Mercoledì 16 Dicembre 2015 - Ore 21:00
Venerdì 18 Dicembre 2015 - Ore 21:00
Sabato 19 Dicembre 2015 - Ore 21:00
Domenica 20 Dicembre 2015 - Ore 16:00 e 21:00
Venerdì 25 Dicembre 2015 - Ore 21:00
Sabato 26 Dicembre -2015 Ore 16:00 e 21:00
Domenica 27 Dicembre 2015 - Ore 16:00 e 21:00
Giovedì 31 dicembre 2015 - Ore 21:00
La leggenda narra di un cavaliere Jedi ritiratosi in esilio in una galassia nascosta, indicata su una mappa. Ed è proprio dietro a tale mappa che si scatena una caccia serrata sia da parte della Resistenza che dal Primo Ordine, nato dalle ceneri dell'Impero. Nel frattempo l'impavida Rey ed il disertore Finn, nella loro rocambolesca fuga per evitare la cattura, si imbatteranno nella principessa Leia e nei mitologici Han Solo e Chewbacca...
L'ingresso della domenica sera a 4.00 € è sospeso per tutto il periodo natalizio
Regia: J.J. Abrams
Interpreti: Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels, Peter Mayhew, Kenny Baker, John Boyega, Adam Driver, Oscar Isaac, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Max von Sydow, Daisy Ridley
Sceneggiatura: Lawrence Kasdan, J.J. Abrams, Michael Arndt
Fotografia: Daniel Mindel
Montaggio: Maryann Brandon, Mary Jo Markey
Musiche: John Williams
J.J. Abrams e la rinascita di un mito. Tra cimeli e personaggi della trilogia classica e lo spostamento di genere sull'eroe protagonista. Ma l'epica di Lucas non abita più qui
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana era possibile vedere un film e avere il tempo necessario per metabolizzarlo, prima di scriverne. Oggi, paradossalmente grati di aver firmato un embargo che ci obbligava a non proferir verbo alcuno prima delle 9.00 di questa mattina (di fatto concedendoci il lusso di una dormita), questo interregno tra la visione e l’analisi della stessa si assottiglia in maniera sempre più violenta, finendo per far coincidere il testo all’uscita in sala del film. O, come nel caso dei quotidiani, addirittura posticipandolo di un giorno. E’ il prezzo da pagare, d’altronde, quando si ha a che fare con titoli evento come questo: evento costruito alla perfezione sfruttando, naturalmente, le altissime aspettative di un universo (quello popolatissimo dei fan della saga) che, d’ora in avanti, dovrà provare a trasmigrare in un “nuovo” Universo, quello in cui la Disney e J.J. Abrams hanno voluto portare la creatura di George Lucas.
Destinato ad avvicinare (se non a superare) il record d’incassi mondiale fatto registrare da Avatar (2,7 miliardi di dollari), Star Wars: Il risveglio della forza, come noto, è l’episodio VII della saga e, pertanto, prende le mosse dopo (circa 30 anni) i fatti del Ritorno dello Jedi. Le (poche) cose che vi basterà sapere sono queste: Luke Skywalker è scomparso, ritiratosi non si sa dove in esilio volontario. Lo cercano sia i sodali della Resistenza, guidati dalla gemella di Luke, la Principessa Leia Organa (Carrie Fisher), sia i soldati del Primo Ordine, guidati dall’erede (?) di Darth Vader, il tormentato Kylo Ren (Adam Driver), nascosto dietro la maschera nera e desideroso di trovare definitive conferme nel lato oscuro della forza. Esiste una mappa per ritrovare Luke: il grande pilota Poe Dameron (Oscar Isaacs) la consegna in tempo al droide BB-8 (per “voce” e fattezze, inequivocabile erede di R2-D2) che, a sua volta, viene “adottato” da una mercante di rottami, l’impavida Rey (Daisy Ridley), con un passato misterioso alle spalle e un futuro che, poco a poco, incomincerà a svelarsi con veemenza. In mezzo a loro capiterà anche FN2187 (John Boyega), disertore degli assaltatori del Primo Ordine deciso a fuggire verso una nuova vita, insieme al quale faranno fronte comune per evitare la cattura e la morte sul pianeta Okku. Da lì a poco s’imbatteranno nei mitologici Han Solo (Harrison Ford) e Chewbacca, e il corto-circuito emotivo-spazio-temporale è completo: “Siamo di nuovo a casa”, le prime parole del contrabbandiere spaziale al socio di sempre, entrando nella Millennium Falcon.
Il nuovo (e vecchio) Star Wars (r)inizia da qui: personaggi e cimeli della
trilogia classica riacquistano la scena, fatti e personaggi della trilogia
prequel (Minaccia fantasma, Attacco dei cloni, Vendetta dei Sith), mai
veramente amata da tutti i fan, sembrano un ricordo lontano. J.J. Abrams,
come sempre, cerca nella nostalgia e nella rielaborazione estetica lo
spirito di un franchise che, giocoforza, ormai quasi 40 anni fa (Una nuova
speranza, 1977) rivoluzionò drasticamente l’immaginario collettivo mondiale.
E’ una missione pressoché impossibile, però, e forse proprio per questo
ancora più affascinante, credere di poter regalare un nuovo “punto zero” ad
una saga che, come mai nessun’altra, ha saputo radicalizzarsi in maniera
così definitiva nel corso del tempo. Abrams tenta la carta (vincente, in
questo senso) dello spostamento di genere per quello che riguarda l’eroe
protagonista: volto semisconosciuto e pulito, quello di Daisy Ridley è un
personaggio che – da qui all’arrivo dell’episodio VIII, previsto per maggio
2017 – saprà risvegliare la fantasia degli appassionati, in cerca di legami
e parentele, ricordi e via dicendo. Di fatto, “costringendo” lo spettatore a
spostare l’attenzione da quanto appena visto a quello che vedrà: l’ideatore
di Lost, non a caso artefice di una rivoluzione fruitiva per quello che
riguarda le produzioni seriali televisive, era forse l’unico davvero in
grado di comprendere la vera forza di Star Wars, soprattutto oggi. La
furbizia di Abrams (che ha sceneggiato il film insieme a Michael Arndt e
Lawrence Kasdan, già autore de L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello
Jedi) è proprio nella consapevolezza che, prima della visione, quello che
conta è saper ricreare un’attesa in grado a sua volta di alimentare un
Universo che deve continuamente alimentarsi di un’assenza: 7 film in 38 anni
sono qui a dimostrarlo.
Ma J.J. Abrams, pur avendone raccolto ormai da tempo il testimone (si pensi
anche all’operazione Super 8) e dimostrando una volta di più (si pensi ai
due film su Star Trek) quanto riesca a destreggiarsi con disinvoltura quando
si tratta di mescolare vecchie mitologie e nuove tecnologie, non sarà mai né
Spielberg né Lucas, che metaforicamente finirà anche per uccidere: del primo
gli manca il cuore, del secondo l’epica.
E Il risveglio della forza è un
irresistibile e fatuo giro sulle montagne russe, alternato a momenti in cui
sembra attendere in coda per tornare a provare brividi fugaci. In attesa,
ovvio, del prossimo capitolo. (Valerio Sammarco)
"Sono passati trentotto anni da 'Guerre stellari' (ora rititolato in omaggio alla globalizzazione del marketing 'Star Wars - Una nuova speranza') ma i personaggi e soprattutto le avventure - e l'idea di cinema - creati da George Lucas continuano ad avere la forza per conquistare lo spettatore. Lo dimostra questo 'Star Wars - Il risveglio della forza', attesissimo settimo episodio della saga affidato alla regia di J.J. Abrams che si è fatto carico di scriverne la sceneggiatura con Lawrence Kasdan e Michael Arndt ma che soprattutto ha saputo recuperare lo spirito originale proprio mentre apriva la storia verso nuovi sviluppi. Un remake che è anche un reboot (e naturalmente un sequel), come al regista era già riuscito con lo 'Star Trek' del 2009 e un po' come ha fatto Mendes con lo '007' affidato a Daniel Craig. E' la strada maestra della nuova Hollywood del Duemila, quella di recuperare l'«usato sicuro» e aggiornarlo alle evoluzioni dei media senza però cedere all'infantilizzazione forzata di cui sono campioni i supereroi nati sui fumetti: «vecchi» problemi (lo scontro tra Bene e Male ma anche quello tra Padri e Figli) e nuove ambientazioni. E naturalmente una regia capace di non rallentare mai il ritmo per tutti i 135 minuti di durata. (...) Tante facce conosciute tornano, dunque, ma in nuove situazioni offrendo allo spettatore il piacere di un re-incontro senza la delusione del già visto. J.J. Abrams gioca proprio con questa sensazione, che poi era il segreto del cinema di genere messo a punto dalla Hollywood classica: offrire a chi guarda il piacere di trovare situazioni nuove dentro personaggi e temi ricorrenti. Ci si muove dentro territori conosciuti senza sentire il peso del ricalco o della copia (e neanche tanto quella della citazione, se non per la scena del bar stellare con la sua variopinta fauna di avventori e spie varie). E se ci si dimentica per un momento della campagna di marketing e merchandising che ha invaso occhi e menti e si ritrova il piacere (infantile) delle favole, il divertimento è assicurato." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 17 dicembre 2015)
"(...) «Star Wars - Il risveglio della Forza», settimo capitolo della saga iniziata nel 1977 e dominatrice dell'immaginario di almeno due generazioni intercontinentali, ha almeno il merito di cancellare i pessimi prequel «La minaccia fantasma», «L'attacco dei cloni» e «La vendetta dei Sith». Che tra il 1999 e il 2005 avevano gettato con riprovevole pigrizia la favola tecnologica nelle fauci della computergrafica o CGI che rende sterile, uniforme e gelida la resa della pellicola e «marvelizzate» (in riferimento alla storica casa editrice di fumetti poi traslocata anche nel settore cinematografico) le atmosfere romanzesche. I meriti del regista ingaggiato come una sorta di riacchiappa-mito (...), si rivelano, a luci riaccese, quelli di avere restituito all'universo della moderna Iliade la sua patina antica, il suo taglio da western spaziale e di avere richiamato in servizio le vecchie glorie rottamate Han Solo-Ford, Chewbacca-Mayhew, Leila-Fisher e (ancorché per una fuggevolissima apparizione in extremis) Luke Skywalker-Hamill. Non è poco, ma neppure il tesoro che si aspettavamo i catecumeni. La trama non è, per cominciare, un granché avvincente e dei giovani eroi arruolati per ringiovanire il cast s'apprezzano Boyega nel ruolo del soldato pentito Finn e la Ridley in quello della spazzina predestinata Rey, ma nient'affatto Driver come adepto del Lato Oscuro e Isaac come pilota membro della Resistenza. Il reiterato duello buoni-cattivi, sia pure gratificato da un pugno di sequenze magistrali, non prevede in sostanza una vera inversione di rotta del viaggio meta-fantastico dove batteva e continua a battere il cuore dell'originario mystery galattico e di conseguenza non avanza di un passo lo scioglimento dell'arcano e cruciale quesito sulla trasmissione, il controllo e il significato della Forza." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 17 dicembre 2015)
"(...) questo episodio VII è bello e non deluderà i fans (forse non ne attirerà di nuovi, ma staremo a vedere). Per chi c'era nel '77, l'incontro tra Han e Leia è quasi commovente, e solo l'idea di versare una lacrimuccia davanti a un kolossal che smuove miliardi dl dollari dovrebbe indurci a svariate riflessioni su quanto sia cambiato il cinema, e quanto siamo cambiati noi." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 17 dicembre 2105)
"A Daisy Rider (e al partner John Boyega), si deve la ventata d'innovazione che attraversa l'opera, la linfa vitale che regala iniezioni di energia e proiezione sul futuro. Invece di essere la semplice rilettura di un successo planetario, il film, anche grazie all'esile Ridley, annuncia il potente avvio di altre, imperdibili avventure." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 17 dicembre 2016)
"'Il risveglio della Forza' è ineccepibile nelle numerose scene d'azione, divertente nella rivisitazione ironica di personaggi e situazioni dei film precedenti (peri fan: qui il gigantesco Chewbacca di Peter Mayhew dà il meglio di sé) e a tratti geniale nel ribaltamento delle parti. Espressione delle controculture degli anni Settanta, in origine 'Star Wars' veniva incontro alle inquietudini degli adolescenti mettendo in scena il confronto tra lo scalpitante Luke e il 'padre oscuro' (in inglese dark father suona più o meno come Darth Vader). Adesso, a quarant'anni di distanza, i ragazzi e le ragazze di allora sono padri e madri, e il peso della responsabilità si fa sentire. Ci sono nuovi eroi all'orizzonte (il pilota Poe Dameron interpretato da Oscar Isaac, il generoso Finn di John Boyega), ma già si capisce che la protagonista è la bella e pugnace Rey (l'attrice Daisy Ridley) (...). La vecchia guardia, però, ha ancora molto da dire. «Luke, sono tuo padre», rivelava Darth Vader nel bel mezzo della seconda trilogia. La battuta-chiave del 'Risveglio della Forza' tocca all'ingrigita quanto indomita Leia di Carrie Fisher. Fa così: «Tu sei suo padre». Non sveliamo a chi è diretta, ma fidatevi se vi diciamo che la scoperta, da sola, vale tutti gli effetti speciali del film." (Alessandro Zaccuri, 'Avvenire', 17 dicembre 2015)
"J.J. Abrams (...) e i suoi sceneggiatori avevano un problema: come riprendere una narrazione interrottasi 32 anni fa con 'Il ritorno dello Jedi'? Missione quasi impossibile. Compiuta affidando ai vecchi miti il compito di garanti, benedicenti apparizioni che ti confortano e ci fanno sentire a casa. L'unico ad avere un vero peso nella storia è Solo, che entra in scena dopo la prima mezzora e, finché la calca, la ruba a tutti. Gli altri, da C1P8 all'ex principessa, ora generale, Leila hanno poche battute, uno sguardo appena. Ma quello di Luke Skywalker, l'ultimo Jedi, è molto di più, è un gancio, un traino, un'investitura conferita con il peso della consapevolezza: non ci sarà dovere che non comporti pena, né libertà senza conflitto. A casa, dunque, con le vecchie pareti e i nuovi inquilini. C'è un senso di rassicurante déjà-vu quando compaiono. Alcuni assomigliano al passato, come il robottino sferico, altri fanno entrare nella saga gli elementi di maggior successo nel presente del fantasy: Rey (...) ricorda la spavalda arciere di 'Hunger Games'. Ci sono atmosfere collaudate (il bar che è anche un freak show) e altre importate (il pianeta-arma da 'Matrix', gli scenari naturali dal 'Signore degli anelli') , ma tutto si tiene. Nella storia non si entra, ci si precipita È subito battaglia, necessità di schierarsi, richiamo all'azione come purezza: purificazione. Ogni scena s'infila nell'altra senza dare tempo, semmai ritmo. Gli inciampi sono piuttosto nelle parole, in un paio di battute da cartellino rosso per invocare l'autoespulsione dal cinema (...). Slalomati questi paletti, si va. È tutta discesa. (...) Non sono i personaggi la cosa principale nella ricetta di 'Guerre stellari', ma il contesto, la forma, i valori. Quelli restano immutati e proprio per questo glorificati nell'osanna della ripetizione." (Gabriele Romagnoli, 'La Repubblica', 17 dicembre 2015)
"Piacerà al pubblico piccino, certamente. II robottino trottola diverrà un loro idolo (e con ogni probabilità l'ispiratore di una serie di giocattoli). Nei mitici capitoli era solo una presenzina simpatica (...). Qui trotta per tutto il film, schiva pallottole, traversa deserti, sopravvive a tonfi di astronavi. Tutti gli stanno addosso buoni e cattivi (...). E gli adulti, gli adulti avranno modo di divertirsi con questo kolossal che ha avuto un battage pubblicitario epocale? Certamente gradiranno. Quanto non sappiamo. J.J. Abrams che s'è guadagnato le stelle di generale della regia ridando spinta alla saga ormai spenta di 'Star Trek', ha fatto indubbiamente un buon lavoro. Lo 'Star Wars' numero sette è indubbiamente un bel filmaccione natalizio. Abrams ci ha messo tutto. Le battaglie e gli effetti speciali. Le virate umoristiche (gli interventi dei mostricciattoli) le strizzate d'occhio e gli intermezzi sentimentali (Harrison Ford e Carrie Fisher che si ritrovano 20 anni dopo). Tutto o quasi tutto per riacciuffare gli spettatori di 35 anni fa e per agganciare i nuovi adepti. Ma non c'è vera genialità, né imprevedibile emozione. Tutto dannatamente scontato, compreso il finale «aperto». Trentacinque anni fa ci venne offerta su un piatto d'argento una succulenta abbuffata di grande cinema (e i cuochi erano i Michelangelo della settima arte). Oggi possiamo contare solo su «chef» manieristi che cucinano sì con grande professionalità ma su ricette non loro." (Giorgio Carbone, 'Libero', 17 dicembre 2015)