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Dopo una giornata trascorsa assieme, il 15 luglio 1988 giorno della loro laurea, Emma Morley e Dexter Mayhew iniziano un'amicizia destinata a durare tutta la vita. Lei è una lavoratrice ambiziosa e di saldi principi, che sogna di trasformare il mondo in un posto migliore; lui è un ragazzo ricco e affascinante che pensa di fare del mondo il suo parco di divertimenti personale. Nel corso dei successivi vent'anni, il 15 luglio di ogni anno, i due vivranno momenti cruciali del loro rapporto. Seguiremo Dex ed Em, insieme e separatamente, attraverso la loro amicizia e i loro scontri, speranze e opportunità mancate, risate e lacrime.
Tratto dal romanzo Un giorno di David Nicholls, pubblicato in Italia da Neri Pozza Editore
Regia: Lone Scherfig
Interpreti: Anne Hathaway, Jim Sturgess, Patricia
Clarkson, Romola Garai, Jodie Whittaker, Georgia King, Ken Stott, Rafe Spall,
Joséphine de La Baume, Matthew Beard, Amanda Fairbank-Hynes, Heida Reed,
Ukweli Roach, Toby Regbo, Emilia Jones, Diana Kent, James Laurenson,
Sébastien Dupuis, Lorna Gayle, Matt Berry
Ruoli ed Interpreti
Sceneggiatura: David Nicholls
Fotografia: Benoît Delhomme
Montaggio: Barney Pilling
Musiche: Rachel Portman
Durata: 1 ora e 47 minuti
Lone Scherfig porta sullo schermo il bestseller di Nicholls: bravi Hathaway e Sturgess, ma il film riesce a metà
15 luglio, 1988. Emma e Dexter trascorrono la notte insieme dopo la laurea: doveva essere sesso, saranno solo tenerezze. Da quel momento, per i successivi 20 anni, ogni 15 luglio saremo testimoni degli sviluppi della loro esistenza, dei loro momenti insieme o lontani. Di un'amicizia che vorrebbe essere amore, ma che ha paura di non essere più tale. One Day di David Nicholls (pubblicato nel 2009, edito in Italia da Neri Pozza) arriva sullo schermo grazie a Lone Scherfig (An Education), che dirige Anne Hathaway e Jim Sturgess basandosi sullo script firmato dallo stesso Nichols: l'operazione riesce a metà, perché se è vero che i due protagonisti riescono a "sintetizzare" in 107 minuti i passaggi cruciali di una vita scandita dalla presenza/assenza dell'altro/a, è altrettanto evidente quanto, alle lunghe, i vari quadri annuali dell'intera vicenda finiscano per ridursi a fotografie situazionali, scandite sempre dallo stesso, commovente motivetto.
Quel giorno del 1988, per Emma e Dex, sarà l'inizio di un qualcosa che solamente il tempo riuscirà a donare di forma. Verso un traguardo ovviamente noto per lo spettatore, reso amaro da un finale tragico. Che sarà ammorbidito dalla dolcezza di ricordi incancellabili. Già visto. (Valerio Sammarco)
"Danese espatriata in Inghilterra, la regista Lone Scherfig ama raccontare percorsi sentimentali accidentati. Dopo 'An Education', propone ora la storia di innamoramento e amore in cui i due interessati, che commettono l'errore di stare insieme la notte dopo gli esami di laurea, 15 luglio 1988 (giorno della festa inglese di San Swithin, importante per la metereologia) e devono superare, come in una corsa ad ostacoli, differenze di psicologia, censo, cultura. (...) Restano le due figure socialmente stereotipate ma vive, con dialoghi presi dalla strada, dagli uffici, dai salotti e con l'idea base, quella del semel in anno, che ricorda altri complotti ad intermittenza del cuore come 'Fra un anno alla stessa ora' e 'Dieci inverni' di Mieli, pur con cambio di stagione. In una zona minata Lelouch, la regista racconta la 'banalità' del bene e del male dei sentimenti, la fatica di capirne i confini, l'accettazione delle imperfezioni di cui ciascuno è portatore sano. E per questo si appoggia a giovani attraenti non solo nel fisico: Anne Hathaway ('Il diavolo veste Prada') che troverà il suo look ideale ed è una bella presenza pure psicologica in un ruolo diventato americano; Jim Sturgess è il ragazzo che fatica a crescere e sfoggia tagli di capelli diversi frenando con umorismo il pericolo della melassa." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 11 novembre 2011)
"Appassionata, ben costruita commedia sentimentale, con tendenza al mélo, e alle lacrime. Una specie di 'Harry ti presento Sally', versione ultraromantica. (...) Un film elegante che piacerà molto alle signore dal luccicone facile." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 11 novembre 2011)
"Piacerà a tutti quelli che hanno letto il libro di David Nicholls. A quelli che non l'hanno letto, ma ne hanno sentito un gran bene. E semplicemente a coloro (tanti) che hanno avuto (o sognato di avere) un break annuale, qualche ora con cui stai con qualcuno che pensa a te come l'uomo che eri e non come quello attuale. Il libro di Nicholls non è destinato a passare alla storia della letteratura, ma a quella del ruffianesimo letterario sì. Non senza qualche merito comunque. Tra le intuizioni di Nicholls, quella che le rimpatriate cominciano con una salutare boccata d'aria, ma terminano sempre con l'amaro in gola (perché l'incontro ti ha costretto a confrontarti con quello che eri due, tre luglio prima). Nicholls ha anche sceneggiato il film e la cosa in sé non era buon auspicio. Quasi sempre l'identità tra autore e screenplayer non sortisce buoni effetti (l'autore non sempre sa ridurre, sa buttare cose che magari credeva importantissime). Nicholls invece sa buttare (la prova? Concentra in un quarto d'ora le prime 100 pagine del romanzo). E sa giostrare bene una storia che ha il suo handicap nella ripetitività, nella prevedibilità di molte situazioni. Lone Scherfig (è una donna, giusta scelta, l'angolatura preferibile è quella femminile) asseconda bene lo scenario e arriva con la dovuta andatura alla botta finale. Ottima la scelta della Hathaway e anche quella di Jim Sturgess (non so quanto valga da solo, ma vicino a Anne funziona manco fosse Paul Newman redivivo)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 11 novembre 2011)
"La ucciderà, non la ucciderà? La bacerà, non la bacerà? si innamorerà, non si innamorerà? Sostituite il delitto con i sentimenti e vedrete che ogni buon film d'amore funziona come un giallo. Con una differenza. I delitti si vedono, l'amore no, almeno non sempre (Truffaut: l'amore non esiste, esistono solo le prove d'amore). Se lo schermo non vibra dei sentimenti giusti, dunque - non solo amore in tutte le sue sfumature, ma dubbio, incertezza, paura etc. - addio film. Con 'One Day' succede qualcosa di simile. David Nicholls infatti si sceneggia da sé il suo bel romanzo, 'Un giorno' (Neri Pozza). Ma comprimendo quasi 500 pagine in meno di due ore banalizza e smussa tutto ciò che faceva il fascino del libro a partire dall'idea base: condensare quasi tre decenni di slanci e dietrofront dettagliando ogni volta la stessa data di un anno diverso, il 15 luglio. Bella idea che sullo schermo diventa zuccherosa e prevedibile, grazie anche a un cast imperdonabile. Pretendere che la radiosa Anne Hathaway possa fare una ragazza appena graziosa è semplicemente demenziale. Mentre il personaggio del povero Jim Sturgess in versione liofilizzata risulta privo di qualsiasi appeal. Ben vengano i romanzi al cinema, a volte. Ma non i romanzieri." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 novembre 2011)
"Due registi italiani, il Gianluca Tavarelli di 'Un amore' e il Valerio Mieli di 'Dieci inverni', potrebbero rivendicare il copyright di questa commedia sentimentale americana. Basato su un romanzo di David Nicholls (che lo ha anche sceneggiato) 'One Day' utilizza il medesimo espediente narrativo dei loro film: raccontare una lunga storia d'amore attraverso un solo giorno per anno - il 15 luglio - che ritorna lungo più di un ventennio. (...) Un film complessivamente piacevole; peccato che la regista Lone Scherfig, dopo il notevole 'An Education', si ritrovi in mano una sceneggiatura debole, che ricorre a soluzioni e dialoghi prevedibili (benché corretti da qualche nota di humour), diluendo l'interesse perla sorte dei protagonisti. Ed è un po' ridicolo che i volti Emma e Dexter, interpretati con grazia da Anne Hathaway e Jim Sturgess, non siano intaccati da una sola ruga neppure dopo la quarantina." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 11 novembre 2011)
"Nell'adattare per lo schermo il proprio bestseller 'One Day' (Neri Pozza), l'inglese David Nicholls è rimasto a metà strada: molto sfrondando e sintetizzando, come era d'obbligo, ma senza riuscire a dare al copione un taglio drammaturgico incisivo. Però a fare la differenza di qualità fra questa e le banali pellicole romantiche che vediamo in giro, provvedono una regista degna di questo nome, la danese Lone Scherfig di 'An Education' (lì lo sceneggiatore era l'eccellente Nick Hornby), e due giovani, accattivanti attori quali Jim Sturgess e Anne Hathaway. (...) Nel film gli inevitabili mutamenti di costume che contrappuntano la storia - dalla macchina Olivetti al PC, dal telefono a gettoni al cellulare, nonché il progressivo imbarbarimento della Tv - sono efficacemente sottolineati, tuttavia pur nel continuo cambio di quadro la Scherfig riesce a mantenere una coerenza di stile e una sensibilità narrativa. Contribuiscono al risultato i costumi senza tempo di Odile-Dicks-Mireaux; la bella fotografia di Benoit Delhomme giocata su britannici toni autunnali anche quando brilla il sole; due interpreti capaci di trasmettere freschezza e verità ai personaggi nel loro trascorrere dalla giovinezza alla maturità; e un fattore di malinconia che pervade tutto come un presentimento." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 11 novembre 2011)
"Non avrebbe potuto dire meglio Eric D. Snider su Film.com: 'È come sarebbe un film di Nicholas Sparks se anziché alle teenager fosse indirizzato a donne mature'. Tratto, viceversa, dal best-seller miliardario di David Nicholls, è 'One Day', la rom-com di Lone Scherfig (qui lontana anni luce dal promettente 'An Education') costruita sul passo a due di Jim Sturgess e Anne Hathaway: il terzetto merita, ma questo è un giorno di ordinario sentimentalismo, che tra lacrimucce e risatine inquadra la transumanza dall'amicizia all'amore. Un primato, però, ce l'ha: vanta la corte più prolissa del grande schermo, perché Emma (Hathaway) e Dexter (Sturgess) si laureano insieme il 15 luglio 1988 e per i due decenni successivi la tirano in lungo e in largo, lui ricco e baldanzoso, lei working-class e ottimismo, in attesa di scoprire la propria anima gemella. Chi sarà mai? Ma guarda, non l'avremmo detto, meglio, non l'avremmo detto così: pesante, intorcinato e melenso, non è un giorno da ricordare." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 11 novembre 2011)