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"Il nostro matrimonio è in crisi": è questo ciò che si sente dire Antonio da Alice il giorno stesso del loro matrimonio, non appena entrati nella loro nuova casa dopo la cerimonia nuziale e il ricevimento, lei con ancora l'abito bianco indosso ed i divani e il letto ancora avvolti nel cellophane. Dopo questa frase Alice decide di andare via, a cercare il suo Io sotto le cure del maestro Makerbek, lasciando Antonio solo con il suo smarrimento.
Antonio Albanese | Regia | Antonio Albanese |
Aisha Cerami | Musiche | Nicola Piovani |
Davide Dal Fiume | Fotografia | Massimo Pau |
Dino Abbrescia | ||
Irene Ivaldi |
"Albanese si muove con la solita verve e simpatia, gli altri attori se la cavano bene, i dialoghi sono divertenti, le trovate comiche hanno il merito di non strafare. Molto meno soddisfacente l'uso della macchina da presa: o meglio, il non uso, dato che Albanese si limita a inquadrare quasi esclusivamente primi piani suoi e degli altri come si fa alla tv. Perché i nostri comici, se vogliono fare il cinema, non si mettono d'impegno a studiare il linguaggio del cinema? Anche i primissimi film di Allen erano a bassa definizione d'immagine; ma poi Woody ha imparato la lezione, eccome se 'ha imparata". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 23 febbraio 2002)
"(...) Il problema, come già per Totò, non è la debolezza della cornice satirica, bensì la sua inadeguatezza ai doni di Albanese. Che è un comico-orchestra, un corpo in rivolta, un folle abitato da cento voci e personalità, un Proteo capace di condensare trattati di sociologia (o di patologia) in un'occhiata, una camminata, una smorfia. Qui invece perfino due penne estrose come Serra e Cerami devono ricorrere ai dialetti per strappare una risata. Brutto segno davvero. Sarà mica la crisi della sinistra?". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 febbraio 2002)
"Antonio Albanese in certo modo si banalizza e s'involgarisce convertendosi alla satira di costume, prendendo in giro sia i matrimoni decisi e vissuti con futilità, sia gli stupidi tic dei ricercatori contemporanei di benessere spirituale, identità, pace, eccetera. (...) Albanese segue la sua sposa, ma la comunità gli risulta tanto insopportabile da indurlo a progettare il rapimento della moglie". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 22 febbraio 2002)