Sabato 1 dicembre | Ore 21:00 |
Domenica 2 dicembre | Ore 16:00 e 21:00 |
In una magica epoca velata dalle nebbie del tempo, piena di eroi e di mostri, di avventure e di valore, di ricchezza e di gloria, un uomo eccezionale, Beowulf, appare per salvare un antico regno danese dalla distruzione da parte di una creatura malvagia. In cambio, questo vichingo leggendario, alto un metro e novanta, spavaldo e ambizioso, succederà al trono. Il nome di Beowulf risuona in tutto il regno e vengono cantate canzoni che narrano la sua eccezionale prodezza e le sue gesta per soccorrere Re Hrothgar, il cui regno è stato devastato da Grendel, un mostro malvagio che ha torturato e divorato gli abitanti, lasciandoli in uno stato di perpetua paura e di terrore. Liberando il regno da questa bestia selvaggia, Beowulf ottiene fama e fortuna. Grandi ricchezze e straordinarie tentazioni si preparano per lui. La saggezza con la quale gestirà il suo nuovo potere definirà il suo destino come guerriero, campione, capo, marito e, cosa ancora più importante, come uomo.
Regia | Robert Zemeckis |
Sceneggiatura | Neil Gaiman |
Roger Avary | |
Ray Winstone | Angelina Jolie |
Brendan Gleeson | Anthony Hopkins |
John Malkovich | Robin Wright Penn |
Crispin Glover | Alison Lohman |
Sebastian Roché | Dominic Keating |
Chris Coppola | Greg Ellis |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema ACEC)
Giudizio: discutibile, crudezze
Tematiche: Fantascienza; Nuove tecnologie
Nelle mani di Zemeckis, il famoso poema epico diventa il pretesto per una serie di nuove sperimentazioni tecniche e espressive. (Zemeckis é il regista di "Chi ha incastrato Roger Rabbit"). Gli attori si limitano a prestare i volti che vengono trasferiti in cartoon digitali. Il risultato non è entusiasmante. Gli stereotipi non mancano: il drago, i mostri, l'eroe, il male e il bene. Ma tecnologie e eccessi visivi contribuiscono a far perdere di vista un sia pur minimo filo logico. La mitologia resta confusa materia di altri tempi, e il gusto dell'avventura si perde dentro una certa staticità dei personaggi. Forse uno scenario senza tempo può adattarsi ad una storia che vorrebbe essere atemporale. Ci sono mostri nel copione, e una piccola mostruosità é anche il tipo di cinema 'misto' che Zemeckis sta sperimentando. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, e certo segnato da molte crudezze.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza di minori. Stessa cura è da tenere anche per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.
"Un poema nordico medievale amato e saccheggiato da Tolkien e da molti altri. Un regista pazzo. Due sceneggiatori sanguinari. Un'industria a caccia di immagini (e storie) per le nuove tecnologie. Una tecnica, inaugurata in 'Polar Express', che trasforma gli attori in docili cartoons. Unite il tutto e avrete una pallida idea del cupo, violentissimo, sconcertante 'Beowulf' di Zemeckis, l'uomo che in un altro (più sereno) millennio celebrò le nozze fra umani e cartoni in Roger Rabbit, e ora sforna pellicole mutanti per il rinascente mercato delle sale in 3 D. (...) Insomma un film difficile da amare, che però spiazza, scuote, sfida tutte le nostre categorie. E a suo modo annuncia il cinema diverso e un po' mostruoso, appunto, che sta nascendo dagli amori contronatura fra la Settima arte e il digitale." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 novembre 2007)
"Di 'Beowulf' si può dire che affronta con spregiudicatezza la raffigurazione di un passato di cui esistono solo tracce archeologiche. Si impone d'ammirazione il lavoro di: operatore, scenografo, costumiste (l'italiana Gabriella Pescucci), coreografi di carnasciali e duelli.Gli attori recitano come se facessero Shakespeare e il computer ci pensa ad abbellirli, a invecchiarli, a motivare la loro fama di eroi. Zemeckis ne emerge trionfante come un super-Blasetti, con a disposizione una tastiera elettronica che avrebbe mandato in estasi il nostro Sandro se nel '38, quando i miracoli si facevano a mano (ricordate 'La corona di ferro'?), fosse magicamente apparsa a Cinecittà." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 16 novembre 2007)
"Per raccontare le vicende del guerriero Beowulf ambientate nel 500 d.C. nella cornice di una Danimarca mitologica e violenta popolata di mostri e draghi, Zemeckis è infatti ricorso alla tecnica della 'performance capture'. Vale a dire che gli attori, dal protagonista Ray Winstone alla strega Angelina Jolie, dal re Anthony Hopkins alla sua sposa Robin Wright Penn hanno recitato in uno spazio vuoto con indosso speciali sensori. Quelle sullo schermo sono le loro immagini lavorate al computer, artefatte e al contempo così vere da risultare inquietanti. I valori produttivi e spettacolari sono di prima qualità e Zemeckis si conferma regista abilissimo, ma è difficile lasciarsi coinvolgere da personaggi che ogni tanto sembrano cartoni animati." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 16 novembre 2007)
"Robert Zemeckis riappare dall'oblio in cui era caduto dopo il sonnolento 'Polar Express' con 'La leggenda di Beowulf' testo del medioevo inglese che aveva studiato, senza amarlo, a scuola. Si sente che non l'ama nemmeno ora, solo che qualcuno deve pur fare film; e poiché il fantastico è di moda, il regista brioso di vent'anni fa è stato rimesso in pista. Ma solo per impantanarsi in questa leggenda a sfondo danese (...) Suicida l'idea di prendere tanti noti attori per modificarne i lineamenti del Volto e del corpo al computer. E il ritmo non è fatto per tener desti. Peccato: siamo ben al di sotto anche del non eccelso ciclo del 'Signore degli Anelli' di Peter Jackson." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale, 16 novembre 2007)
"Affilando le armi della computergrafica e perfezionando il metodo della performance capture che ha generato l'inquietante Gollum de 'Il Signore degli Anelli', Zemeckis utilizza l'intero spazio dell'inquadratura per trasformare gli attori in figure da cartoon manipolabili illimitatamente. Ne risulta uno show dinamico, ibrido e iperviolento che cerca di esorcizzare la minaccia di un'algida ripetitività grazie al buon lavoro compiuto dagli sceneggiatori Roger Avary e soprattutto Neil Gaiman, emulo di Frank Miller e Alan Moore nel passare dall'autorevolezza nel campo dei fumetti a quella tout court cinematografica. Ambientata nel 500 d.C., la cavalcata fantasy racconta le imprese del possente e un po' fanfarone guerriero vichingo che liberò dal mostro il re Hrothgar, ricevendone in cambio corona, beni e sposa; cinquant'anni più tardi, però, il vecchio Beowulf è costretto ad affrontare una nuova e temibile creatura, anch'essa procreata dall'acquatica strega incarnata dalla signora Pitt con pelle giallo brillante, treccia vertiginosa e tacchi a spillo incorporati nella carne delle gambe. La sorpresa finale è relativa, a conti fatti, rispetto a quella procurata ad ogni fotogramma da un film sgradevole ma forte ed eloquente, in bilico com'è tra epica, psicanalisi, videogioco e splatter." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 17 novembre 2007)