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Nell'estate del 1979, un gruppi di amici in una piccola cittadina dell'Ohio è testimone di un incidente ferroviario mentre sta girando un film in super 8 nei pressi del luogo del disastro. Subito i ragazzi sospettano che l'incidente non sia stato tale e, subito dopo, strane sparizioni e misteriosi eventi iniziano ad avere luogo nella loro città. Lo sceriffo locale cercherà di vederci chiaro, scoprendo qualcosa di molto più spaventoso di quanto non avessero osato immaginare.
Regia: J.J. Abrams
Kyle Chandler, Elle Fanning, Ron Eldard, Noah Emmerich, Amanda Michalka, Zach Mills, Gabriel Basso, Joel Courtney, Riley Griffiths, Ryan Lee
Sceneggiatura: J.J. Abrams
Fotografia: Larry Fong
Montaggio: Maryann Brandon, Mary Jo Markey
I siti ufficiali: www.super8-ilfilm.it - www.super8-movie.com
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Consigliabile/brillante
Tematiche: Adolescenza; Amicizia; Avventura; Cinema nel cinema; Famiglia; Fantascienza
Il Super 8 è un formato introdotto dalla Eastman Kodak nel 1965. Ad 8 anni, Abrams iniziò a girare film amatoriali incentrati sui temi a lui più cari: inseguimenti, combattimenti, mostri. Abrams ha conosciuto Spielberg, riparando e montando i suoi film casalinghi in 8mm. Ora, nello scrivere "Super 8", il regista ha voluto riversarvi la sintesi di quella molla narrativa che lo ha sempre affascinato: ritrarre una comunità dove i problemi quotidiani del lavoro, dell'amore e della famiglia sembrano i più diffcili finchè non vengono bruscamente interrotti da eventi straordinari, spaventosi e fantastici. La vita di tutti i giorni autentica e reale si mescola con la fantasia senza limiti di alcuni adolescenti, e a poco a poco solo la finzione aiuta il vero a tornare nei giusti binari. La fantascienza si fa più sottile, stratificata, nel crescere dell'azione favola e fantasy si incontrano, si confondono, i nemici misteriosi prendono il posto delle rivalità sociali, l'unità si ricompatta. Nel finale entrare in contatto con l'alieno senza averne paura, Abrams rende certo omaggio al proverbiale ET, ma di suo ci mette la capacità di girare un film nel film, senza retorica né banalità espressive. Pellicola divertente, piena di amore per il cinema (attenzione al film dei ragazzi, che parte sui titoli di coda), e film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e brillante.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come proposta di spettacolo simpatico e coinvolgente, anche per ragazzi.
Non potrebbe esistere senza i suoi antenati, ma neanche senza il presente. A metà tra il capolavoro e il passaggio di testimone tra Spielberg e Abrams
J. J. Abrams. Ormai basta la parola. Lo Spielberg del nuovo millennio, proprio come Steven, non sbaglia un colpo. E la sua impronta la lascia sempre, anche quando il suo nome non è sotto la voce regia. Vedi Cloverfield. E c'è il suo zampino in Lost, si è inventato Alias - e il mitico Rambaldi - ma anche il melodrammatico Felicity, non ha paura di affrontare una Mission: Impossible. E' una cassaforte: con lui un film lo metti al sicuro. E se lo lasci fare e magari dietro gli metti proprio Spielberg, ecco Super 8, a metà tra il capolavoro e il passaggio di testimone. C'è E.T. in Super8, ma soprattutto Incontri ravvicinati del terzo tipo. E siccome J. J. è cresciuto negli anni '80, ci sono pure i Goonies.
Ma sarebbe sbagliato giocare di sponda e citazione, anche se è la stessa opera a chiamarle, a porle su un piatto d'argento perché lo spettatore le assapori. Tanto che quelle più argute, rimangono nascoste (il dialogo romeriano tra i due protagonisti è tra questi). Inutile cercare Drew Barrymore in Elle Fanning, così brava e bella, da annichilire chi guarda come accade al suo gruppo di amici. Inutile cercare E.T. in quell'alieno molto arrabbiato. L'empatia, qui, non è buonista: piuttosto sembra che il mostro di Cloverfield sia andato a villeggiare in campagna. Super 8 è un film che non potrebbe esistere senza i suoi antenati, ma neanche senza il presente. La Super8, l'esigenza di raccontare, di spiegare ogni passo, di documentare è vintage solo nelle strumentazioni: cineprese, macchine, la stessa pellicola con cui viene girato questo film in fantascienza, di diversi formati ormai anch'essi appartenenti al passato.
Abrams mette a punto un film che ti tira dentro come ci si riusciva, forse, solo fino a un paio di decenni fa. Riley Griffiths tiranneggia sui suoi amici come regista, leader della troupe under 14 in cui il nostro eroe è Joel Courtney, il truccatore: il suo animo gentile è tutto in quella mano che si poggia sulla Fanning, per renderla bellissima o... una zombie. Ci svela il gioco e la magia del cinema per un nerd, Abrams, con la grazia e il senso della narrazione e della spettacolarità di Spielberg. Anzi, con la sua: perché se continua così, l'allievo, se non l'ha già fatto, supererà il maestro. E quando arriva la locomotiva a travolgere il film, a far arrivare mostri e paura, soldati e un papà-sceriffo adorabile e dolente, paranoia e avventura, sei già entusiasta di sedere sulla poltrona del cinema. Sei bambino tra i bambini, ti vien voglia di scansarti per la paura come quegli ingenui spettatori di più d'un secolo fa. E senza 3D. Il cinema e la gioia di fare intrattenimento di genere e con levità non son morti 30 anni fa. Anzi, sono tornati e pronti a fare il botto: il primo spot è comparso al Superbowl - con un boato dei tifosi -, l'ultimo atto potrebbe essere all'Oscar. (Boris Sollazzo)