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Scrittore, regista, attore, commediografo e musicista l'icona Woody Allen ha lasciato che la sua vita e il suo processo creativo fossero documentati per la prima volta dalla macchina da presa. Il filmmaker Robert Weide ha seguito per oltre un anno e mezzo la vita di questa leggenda del cinema per realizzare la più completa biografia, Woody Allen: A Documentary. Cominciando dall'infanzia di Allen e dai suoi primi ingaggi professionali da adolescente - quando scriveva barzellette per comici e quotidiani - Woody racconta il percorso della carriera di Allen: dal suo lavoro negli anni 50-60 come autore televisivo per Sid Caesar, cabarettista, comico e ospite abituale di talk show televisivi, fino a quello di sceneggiatore/regista con una media di un film all’anno per più di 40 anni.
Regia: Robert B. Weide
Interpreti: Woody Allen, Letty Aronson, Marshall Brickman, Josh Brolin, Dick Cavett, Penélope Cruz, Larry David, John Cusack
Sceneggiatura: Robert B. Weide
Montaggio: Karoliina Tuovinen, Robert B. Weide
Durata: 1 ora e 53 minuti
Tutto quello che avremmo voluto sapere su Allen e... abbiamo saputo. Grazie, Robert B. Weide!
“Ancor prima di iniziare a girare, sapevo che avrei voluto vederlo sul set. Gliene ho parlato e la sua reazione è stata tipicamente “alleniana”: “I miei set sono così noiosi, non succede nulla di eccitante, a malapena scambio due parole con gli attori”. Ma alla fine ha ceduto: “Non credo te ne verrà fuori qualcosa di utile, ma se proprio ci tieni, ok, ti darò libero accesso”.
Devoto ed empatico, il documentarista Robert B. Weide ce l’ha fatta: la sua camera sul set – blindatissimo da tradizione - di You Will Meet a Tall Dark Stranger, soprattutto, i suoi occhi (e i nostri) su Allen. Woody si svela e si rivela, come mai prima, e il risultato non è solo uno zuccherino sul palato dei fan, ma una lectio magistralis sulla storia del cinema. La sua. Senza esagerazioni, non è solo un film su Woody Allen, ma un film di Woody Allen. E – esageriamo? - uno dei migliori.
Dalla casa d’infanzia a Brooklyn all’eterna macchina per scrivere (presa a 16 anni per 40 dollari, e Woody fa copia & incolla da amanuense: uno spasso...), passando per i celebri tic creativi e le famose ritrosie artistiche. Non solo, il focus è sulla Sfida, sempre rinnovata, di Mr. W: portare a termine il film più ostico, ovvero, il film a lui più caro. In breve, Woody Allen: A Documentary – da noi con Bim semplicemente Woody – è davvero Tutto quello che avreste voluto sapere su Allen* (*ma non avete mai osato chiedere). Si parte dall’infanzia, gli inizi, le gag scritte per la stampa, l’esperienza da stand-up comedian, infine la regia dei record: 43 film – alcuni, confessa, non riusciti - in 43 anni.
Non c’è autocelebrazione, piuttosto la deontologia del regista – “Chi continuava a sottolineare quanto fosse genio Woody, lo tagliavo senza scrupoli, zac! E non perché potesse imbarazzare Woody, e in effetti l’avrebbe fatto, ma perché sarebbe risultato imbarazzante per me” e la timidezza del suo soggetto. Un genio inconfesso, così fragile e tormentato da chiedere – udite, udite! - alla United Artists di non distribuire Manhattan. Parla lui, aprendo cuore e cervello, casa e bottega, e parlano i suoi, dalle muse Diane Keaton e Mariel Hemingway (Mia Farrow non c’è, e non sorprende, dopo l’affaire Soon-Yi) fino a Scarlett Johansson, Sean Penn, Martin Scorsese e Owen Wilson. Woody Allen come non l’abbiamo mai visto: come non andarlo a vedere? (Federico Pontiggia)
"Piacevole ricapitolazione di un percorso artistico (e personale) davvero fuori dal comune."(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 maggio 2012)
"C'è Brooklyn, il cinema di fronte a casa, la scoperta della comicità come fonte di guadagno, quando in 'Woody Allen: A Documentary' si racconta che le battute, scritte a 15 anni dopo la scuola, si vendevano ai comici per 25 dollari la settimana. (...) Con Allen si ride molto, delle sue battute, degli esordi in tv, delle dichiarazione di amici e colleghi intervistati, delle sue prime esibizioni nei teatrini off. Ma, sia pure nella generosità delle sue risposte sul cinema, sugli attori, sugli incontri, a Ruben B. Weide, autore del documentario, Allen non è riuscito a superare la ritrosia sui sentimenti e sulla vita privata. A parlare d'amore e solo Diane Keaton, che, dopo lunghe esitazioni, ha accettato di ricordare il legame sentimentale e professionale con lui." (Maria Pia Fusco, 'La Repubblica', 17 maggio 2012)
"L'attore, gagman, cinefilo, sceneggiatore, regista e produttore newyorkese, l'unico grande comico ad essersi ispirato più a Bergman e Fellini che a Chaplin e Keaton (...) viene raccontato, in stile Bbc, attraverso interviste, sequenze di film, rare apparizioni in programmi tv, foto, ritagli di giornali e altro ricco materiale di repertorio che coinvolge e sconvolge critici (come Leonard Maltin), agenti, familiari (l'inseparabile sorella), produttori, colleghi cineasti (...) e tanti tanti attori." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 17 maggio 2012)
"Woody Allen come non lo ricordavamo più. Versatile, pirotecnico, provocatorio. Lontano mille miglia dall'immagine attuale, un signore in età, colto e veneratissimo, che si diverte a girare film nelle capitali del mondo provocando ingorghi mediatici a base di gossip e paparazzi. In 'Woody Alllen: A Documentary', (...) nella sezione Cannes Classics , Robert Weide descrive il talento degli inizi, ancora non concentrato solo sul cinema, pronto a tutto pur di far ridere. (...) La capacità di far convivere diverse idee e ispirazioni si è solo affinata con gli anni, perché, all'inizio, prima di diventare quello che è oggi, Woody Allen è stato mille cose. (...) L'indagine non si ferma alla sfera cinematografica, c'e spazio anche per le attività saltuarie come la scrittura di testi teatrali e di articoli per il 'New Yorker', e per le passioni personali, prima fra tutte il clarinetto suonato con la band in puro stile New Orleans. (...) Insomma, una radiografia perfetta, arricchita dalle confessioni e dalle annotazioni dei suoi collaboratori." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 16 maggio 2012)
"Inutile dire che a celebrare il geniale battutista sono accorsi in tanti e tutti dicono la loro sul grande schermo: dalla musa Diane Keaton a Martin Scorsese e poi Sean Penn, Penelope Cruz, Antonio Banderas, Scarlett Johansson e Naomi Watts. Insomma la sua famiglia allargata verso la quale Woody lancia con affetto molte delle sue folgoranti battute."(Dina D'Isa, 'Il Tempo', 17 maggio 2012)