Sabato 20 novembre | Ore 21:00 |
Domenica 21 novembre | Ore 16:00 e 21:00 |
John Clark è un avvocato di Chicago consapevole che la sua vita è quasi perfetta. Ama la bella moglie, ha ottenuto successo nel lavoro e ha due figli meravigliosi. Eppure la giornata lavorativa segue sempre la stessa routine, il viaggio di andata e ritorno è estenuante e c'è sempre troppo da fare per godersi la famiglia. Talvolta John si domanda se è tutto qui, fino a che una sera, mentre sta tornando a casa dal lavoro, scende dal treno e fa una cosa impensabile. Senza dire niente a nessuno, osa realizzare un sogno e si iscrive a un corso di ballo...
Regia | Peter Chelsom |
Sceneggiatura |
Audrey Wells |
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Richard Gere | Jennifer Lopez |
Susan Sarandon | Stanley Tucci |
Lisa Ann Walter | Bobby Cannavale |
Deludente Gere nella commedia con J.Lo. Sottotono anche Susan Sarandon
John (Richard Gere) ha una vita apparentemente perfetta: un lavoro invidiabile presso uno studio legale, una moglie piacente (Susan Sarandon), una famiglia affettuosa. Ma non può dirsi felice: gli manca qualcosa. Una sera tornando a casa in treno osserva un'avvenente ragazza (Jennifer Lopez) affacciata alla finestra di una scuola da ballo: dopo qualche tentennamento, decide di iscriversi a un corso con l'obiettivo di conoscerla. Ma la sua insegnante non è Paulina, bensì l'anziana proprietaria Miss Mitzi: nonostante questo disguido, John vive una grande passione per la danza all'oscuro dell'intera famiglia. Insospettita dal cambiamento del marito, la moglie assolda un investigatore privato per vederci più chiaro, mentre John decide di partecipare a una prestigiosa gara di ballo. Dai produttori di Chicago, il remake dell'omonima commedia rosa giapponese diretta nel 1997 da Masayuki Suo: le note di produzione sottolineano gli elementi di novità della versione Chelsom, ovvero l'ilarità del contesto danzereccio e soprattutto la tensione verso la felicità di impronta marcatamente americana. Ammesso che siano pregi, è comunque superfluo riscontrarli in Shall We Dance?, film d'occasione, ovvero funzionale al ritorno sulle scene di Richard Gere, in sfavillante tuxedo. Tra tutto-tondi latini (fornisce gentilmente Miss Lopez) e bassorilievi Wasp (la Sarandon ritratta in un focolare domestico senza attizzatoio), ad apparire in tutta evidenza è però il declino di sex-appeal dell'ex-american gigolo, ormai capace solo di innocenti evasioni sul parquet. Più significativamente, il film di Chelsom rivela uno spirito reazionario di fondo: basta una pista da ballo per portare felicità nell'America post-11 settembre? Il "Bush-touch" ha sfiorato anche la "pasionaria" Sarandon? Se il ballo è questo, viene voglia di stare a bordo pista. (Federico Pontiggia)
"Perché non dirlo se un film ha la grazia e il garbo del passatempo che non pretende di più ma non è stupido, non è volgare, investe i sentimenti umani comuni e quindi non vuole strabiliare con alcun effetto speciale ma non cede al ricatto del piagnisteo o della sdolcinatezza, ed è realizzato con perizia? Diciamolo, dunque, di 'Shall We Dance'? (...) La gran parte della piacevolezza del film è nel microcosmo di normale e allo stesso tempo straordinaria follia che popola la scuola di ballo. Soprattutto un pirotecnico Stanley Tucci, collega del protagonista, che alla vita non chiede altro se non spogliarsi dai grigi abiti dell'executive per lanciarsi in pista, parrucca corvina e fasciante costume pieno di strass, in un indiavolato cha cha cha. Esiste il cinema fatto per ricordare i problemi, ed esiste anche quello che li fa dimenticare." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 29 ottobre 2005)
"Come si raggiunge la felicità? Se i filosofi si grattano la pera da centinaia di anni, la scaltra sceneggiatrice Audrey Wells ha le idee molto più chiare. E risponde pronta: ballando. Almeno è quanto sostiene nella romanticissima commedia 'Shall We Dance?', il solito titolo incomprensibile per chi non mastica l'inglese e che Celentano aveva già inconsapevolmente tradotto quarant'anni fa: 'Scusi, vuol ballare con me?'. Ben diretto da Peter Chelsom, uno che si intende di storie rosa, il film è per la verità il clone di una ignota pellicola giapponese. (...) Il finale, inatteso ma non troppo, va tenuto segreto per non rovinare la sorpresa agli spettatori e soprattutto alle spettatrici, che ancora una volta resteranno ammaliate dal fascino indistruttibile di Richard Gere, infischiandosene allegramente se ha le espressioni contate. Comunque è lui il re di una commedia che fila via liscia, con un umorismo a volte eccessivo e un pizzico di commozione. Avviso ai naviganti assatanati: l'ingrassata Jennifer Lopez non mostra un centimetro di pelle." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 29 ottobre 2004)
"La cifra è, più o meno, quella solita dei tanti film americani sulla danza. Il regista inglese Peter Chelsom, di cui ricorderete 'Basta guardare il cielo' e 'Serendipity', l'ha risolta, sulla traccia del testo predisposto per lui da Audrey Welles, in modo da sciorinarci di fronte le più svariate esibizioni coreutiche, tanghi, soprattutto rumbe, valzer e molto liscio, privilegiando soprattutto quelli pur tenendo d'occhio, almeno un po' le psicologie dei singoli personaggi e il disegno di molti altri in secondo piano. Se si accetta la sua scelta lo si deve principalmente al fatto che, nei panni del protagonista, c'è Richard Gere, senza i suoi capelli grigi naturali e impegnatissimo a ballare anche meglio di come ballava il tip tap in 'chicago'. Così, nonostante molte facilità di racconto e certe svolte romantiche vicine al patetismo, si può stare a un gioco sostenuto con grazia anche da Susan Sarandon e da Jennifer Lopez, i due personaggi femminili." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 29 ottobre 2004)
"Il film è accettabile sin verso la fine: l'ultimo quarto d'ora è un pastrocchio contraddittorio e molto melenso, spietatamente caruccio e irrimediabilmente insopportabile, stucchevole." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 29 ottobre 2004)
"Piacerà a molti uomini di mezza età che sperano d'incontrare una Jennifer Lopez a ridargli la scossa. Ma anche a chi s'interessa alla filosofia della danza che cambia la vita." (Giorgio Carbone, 'Libero', 29 ottobre 2004)
"Nel ballo c'è qualcosa che commuove. Nel sorriso di Richard Gere e nel fondoschiena di Jennifer Lopez, anche. Per non parlare di Stanley Tucci e Susan Sarandon, che sono effettivamente due splendidi attori. Ma, per fortuna, al cinema le ricette spesso non funzionano. E, nonostante tanto cast, 'Shall We Dance?' di Peter Chelsom lascia freddi come il marmo." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 29 ottobre 2004)