto del Big Country che è critico, ma anche amoroso: perché i suoi personaggi, nel tentare di trovare una via di uscita, rivelano una sensibilità vulnerata che ce li rende cari. (...) Ironico e sottile, tenero nella tessitura del rapporto a due, Mendes passa dal film hollywoodiano alla pellicola intimista mantenendo uno stile inconfondibile. Forse sarebbe l'ora di cominciare a considerarlo fra i grandi." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 17 dicembre 2010)
"Vivono in un prefabbricato, disordine casuale da studenti, e precarietà esistenziale nonostante i trentaquattro anni. (...) Mendes condivide lo stato d'animo dei personaggi, le loro imperfezioni, questo sentirsi spaesati, alla ricerca di un posto che è molto più del luogo fisico in cui vivere e crescere il proprio figlio. E proprio da qui comunque che la ricerca comincia, dal fantasma molteplice di una paternità/maternità rimossa, che comprende la relazione coi propri genitori, e il modo di essere figli (magari anche di non esserlo più). (...)i due (i molto bravi attori Maya Rudolph e John Krasinski) capiscono che il primo posto al mondo riguarda se stessi, senza modelli o teorie «posticce» se non semplicemente vivere. Un concetto semplice, e prezioso, a cui Mendes riesce stavolta a far corrispondere la misura del suo cinema." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 17 dicembre 2010)
"In genere i registi invecchiando incupiscono e stracciano le promesse e premesse sentimentali, ma Sam Mendes va in controtendenza. Dopo la tragedia Oscar di 'American Beauty' e il dramma di 'Revolutionary Road' che ha fatto riscoprire il grande Richard Yates, tutto edito da Minimux Fax, ecco la commedia 'American Life', addirittura con lieto fine. (...) Scritto in coppia, per fortuna non autobiograficamente, da Dave Eggers e Vendela Vida, il film è diretto da Mendes con un'inedita leggerezza che non evita le buche profonde e nevrotiche nel panorama, ma la voglia di fuga, di altrove, viene vissuta e rimandata al mittente nella legittima ansia di regalare a un nascituro il migliore dei mondi possibili. La coppia resiste, questo è lo scoop, specie se non sposata e affidata ad attori in grado di restituire la normalità sentimentale quotidiana che prevede oroscopi di gioie e sconforti: John Krasinski e Maya Rudolph sono innamorati senza fare le fusa, romantici per virtù genetica, accanto à partecipazioni straordinarie per vis comica (...). La barocca, pirandelliana diatriba poi ¿ se deve essere il film che piace a noi o noi che piacciamo al film (che ci guarda e ci giudica..) ¿ la rimandiamo al mittente, nella fattispecie americano." (Maurizio, 'Corriere della Sera', 17 dicembre 2010)
"'Away We Go' recita il titolo originale, qui 'tradotto' in 'American Life', per ricordarci che il regista portò a casa Oscar con 'American Beauty': grazie per il post-it, ma non serve, Sam Mendes si fa indie, quasi pauperistico, rinfrancando il tocco autoriale, complice la tenerezza di scrittura di Dave Eggers e Vendela Vida. Insomma, piccolo è bello e lo humour aiuta, portando i dialoghi in vita, la nostra: libero da pretese intellettualoidi e ammiccamenti modaioli, Mendes continua a dare del tu alla coppia, senza fare del cinema il terzo incomodo. Occhio ai comprimari (Maggie Gyllenhaal e Jeff Daniels super) e orecchio alle musiche." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 16 dicembre 2010)