Sabato 6 dicembre - Ore 21:00
Domenica 7 dicembre -
Ore 21:00
Lunedì 8 dicembre - Ore 21:00
Sabato e domenica sera: ingresso 6.00 € - Lunedì sera: ingresso 4.00 €
Valentino, sono due amici che rimasti disoccupati, abbandonano la grande città per rifugiarsi nel piccolo paese d'origine, Monteforte, dove la vita è meno cara ed è più facile tirare avanti. L'impatto con la nuova realtà non risulterà per nulla facile: i due si ritroveranno a vivere in un contesto diverso da quello che si erano immaginati: un paese pieno di anziani, da cui però è impossibile non poter trarne beneficio. Ogni anziano rappresenta una pensione, un bel bottino per i due disoccupati...
Regia: Salvatore Ficarra, Valentino Picone
Interpreti: Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Fatima Trotta, Tiziana Lodato, Emanuele Crialese, Franco Battiato, Nino Frassica
Durata: 1 ora e 30 minuti
Domenica e lunedì pomeriggio: Il mio amico Nanuk
Si ride davvero con Ficarra e Picone, tra crisi e pensioni: promosso con riserve
Finalmente, si ride. Si ride davvero, perché le battute non sono stitiche e vanno a segno. Nell’ultimo cinema italiano, è già qualcosa. Dunque, evviva Andiamo a quel paese, ultima fatica dietro e davanti la macchina da presa di Ficarra e Picone, film di chiusura del nono Festival di Roma.
Amici di lunga data, rimasti disoccupati, Salvo (Ficarra) con moglie e figlia e Valentino (Picone) si trasferiscono da Palermo a Monforte, paese natale del secondo, nella speranza di limitare le spese. Ebbene, il paesotto pullula di anziani, tutti sono parenti di tutti e a Salvo si accende la lampadina: perché non ospitare nella casa della suocera anche gli zii e le zie della moglie, che in cambio dell’assistenza verseranno la propria pensione? L’idea funziona, ma durerà?
Ficarra e Picone sono freschi, divertenti e divertiti, dunque il lato comico è salvo, meno efficace la struttura drammaturgica, che qui e là è una mera parete bianca su cui attaccare i post-it delle battute, eppure sulla crisi e i suoi derivati – l’unica speranza sono le pensioni dei propri cari – buttano lì qualche iperbole indovinata. Un buco nell’acqua, viceversa, le tirate sull’arte tutta italiana delle raccomandazioni e, soprattutto, sul celibato dei preti. Queste sì vanno davvero a quel paese... (Federico Pontiggia)
"Quarta regia (e co-interpretazione) della coppia comica composta da Salvatore Ficarra e Valentino Picone, la cui notorietà proviene da 'Striscia la notizia' e dalla palestra di 'Zelig'. L'aspetto più interessante risiede non tanto nell'aspetto sul quale il film fa comicità, quanto nella modalità. (...) Accanto al regionale seme farsesco che riproduce la dinamica tra Franco (Salvo) e Ciccio, il film ne contiene un altro: quello sordiano, del Sordi più antieroico e pusillanime ('Piccola posta', per esempio). Ma la suggestione, appena sfiorata, è lasciata cadere in nome una ricomposizione più ecumenica e meno urtante." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 6 novembre 2014)
"La farsa regge finché lo scherzo è piacevole, ma essendo una comica commedia, tutto si giustifica. Piccolo e innocuo film sulle amarezze di quotidiana attualità, 'Andiamo a quel paese' ha inspiegabilmente chiuso l'ultimo Festival Internazionale del film di Roma: sottolineando 'internazionale'. Per il resto, qualche risata è concessa." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 6 novembre 2014)
"Piacerà anche a qualcuno che non ama alla follia il duo Ficarra e Picone, non ha amato i loro film precedenti e li gradisce al massimo solo negli sketch tv. Qui vanno decisamente bene. Hanno una storia che funziona e una bella schidionata di gag (i riferimenti all'attualità anche politica non vanno a vuoto)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 6 novembre 2014)
"Non per fare gli esterofili, ma crediamo che Ficarra e Picone impastando «Andiamo a quel paese» con la loro sicilianità stralunata abbiano stavolta sorpassato le corazzate romanesco-napoletane. Sulla base dei continui contrasti della coppia comica il furbo e lo (apparentemente) scemo costruiscono l'esile ma rilassante favola di Monteforte dove, al termine di una girandola di peripezie mai esasperate, le femmine concupite e corteggiate diventeranno le vecchiette. (...) L'erotismo para-necrofilo è lo spunto migliore di un film che, al netto di una superflua storiella romantica, diverte e rilassa senza mai accettare le forche caudine del solito riciclaggio di volgarità. I due compari hanno avuto anche il fiuto d'affidarsi a comprimari del livello di Paolantoni, Frassica e soprattutto l'evergreen Rigillo." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 20 novembre 2014)