Auditorium di Casatenovo. Oltre 50 anni di cinema e teatro

FilmFamily 2012 - Il cinema incontra la famiglia

City Island

City Island

La proiezione del film è stata annullata per cause indipendenti dalla nostra

Benvenuti a City Island, un angolo molto bello e sconosciuto di New York dove vivono i Rizzo, un'improbabilissima e incasinatissima famiglia in cui nessuno è perfetto, e tutti mentono a tutti...Vince, il patriarca, è sull'orlo di una crisi di nervi, preso tra un lavoro insoddisfacente come guardia carceraria, le proprie frustrate ambizioni d'attore (il suo idolo è Marlon Brando), e le preoccupazioni che gli vengono dal resto della famiglia. Scopre infatti che la figlia Vivian - per guadagnare un po' di soldi e scappare da casa - fa la spogliarellista di nascosto, mentre la moglie - che si sente insoddisfatta e trascurata - decide di provare le emozioni dell'adulterio con un ex carcerato. Come se non bastasse, l'ex carcerato è in realtà figlio illegittimo di Vince, mentre il figlio più piccolo sviluppa una preoccupante passione adolescenziale per donne obese...

Regia: Raymond De Felitta

Interpreti: Andy Garcia, Steven Strait, Emily Mortimer, Alan Arkin, Julianna Margulies, Ezra Miller, Paul Diomede, Dominik García-Lorido

Sceneggiatura: Raymond De Felitta

Fotografia: Vanja Cernjul

Montaggio: David Leonard

Musiche: Jan A.P. Kaczmarek

Durata: 1 ora e 44 minuti

City Island

Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)

Giudizio: Consigliabile/brillante

Tematiche: Famiglia; Matrimonio - coppia; Teatro

Con fin troppa evidenza, il tema centrale é quello della famiglia: nella quale spesso é difficile parlarsi, facile dire parole a sproposito, complicato trovare il momento giusto per essere capiti. Tuttavia gli ostacoli, anche i più spigolosi, si possono appianare, purché resti vivo quel sentimento di fondo fatto di umiltà, rispetto, amore reciproco. Va detto che il copione è scritto bene, con attenzione e scorrevolezza, riuscendo a toccare molte sfumature (il quartiere come una piccola città; la recitazione come rottura della barriera tra vero e falso; i rischi dell'uso del computer per gli adolescenti...), sempre tenendo in primo piano l'irrisolto rapporto padre-figlio (tema di punta nel cinema americano attuale). La bravura degli attori e la spigliatezza della regia rendono il racconto denso di notazioni e insieme vivace. E il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile e nell'insieme brillante.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e insieme come proposta di prodotto ben fatto e insieme coinvolgente. Attenzione é da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.

La critica

"Una di quelle famiglie americane che fa pensare a Frank Capra e ai suoi 'picchiatelli', che abita in un luogo altrettanto stravagante: appunto 'City Island', ex proprietà privata nel Seicento dei Peli e dei Palmer, divenuta parte di New York nella zona del Bronx, sede di cantieri navali e borgo marinaro ospitante una comunità molto solidale, posto d'invenzione e di sogno. Naturalmente esistono molti altri film americani su famiglie e personaggi bizzarri, ma questo è speciale: non soltanto per l'aura di segreti che lo avvolge, anche per il suo atteggiamento. La stravaganza non viene come al solito irrisa, i tanti segreti non risultano affatto vergognosi. Verso i suoi interpreti, verso il loro comportamento che ricorre al verso di fronteggiare la vita, il film mostra affettuosa comprensione. Il compromesso viene considerato un'arma naturale nel mondo in cui ci troviamo, un aiuto per vivere meglio e lasciar vivere gli altri secondo i loro desideri, un modo per non fare del male al prossimo e neppure a se stessi." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 25 giugno 2010)

"Se questa fosse una pochade a sfondo parigino, tutto sarebbe più credibile. Invece a New York, dove la gente è più disincantata che nel resto degli Stati Uniti, la propensione a rincorrere i sogni in età matura pare poco verosimile. E poi la parte allusiva alla locale cinematografia e al Tribeca Film Festival è particolarmente desolante per un film girato nel 2008, che mirava a esservi ammesso e che in effetti vi ha poi ottenuto, in mancanza di meglio, il 'premio del pubblico' nel 2009. Un 'omaggio', un 'gioco di specchi' che risulta solo una meschina adulazione. Ma in questo fine di stagione cinematografica - salvo 'Il tempo che ci rimane' di Elia Suleiman, non c'è quasi nulla, da vedere - l'adulatore De Felitta ha il pregio di lasciar fare a Garcia - qui nell'ennesimo ruolo di italo-americano, stavolta di nome Rizzo - e di valorizzare la Margulies. Dunque carenza di idee nel soggetto ed eccesso d'astuzia della sceneggiatura sono bilanciati dalla professionalità degli attori." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 25 giugno 2010)

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